939 resultados para Incendio forestal


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Numerosi incidenti verificatisi negli ultimi dieci anni in campo chimico e petrolchimico sono dovuti all’innesco di sostanze infiammabili rilasciate accidentalmente: per questo motivo gli scenari incidentali legati ad incendi esterni rivestono oggigiorno un interesse crescente, in particolar modo nell’industria di processo, in quanto possono essere causa di ingenti danni sia ai lavoratori ed alla popolazione, sia alle strutture. Gli incendi, come mostrato da alcuni studi, sono uno dei più frequenti scenari incidentali nell’industria di processo, secondi solo alla perdita di contenimento di sostanze pericolose. Questi eventi primari possono, a loro volta, determinare eventi secondari, con conseguenze catastrofiche dovute alla propagazione delle fiamme ad apparecchiature e tubazioni non direttamente coinvolte nell’incidente primario; tale fenomeno prende il nome di effetto domino. La necessità di ridurre le probabilità di effetto domino rende la mitigazione delle conseguenze un aspetto fondamentale nella progettazione dell’impianto. A questo scopo si impiegano i materiali per la protezione passiva da fuoco (Passive Fire Protection o PFP); essi sono sistemi isolanti impiegati per proteggere efficacemente apparecchiature e tubazioni industriali da scenari di incendio esterno. L’applicazione dei materiali per PFP limita l’incremento di temperatura degli elementi protetti; questo scopo viene raggiunto tramite l’impiego di differenti tipologie di prodotti e materiali. Tuttavia l’applicazione dei suddetti materiali fireproofing non può prescindere da una caratterizzazione delle proprietà termiche, in particolar modo della conducibilità termica, in condizioni che simulino l’esposizione a fuoco. Nel presente elaborato di tesi si è scelto di analizzare tre materiali coibenti, tutti appartenenti, pur con diversità di composizione e struttura, alla classe dei materiali inorganici fibrosi: Fibercon Silica Needled Blanket 1200, Pyrogel®XT, Rockwool Marine Firebatt 100. I tre materiali sono costituiti da una fase solida inorganica, differente per ciascuno di essi e da una fase gassosa, preponderante come frazione volumetrica. I materiali inorganici fibrosi rivestono una notevole importanza rispetto ad altri materiali fireproofing in quanto possono resistere a temperature estremamente elevate, talvolta superiori a 1000 °C, senza particolari modifiche chimico-fisiche. Questo vantaggio, unito alla versatilità ed alla semplicità di applicazione, li rende leader a livello europeo nei materiali isolanti, con una fetta di mercato pari circa al 60%. Nonostante l’impiego dei suddetti materiali sia ormai una realtà consolidata nell’industria di processo, allo stato attuale sono disponibili pochi studi relativi alle loro proprietà termiche, in particolare in condizioni di fuoco. L’analisi sperimentale svolta ha consentito di identificare e modellare il comportamento termico di tali materiali in caso di esposizione a fuoco, impiegando nei test, a pressione atmosferica, un campo di temperatura compreso tra 20°C e 700°C, di interesse per applicazioni fireproofing. Per lo studio delle caratteristiche e la valutazione delle proprietà termiche dei tre materiali è stata impiegata principalmente la tecnica Transient Plane Source (TPS), che ha consentito la determinazione non solo della conducibilità termica, ma anche della diffusività termica e della capacità termica volumetrica, seppure con un grado di accuratezza inferiore. I test sono stati svolti su scala di laboratorio, creando un set-up sperimentale che integrasse opportunamente lo strumento Hot Disk Thermal Constants Analyzer TPS 1500 con una fornace a camera ed un sistema di acquisizione dati. Sono state realizzate alcune prove preliminari a temperatura ambiente sui tre materiali in esame, per individuare i parametri operativi (dimensione sensori, tempi di acquisizione, etc.) maggiormente