838 resultados para Triple P-Positive Parenting Program


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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Pós-graduação em Biologia Geral e Aplicada - IBB

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Coffee intake has been inversely related to the incidence of liver diseases, although there are controversies on whether these beneficial effects on human health are because of caffeine or other specific components in this popular beverage. Thus, this study evaluated the protective effects of coffee or caffeine intake on liver injury induced by repeated thioacetamide (TAA) administration in male Wistar rats. Rats were randomized into five groups: one untreated group (G1) and four groups (G2G5) treated with the hepatotoxicant TAA (200 similar to mg/kg b.w., i.p.) twice a week for 8 similar to weeks. Concomitantly, rats received tap water (G1 and G2), conventional coffee (G3), decaffeinated coffee (G4) or 0.1% caffeine (G5). After 8 similar to weeks of treatment, rats were killed and blood and liver samples were collected. Conventional and decaffeinated coffee and caffeine intake significantly reduced serum levels of alanine aminotransferase (ALT) (p similar to<similar to 0.001) and oxidized glutathione (p similar to<similar to 0.05), fibrosis/inflammation scores (p similar to<similar to 0.001), collagen volume fraction (p similar to<similar to 0.01) and transforming growth factor beta-1 (TGF-beta 1) protein expression (p similar to=similar to 0.001) in the liver from TAA-treated groups. In addition, conventional coffee and caffeine intake significantly reduced proliferating cellular nuclear antigen (PCNA) S-phase indexes (p similar to<similar to 0.001), but only conventional coffee reduced cleaved caspase-3 indexes (p similar to<similar to 0.001), active metalloproteinase 2 (p similar to=similar to 0.004) and the number of glutathione S-transferase placental form (GST-P)-positive preneoplastic lesions (p similar to<similar to 0.05) in the liver from TAA-treated groups. In conclusion, conventional coffee and 0.1% caffeine intake presented better beneficial effects than decaffeinated coffee against liver injury induced by TAA in male Wistar rats.

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There is a growing consensus among professionals working with parents and children, and advocates for child rights, that a ban on the use of corporal punishment (CP) in raising children is justified in accordance with the United Nations Convention on the Rights of the Child (CRC, 1989). However, this is an issue which seems to polarize people and opponents of banning CP have attacked the scientific literature and made dire predictions of adverse consequences if parents are not allowed to use CP. The problem is that so much attention has been focused on the “to spank or not to spank” issue, the developmental benefits for children and parents stemming from positive parenting have been largely ignored. There is increasing evidence that public health approaches to increasing parenting support reduces coercive parenting practices. Breshears' study represents an effort to gain a clearer understanding of the reasons many parents continue to support CP and draws on innovative qualitative methods to argue that parents’ views about CP are important and must be taken into account in planning intervention programs.

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The Cenozoic volcanic activity on Iceland has been recorded in North Atlantic sediments drilled during several Ocean Drilling Program (ODP)/Deep Sea Drilling Project legs (Legs 104, 151, 152, 162, and 163). Leg 162 (North Atlantic-Arctic Gateways II) recovered ash layers at Sites 982, 985, and 907 (Jansen, Raymo, Blum, et al., 1996, doi:10.2973/odp.proc.ir.162.1996). The revisited Site 907 was first drilled during Leg 151, and the ash from this site has been described in detail by Lacasse et al. (1996, doi:10.2973/odp.proc.sr.151.122.1996) and Werner et al. (1996, doi:10.2973/odp.proc.sr.151.123.1996). Site 982 is located within the Hatton-Rockall Basin on the Rockall Plateau, which is situated west of the British Isles. Site 985 is located northeast of Iceland at the foot of the eastern slope of the Iceland Plateau, adjacent to the Norwegian Basin. Here we report chemical analyses of Neogene tephra layers from Holes 982A, 983B, 982C, 985A, and 985B. The sedimentary sequence at Site 982 spans the lower Miocene-Holocene; Site 985 recovered sediments spanning the upper Oligocene-Holocene. Twenty-two distinct ash layers and ash-bearing sediments were sampled in Holes 982A-982C (Cores 162-982A-16H through 24H, 162-982B-14H through 56X, and 162-982C-15H through 27H), and 59 ash layers were sampled in Holes 985A and 985B (Cores 162-985A-11H through 59X, and 162-985B-11H through 14H). Almost 50% of the sampled ash is strongly altered (predominantly from Site 985). A cluster of altered thin layers in the lower Pliocene of Site 985 (top of Unit III) is remarkable.

