901 resultados para Anfetaminas - Abuso


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JUSTIFICATIVA E OBJETIVOS: O uso de substâncias psicoativas é um pouco mais alto na classe médica comparado à população geral. Dentre as especialidades médicas, a Anestesiologia é uma das mais atingidas, principalmente por excesso de trabalho e maior acesso aos fármacos. O objetivo deste artigo é revisar a literatura sobre o assunto. Para isso, realizou-se uma pesquisa com as palavras-chaves relacionadas ao assunto no MEDLINE, com artigos dos últimos 30 anos. CONTEÚDO: Apesar da droga de maior abuso entre os anestesiologistas ser o álcool, o abuso de agentes anestésicos é o mais preocupante, devido ao alto potencial de dependência, bem como às suas consequências, muitas vezes letais. Os mais usados são os opioides (fentanil e sufentanil), o propofol e os anestésicos inalatórios. Os profissionais mais jovens são os mais afetados. As consequências do uso vão desde afastamento do local de trabalho até morte. A volta à sala de cirurgia parece levar a alto risco de recaída. Programas de tratamento especializado para a classe médica são propostos nos EUA e na Europa, bem como medidas preventivas, como rigidez no controle de fármacos e identificação dos profissionais sob maior risco de abuso. No Brasil, os anestesiologistas são a segunda especialidade que mais consomem substâncias, porém o assunto é pouco estudado e há uma carência de programas especializados na área. CONCLUSÕES: O abuso de substâncias entre os anestesiologistas é um assunto que necessita maior atenção, principalmente devido às consequências graves que este consumo pode acarretar tanto para o profissional como para os pacientes.

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Verificou-se em que medida variáveis cognitivas e afetivas/emocionais diferenciariam cuidadores notificados por abusos físicos (G1) de cuidadores sem esse histórico (G2). O Child Abuse Potential Inventory (CAP) foi utilizado para avaliar fatores de risco psicológicos em cuidadores. Um Questionário de Caracterização sócio-demográfica e outro econômico também foram empregados para equiparar os grupos. G1 apresentou um potencial de risco superior a G2, e maiores níveis de Angústia, Rigidez, Problemas com a Criança e Consigo, Problemas com os Outros, e um menor nível de Força do Ego. Essas variáveis se articulam para compor o risco de abuso físico, pois segundo o Modelo do Processamento da Informação Social, remeteriam a processos básicos cognitivos/afetivos subjacentes a percepções e avaliações/interpretações, associados ao comportamento parental abusivo.

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Oggetto della ricerca sono l’esame e la valutazione dei limiti posti all’autonomia privata dal divieto di abuso della posizione dominante, come sancito, in materia di tutela della concorrenza, dall’art. 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, a sua volta modellato sull’art. 82 del Trattato CE. Preliminarmente, si è ritenuto opportuno svolgere la ricognizione degli interessi tutelati dal diritto della concorrenza, onde individuare la cerchia dei soggetti legittimati ad avvalersi dell’apparato di rimedi civilistici – invero scarno e necessitante di integrazione in via interpretativa – contemplato dall’art. 33 della legge n. 287/1990. È così emerso come l’odierno diritto della concorrenza, basato su un modello di workable competition, non possa ritenersi sorretto da ragioni corporative di tutela dei soli imprenditori concorrenti, investendo direttamente – e rivestendo di rilevanza giuridica – le situazioni soggettive di coloro che operano sul mercato, indipendentemente da qualificazioni formali. In tal senso, sono stati esaminati i caratteri fondamentali dell’istituto dell’abuso di posizione dominante, come delineatisi nella prassi applicativa non solo degli organi nazionali, ma anche di quelli comunitari. Ed invero, un aspetto importante che caratterizza la disciplina italiana dell’abuso di posizione dominante e della concorrenza in generale, distinguendola dalle normative di altri sistemi giuridici prossimi al nostro, è costituito dal vincolo di dipendenza dal diritto comunitario, sancito dall’art. 1, quarto comma, della legge n. 287/1990, idoneo a determinare peculiari riflessi anche sul piano dell’applicazione civilistica dell’istituto. La ricerca si è quindi spostata sulla figura generale del divieto di abuso del diritto, onde