979 resultados para terminologia arte lessicografia traduzione corpus Michelangelo scultura Vasari
Resumo:
La ricerca condotta per questa tesi è incentrata sulla cosmesi naturale e rappresenta il risultato di un tirocinio avanzato svolto in collaborazione con l'azienda Remedia di Quarto di Sarsina (FC), i cui settori principali sono l'erboristeria e la cosmesi naturale. Lo scopo del progetto consiste nella preparazione di un interprete ad una conferenza sul tema della cosmesi naturale per le lingue italiano e tedesco. L'enfasi viene posta sul metodo da adottare per acquisire sia la terminologia sia le nozioni basilari del dominio in un arco di tempo limitato. Si tratta quindi di una ricerca linguistica incentrata sui termini e sulla fraseologia che ricorrono con maggiore frequenza nel corpus in italiano sul tema trattato. La tesi è suddivisa in quattro capitoli. Il primo capitolo tratta la pelle, la cosmesi tradizionale, gli ingredienti più controversi, i principali marchi di certificazione biologica per la cosmesi, infine descrive l'azienda e i metodi utilizzati per la trasformazione delle piante officinali. Il secondo capitolo introduce la metodologia adottata e i problemi riscontrati nel corso del progetto. Tratta inoltre la linguistica dei corpora connessa agli studi di terminologia, il ruolo svolto dall'esperto, la creazione di corpora specialistici e paragonabili nelle lingue di lavoro, nonchè l'analisi dei termini più ricorrenti e dei loro equivalenti interlinguistici nel loro contesto naturale. Infine introduco il prototipo di tesauro utilizzato per registrare 300 dei termini che ricorrono più frequentemente nel corpus in italiano. Il terzo capitolo presenta una disamina degli aspetti generali della terminologia, delle sue origini e delle principali scuole, in particolare la scuola di Vienna e il contributo di Eugen Wüster. Affronta inoltre le caratteristiche della comunicazione specialistica, ponendo l'accento su tecnicismi collaterali, equivalenza e variazione. Il quarto capitolo tratta nel dettaglio i risultati del progetto corredati da alcune osservazioni a livello cognitivo e terminologico.
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L’obiettivo del presente lavoro è illustrare la creazione di due corpora bilingui italiano-inglese di libretti d’opera di Giuseppe Verdi, annotati e indicizzati, e descrivere le potenzialità di queste risorse. Il progetto è nato dalla volontà di indagare l’effettiva possibilità di gestione e consultazione di testi poetici tramite corpora in studi translation-driven, optando in particolare per il genere libretto d’opera in considerazione della sua complessità, derivante anche dal fatto che il contenuto testuale è fortemente condizionato dalla musica. Il primo corpus, chiamato LiVeGi, si compone di cinque opere di Giuseppe Verdi e relativa traduzione inglese: Ernani, Il Trovatore, La Traviata, Aida e Falstaff; il secondo corpus, nominato FaLiVe, contiene l’originale italiano dell’opera Falstaff e due traduzioni inglesi, realizzate a circa un secolo di distanza l’una dall’altra. All’analisi del genere libretto e delle caratteristiche principali delle cinque opere selezionate (Capitolo 1), segue una panoramica della prassi traduttiva dei lavori verdiani nel Regno Unito e negli Stati Uniti (Capitolo 2) e la presentazione delle nozioni di Digital Humanities e di linguistica computazionale, all’interno delle quali si colloca il presente studio (Capitolo 3). La sezione centrale (Capitolo 4) presenta nel dettaglio tutte le fasi pratiche di creazione dei due corpora, in particolare selezione e reperimento del materiale, OCR, ripulitura, annotazione e uniformazione dei metacaratteri, part-of-speech tagging, indicizzazione e allineamento, terminando con la descrizione delle risorse ottenute. Il lavoro si conclude (Capitolo 5) con l’illustrazione delle potenzialità dei due corpora creati e le possibilità di ricerca offerte, presentando, a titolo d’esempio, due case study: il linguaggio delle protagoniste tragiche nei libretti di Verdi in traduzione (studio realizzato sul corpus LiVeGi) e la traduzione delle ingiurie nel Falstaff (attraverso il corpus FaLiVe).