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Elemento centrale della presente tesi dottorale è il costrutto di perspective taking, definibile come l’abilità, emergente nei bambini intorno a 4-5 anni, di assumere la prospettiva altrui secondo tre differenti dimensioni: emotiva, cognitiva e percettiva (Bonino, Lo Coco, Tani, 1998; Moll e Meltzoff, 2011). Dalla letteratura emerge come il perspective taking, in quanto abilità di comprensione sociale, rivesta un ruolo adattivo e sia fondamentale per lo sviluppo, non solo intellettivo, ma anche per la formazione di adeguate capacità relazionali e sociali (Jenkins e Astington, 2000; Weil et al., 2011). Sulla base di tali considerazioni, alcuni ricercatori si sono interrogati sulla possibilità di insegnare questa abilità, elaborando specifiche e differenti procedure di intervento finalizzate ad incrementare l’abilità di perspective taking sia in bambini a sviluppo normativo (Cigala e Mori, 2015), sia in gruppi di bambini a sviluppo atipico (Fisher e Happé, 2005; Heagle e Rehfeldt, 2006; Paynter e Peterson, 2012). A partire da una prospettiva teorica socio-costruzionista, secondo cui l’acquisizione del perspective taking si configura come un’impresa di co-costruzione continua, all’interno di interazioni quotidiane con figure significative per il bambino, si è deciso di analizzare il perspective taking non solo in relazione a variabili individuali (genere, età del bambino, regolazione emotiva, abilità sociali) ma anche e soprattutto a variabili contestuali quali le caratteristiche del contesto familiare (caratteristiche disposizionali e stili genitoriali di socializzazione emotiva, presenza di fratelli). Sono stati in particolare indagati un contesto familiare normativo ed uno caratterizzato da maltrattamento psicologico, contrassegnato dalla reiterazione di comportamenti inadeguati (critiche svalutanti, denigrazione, umiliazione, minacce verbali, indifferenza) nei confronti del minore, che convogliano sul bambino l’idea di non essere amato e di avere poco valore. Con i termini “a sviluppo tipico” si intendono i bambini per i quali non sussista una diagnosi clinica e con quelli di “famiglie normative” ci si riferisce a nuclei per i quali non ci siano state segnalazioni da parte dei Servizi Educativi e Sociali di riferimento, indipendentemente dalle caratteristiche della composizione del nucleo familiare (nucleare, estesa, multipla, ricostituita o ricomposta). Tale studio rientra in un ampio progetto di ricerca e formazione che ha coinvolto più di 250 prescolari frequentanti 8 scuole dell’infanzia e 15 comunità terapeutiche e di accoglienza mamma-bambino, situate in differenti province del Nord Italia. Il gruppo dei partecipanti alla ricerca si è composto di 256 bambini in età prescolare, compresa quindi tra 3 e 5 anni (M=54,39; DS=5,705): 128 maschi (M=54,08; DS=5,551) e 128 femmine (M=54,70; DS=5,860). In particolare, 213 bambini appartenevano a famiglie normative e 43 a nuclei familiari caratterizzati dalla presenza di maltrattamento psicologico. Oltre ai bambini, la ricerca ha previsto il coinvolgimento di 155 coppie di genitori, 43 madri ospitate in comunità, 18 insegnanti e 30 operatori. Obiettivo centrale è stato l’indagine della possibilità di poter promuovere il perspective taking in bambini di età prescolare a sviluppo tipico appartenenti a due differenti tipologie di contesto familiare (normativo e psicologicamente maltrattante), attraverso l’applicazione di uno specifico percorso di training di natura “ecologica” all’interno della scuola dell’infanzia e della comunità, assimilabile a quelli di tipo evidence based. In particolare è stata prevista una procedura quasi sperimentale di tipo pre-test, training, post-test e follow-up. Dopo una preliminare valutazione dello sviluppo del perspective taking nelle sue tre componenti, in bambini appartenenti ad entrambi i contesti, si è voluto verificare l’esistenza di eventuali relazioni tra questa abilità ed alcune capacità