vagliarne i possibili rapporti con l’istituto in esame. A tal proposito, si è tentato di individuare, per quanto possibile, i tratti essenziali della figura dell’abuso del diritto relativamente all’esercizio dell’autonomia privata in ambito negoziale, con particolare riferimento all’evoluzione del pensiero della dottrina e ai più recenti orientamenti giurisprudenziali sul tema, che hanno valorizzato il ruolo della buona fede intesa in senso oggettivo. Particolarmente interessante è parsa la possibilità di estendere i confini della figura dell’abuso del diritto sì da ricomprendere anche l’esercizio di prerogative individuali diverse dai diritti soggettivi. Da tale estensione potrebbero infatti discendere interessanti ripercussioni per la tutela dei soggetti deboli nel contesto dei rapporti d’impresa, intendendosi per tali tanto i rapporti tra imprenditori in posizione paritaria o asimmetrica, quanto i rapporti tra imprenditori e consumatori. È stato inoltre preso in considerazione l’aspetto dei rimedi avverso le condotte abusive, alla luce dei moderni contributi sull’eccezione di dolo generale, sulla tutela risarcitoria e sull’invalidità negoziale, con i quali è opportuno confrontarsi qualora si intenda cercare di colmare – come sembra opportuno – i vuoti di disciplina della tutela civilistica avverso l’abuso di posizione dominante. Stante l’evidente contiguità con la figura in esame, si è poi provveduto ad esaminare, per quanto sinteticamente, il divieto di abuso di dipendenza economica, il quale si delinea come figura ibrida, a metà strada tra il diritto dei contratti e quello della concorrenza. Tale fattispecie, pur inserita in una legge volta a disciplinare il settore della subfornitura industriale (art. 9, legge 18 giugno 1998, n. 192), ha suscitato un vasto interessamento della dottrina. Si sono infatti levate diverse voci favorevoli a riconoscere la portata applicativa generale del divieto, quale principio di giustizia contrattuale valevole per tutti i rapporti tra imprenditori. Nel tentativo di verificare tale assunto, si è cercato di individuare la ratio sottesa all’art. 9 della legge n. 192/1998, anche in considerazione dei suoi rapporti con il divieto di abuso di posizione dominante. Su tale aspetto è d’altronde appositamente intervenuto il legislatore con la legge 5 marzo 2001, n. 57, riconoscendo la competenza dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato a provvedere, anche d’ufficio, sugli abusi di dipendenza economica con rilevanza concorrenziale. Si possono così prospettare due fattispecie normative di abusi di dipendenza economica, quella con effetti circoscritti al singolo rapporto interimprenditoriale, la cui disciplina è rimessa al diritto civile, e quella con effetti negativi per il mercato, soggetta anche – ma non solo – alle regole del diritto antitrust; tracciare una netta linea di demarcazione tra i reciproci ambiti non appare comunque agevole. Sono stati inoltre dedicati brevi cenni ai rimedi avverso le condotte di abuso di dipendenza economica, i quali involgono problematiche non dissimili a quelle che si delineano per il divieto di abuso di posizione dominante. Poste tali basi, la ricerca è proseguita con la ricognizione dei rimedi civilistici esperibili contro gli abusi di posizione dominante. Anzitutto, è stato preso in considerazione il rimedio del risarcimento dei danni, partendo dall’individuazione della fonte della responsabilità dell’abutente e vagliando criticamente le diverse ipotesi proposte in dottrina, anche con riferimento alle recenti elaborazioni in tema di obblighi di protezione. È stata altresì vagliata l’ammissibilità di una visione unitaria degli illeciti in questione, quali fattispecie plurioffensive e indipendenti dalla qualifica formale del soggetto leso, sia esso imprenditore concorrente, distributore o intermediario – o meglio, in generale, imprenditore complementare – oppure consumatore. L’individuazione della disciplina applicabile alle azioni risarcitorie sembra comunque dipendere in ampia misura dalla risposta al quesito preliminare sulla natura – extracontrattuale, precontrattuale ovvero contrattuale – della responsabilità conseguente alla violazione del divieto. Pur non sembrando prospettabili soluzioni di carattere universale, sono apparsi meritevoli di approfondimento i seguenti profili: quanto all’individuazione dei soggetti legittimati, il problema della traslazione del danno, o passing-on; quanto al nesso