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El presente trabajo de tesis se encuadra dentro del proyecto Language Toolkit, resultado de la cooperación entre la Cámara de Comercio de Forlì-Cesena y la Scuola di Lingue e Letterature, Traduzione e Interpretazione de Forlì, con el fin de acercar a los recién licenciados al mundo empresarial. En colaboración con la sociedad limitada Seico Compositi srl, se ha realizado la localización parcial de su sitio web, así como la traducción de sus pertinentes fichas técnicas de productos de punta. Dicha empresa opera en el territorio y es líder en el sector de la construcción especializada por lo que se refiere a los refuerzos estructurales y a la producción y distribución de materiales compuestos. El trabajo consta de tres capítulos: el primero está dedicado al fenómeno de la localización y abarca desde sus orígenes hasta el caso específico de la localización de sitios web pasando por su adaptación lingüístico-técnica y prestando una especial atención a los aspectos culturales que la misma conlleva. En un segundo capítulo se analizan las lenguas de especialidad y la terminología como marco teórico del presente trabajo; todo ello permite presentar el dominio objeto de estudio y las fases que han marcado el trabajo de catalogación terminológica, desde la búsqueda y recopilación de textos paralelos hasta la creación de los corpus bilingües (IT/ES) así como de un pequeño banco de datos terminológicos específico. En este capítulo se explican también las dificultades y problemáticas encontradas durante la preparación de las fichas terminológicas y las estrategias adoptadas para solucionarlas. Para finalizar, el último capítulo se centra en la actividad práctica de la traducción y en los diferentes tipos de intervención aplicados a los textos de salida. Tras algunas reflexiones sobre la internacionalización empresarial, este mismo capítulo continúa con el análisis en clave contrastiva del sitio web, de su estructura interna y de los textos originales, para así concluir con el comentario de la traducción acompañado por ejemplos.
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The aim of this dissertation is to provide a translation from English into Italian of a specialised scientific article published in the Cambridge Working Papers in Economics series. In this text, the authors estimate the economic consequences of the earthquake that hit the Abruzzo region in 2009. An extract of this translation will be published as part of conference proceedings. The main reason behind this choice is a personal interest in specialised translation in the economic domain. Moreover, the subject of the article is of particular interest to the Italian readership. The aim of this study is to show how a non-specialised translator can tackle with such a highly specialised translation with the use of appropriate terminology resources and the collaboration of field experts. The translation could be of help to other Italian linguists looking for translated material in this particular domain where English seems to be the dominant language. In order to ensure consistent terminology and adequate style, the document has been translated with the use of different resources, such as dictionaries, glossaries and specialised corpora. I also contacted field experts and the authors of text. The collaboration with the authors proved to be an invaluable resource yet one to be carefully managed. This work is divided into 5 chapters. The first deals with domain-specific sublanguages. The second gives an overview of corpus linguistics and describes the corpora designed for the translation. The third provides an analysis of the article, focusing on syntactical, lexical and structural features while the fourth presents the translation, side-by-side with the source text. The fifth comments on the main difficulties encountered in the translation and the strategies used, as well as the relationship with the authors and their review of the published text. Appendix I contains the econometric glossary English – Italian.
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Questo lavoro nasce dalla mia curiosità di comprendere le vicende che hanno sconvolto Hong Kong da settembre 2014 fino ad oggi con l’obiettivo di cogliere le cause principali che hanno innescato le proteste degli abitanti dell’isola. Il mio elaborato è composto da due capitoli: il primo, riguardante la storia di Hong Kong, ne ripercorre tutte le fasi principali: dalla scoperta dell’isola da parte delle navi inglesi fino alla cosiddetta “Rivoluzione degli Ombrelli”, passando per il 1997, anno in cui Hong Kong ritorna alla Cina; il secondo capitolo è dedicato all’analisi terminologica condotta su un corpus di 177,671 token e 15,832 types creato il 5 Maggio 2015 utilizzando i software BootCat e Antconc. L’analisi terminologica ha come scopo quello di analizzare espressioni e termini riguardanti le proteste di Hong Kong, scoppiate il 28 Settembre 2014, per osservare in che modo il linguaggio politico e i simboli della protesta abbiano condizionato la percezione di questi avvenimenti da parte dell’opinione pubblica cinese ed internazionale. Infine, ho organizzato i termini più significativi in schede terminologiche che ho inserito nell’appendice. Gli obiettivi del mio elaborato sono quelli di presentare le recenti rivolte di Hong Kong che, a mio avviso, non hanno avuto una grande risonanza nel nostro paese, cercando di approfondirne gli aspetti più salienti. Inoltre ho scelto di trattare questo argomento perché analizzare le relazioni tra la Cina e una delle proprie “aree periferiche” permette di osservare la politica, la società e la cultura cinese da un punto di vista affascinante e inusuale.