idonei alla misura della conducibilità termica. Le informazioni acquisite sono state utilizzate per lo sviluppo di adeguati protocolli sperimentali e per effettuare prove ad alta temperatura. Ulteriori significative informazioni circa la morfologia, la porosità e la densità dei tre materiali sono state ottenute attraverso stereo-microscopia e picnometria a liquido. La porosità, o grado di vuoto, assume nei tre materiali un ruolo fondamentale, in quanto presenta valori compresi tra 85% e 95%, mentre la frazione solida ne costituisce la restante parte. Inoltre i risultati sperimentali hanno consentito di valutare, con prove a temperatura ambiente, l’isotropia rispetto alla trasmissione del calore per la classe di materiali coibenti analizzati, l’effetto della temperatura e della variazione del grado di vuoto (nel caso di materiali che durante l’applicazione possano essere soggetti a fenomeni di “schiacciamento”, ovvero riduzione del grado di vuoto) sulla conducibilità termica effettiva dei tre materiali analizzati. Analoghi risultati, seppure con grado di accuratezza lievemente inferiore, sono stati ottenuti per la diffusività termica e la capacità termica volumetrica. Poiché è nota la densità apparente di ciascun materiale si è scelto di calcolarne anche il calore specifico in funzione della temperatura, di cui si è proposto una correlazione empirica. I risultati sperimentali, concordi per i tre materiali in esame, hanno mostrato un incremento della conducibilità termica con la temperatura, da valori largamente inferiori a 0,1 W/(m∙K) a temperatura ambiente, fino a 0,3÷0,4 W/(m∙K) a 700°C. La sostanziale similitudine delle proprietà termiche tra i tre materiali, appartenenti alla medesima categoria di materiali isolanti, è stata riscontrata anche per la diffusività termica, la capacità termica volumetrica ed il calore specifico. Queste considerazioni hanno giustificato l’applicazione a tutti i tre materiali in esame dei medesimi modelli per descrivere la conducibilità termica effettiva, ritenuta, tra le proprietà fisiche determinate sperimentalmente, la più significativa nel caso di esposizione a fuoco. Lo sviluppo di un modello per la conducibilità termica effettiva si è reso necessario in quanto i risultati sperimentali ottenuti tramite la tecnica Transient Plane Source non forniscono alcuna informazione sui contributi offerti da ciascun meccanismo di scambio termico al termine complessivo e, pertanto, non consentono una facile generalizzazione della proprietà in funzione delle condizioni di impiego del materiale. La conducibilità termica dei materiali coibenti fibrosi e in generale dei materiali bi-fasici tiene infatti conto in un unico valore di vari contributi dipendenti dai diversi meccanismi di scambio termico presenti: conduzione nella fase gassosa e nel solido, irraggiamento nelle superfici delle cavità del solido e, talvolta, convezione; inoltre essa dipende fortemente dalla temperatura e dalla porosità. Pertanto, a partire dal confronto con i risultati sperimentali, tra cui densità e grado di vuoto, l’obiettivo centrale della seconda fase del progetto è stata la scelta, tra i numerosi modelli a disposizione in letteratura per materiali bi-fasici, di cui si è presentata una rassegna, dei più adatti a descrivere la conducibilità termica effettiva nei materiali in esame e nell’intervallo di temperatura di interesse, fornendo al contempo un significato fisico ai contributi apportati al termine complessivo. Inizialmente la scelta è ricaduta su cinque modelli, chiamati comunemente “modelli strutturali di base” (Serie, Parallelo, Maxwell-Eucken 1, Maxwell-Eucken 2, Effective Medium Theory) [1] per la loro semplicità e versatilità di applicazione. Tali modelli, puramente teorici, hanno mostrato al raffronto con i risultati sperimentali numerosi limiti, in particolar modo nella previsione del termine di irraggiamento, ovvero per temperature superiori a 400°C. Pertanto si è deciso di adottare un