causale, il criterio da utilizzare per il relativo accertamento, l’ammissibilità di prove presuntive e l’efficacia dei provvedimenti amministrativi sanzionatori; quanto all’elemento soggettivo, la possibilità di applicare analogicamente l’art. 2600 c.c. e gli aspetti collegati alla colpa per inosservanza di norme di condotta; quanto ai danni risarcibili, i criteri di accertamento e di prova del pregiudizio; infine, quanto al termine di prescrizione, la possibilità di qualificare il danno da illecito antitrust quale danno “lungolatente”, con le relative conseguenze sull’individuazione del dies a quo di decorrenza del termine prescrizionale. In secondo luogo, è stata esaminata la questione della sorte dei contratti posti in essere in violazione del divieto di abuso di posizione dominante. In particolare, ci si è interrogati sulla possibilità di configurare – in assenza di indicazioni normative – la nullità “virtuale” di detti contratti, anche a fronte della recente conferma giunta dalla Suprema Corte circa la distinzione tra regole di comportamento e regole di validità del contratto. È stata inoltre esaminata – e valutata in senso negativo – la possibilità di qualificare la nullità in parola quale nullità “di protezione”, con una ricognizione, per quanto sintetica, dei principali aspetti attinenti alla legittimazione ad agire, alla rilevabilità d’ufficio e all’estensione dell’invalidità. Sono poi state dedicate alcune considerazioni alla nota questione della sorte dei contratti posti “a valle” di condotte abusive, per i quali non sembra agevole configurare declaratorie di nullità, mentre appare prospettabile – e, anzi, preferibile – il ricorso alla tutela risarcitoria. Da ultimo, non si è trascurata la valutazione dell’esperibilità, avverso le condotte di abuso di posizione dominante, di azioni diverse da quelle di nullità e risarcimento, le sole espressamente contemplate dall’art. 33, secondo comma, della legge n. 287/1990. Segnatamente, l’attenzione si è concentrata sulla possibilità di imporre a carico dell’impresa in posizione dominante un obbligo a contrarre a condizioni eque e non discriminatorie. L’importanza del tema è attestata non solo dalla discordanza delle pronunce giurisprudenziali, peraltro numericamente scarse, ma anche dal vasto dibattito dottrinale da tempo sviluppatosi, che investe tuttora taluni aspetti salienti del diritto delle obbligazioni e della tutela apprestata dall’ordinamento alla libertà di iniziativa economica.

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La tesi svolge il tema dell'abuso del diritto nell'ambito del diritto tributario comparato. Vengono individuati due limiti nella trattazione dell'argomento: l'oggetto di studio è il fenomeno abusivo riguardante esclusivamente il diritto tributario e specificamente nell'ottica comparativa dei due ordinamenti giuridici comunitario e brasiliano. Questi ultimi rivelano un importante punto comune: la distribuzione orizzontale del potere tributario. Di conseguenza una parte della tesi analizza gli ordinamenti giuridici con divisione orizzontale di potere. Con lo scopo di svolgere quest'ultima analisi, viene trattato il concetto di potestà tributaria e dei suoi elementi costitutivi, nonché della strutturazione della potestà  tributaria sia in Brasile sia nell'Unione Europea, due contesti in cui un potere centrale esercita influenza anche sugli enti detentori del potere. In questo senso vengono esposti lo storico della potestà  tributaria brasiliana, le considerazioni teoriche sul federalismo fiscale e l'assetto di quest'ultimo nel Brasile odierno; d'altra parte, riguardo all'Unione Europea, sono presentate l'analisi del concetto di sovranità  e la divisione del potere nell'ambito dell'Unione Europea, in specifico del potere tributario. Dopo aver mostrato i punti di convergenza e divergenza di questi due ordinamenti, si passa ad esaminare l'abuso del diritto come fenomeno nell'ambito tributario. Quindi si esamina la disciplina giuridica dell'abuso di diritto nel diritto tributario in entrambi ordinamenti, partendo da un excursus storico, sia in un'ottica generale sia in quella specifica del diritto tributario, ed esaminando le modalità  di abuso del diritto con riflessi tributari. Finite le suddette analisi, è stato possibile trarre conclusioni nella direzione della ricostruzione dogmatica tributaria sull'abuso di diritto in entrambi i sistemi, suggerendo elementi per l'ottimizzazione di tale disciplina.