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In questo elaborato vengono presentate la traduzione di un estratto di un romanzo di Terry Pratchett, The fifth elephant, e l’analisi di questa traduzione, realizzata con l’aiuto di un corpus costruito ad hoc per questa ricerca. Nel corpus sono state inserite le traduzioni italiane di otto romanzi differenti, scritti dallo stesso autore, Terry Pratchett, e tradotti da tre traduttrici professioniste. Questo corpus è stato ideato appositamente per coadiuvare il processo di traduzione dell’estratto e per esemplificare un metodo di analisi del lavoro di traduttori professionisti. Questo tipo di analisi, nota come translational stylistics, ha lo scopo di identificare le differenze esistenti a livello stilistico tra i traduttori, cercando nello specifico quegli elementi che permettano di identificare e distinguere tra loro i lavori di un determinato traduttore da quelli di un altro, a prescindere dal testo di partenza. Questo elaborato si apre con la descrizione tecnica di un corpus, spiegandone gli utilizzi nel campo della ricerca e i metodi di costruzione. In seguito viene fornita una panoramica dell’autore e delle sue opere, e vengono fornite informazioni sulle traduzioni in italiano di questi romanzi e sulle traduttrici che le hanno elaborate. Viene quindi presentata la traduzione dell’estratto, seguita da un’analisi dei problemi traduttivi affrontati durante il processo di traduzione e di come il corpus abbia aiutato a risolvere e superare queste difficoltà. Infine viene presentato uno studio di caso sulla translational stylistics che mostra le differenze a livello di stile esistenti tra i lavori di traduttori diversi.
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Questa tesi si concentra sulle traduzioni italiane del classico in lingua inglese The Secret Garden (1911) di Frances Hodgson Burnett, con particolare attenzione all'uso della lingua e all'evoluzione della prassi traduttiva. Nella prima parte di questa tesi ho approfondito temi di natura teorica, quali la sfuggente e complessa definizione di letteratura per l'infanzia, la sua duplice appartenenza al sistema letterario e a quello pedagogico, e le peculiarità della sua traduzione. Inoltre ho presentato un excursus sulla storia di questo genere letterario, con particolare attenzione alla scena italiana e all'opera di propagazione della lingua portata avanti dai libri per ragazzi. Tali basi teoriche sono state necessarie allo scopo di inquadrare il romanzo in una cornice definita e utile in riferimento all'analisi e alla comparazione delle sue traduzioni. Il corpus delle traduzioni scelte consiste nei lavori di: Maria Ettlinger Fano (1921), Angela Restelli Fondelli (1956), F. Ghidoni (1973), Giorgio van Straten (1992) e Beatrice Masini (2013). Di ciascuna opera ho dato una descrizione generale, per poi concentrarmi sugli snodi traduttivi principali: da un lato i problemi di mediazione culturale come l'onomastica, i cibi, le lingue non standard nel testo originale, la religione e così via; dall'altro le soluzioni linguistiche adottate. Al fine di presentare e comparare questi parametri, ho portato a supporto i passaggi delle diverse traduzioni significativi in tal senso. Ho concluso con alcune considerazioni finali sull'evoluzione delle traduzioni italiane di The Secret Garden, viste attraverso l'ottica del rapporto fra adulti (traduttore, editore, educatori, genitori...) e lettore bambino.
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This thesis is aimed at providing a translation from Italian into English of some chapters taken from Osteopatia come Medicina di Terreno (Osteopathy as Ground Medicine), written by Dr. Mauro Fornari D.O.M.R.O.I., Dr. Alberto Garoli MD Ac, MD Ay, MD Tcm, Dr. Lara Gozzi D.O.M.R.O.I., Professor Stefano Guizzardi MD Ph.D., Dr. Andrea Martini D.O.M.R.O.I., and Dr. Stefano Matassoni D.O.M.R.O.I., published in 2014 by Piccin Nuova Libraria publishing house. The main reason behind this choice is a personal interest in technical-scientific translation, especially in medical translation. Furthermore, this translation has been personally requested by one of the authors of the book, Dr. Mauro Fornari, in order to export the new and functional osteopathic method to assess the patient, that is discussed in this book. The dissertation consists of four chapters. Chapter one illustrates an analysis of specialized languages from a stylistic, textual, lexical and morphosyntactic point of view. Chapter two contains an analysis of the main features of medical language, both in Italian and English. Chapter three is focused on corpus linguistics and the use of corpora in specialized translation, it includes a brief introduction to the Osteopathic practice, and contains the translation of chapters 4-5-6-7 of Osteopatia come Medicina di Terreno. And finally, chapter four contains an analysis of the problems found during the translation process, and a proposal for their resolution.