approccio semi-empirico: è stato applicato il modello di Krischer [2], ovvero una media pesata su un parametro empirico (f, da determinare) dei modelli Serie e Parallelo, precedentemente applicati. Anch’esso si è rivelato non idoneo alla descrizione dei materiali isolanti fibrosi in esame, per ragioni analoghe. Cercando di impiegare modelli caratterizzati da forte fondamento fisico e grado di complessità limitato, la scelta è caduta sui due recenti modelli, proposti rispettivamente da Karamanos, Papadopoulos, Anastasellos [3] e Daryabeigi, Cunnington, Knutson [4] [5]. Entrambi presentavano il vantaggio di essere stati utilizzati con successo per materiali isolanti fibrosi. Inizialmente i due modelli sono stati applicati con i valori dei parametri e le correlazioni proposte dagli Autori. Visti gli incoraggianti risultati, a questo primo approccio è seguita l’ottimizzazione dei parametri e l’applicazione di correlazioni maggiormente idonee ai materiali in esame, che ha mostrato l’efficacia dei modelli proposti da Karamanos, Papadopoulos, Anastasellos e Daryabeigi, Cunnington, Knutson per i tre materiali analizzati. Pertanto l’obiettivo finale del lavoro è stato raggiunto con successo in quanto sono stati applicati modelli di conducibilità termica con forte fondamento fisico e grado di complessità limitato che, con buon accordo ai risultati sperimentali ottenuti, consentono di ricavare equazioni predittive per la stima del comportamento, durante l’esposizione a fuoco, dei materiali fireproofing in esame. Bologna, Luglio 2013 Riferimenti bibliografici: [1] Wang J., Carson J.K., North M.F., Cleland D.J., A new approach to modelling the effective thermal conductivity of heterogeneous materials. International Journal of Heat and Mass Transfer 49 (2006) 3075-3083. [2] Krischer O., Die wissenschaftlichen Grundlagen der Trocknungstechnik (The Scientific Fundamentals of Drying Technology), Springer-Verlag, Berlino, 1963. [3] Karamanos A., Papadopoulos A., Anastasellos D., Heat Transfer phenomena in fibrous insulating materials. (2004) Geolan.gr http://www.geolan.gr/sappek/docs/publications/article_6.pdf Ultimo accesso: 1 Luglio 2013. [4] Daryabeigi K., Cunnington G. R., and Knutson J. R., Combined Heat Transfer in High-Porosity High-Temperature Fibrous Insulation: Theory and Experimental Validation. Journal of Thermophysics and Heat Transfer 25 (2011) 536-546. [5] Daryabeigi K., Cunnington G.R., Knutson J.R., Heat Transfer Modeling for Rigid High-Temperature Fibrous Insulation. Journal of Thermophysics and Heat Transfer. AIAA Early Edition/1 (2012).

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Lo sviluppo di un incendio all’interno di depositi di liquidi infiammabili costituisce uno scenario particolarmente critico a causa della rilevanza delle conseguenze che ne possono scaturire. L’incendio causato dalla formazione di grandi pozze sviluppatesi a seguito di forature dei contenitori e il rapido coinvolgimento di tutto lo stoccaggio rappresentano uno scenario di incendio tipico di queste realtà. Si ha quindi la necessità di adottare provvedimenti atti a garantire specifici obiettivi di sicurezza tramite l’introduzione di misure antincendio. La prevenzione incendi, sino al 2007, era basata esclusivamente su norme di tipo prescrittivo, in base alle quali si definivano le misure di sicurezza secondo un criterio qualitativo. Successivamente l’ingegneria antincendio si è sempre più caratterizzata da approcci basati su analisi di tipo prestazionale, in grado di dimostrare il raggiungimento dell’obiettivo di sicurezza sulla base del comportamento reale d’incendio ottenuto mediante un’accurata simulazione del fuoco che ragionevolmente può prodursi nell'attività. La modellazione degli incendi è divenuta possibile grazie allo sviluppo di codici di fluidodinamica computazionale (CFD), in grado di descrivere accuratamente l’evoluzione delle fiamme. Il presente studio si inserisce proprio nell’ambito della modellazione