956 resultados para Acer-saccharum


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Sugarcane (Saccharum sp.) is an important grass cultivated in tropical and subtropical regions of the world, such as in Br, Ind, and Ch, and has its biomass being raw material for production of sugar, fuel ethanol, and some other derivatives. Fungal diseases infect sugarcane fields worldwide, damaging crops and thus, causing great economic losses. Fungal specialized structures act during all Pathogen-Host Relationship Cycle (PHRC) (survival, dissemination, infection, colonization, and reproduction of pathogen), maintaining fungal populations in cultivation soil, infecting plants in following crops and vegetative propagation of sugarcane by infected seeds may allow fungal transportation into regions where diseases haven’t occured before. Biotechnological methods and approaches have significantly contributed to understanding of the relationship among parasite and host, as to diseases management (control, detection, and prevention). Some techniques have daily applications in Agriculture, while others are only used in research and to breeding of host resistant varieties. Among notable diseases, smut (Sporisorium scitamineum) and pineapple disease (Ceratocystis paradoxa) are important because they cause damage and losses in sugarcane regions, although there are different periods for each one to occur. This work aims to review the PHRC for each patosystem, the biotechnological methods and approaches and its perspectives in the study and management of these diseases. As environment is an important factor to the effectiveness of PHRC, one chapter is dedicated to Global Climate Change (GCC) and its possible influences over these diseases in a longterm period

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Pós-graduação em Agronomia (Genética e Melhoramento de Plantas) - FCAV

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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The evolution of sugar cane mechanized harvesting made the sector to question the current row spacing used due to its influence on soil compaction. The aim of this study was to evaluate the soil hydro-physical attributes in two row spacings after the farm machinery traffic. The treatments were conducted in a randomized block design with twelve repetitions, being subjected to the variance analyze in double factorial arrangement. The bulk density, the gravimetric water content, and the soil cone index along the position of crop lines (LC) and 0,1m from the row (LP) at the range of depth of 0 to 0.2m and 0.2 to 0.4m were assessed in both row spacings after the fourth harvest season. The results showed that the row spacings of 1.4 and 1.5m did not affect the values of bulk density and gravimetric water content of the soil in all ranges of depth and sample positions studied. However, in the depth range of 0.2 to 0.4 m, the values of soil cone index (IC) in the row spacing of 1.5 m were higher than the values in row spacing of 1.4 m, at both sampling positions. Regardless of row spacing and sample position, the values of soil cone index in the depth range of 0.2 to 0.4m were higher than the depth range of 0 to 0.2m.

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The objective of this study was to simulate the potential stem and sugar yield of sugar cane (Saccharum officinarum L.) in the Northeastern Brazil (Petrolina-PE and Teresina-PI) and analyze 4 varieties in different planting seasons in two environments: irrigated and rainfed cultivars. The model of simulation was DSSAT/CANEGRO (Decision Support System for Agrotechnology Transfer) and the four sugar cane varieties were as follows: RB86 7515, CTC 4, CTC 7 and CTC 20 (all in 1.5 year cycle). Analysis of variance was performed on the results and means were compared using the Tukey test with probability level at 5%. March is the recommended month for planting in Teresina, PI. In Petrolina, PE, rainfed planting is not advisable because of the extended water deficit all year long. In an irrigated environment, no difference was found concerning stem yield as a function of planting season, for all varieties in the study regions. The stem and sugar yields were always higher in irrigated environment as compared with those in rainfed environment in all municipalities and study varieties. The simulation model provided good estimate of stem and sugar yields as compared with experimental data in Teresina, PI.

