980 resultados para Mirandola, centro, culturale, museo, giardini, centro, storico, limite, castel, Pico, spazi, pubblici


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Il mio lavoro di tesi è partito da uno studio approfondito del contesto in cui si trova la Darsena di Ravenna, la mia area di progetto. Tutta la storia dell’evoluzione di Ravenna è legata soprattutto a due fattori principali: la necessità di difendersi dalle incursioni esterne e il continuo adattarsi alle trasformazioni del territorio soprattutto per quanto riguarda la linea di costa e il corso dei due fiumi che la circondano, il Ronco e il Montone. Questi due fattori hanno fatto si che Ravenna sia apparsa, sin dai primi secoli d. C., una città cinta da grandi mura, circondate da fiumi. Il Ronco e il Montone, sono poi diventati, a metà del XVI sec. i protagonisti principali della storia di Ravenna. I diversi progetti che si sono susseguiti nel tempo per cercare di deviarli e allontanarli dalla città, dato che ormai rappresentavano solo un grosso pericolo di alluvione, hanno determinato l’abbandono del primo porto della città, voluto dall’imperatore Augusto e la nascita dell’attuale canale Candiano. Fin dall’inizio il nuovo porto di Ravenna ha presentato una serie di problemi legati alla scarsa profondità del fondale e ai costi di manutenzione, a tal punto che le attività del porto sono sempre state molto limitate. Oggi la Darsena di città è caratterizzata da una moltitudine di edifici di archeologia industriale, risalenti al boom economico degli anni ’50, che risultano per la maggior parte, in uno stato di degrado e abbandono, incominciato con la crisi petrolifera degli anni ’70. A partire dal P.R.G. del 1993, si sono messi in atto una serie di iniziative atte a rivitalizzare e reintegrare quest’area all’interno della città storica, in modo che non sembri più un’entità separata ma che possa diventare un grande potenziale di sviluppo per la città stessa. La politica di riqualificazione del waterfront non riguarda solo Ravenna, ma è una strategia che molte città del modo hanno adottato negli ultimi decenni per ridare lustro alla città stessa e, allo stesso tempo recuperare zone spesso lasciate al loro destino. Fra queste città ho scelto di approfondirne cinque, Baltimora, Barcellona, Genova, Amburgo e Bilbao, evidenziando le diverse situazioni ma soprattutto le diverse motivazioni che le hanno spinte a raggiungere la medesima conclusione, quella che l’area portuale rappresenta un grande fattore di sviluppo. La mia attenzione poi si è spostata su quale attività potesse essere più adatta ad assolvere questo obiettivo. Ho pensato di progettare un museo e una serie di edifici ad esso collegati, come un centro di ricerca con residenze annesse e una torre belvedere, che dessero all’area la possibilità di essere vissuta in tutto l’arco della giornata e per tutto l’anno. Prima di affrontare direttamente la parte progettuale ho cercato di capire quale fosse la tipologia di museo e quali fossero i principali elementi indispensabili che caratterizzano questi edifici. Durante lo studio di questi casi ho classificato i musei secondo 5 categorie diverse, la galleria, la rotonda, la corte, la spirale e la pianta libera, che rispecchiano anche lo sviluppo storico di questa particolare tipologia architettonica. In base a tutte queste considerazioni ho affrontato il mio progetto. L’area presa in esame è caratterizzata da un’ampia superficie su cui insistono tre imponenti edifici di archeologia industriale molto degradati e utilizzati come magazzini dalla società proprietaria dell’area. Due di questi presentano un orientamento parallelo alla tessitura dei campi, il terzo invece segue un orientamento proprio. Oltre a queste due trame nell’area se ne può rilevare una terza legata all’andamento del canale. Queste grandi cattedrali del lavoro mi hanno fatto subito pensare di poterle utilizzare come spazi espositivi per mostre permanenti e temporanee, mantenendo intatta la loro struttura portante. Ho deciso di immergere l’edificio più imponente dei tre, che si trova in asse con la strada veicolare di accesso dalla città, in una grande corte verde delimitata ai lati da due nuovi edifici a L adibiti a veri e propri musei. Se da una parte questi musei costituiscono i limiti della corte, dall’altra rappresentano le quinte sceniche di aree completamenti differenti. Il museo adiacente al canale si affaccia su una grande piazza pavimentata dove troneggia l’edificio di archeologia industriale più simile ad una basilica e che accoglie i visitatori che arrivano tramite la navetta costiera; l’altro invece guarda verso il centro di ricerca e le residenze universitarie legati tra loro da un grande campo lungo completamente verde. A concludere la composizione ho pensato ad una torre belvedere dalla pianta circolare che potesse assorbire tutte le diverse direzioni e che si trova proprio in asse con il terzo edificio di archeologia industriale e a contatto con l’acqua. Per quanto riguarda l’organizzazione interna dei musei ho scelto di proporre due sezioni dello stesso museo con caratteristiche ben distinte. Il primo museo riguarda la storia della civiltà marinara di Ravenna ed è caratterizzato da ambienti conclusi lungo un percorso prestabilito che segue un criterio cronologico, il secondo invece presenta una pianta abbastanza libera dove i visitatori possono scegliere come e su cosa indirizzare la propria visita. Questa decisione è nata dalla volontà di soddisfare le esigenze di tutta l’utenza, pensando soprattutto alla necessità di coinvolgere persone giovani e bambini. Il centro di ricerca è organizzato planimetrica mente come una grande C, dove le due ali più lunghe ospitano i laboratori mentre l’ala più corta rappresenta l’ingresso sottolineato da un portico aggettante sulla corte. Simmetricamente si trovano i sette volumi delle residenze. Ognuno di questi può alloggiare sei studenti in altrettanti monolocali con servizi annessi, e presenta al piano terra aree di relax e sale lettura comuni. La torre belvedere invece riveste un ruolo più commerciale ospitando negozi, uffici per le varie associazioni legate al mare e un ristorante su più livelli, fino ad arrivare alla lanterna, che, come il faro per le navi, diventa un vero segno di riconoscimento e di orientamento dell’area sia dal mare che dalla città.