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La tematica dell’abuso del diritto in campo fiscale ha conosciuto, negli ultimi anni, una diffusione particolarmente rilevante. Questo lavoro, dopo una necessaria premessa introduttiva alla problematica, affronta l’abuso del diritto in campo tributario tramite l’analisi degli strumenti classici dell’ermenutica, constatando come si arrivi ad un intreccio tra lo strumento della clausola generale anti-abuso e il principio di divieto d’abuso del diritto sviluppatosi a livello europeo, concretizzazione del più ampio principio dell’effettività del diritto dell’Unione Europea. L’analisi prende a modello, da un lato, la clausola generale anti-abuso tedesca, adottata già nel primo dopoguerra, e le sue diverse modifiche legislative occorse negli anni, e dall’altro, il principio europeo di divieto d’abuso del diritto. L’esame congiunto rivela un cortocircuito interpretativo, posto che il principio europeo espone gli stessi concetti della clausola nazionale tedesca pre riforma, la quale, in seguito, alle sentenze Halifax e Cadbury Schweppes, ha subito un’importante modifica, cosicchè la clausola generale abbisogna ora del princìpio europeo per essere interpretata. La tesi evidenzia, inoltre, come tale circuito sia aggravato anche da tensioni interne alle stesse Istituzioni europee, posto che, nonostante l’esistenza di un principio di elaborazione giurisprudenziale, gli Stati Membri sono stati invitati ad introdurre una clausola generale anti-abuso, la cui formulazione rimanda al principio di divieto d’abuso del diritto elaborato dalla Corte di Giustizia.

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La presente tesis de licenciatura se titula “La Intervención Profesional en Casos de Abuso Sexual Intrafamiliar", la investigación parte a partir de interrogantes que dejan a entrever las respuestas a criterios muy particulares ante la ausencia de compromisos y responsabilidades institucionales. El abuso sexual intrafamiliar, no es una problemática reciente pero en nuestra sociedad recién lo están considerando dentro del plano de la salud pública. El abuso deja huellas imborrables en sus víctimas y en el entorno familiar y más allá de la formación profesional esta problemática supera lo inimaginable. Ningún hecho o fenómeno de la realidad puede abordarse sin una adecuada conceptualización; es evidente que dicha tarea sólo puede ir desenvolviéndose a medida que penetramos en la naturaleza del propio objeto estudiado, pero también resulta que ante la investigación ya se poseen algunos referentes teóricos y conceptuales por más que éstas tengan todavía una índole difusa. También afirmamos que en el planeamiento de una investigación, es de suma importancia adquirir una clara noción de aquello que se va a tratar para poder seguir con el proceso de investigación. Teniendo en cuenta todas estas consideraciones, y recordando el esencial carácter del proceso de conocimiento, es que podrá juzgarse entonces, la importancia de abordar el trabajo de tesis, teniendo como punto de partida una sólida perspectiva teórica, posicionándonos desde el paradigma de los derechos humanos y desde la teoría crítica, es así que forma parte de nuestro primer capítulo el denominado “marco teórico". El segundo capítulo corresponde a las “estrategias metodológicas". La metodología utilizada es cualitativa pero se complementará con la presentación de datos necesarios correspondientes a una metodología cuantitativa. La metodología es la etapa específica de nuestro trabajo que parte de la posición teórica anteriormente especificada y conlleva a una selección de técnicas concretas, como la entrevista semi-estructurada y la sistematización de casos, dichas técnicas se efectuaron en el Centro de Atención a “La Intervención Profesional en Casos de Abuso Sexual Intrafamiliar" Víctimas de Delito (CAVD), entidad que forma parte del contexto institucional de nuestra investigación. Basada en la metodología, la finalidad próxima es la de resumir las observaciones llevadas a cabo en las técnicas realizadas, para lo cual es importante considerar las categorías de análisis y poder llegar a las respuestas planteadas en el comienzo de la investigación. En esta etapa se manejarán criterios comparativos a fin de evaluar nuestro objeto de estudio. Además nuestra presentación contiene la formulación de conclusiones y el aporte de una propuesta superadora, que apunta a cambios disciplinares desde el campo interventivo y académico, repensando nuestra profesión desde una forma móvil de intervención profesional.