CFD degli incendi, eseguita mediante il software Fire Dynamics Simulator (FDS). L’obiettivo dell’elaborato è studiare l’azione dell’impianto di spegnimento a schiuma sullo sviluppo di un incendio di pozza in un deposito di liquidi infiammabili, in termini di riduzione della potenza termica rilasciata dal fuoco, al fine di determinare le temperature massime raggiunte, in corrispondenza delle quali valutare il comportamento di resistenza strutturale degli edifici. Il presente lavoro è articolato in 6 capitoli. Dopo il Capitolo 1, avente carattere introduttivo, vengono richiamati nel Capitolo 2 i principali concetti della chimica e fisica degli incendi. Nel Capitolo 3 vengono esaminate le normative intese ad unificare l’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio. Il Capitolo 4 fornisce una dettagliata descrizione del software di calcolo, FDS - Fire Dynamics Simulator, adoperato per la modellazione dell’incendio. Nel Capitolo 5 si procede alla progettazione prestazionale che conduce alla determinazione della curva naturale d'incendio in presenza degli impianti di spegnimento automatici. Infine nel Capitolo 6 si riportano le considerazioni conclusive.

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Ai nostri giorni le aree costiere risultano particolarmente sensibili perché sottoposte ad alcune fonti di stress, quali la salinizzazione degli acquiferi e la naturale ed antropica modificazione del territorio costiero. Questo lavoro indaga gli effetti dell’incendio del 2012 nella Pineta costiera di Lido di Dante (Ravenna) sull’acquifero costiero superficiale. Sono stati effettuati i rilievi in campo della tavola d’acqua, della conduttitivà elettrica e del pH nei mesi di novembre 2014 e luglio 2015. I campioni di acqua sono stati prelevati grazie alla tecnologia dei minifiltri, un sistema di campionamento multilivello molto preciso e rapido. Il campionamento comprende 3 transetti di minifiltri ubicati nella zona bruciata della pineta e un transetto di controllo nella zona verde della pineta, dove la vegetazione è intatta. Dall’elaborazione grafica di questi valori sono state ottenute delle isolinee rappresentative di valori soglia per le acque dolci, salmastre, salate, a pH 7.5 tipico delle acque meteoriche e a pH 8 tipico dell’acqua di mare. I valori di conduttività elettrica rapportati alla topografia e alla tavola d’acqua mostrano la formazione di lenti di acqua dolce nella zona dove la vegetazione è scomparsa a causa dell’incendio. Acque dolci assenti nella zona verde a causa della vegetazione e della sua attività evapotraspirativa. Le isolinee ottenute dal pH spiegano invece l’effetto delle ceneri dell’incendio dilavate dalle acque meteoriche e le differenze con la zona ancora ricoperta da vegetazione. I parametri analizzati risultano determinanti nella valutazione dello stato di salute della risorsa acquifera della costiera romagnola minacciata dalla salinizzazione e dalla modificazione del pH.

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Se propone el enfoque de opciones reales como herramienta económico-financiera para la toma de decisiones estratégicas en el sector forestal. En términos de instrumentos financieros, consideraremos en particular una opción exótica conocida como barrier option del tipo knock-in. Suponemos que la proyección del precio de venta promedio de los subproductos sigue un proceso estocástico del tipo Geométrico Browniano, mientras que la producción se determina mediante simulación de un turno forestal. La decisión de talar la masa forestal surge de comparar en cada periodo, el valor de flujo de fondos en cada nodo (FFij(t)) de una rejilla binomial con el valor esperado en el próximo año (X t+1 x e−rΔ t) ). En un ejemplo analizado el criterio tradicional del VAN indica que el mayor valor actual se produce en el instante t = 0 (año 10), mientras que el enfoque de opciones reales arroja que el máximo valor de ejercicio se da en el periodo t = 8 (año 18).