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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)

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La tesi individua alcune strategie di rigenerazione urbana e di riqualificazione edilizia, al fine di ottenere una serie di linee guida per l’intervento sul patrimonio di edilizia abitativa situata nelle periferie urbane. Tali principi sono stati poi applicati ad un edificio ACER collocato nella prima periferia di Forlì, per sperimentare l’efficacia delle strategie individuate. Dalla ricerca svolta sulle strategie di intervento volte alla riqualificazione sociale delle periferie, in particolare la teoria del “Defencible space” di Jacobs, si evidenzia l’importanza di accentuare nei residenti il sentimento di territorialità, ovvero la consapevolezza di far parte di una comunità specifica insediata in un particolare spazio, alimentata attraverso la frequentazione e l’appropriazione percettivo-funzionale degli spazi pubblici. Si è deciso quindi di allargare il campo di intervento alla rigenerazione dell’interno comparto, attraverso la riorganizzazione degli spazi verdi e la dotazione di attrezzature sportive e ricreative, in modo da offrire spazi specifici per le diverse utenze (anziani, giovani, bambini) e la definizione di un programma funzionale di servizi ricreativi e spazi destinati a piccolo commercio per integrare le dotazioni carenti dell’area. Dall’analisi approfondita dell’edificio sono emerse le criticità maggiori su cui intervenire: - l’intersezione dei percorsi di accesso all’edificio - la struttura portante rigida, non modificabile - la scarsa varietà tipologica degli alloggi - l’elevato fabbisogno energetico. La riqualificazione dell’edificio ha toccato quindi differenti campi: tecnologico, funzionale, energetico e sociale; il progetto è stato strutturato come una serie di fasi successive di intervento, eventualmente realizzabili in tempi diversi, in modo da consentire il raggiungimento di diversi obiettivi di qualità, in funzione della priorità data alle diverse esigenze. Secondo quest’ottica, il primo grado di intervento, la fase 1 - riqualificazione energetica, si limita all’adeguamento dello stato attuale alle prestazioni energetiche richieste dalla normativa vigente, in assenza di adeguamenti tipologici e spaziali. La fase 2 propone la sostituzione degli impianti di riscaldamento a caldaie autonome presenti attualmente con un impianto centralizzato con pompa di calore, un intervento invasivo che rende necessaria la realizzazione di un “involucro polifunzionale” che avvolge completamente l’edificio. Questo intervento nasce da tre necessità fondamentali : - architettonica: poter ampliare verso l’esterno le superfici degli alloggi, così da intervenire sulle unità abitative rendendole più rispondenti alle necessità odierne; - statica: non dover gravare in ciò sull’edificio esistente apportando ulteriori carichi, difficilmente sopportabili dalla struttura esistente, assicurando il rispetto della normativa antisismica in vigore; - impiantistica/tecnologica: alloggiare i condotti del nuovo impianto centralizzato per il riscaldamento, raffrescamento e acs; La fase 3 è invece incentrata sull’ampliamento dell’offerta abitativa, in modo da rispondere anche a necessità legate ad utenze speciali, come utenti disabili o anziani. L’addizione di nuovi volumi si sviluppa in tre direzioni: - un volume parassita, che aderisce all’edificio nel fronte sud/est, indipendente dal punto di vista strutturale, ruotato per sfruttare al meglio l’orientamento ottimale. - un volume satellite, indipendente, connesso all’edificio esistente tramite un elemento di raccordo, e nel quale sono collocati alcuni alloggi speciali. - un’addizione in copertura, che non appoggia direttamente sul solaio di copertura esistente, ma grava sull’elemento di chiusura del’involucro realizzato nella fase 2 Completano il progetto le addizioni volumetriche a piano terra, destinate a servizi quali un centro diurno, un micronido e un bar, i quali costituiscono la traduzione alla scala dell’edificio delle strategie applicate nel progetto di comparto. Questi interventi hanno consentito di trasformare un edificio costruito negli anni ’80 in un complesso residenziale moderno, dotato spazi accessori di grande qualità, tecnologie moderne che ne garantiscono il comfort abitativo, servizi alla persona disponibili in prossimità dell’edificio.