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Oggetto di lavoro della tesi è un complesso programma di valorizzazione dell’area urbana in sponda nord del Canale Candiano nella città di Ravenna compresa tra le vie Eustacchio Manfredi, Montecatini, delle Industrie e Salona oggi area a destinazione industriale in forte trasformazione. Lo scopo generale del programma è favorire e migliorare la conoscenza e quindi la fruizione del patrimonio marino adriatico e arricchire il contesto urbano esistente all’interno del Programma di Riqualificazione Urbana promosso dal Comune. Per riuscire in questo obiettivo servirà una riprogettazione degli spazi caratteristici in relazione alle potenzialità degli accessi al complesso, uniti con la presenza dei flussi viari che lo attraversano. La forte presenza del Parco del Mausoleo di Teodorico, l’area in testata alla Darsena dove si trova l’area retrostante la Stazione ferroviaria e il potenziamento del dialogo tra il Candiano con la città antica sono gli esempi di maggior interesse che si trovano nell’immediata vicinanza con l’area di progetto. In contemporaneo a questi elementi il programma dovrà ripensare l’intera organizzazione degli accessi in relazione al programma di utilizzo del Canale Candiano come spazio pubblico della città. Ci si pone come obiettivo quello di progettare un’area di forte valenza culturale, che si rapporti e reinterpreti la storicità posseduta dalla città di Ravenna creando non un semplice intervento di Architettura museale, ma bensì un nuovo spazio urbano che non si limiti a se stesso e alle sue funzioni ma che dialoghi liberamente con tutta la città e i sui abitanti. La Darsena della città di Ravenna, come visto, è reduce da molteplici piani urbanistici che si sono sviluppati dagli anni cinquanta fino ad oggi. Questo percorso di pianificazione però ha portato ad un ordinato e consapevole intervento urbanistico, sia dal punto di vista qualitativo che tipologico. Il rispetto della cadenza decennale con cui si sono rinnovati i piani regolatori generali, le tematiche e le innovazioni che il Piano è sempre riuscito ad anticipare hanno prodotto il buon risultato che oggi troviamo nella Darsena.