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El punto de partida de la presente investigación sobre el significado y la función que la mimesis tiene en el pensamiento de Aristóteles está dado por la adopción de una perspectiva de estudio 'amplia', i.e. no restringida a la esfera de las artes miméticas y que atienda al vasto y diverso registro de usos del vocabulario mimético atestiguado en el Corpus Aristotelicum. La exégesis contemporánea -paradigmáticamente representada por Halliwell (2002)- acuerda en recortar la superficie textual de investigación al dominio de la Poética (especialmente, al de sus tres primeros capítulos) y en menor medida, al libro VIII de la Política. Aún cuando es innegable el valor que la Poética tiene en la reconstrucción de la significación aristotélica de mimesis, la consideración de otras obras y otros pasajes en los que el filósofo recurre al empleo de este vocabulario, v.gr. H.A., Mete., Phys., Met., permite comprender el lugar destacado que Aristóteles le otorga a la habilidad y a las artes miméticas en el marco general de su pensamiento. La reevaluación general del significado de esta familia de palabras en el Corpus se organiza en dos partes principales. La primera está dedicada al análisis de la habilidad y de las artes miméticas como formas de aprendizaje a partir de los empleos atestiguados en Poética y en Política VII-VIII. A pesar de no ofrecer en la Poética ni en ninguna otra parte del Corpus una definición del término, el análisis realizado en el primer capítulo de la tesis sobre los principales usos del vocabulario mimético en dicha obra, i.e. capítulos 1-3, 4, 9, 24 y 25, revela que la habilidad y las artes miméticas, en cuanto que derivan de ella, constituyen para Aristóteles formas más o menos complejas de aprendizaje por medio de la identificación de semejanzas. En el segundo capítulo se examina el valor pedagógico que en los dos últimos libros de la Política Aristóteles le reconoce a la mimesis, y la singularidad que le atribuye a la mimesis musical entre las artes miméticas. El carácter antropológico de la mimesis como habilidad primaria de adquisición de conocimientos, ligada al deseo humano de conocer, permite explicar la función ético-política que le otorga a la música y de manera plausible, a las restantes artes miméticas en el programa educativo utópico del Estado ideal. La segunda parte está consagrada a investigar el empleo del vocabulario mimético en el resto del Corpus, i.e. aquellos usos no referidos a las artes miméticas y que permiten esclarecer la significación general de este concepto, y comprender mejor su empleo en relación a ese grupo de artes. En el tercer capítulo se consideran diversos pasajes que revelan el valor didáctico y heurístico que dicho vocabulario tiene en el ámbito de la investigación natural. El cuarto capítulo responde a la exigencia metodológica según la cual, es preciso comprender la mimesis aristotélica a la luz de su historia efectual. El principio conforme al cual las artes imitan a la naturaleza ha sido el eje de la recepción de la mimesis aristotélica hasta el siglo XIX. Completamente ajeno al interés primariamente estético de la exégesis actual, el principio es visto como una amenaza que atenta contra la singularidad del arte. A pesar de esta actitud generalizada por parte de los estudios histórico-sistemáticos contemporáneos se rescata el valor de este principio pues, si bien es cierto que fue formulado por Aristóteles en relación a todas las artes (miméticas y no-miméticas), su aplicación al primer grupo permite elucidar cuál es la función de ellas respecto al fin que la naturaleza ha establecido para el hombre. Finalmente, el apéndice está dedicado a la consideración de la innegable actualidad que la mimesis aristotélica tiene en la reflexión filosófica sistemática sobre el arte.