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En este artículo se propone la reflexión acerca de la relación entre los campos cultural y político en la definición de las orientaciones de la política cultural en la Ciudad Autónoma de Buenos Aires (CABA) Argentina, en 2000-2010. Para ello se toma el incendio del local “República de Cromañón" ocurrido en diciembre del 2004, donde murieron 194 jóvenes y un número no determinado quedó afectado física y psicológicamente, y a consecuencia del cual fue destituido el Jefe de Gobierno Aníbal Ibarra. Se considera que la productividad de dicho acontecimiento resultó en un cambio de direccionalidad en la política cultural de la Ciudad Autónoma con consecuencias que excedieron el espacio local para proyectarse en el ámbito nacional. El análisis se realizó desde la perspectiva de la relativa autonomía de los campos (Pierre Bourdieu, 1995) y a partir de la hipótesis de la “autonomía variable" (Raymond Williams, 1982). En la máxima conducción del estado local, se encontraría una suerte de dominación de las instancias políticas sobre la gestión de la política cultural, en tanto que en la implementación de los programas, los técnicos y profesionales continúan desarrollan acciones que pueden resultar relativamente autónomas de las orientaciones del Ejecutivo de la CABA.

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El ordenamiento forestal de los bosques del país es esencial para el manejo sostenible de los mismos. Para que esto sea posible, es necesario inventariar y conocer las características de los bosques nativos. En zonas áridas, donde las tasas de regeneración de los bosques son lentas, es necesario conocer la estructura forestal, estado sanitario, estado de conservación, etc. a la hora de proponer pautas de manejo. Bajo este marco se están llevando a cabo importantes estudios sobre los algarrobales del Monte, con resultados significativos para su conservación y ordenamiento. Este trabajo tiene como objetivo principal conocer la estructura y estado de conservación de los algarrobales de Prosopis chilensis y Prosopis flexuosa de la depresión del Río Bermejo, en el departamento de Jáchal (San Juan), aportando información de base para la conservación y manejo de estos bosques. Se efectuó un inventario que tuvo en cuenta parámetros dasonómicos, el estado de conservación y la forma de los árboles. Además, se generó un mapa de bosques, a través del procesamiento y clasificación de una imagen LANDSAT TM 5 (14/03/2005). A partir del mapeo, se obtuvieron cuatro tipos de bosques. Se realizó un Análisis de Componentes Principales, para verificar la separación entre sitios pertenecientes a los diferentes tipos de bosques y justificar dicha clasificación. Se describieron dos algarrobales de Prosopis chilensis (La Ciénaga y Cauces) y dos algarrobales de P. flexuosa (Huaco y Monte Grande). Los bosques de P. chilensis, presentaron mayor diversidad de especies que los de P. flexuosa y se encontraron sobre los cauces de ríos temporales. El Bosque La Ciénaga (93,1 árboles ha-1) presentó mayor densidad que el Bosque Cauces (30,6 árboles ha-1), y mayor cantidad de renovales (clase de regeneración). La densidad del total del Bosque Huaco fue considerablemente mayor (420,1 árboles ha-1) que el Bosque Monte Grande (82,5 árboles ha-1). Estos dos, presentaron diferencias en densidad de renovales, porcentaje de cobertura de Prosopis, y demás parámetros analizados, siendo el Bosque Huaco un bosque con buen estado sanitario, buena regeneración y mayor porcentaje de cobertura, a diferencia del Bosque Monte Grande, un bosque con un estado sanitario pobre, muy baja regeneración y alto grado de disturbio. Los datos analizados en este estudio sugieren que debido a la estructura forestal de los bosques, no es posible la extracción de productos forestales de alto valor económico. En todos los bosques se encontraron signos de uso por parte de los pobladores locales, siendo el Bosque Monte Grande el de mayor presión de uso. Conocer la estructura forestal y demás variables es indispensable a la hora de proponer pautas de manejo. En base a los resultados obtenidos, se revisaron las categorías de conservación del inventario de Bosques Nativos de San Juan. Se propone recategorizar los Bosques La Ciénaga y Huaco.