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Se plantea la elaboración de un museo escolar como una entidad dinámica que investiga el entorno natural y social inmediato y expone sus conclusiones. El proceso de estudio no se agota, sino que queda abierto a nuevas aportaciones. La idea general en este curso es acabar con el museo como exposición y continuar con la labor investigadora. Objetivos: -Crear en los jóvenes y ciudadanos en general la capacidad de comprender la relación e interacción del hombre con el medio donde se desenvuelve la vida. -Capacitar para conocer y analizar la realidad local y circundante. -Desarrollar la capacidad de observación en el medio, a través de problemas concretos para conocer sus causas y sus consecuencias para la vida. -Capacidad para buscar soluciones a los problemas del medio ambiente y participar personalmente en la mejora del mismo. -Capacitar a los jóvenes para llegar a una toma de conciencia en cuanto a la responsabilidad del deterioro ambiental. Implicados cuatro centros de EGB del municipio de Tazacorte (La Palma), con un total de 610 alumnos de todos los niveles de la EGB. Se elaboraron cinco unidades didácticas que tratan sobre: Residuos sólidos, El agua, Monumentos históricos locales, Impacto ambiental y Espacios en extinción. Las salidas de campo fueron fundamentales para el desarrollo del proyecto.

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La experiencia tiene lugar en el Museo de Ciencias Naturales del instituto. El grupo está integrado por 13 profesores; 11 de ellos son de Biología, 1 de Geografía e Historia y 1 de Francés. Se plantean los siguientes objetivos: a) diseño de una base de datos específica para la gestión de los fondos del museo; b) la elaboración de materiales de trabajo con alumnos en el museo (ESO y Bachillerato) y de una guía de visita al centro y al museo. Algunos materiales se experimentan con alumnos y el resultado es positivo. El diseño se basa en fichas con las que el alumno trabaja a partir de especimenes del museo. Las fichas contienen datos, pistas, ilustraciones y preguntas. Los resultados se evalúan posteriormente en sesiones de aula.

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A partir de los fondos permanentes del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, se organiza una serie de actividades para alumnos de la E.S.O. El principal objetivo es mostrar los autores y tendencias más representativas del arte del siglo XX como complemento a materias comunes de Ciencias sociales, Geografía e Historia, y Plástica. Esta guía didáctica se articula en varios capítulos. El primero recoge actividades de aula, previas a la visita al Museo; el segundo constituye un cuestionario sobre el recorrido por las salas y tercero está dedicado a actividades de aula posteriores a la visita. Se completa con un anexo documental que aporta información de la época, glosario de términos y textos de los artistas..

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Juego guía que tiene como objetivo estimular a los niños a mirar los cuadros y las obras de arte de forma activa y autónoma. Pretende ser una invitación a jugar, en el colegio, en casa y sobre todo en los museos. A través de juegos de observación, de imaginación, de palabra, de color, el niño aprende a conocer a un pintor y a descubrir una obra de arte de la forma que más le gusta, jugando.

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Se muestran cuatro actividades para realizar en la visita del Museo Reina Sofía, de Madrid. Se trata así de reunir cultura y lengua, ya que ambas materias deberían tener una fuerte presencia en el aula de manera integrada.

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Se analiza la colección artística que conformaba el primer Museo religioso que se instaló en un Centro de Enseñanza Oficial, concretamente, en el Instituto Nacional de Enseñanza Media 'Ramiro de Maeztu' de Madrid, cuyo objetivo principal era la formación en materia religiosa y sobre la historia de la Iglesia. Constituía la colección una serie de tablas y/o lienzos cuyas imágenes representaban la historia de la Iglesia; la vida de Jesús, el Antiguo Testamento y el Nuevo Testamento. La creación del Museo corrió a cargo del Director General de Enseñanza Media, D. Luis Ortiz y del Catedrático de la Universidad Central D. Pascual Galindo Romeo. El Museo también ofrecía maquetas de algunos edificios religiosos importantes como la Catedral de Santiago de Compostela y la Iglesia de San Juan de Baños.