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Nel volume vengono proposte delle strategie di riqualificazione dell’edificio in via W. Goethe con numero civico 2-10 a Corticella zona Navile. L’edificio fa parte del quartiere PEEP realizzato a partire dagli anni ‘70 circa. L’intera area ricopre una superficie pari a 220.000 m2 di cui edificata 38.000 m2. Della superficie edificata ben 30.400 m2 è stata destinata al residenziale. A seguito delle evoluzioni economiche e sociali e alle restrizioni sempre più severe della normativa, il quartiere ha mostrato delle carenze e delle criticità: – Scarse prestazioni energetiche degli edifici con elevati costi di esercizio; – Inadeguata risposta alle azioni sismiche; – Tagli di alloggi non in grado di soddisfare l’odierna domanda; – Mancanza di efficaci spazi pubblici e di relazione; – Inefficace connessione urbana ai maggiori poli attrattivi e di circolazione. Come primo obbiettivo è stato affrontato il problema della mancanza di connessioni ciclopedonali adeguate al territorio di Corticella. Vi sono infatti alcune aree di nodale importanza che sono sprovviste di questi collegamenti rendendo difficoltoso il link tra i punti attrattivi fondamentali di Corticella e il nostro quartiere. Il progetto intende migliorare questo tipo di servizio in linea con il progetto “bike sharing & ride” promosso dalla Regione Emilia Romagna al fine di incentivare e promuovere la mobilità. Seguono poi gli interventi volti a risolvere le problematiche riscontrate nell’edificio. Interventi atti a riportare l’edificio in una condizione tale da renderlo adeguato alle necessità attuali e in grado di svolgere la sua funzione per gli anni a venire. Si tratta di strategie tecniche e parallelamente di strategie energetiche, con l’obbiettivo di definire spazi confortevoli all’interno degli alloggi. A tale fine sono state realizzate anche valutazioni sull’illuminazione naturale degli ambienti interni per valutare l’efficacia o meno del sistema utilizzato.

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BACKGROUND Hypoglycin A, found in seeds of Acer negundo, appears to cause seasonal pasture myopathy (SPM) in North America and is implicated in atypical myopathy (AM) in Europe. Acer negundo is uncommon in Europe. Thus, the potential source of hypoglycin A in Europe is unknown. HYPOTHESIS AND OBJECTIVES We hypothesized that seeds of Acer pseudoplatanus were the source of hypoglycin A in Europe. Our objective was to determine the concentration of hypoglycin A in seeds of A. pseudoplatanus trees located in pastures where previous cases of AM had occurred. ANIMALS None. METHODS University of Berne records were searched to retrospectively identify 6 farms with 10 AM cases and 11 suspected AM deaths between 2007 and 2011. During October 2012, A. pseudoplatanus seeds were collected from 2 to 6 trees per pasture on 6 AM farms (7 pastures) from trees in or close to 2 pastures on 2 control farms where AM had not been previously reported. Hypoglycin A in seeds was analyzed by GC-MS. RESULTS Acer pseudoplatanus trees were identified on all AM pastures. Hypoglycin A was detected in all A. pseudoplatanus seeds in highly variable concentrations ranging from 0.04 to 2.81 μg/mg (mean 0.69) on AM farms and 0.10 to 9.12 μg/mg (mean 1.59) on control farms. CONCLUSION AND CLINICAL IMPORTANCE Preventing horses from grazing pastures containing A. pseudoplatanus seeds during late fall and early spring might be the best means to prevent AM.

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Dr. G. Dieck

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AR

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En la provincia de Mendoza, Argentina, se identificaron y separaron por sexo plantas masculinas y femeninas de Acer negundo L. Ello se logró a través del análisis de la presencia o ausencia de restos fructíferos, en plantas de 1- 3 años de edad hasta adultas. Se estableció una clave artificial de reconocimiento. Esta identificación será importante al momento de manejo y reposición de esta especie en el arbolado urbano.