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El presente trabajo tiene como objetivo principal la aplicación de la herramienta de balance de Carbono (EX –ACT, FAO 2012), cuyo fin es proporcionar estimaciones ex-ante sobre el impacto de la mitigación de proyectos de desarrollo agrícolas o forestales, estimando el balance de Carbono (C) neto proveniente de las emisiones de gases de efecto invernadero (GEI) y de la secuestración de C. Para esto se utilizó como área de estudio la superficie cultivada con vid dentro de los oasis de regadío de la provincia de Mendoza y una propuesta de proyecto que consiste en aumentar la superficie de cultivo forestal de álamos como cortinas cortavientos acompañando los cultivos de vid. La herramienta muestra que en las condiciones actuales, con el tipo de manejo que se realiza sobre el cultivo de vid, este en su conjunto es una fuente de gases de efecto invernadero, a pesar de ser vegetación. Dicho resultado es producto del número y la cantidad de insumos utilizados en el manejo convencional de la vid. Cuando se integra a esta situación la propuesta del cultivo de álamos, el resultado final cambia, pasando a ser el sistema en su conjunto, un sumidero de gases de efecto invernadero. La razón principal del cambio es que el aumento de superficie forestal tiene un bajo consumo de insumos generadores de emisiones, lo cual hace que disminuya la cantidad de insumos por hectárea de cultivo. En vistas de los resultados se considera que la viabilidad del proyecto se dará siempre y cuando existan cambios a nivel provincial que permitan, por ejemplo hacer más eficiente la distribución de agua para poder hacer uso de la misma en mayor superficie de cultivos.

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El perfil socioeconómico de Chiapas es primordialmente rural, debiendo reconocerse la diversidad de sus actividades agropecuarias y forestales para generar condiciones específicas de desarrollo. Considerando lo anterior, se realizó esta investigación entre mayo de 1998 y diciembre de 1999, como un estudio de caso sobre los aspectos agropecuarios y forestales más relevantes en el ejido Villa Allende, que expresa problemas ejidales característicos de la región. El ejido cuenta con 3.300 hectáreas, 554 ejidatarios y se ubica en el municipio de San Fernando en la Región Central de Chiapas. Se estudiaron las circunstancias de los ejidatarios, conocimiento local y procesos de trabajo agrícola desde una perspectiva de planeación. A partir de ello se generó el plan de desarrollo, el cual es el primero expuesto en el municipio de San Fernando que se dirige al sector ejidal. Su propósito es plasmar una propuesta general en materia agropecuaria y forestal que pueda ser base para la concertación y que permita vislumbrar opciones dirigidas a mejorar la calidad de vida de los habitantes del ejido Villa Allende. Se postulan las siguientes políticas de desarrollo: 1. Fortalecimiento de la producción y la autosuficiencia alimentaria. 2. Impulso al crecimiento económico. 3. Dotación de infraestructura básica. 4. Reordenamiento agropecuario y forestal con criterios sociales, ecológicos y económicos. 5. Promoción de la salud. Con base en las políticas, se enuncian objetivos programas y subprogramas o proyectos.