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Se presenta una guía-catálogo dirigida a profesores de Bachillerato y COU como ayuda para la preparación de la visita al Museo de la exposición titulada La abstracción española de los años 50 en el Museo Nacional de Arte Reina Sofía. En primer lugar se ofrece una introducción sobre el tema y a continuación se explica el contenido de cada una de las obras y de sus artistas. Además se aportan sugerencias didácticas sobre la preparación del recorrido previo a la visita. Por último se incluyen láminas de las pinturas en forma de catálogo.

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The study of the objects LaTène type found in middle-eastern alpine region (Trentino Alto Adige-Südtirol, Engadina, North Tirol, Voralberg and Villach basin) is aimed to a better comprehension of the complex net of relationships established among the Celts, settled both in the central Europe territories and, since the IV century b.C., in the Po Plain, and the local populations. The ancient authors, who called the inhabitants of this area Raeti, propose for this territory the usual pattern according to which, the population of a region was formed consequently to a migration or was caused by the hunting of pre-existing peoples. The archaeologists, in the last thirty years, recognized a cultural facies typical of the middle-eastern alpine territory during the second Iron Age, and defined that as Fritzens-Sanzeno culture (from the sites of Fritzens, Inn valley, and Sanzeno, Non Valley). The so-called Fritzens-Sanzeno culture spread out without breaks from the material culture of the final Bronze Age and the first Iron Age. This local substratum, characterized by a ceramic repertoire strongly standardized, by peculiar architectural solutions and by a particular typology of rural sacred places (Brandopferplätze), accepted, above all during the second Iron Age, the strong influences coming from the Etruscan world and from the Celtic one (evident in the presence of objects of ornament, of glass artefacts, of elements of the weaponry and of coins). The objects LaTène type become, with different degrees of reliability, important markers of the relationships existing between the Celts and the Raeti, although the ways of interaction (cultural influence, people's movements, commercial exchanges, gifts among élites etc.) is not still clear. The revision of published data and the study of unpublished materials allows to define a rich and articulated picture both to chronological level and to territorial one.

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La ricerca in oggetto ha analizzato le relazioni tra migrazione e salute mentale nel Distretto di Pianura Est dell'AUSL di Bologna. Attraverso un dispositivo d’indagine multi-disciplinare basato sui quadri teorici dell'Antropologia Medica Critica, della Salute Pubblica e della Psichiatria, la ricerca si è inserita nell’ampio contesto di sperimentazione di un innovativo modello di assistenza per pazienti migranti, denominato Centro di Consultazione Socio- Culturale. L'architettura dello studio si rifà a un modello di Ricerca-Azione Partecipata e Multi-Situata fondato su un approccio analitico e auto-riflessivo, il quale ha consentito di problematizzare, oltre alle azioni e alle traiettorie dei vari soggetti che operano nel campo della ricerca, anche le categorie oggetto della ricerca stessa. L'analisi, profondamente radicata nel dato empirico, è stata condotta a partire dall'esperienza degli attori sociali coinvolti. Le esperienze, le informazioni e le rappresentazioni reciproche sono state co-costruite in forma partecipativa attraverso l'uso combinato di metodologie quali-quantitative proprie sia delle discipline sanitarie sia di quelle sociali. Come materiali della ricerca sono stati utilizzati: dati primari e secondari prodotti dalle istituzioni e dalle organizzazioni del territorio stesso; informazioni provenienti dall'osservazione partecipante; colloqui con informatori-chiave; interviste semi-strutturate con decisori politici, amministratori, organizzazioni del territorio, operatori dei servizi, cittadini e pazienti. La ricerca ha dimostrato la validità delle prospettive teoriche utilizzate e delle strategie di lavoro proposte. Il modello di lavoro multi-disciplinare e multi-metodologico si è rivelato produttivo nell'indagare congiuntamente le prospettive degli attori coinvolti insieme alle loro traiettorie, alle reciproche interconnessioni e alle relazioni tra processi locali e globali. L’analisi auto-riflessiva ha consentito di analizzare le attività del Centro di Consultazione evidenziandone vantaggi e limiti. Infine, la collaborazione tra Salute Pubblica e Antropologia Medica Critica ha dimostrato una grande potenzialità e produttività sia sul versante della ricerca scientifica sia su quello dell'assistenza sanitaria.