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El objetivo del presente estudio es informar acerca de las redes sociales, su origen, desarrollo y su manera de imponerse en la sociedad; analizar cómo los cibernautas utilizan las redes sociales, el tiempo que le dedican; identificar las redes más populares; determinar los usos frecuentes y alertar sobre los abusos y consecuencias que suponen su mal uso; y, por último, establecer una campaña nacional de prevención bajo el slogan: “NO permitas el ABUSO, RESPETA tu vida"… Esta campaña intenta concientizar a niños y adolescentes sobre los peligros que suponen el uso descuidado de las redes. Alertar sus conductas para que no sean seducidos, engañados por individuos indeseables que se encuentran a “la pesca" de incautos para lograr sus delitos y abusos. Especialmente esta tesis está enfocada al segmento de la niñez y adolescencia, quienes pueden ser presa fácil de gente inescrupulosa.

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El presente trabajo tuvo como objetivo identificar las problemáticas sociales que perciben los jóvenes escolarizados de la ciudad de Bariloche. Los problemas sociales que identifican son expresión de una crítica ante las condiciones que dificultan su desarrollo en los diversos ámbitos de convivencia de los que participan. En ámbito familiar se encuentran con falta de contención, desamparo e incomunicación por parte de sus mayores. En el ámbito educativo reconocen la mala calidad educativa que proporciona el sistema escolar, con responsabilidades fuertes en la gestión del Estado. En el ámbito laboral nos plantean su necesidad, dentro de una estrategia de supervivencia familiar, de incorporarse al mercado de trabajo. Necesidad 1que se encuentra en tensión (o en contradicción) con la necesidad de continuar su formación tanto de nivel medio como superior. Finalmente, el problema de mayor importancia, por amplio margen, fue el fácil acceso a drogas y alcohol. Esta problemática fue reconocida, a diferencia de las otras mencionadas, por jóvenes de todos los estratos sociales. Consideramos que el abuso en la ingesta de drogas y alcohol puede pensarse como una "estrategia evasiva" o una "conducta de retirada" ante las dificultades que cotidianamente viven los jóvenes en su familia, escuela o trabajo

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El trabajo que a continuación se presenta buscó comprender, describir y categorizar las nociones corpóreas de niñas que han sido vulneradas en sus derechos. Para ello se aplicaron entrevistas individuales semi estructuradas, técnicas iconográficas y registros audiovisuales a seis niñas, residentes del hogar del niño de la ciudad de Valdivia, Chile. Los resultados muestran que existe una fragmentación de la noción corpórea llámese esto Imagen, Esquema y Conciencia Corporal, debido a la no resolución de los conflictos vivenciados por cada una de las niñas, lo que imposibilita un reconocimiento de sí mismas, generando una baja autoestima, falta de identidad y un repliegue constante. Existe una anulación hacia ellas, cayendo en la desvalorización produciéndose procesos flagelantes donde se pierden en una corporeidad ajena y desintegradora, una corporeidad construida desde el abuso que genera despliegues incontrolables, sin ser capaces de volver sobre sí mismas para remediarlos. Finalizamos el trabajo con una breve propuesta de acción desde la Educación Física, basada en el auto conocimiento por parte de las niñas y sugiriendo que todo el apoyo que ellas reciben desde los distintos profesionales debe converger en todas sus dimensiones, lo que les permita definitivamente conseguir mayor autonomía como instrumento de libertad humana

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El abuso sexual infantil es un dato de nuestra época, su interés mediático sobre un público masivo es expresado en número creciente en las estadísticas de los últimos años como motivo de consulta médica y psicológica, o de indagación jurídico-penal. Las presentaciones actuales vinculadas al ASI resultan insuficientes a la hora de establecer un diagnostico estructural del fenómeno, señalando lo que se ha vuelto un lugar común: hablar del abuso sexual como evento traumático, como stress post-traumático y una banalización conceptual aplicados a la clínica. Las publicaciones recientes sobre el ASI ambicionan presentarlo como un verdadero cuadro