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Se evaluó el nivel de conocimiento de la nueva Ley de bosque nativo y fomento forestal que poseen los pequeños propietarios forestales en dos territorios de la Cordillera de Nahuelbuta, en Chile. Para ello, se aplicó una encuesta a 53 personas (10 de las viviendas), que abordó cinco temas centrales: (1) uso del bosque nativo, (2) participación en redes sociales y acceso a la información, (3) conocimiento general de la Ley, (4) conocimiento respecto a la administración y (5) fomento de la Ley. Los resultados mostraron que: (1) el bosque nativo es usado para obtener productos madereros y no madereros, (2) las redes sociales y especialmente la radio son fundamentales para la transferencia de información, (3) tanto el conocimiento general de la Ley como (4) el nivel de conocimiento respecto de la administración de la Ley es insuficiente, y (5) se desconocen los trámites que deben efectuarse para obtener los beneficios de la Ley. Se concluye que: (1) el nivel de conocimiento de la Ley es insuficiente, (2) es fundamental estimular el uso de los instrumentos de esta Ley en la totalidad del territorio, de modo de garantizar el uso sustentable del recurso, y (3) la difusión de los beneficios de la Ley debe considerar las formas de comunicación tradicionales, el nivel de educación y la cultura de los espacios rurales

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El perfil socioeconómico de Chiapas es primordialmente rural, debiendo reconocerse la diversidad de sus actividades agropecuarias y forestales para generar condiciones específicas de desarrollo. Considerando lo anterior, se realizó esta investigación entre mayo de 1998 y diciembre de 1999, como un estudio de caso sobre los aspectos agropecuarios y forestales más relevantes en el ejido Villa Allende, que expresa problemas ejidales característicos de la región. El ejido cuenta con 3.300 hectáreas, 554 ejidatarios y se ubica en el municipio de San Fernando en la Región Central de Chiapas. Se estudiaron las circunstancias de los ejidatarios, conocimiento local y procesos de trabajo agrícola desde una perspectiva de planeación. A partir de ello se generó el plan de desarrollo, el cual es el primero expuesto en el municipio de San Fernando que se dirige al sector ejidal. Su propósito es plasmar una propuesta general en materia agropecuaria y forestal que pueda ser base para la concertación y que permita vislumbrar opciones dirigidas a mejorar la calidad de vida de los habitantes del ejido Villa Allende. Se postulan las siguientes políticas de desarrollo: 1. Fortalecimiento de la producción y la autosuficiencia alimentaria. 2. Impulso al crecimiento económico. 3. Dotación de infraestructura básica. 4. Reordenamiento agropecuario y forestal con criterios sociales, ecológicos y económicos. 5. Promoción de la salud. Con base en las políticas, se enuncian objetivos programas y subprogramas o proyectos.

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Se evaluó el nivel de conocimiento de la nueva Ley de bosque nativo y fomento forestal que poseen los pequeños propietarios forestales en dos territorios de la Cordillera de Nahuelbuta, en Chile. Para ello, se aplicó una encuesta a 53 personas (10 de las viviendas), que abordó cinco temas centrales: (1) uso del bosque nativo, (2) participación en redes sociales y acceso a la información, (3) conocimiento general de la Ley, (4) conocimiento respecto a la administración y (5) fomento de la Ley. Los resultados mostraron que: (1) el bosque nativo es usado para obtener productos madereros y no madereros, (2) las redes sociales y especialmente la radio son fundamentales para la transferencia de información, (3) tanto el conocimiento general de la Ley como (4) el nivel de conocimiento respecto de la administración de la Ley es insuficiente, y (5) se desconocen los trámites que deben efectuarse para obtener los beneficios de la Ley. Se concluye que: (1) el nivel de conocimiento de la Ley es insuficiente, (2) es fundamental estimular el uso de los instrumentos de esta Ley en la totalidad del territorio, de modo de garantizar el uso sustentable del recurso, y (3) la difusión de los beneficios de la Ley debe considerar las formas de comunicación tradicionales, el nivel de educación y la cultura de los espacios rurales

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Este artículo versa sobre un conjunto de unidades domésticas ubicadas en el área rural de Bernardo de Irigoyen (Misiones), en las que algunos de sus integrantes migran temporalmente al empleo forestal de otras provincias. El objetivo es comprender la práctica migratoria y su peso con relación a los demás mecanismos de reproducción social en las unidades domésticas. La metodología es de tipo cualitativa mediante la realización de entrevistas a trabajadores migrantes y sus parientes. El trabajo concluye que la movilidad espacial es un recurso al cual los trabajadores y sus familias acceden de modo desigual para lograr su reproducción social