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A raíz de la incorporación del corpus iconográfico en nuestra edición crítica de los cinco impresos castellanos del siglo XVI del Libro de las maravillas del mundo, de Juan de Mandevilla (2011), advertimos la conveniencia de reproducir y estudiar las imágenes que acompañaban los textos durante la Edad Media y las primeras décadas de la imprenta. Dar cuenta de las variantes xilográficas en el aparato crítico, impulsar la filiación de las miniaturas y grabados, vincular la labor de impresores a través del uso de determinadas imágenes y recoger los simbolismos que guarda el lenguaje icónico se vuelve un objetivo cada vez más necesario. A través de ejemplos tomados de diversas ediciones de textos ilustrados con imágenes pretendemos reflexionar sobre esta cuestión, aún muy poco debatida
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El punto de partida de la presente investigación sobre el significado y la función que la mimesis tiene en el pensamiento de Aristóteles está dado por la adopción de una perspectiva de estudio 'amplia', i.e. no restringida a la esfera de las artes miméticas y que atienda al vasto y diverso registro de usos del vocabulario mimético atestiguado en el Corpus Aristotelicum. La exégesis contemporánea -paradigmáticamente representada por Halliwell (2002)- acuerda en recortar la superficie textual de investigación al dominio de la Poética (especialmente, al de sus tres primeros capítulos) y en menor medida, al libro VIII de la Política. Aún cuando es innegable el valor que la Poética tiene en la reconstrucción de la significación aristotélica de mimesis, la consideración de otras obras y otros pasajes en los que el filósofo recurre al empleo de este vocabulario, v.gr. H.A., Mete., Phys., Met., permite comprender el lugar destacado que Aristóteles le otorga a la habilidad y a las artes miméticas en el marco general de su pensamiento. La reevaluación general del significado de esta familia de palabras en el Corpus se organiza en dos partes principales. La primera está dedicada al análisis de la habilidad y de las artes miméticas como formas de aprendizaje a partir de los empleos atestiguados en Poética y en Política VII-VIII. A pesar de no ofrecer en la Poética ni en ninguna otra parte del Corpus una definición del término, el análisis realizado en el primer capítulo de la tesis sobre los principales usos del vocabulario mimético en dicha obra, i.e. capítulos 1-3, 4, 9, 24 y 25, revela que la habilidad y las artes miméticas, en cuanto que derivan de ella, constituyen para Aristóteles formas más o menos complejas de aprendizaje por medio de la identificación de semejanzas. En el segundo capítulo se examina el valor pedagógico que en los dos últimos libros de la Política Aristóteles le reconoce a la mimesis, y la singularidad que le atribuye a la mimesis musical entre las artes miméticas. El carácter antropológico de la mimesis como habilidad primaria de adquisición de conocimientos, ligada al deseo humano de conocer, permite explicar la función ético-política que le otorga a la música y de manera plausible, a las restantes artes miméticas en el programa educativo utópico del Estado ideal. La segunda parte está consagrada a investigar el empleo del vocabulario mimético en el resto del Corpus, i.e. aquellos usos no referidos a las artes miméticas y que permiten esclarecer la significación general de este concepto, y comprender mejor su empleo en relación a ese grupo de artes. En el tercer capítulo se consideran diversos pasajes que revelan el valor didáctico y heurístico que dicho vocabulario tiene en el ámbito de la investigación natural. El cuarto capítulo responde a la exigencia metodológica según la cual, es preciso comprender la mimesis aristotélica a la luz de su historia efectual. El principio conforme al cual las artes imitan a la naturaleza ha sido el eje de la recepción de la mimesis aristotélica hasta el siglo XIX. Completamente ajeno al interés primariamente estético de la exégesis actual, el principio es visto como una amenaza que atenta contra la singularidad del arte. A pesar de esta actitud generalizada por parte de los estudios histórico-sistemáticos contemporáneos se rescata el valor de este principio pues, si bien es cierto que fue formulado por Aristóteles en relación a todas las artes (miméticas y no-miméticas), su aplicación al primer grupo permite elucidar cuál es la función de ellas respecto al fin que la naturaleza ha establecido para el hombre. Finalmente, el apéndice está dedicado a la consideración de la innegable actualidad que la mimesis aristotélica tiene en la reflexión filosófica sistemática sobre el arte.