clínico. Distinguen las expresiones sintomáticas estrechamente vinculadas y dependientes de un único factor etiológico: el hecho abusivo. La avidez doctrinal y nosológica de la Academia Americana de Pediatría no ofrece continuidad a la hora de hallar el ASI en el breviario de los manuales de Psiquiatría. La significativa ausencia de criterios específicos se traduce en la presencia de manifestaciones sintomáticas que abarcan desde: cambios de conducta, fobias diversas, fugas hasta la evidencia de tendencias suicidas. La sintomatología que se espera encontrar en los protocolos vigentes del ASI resultan Inespecíficos en la medida en que son síntomas que se encuentran en cualquier stress severo, y se lo vincula estrechamente con las manifestaciones clínicas del denominado stress post-traumático. Cuando se examinan las múltiples intervenciones los hallazgos en el campo de la psicopatología infantil definen el abuso sexual como un evento traumático. Se trata de curar lo traumático con una nominación que homogeniza todas las respuestas: síndrome Post Traumático que fija para todos cuales son los síntomas a partir de ese diagnostico, los criterios para su obtención y su perdurabilidad, así como su pronóstico. El trauma sexual es sustituido por la sexualidad infantil con el peso que tiene para la constitución de la estructura y la plasmación de la neurosis y donde el síntoma da cuenta de la práctica sexual de los enfermos. 'El niño es psicológicamente el padre del adulto, y las vivencias de sus primeros años poseen una significación inigualada para toda su vida posterior' El concepto de traumatismo sexual en Freud que se organiza en dos tiempos establece entre ellos la lógica del efecto póstumo del trauma que leemos como resignificación. Desde esta perspectiva discontinuista en el abordaje del trauma, para que una escena abusiva se transforme en traumática y pueda ser intervenida tiene que acompañarse de un segundo momento, que despierta la huella del evento pretérito, resignificándola como tal, es decir otorgándole coloración sexual. Nos proponemos en el presente trabajo abordar un caso de abuso infantil, a la luz de una dicotomía entre conceptos de trauma y traumatismo en el campo del psicoanálisis. Lo que nos interesa retener de la apreciación psicoanalítica acerca del concepto de trauma es de orden estrictamente clínico. En este sentido, proponemos acercar un fragmento clínico que ilustra el efecto de un acontecimiento traumático en la vida de una niña y la manera singular de dar respuesta a tal impacto. En el mismo sentido, es importante señalar el modo en que un sujeto se apropia de lo que 'le' ocurrió, bajo el supuesto que en su modalidad de respuesta se encuentra la cifra de su participación inconsciente

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Este estudio se centra en los llamados casos de abusos sexuales intrafamiliares (ASI), donde niños y adolescentes, o aun personas que ya han superado tales etapas vitales, se encuentran condicionadas en su integridad sexual por miembros de su entorno familiar con trato cotidiano, prolongado en el tiempo y con secuelas graves respecto a su estructuración subjetiva y a su vinculación social. En esta producción se intenta conceptualizar dentro de la problemática e abuso sexual, un fenómeno, que si bien no es nuevo, permanece oscurecido por otros que lo anteceden o del que derivan pero sin reconocerlo. Para ello se parte de la experiencia acumulada y del análisis de los textos más importantes sobre el tema. Además de la vinculación con otros profesionales que lo investigan. Esto promovió el deseo de profundizar en un campo, que si bien actualmente es rico en producciones teóricas, se visualiza como abierto, por su complejidad y demanda en aumento, a nuevas propuestas. Por otro lado el abuso sexual, en la actualidad, está reconocido como un hecho que convoca y requiere del compromiso de los profesionales de la salud, para realizar aportes que permitan un abordaje especializado y pertinente de la problemática. Este trabajo quiere brindar un primer punto fundamental para comprender, evaluar y tratar el abuso sexual, propone pensar una inscripción psíquica que funciona como potencialidad, es decir la construcción de atributos particulares que condicionan la concreción de la acción por parte del agresor y concomitantemente, la conversión de un sujeto en víctima de un abuso sexual, en especial cuando es intrafamiliar