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A raíz de la incorporación del corpus iconográfico en nuestra edición crítica de los cinco impresos castellanos del siglo XVI del Libro de las maravillas del mundo, de Juan de Mandevilla (2011), advertimos la conveniencia de reproducir y estudiar las imágenes que acompañaban los textos durante la Edad Media y las primeras décadas de la imprenta. Dar cuenta de las variantes xilográficas en el aparato crítico, impulsar la filiación de las miniaturas y grabados, vincular la labor de impresores a través del uso de determinadas imágenes y recoger los simbolismos que guarda el lenguaje icónico se vuelve un objetivo cada vez más necesario. A través de ejemplos tomados de diversas ediciones de textos ilustrados con imágenes pretendemos reflexionar sobre esta cuestión, aún muy poco debatida
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El punto de partida de la presente investigación sobre el significado y la función que la mimesis tiene en el pensamiento de Aristóteles está dado por la adopción de una perspectiva de estudio 'amplia', i.e. no restringida a la esfera de las artes miméticas y que atienda al vasto y diverso registro de usos del vocabulario mimético atestiguado en el Corpus Aristotelicum. La exégesis contemporánea -paradigmáticamente representada por Halliwell (2002)- acuerda en recortar la superficie textual de investigación al dominio de la Poética (especialmente, al de sus tres primeros capítulos) y en menor medida, al libro VIII de la Política. Aún cuando es innegable el valor que la Poética tiene en la reconstrucción de la significación aristotélica de mimesis, la consideración de otras obras y otros pasajes en los que el filósofo recurre al empleo de este vocabulario, v.gr. H.A., Mete., Phys., Met., permite comprender el lugar destacado que Aristóteles le otorga a la habilidad y a las artes miméticas en el marco general de su pensamiento. La reevaluación general del significado de esta familia de palabras en el Corpus se organiza en dos partes principales. La primera está dedicada al análisis de la habilidad y de las artes miméticas como formas de aprendizaje a partir de los empleos atestiguados en Poética y en Política VII-VIII. A pesar de no ofrecer en la Poética ni en ninguna otra parte del Corpus una definición del término, el análisis realizado en el primer capítulo de la tesis sobre los principales usos del vocabulario mimético en dicha obra, i.e. capítulos 1-3, 4, 9, 24 y 25, revela que la habilidad y las artes miméticas, en cuanto que derivan de ella, constituyen para Aristóteles formas más o menos complejas de aprendizaje por medio de la identificación de semejanzas. En el segundo capítulo se examina el valor pedagógico que en los dos últimos libros de la Política Aristóteles le reconoce a la mimesis, y la singularidad que le atribuye a la mimesis musical entre las artes miméticas. El carácter antropológico de la mimesis como habilidad primaria de adquisición de conocimientos, ligada al deseo humano de conocer, permite explicar la función ético-política que le otorga a la música y de manera plausible, a las restantes artes miméticas en el programa educativo utópico del Estado ideal. La segunda parte está consagrada a investigar el empleo del vocabulario mimético en el resto del Corpus, i.e. aquellos usos no referidos a las artes miméticas y que permiten esclarecer la significación general de este concepto, y comprender mejor su empleo en relación a ese grupo de artes. En el tercer capítulo se consideran diversos pasajes que revelan el valor didáctico y heurístico que dicho vocabulario tiene en el ámbito de la investigación natural. El cuarto capítulo responde a la exigencia metodológica según la cual, es preciso comprender la mimesis aristotélica a la luz de su historia efectual. El principio conforme al cual las artes imitan a la naturaleza ha sido el eje de la recepción de la mimesis aristotélica hasta el siglo XIX. Completamente ajeno al interés primariamente estético de la exégesis actual, el principio es visto como una amenaza que atenta contra la singularidad del arte. A pesar de esta actitud generalizada por parte de los estudios histórico-sistemáticos contemporáneos se rescata el valor de este principio pues, si bien es cierto que fue formulado por Aristóteles en relación a todas las artes (miméticas y no-miméticas), su aplicación al primer grupo permite elucidar cuál es la función de ellas respecto al fin que la naturaleza ha establecido para el hombre. Finalmente, el apéndice está dedicado a la consideración de la innegable actualidad que la mimesis aristotélica tiene en la reflexión filosófica sistemática sobre el arte.
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A raíz de la incorporación del corpus iconográfico en nuestra edición crítica de los cinco impresos castellanos del siglo XVI del Libro de las maravillas del mundo, de Juan de Mandevilla (2011), advertimos la conveniencia de reproducir y estudiar las imágenes que acompañaban los textos durante la Edad Media y las primeras décadas de la imprenta. Dar cuenta de las variantes xilográficas en el aparato crítico, impulsar la filiación de las miniaturas y grabados, vincular la labor de impresores a través del uso de determinadas imágenes y recoger los simbolismos que guarda el lenguaje icónico se vuelve un objetivo cada vez más necesario. A través de ejemplos tomados de diversas ediciones de textos ilustrados con imágenes pretendemos reflexionar sobre esta cuestión, aún muy poco debatida
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Nº 422 del catálogo Fons de Teatre Valencià de la Biblioteca Bas Carbonell