y prolongado. A tales condicionamientos se los llamará, aquí - Abusabilidad-. El enfoque supone la construcción de una característica particular en un sujeto que favorece que sea abusado, esta característica incluye componentes intrapsíquicos y vinculares, en un entramado complejo. El mismo requiere de una visión transdisciplinaria que permita captar el juego en el que se incluye tanto al abusador como al abusado y a todo el grupo primario al que pertenecen. La participación en este juego es lo que induce al abuso y lo sostiene en el tiempo. De él forma parte todo su grupo familiar y/o de crianza, por acción u omisión, en una característica que se llamará en este trabajo -ceguera y/o parálisis vincular- , y que presenta tanto la víctima directa como sus hermanos, madre u otros familiares. La víctima presenta, simultáneamente, la imposibilidad de defenderse y de pedir ayuda, y es inducida por el abusador y por el contexto en el que se da el abuso, al mantenimiento de un pacto de silencio. En el presente trabajo se intentará revertir el consenso establecido de que todo sujeto es igualmente pasible de resultar victimizado. La reversión surge, por un lado, de obviedades y experiencias (no hay dos sujetos iguales ni contextos idénticos); y, por otro, de lecturas que han orientado la reflexión hacia una dimensión crítica cuestionadora de lo instituido

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Este estudio se centra en los llamados casos de abusos sexuales intrafamiliares (ASI), donde niños y adolescentes, o aun personas que ya han superado tales etapas vitales, se encuentran condicionadas en su integridad sexual por miembros de su entorno familiar con trato cotidiano, prolongado en el tiempo y con secuelas graves respecto a su estructuración subjetiva y a su vinculación social. En esta producción se intenta conceptualizar dentro de la problemática e abuso sexual, un fenómeno, que si bien no es nuevo, permanece oscurecido por otros que lo anteceden o del que derivan pero sin reconocerlo. Para ello se parte de la experiencia acumulada y del análisis de los textos más importantes sobre el tema. Además de la vinculación con otros profesionales que lo investigan. Esto promovió el deseo de profundizar en un campo, que si bien actualmente es rico en producciones teóricas, se visualiza como abierto, por su complejidad y demanda en aumento, a nuevas propuestas. Por otro lado el abuso sexual, en la actualidad, está reconocido como un hecho que convoca y requiere del compromiso de los profesionales de la salud, para realizar aportes que permitan un abordaje especializado y pertinente de la problemática. Este trabajo quiere brindar un primer punto fundamental para comprender, evaluar y tratar el abuso sexual, propone pensar una inscripción psíquica que funciona como potencialidad, es decir la construcción de atributos particulares que condicionan la concreción de la acción por parte del agresor y concomitantemente, la conversión de un sujeto en víctima de un abuso sexual, en especial cuando es intrafamiliar y prolongado. A tales condicionamientos se los llamará, aquí - Abusabilidad-. El enfoque supone la construcción de una característica particular en un sujeto que favorece que sea abusado, esta característica incluye componentes intrapsíquicos y vinculares, en un entramado complejo. El mismo requiere de una visión transdisciplinaria que permita captar el juego en el que se incluye tanto al abusador como al abusado y a todo el grupo primario al que pertenecen. La participación en este juego es lo que induce al abuso y lo sostiene en el tiempo. De él forma parte todo su grupo familiar y/o de crianza, por acción u omisión, en una característica que se llamará en este trabajo -ceguera y/o parálisis vincular- , y que presenta tanto la víctima directa como sus hermanos, madre u otros familiares. La víctima presenta, simultáneamente, la imposibilidad de defenderse y de pedir ayuda, y es inducida por el abusador y por el contexto en el que se da el abuso, al mantenimiento de un pacto de silencio. En el presente trabajo se intentará revertir el consenso establecido de que todo sujeto es igualmente pasible de resultar victimizado. La reversión surge, por un lado, de obviedades y experiencias (no hay dos sujetos iguales ni contextos idénticos); y, por otro, de lecturas que han orientado la reflexión hacia una dimensión crítica cuestionadora de lo instituido