socio-emotive dei bambini, con particolare riferimento alla disposizione prosociale, rilevate nel contesto scolastico attraverso differenti metodologie (osservazioni dirette non partecipanti, questionari self report compilati dalle insegnanti). Inoltre, data l’importanza del contesto familiare per lo sviluppo di tale abilità, la ricerca ha avuto lo scopo di verificare l’esistenza di eventuali relazioni tra le abilità di perspective taking mostrate dai bambini e gli stili di socializzazione emotiva delle figure familiari, caratteristiche di entrambi i contesti (maltrattante e non maltrattante). È stato inoltre previsto uno studio di confronto tra i due campioni rispetto alle dimensioni indagate. I risultati ottenuti sono stati particolarmente interessanti. Innanzitutto, le esperienze di training hanno determinato, in entrambi i contesti, miglioramenti nell’abilità dei prescolari di mettersi nei panni altrui. Tale training ha inoltre dimostrato effetti positivi sulla competenza sociale dei bambini, che, a seguito del percorso, hanno manifestato un incremento dei comportamenti prosociali ed una diminuzione di quelli aggressivi. Per lo studio in contesto normativo, è stato inoltre dimostrato un mantenimento delle abilità acquisite a seguito del training attraverso un follow-up a distanza di 4 mesi dal termine dell’intervento. Il positivo esito di tale percorso sembra quindi rappresentare un’importante risorsa per i prescolari, soprattutto in caso di situazioni in cui l’abilità di perspective taking risulti deficitaria. Il confronto dei due gruppi a seguito del training ha evidenziato come non siano emerse differenze significative, rispetto al perspective taking, ad eccezione della dimensione emotiva, in cui le prestazioni dei prescolari maltrattati sono risultate inferiori, come già evidenziato prima del training. Tali risultati non giungono però inaspettati, poiché, sebbene il percorso abbia agito significativamente sull’abilità di comprensione delle emozioni altrui di questi bambini, non si configura come sufficiente a ristrutturare così profondamente le problematiche presentate. Interessanti sono stati altresì i risultati ottenuti dall’analisi degli stili di socializzazione emotiva, dei genitori (madri e padri) dei prescolari non maltrattati e delle mamme dei bambini residenti in comunità. In particolare è emerso come, stili accettanti e di tipo coaching nei confronti delle emozioni negative dei bambini, siano positivamente correlati con il perspective taking dei figli, e come all’opposto, stili rifiutanti rispetto alle espressioni emotive negative dei propri bambini, mostrino correlazioni negative con le abilità di perspective taking dei figli. Oltre ad interessi di ordine teorico e metodologico, è possibile quindi affermare come, il presente lavoro di tesi, sia stato guidato da fini applicativi, affinché la ricerca scientifica possa tradursi in pratiche educative quotidiane da applicare ai contesti di vita significativi per i bambini.

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Enquadramento: A parentalidade é um tema de saúde com muita relevância na sociedade atual, intervindo o seu exercício na promoção da saúde e bem-estar da criança. A parentalidade envolve acontecimentos stressantes, nomeadamente em situações de problemas de saúde e necessidades básicas e de resposta ao comportamento da criança, como é o caso do choro/birra e no momento de alimentação, procurando a maioria dos cuidadores responder ao problema de forma independente enquanto outros solicitam apoio dos profissionais de saúde. Objetivo: Identificar recomendações concretas, baseadas na evidência científica, de boas práticas e recomendações a transmitir aos pais para lidarem com o choro /birras e no momento da alimentação da criança. Métodos: Realizou-se uma revisão sistemática da literatura de estudos realizados nos idiomas português, inglês e espanhol, publicados entre 2009 e 2014, em bases de dados internacionais CINAHL® Plus with Full-Text, Nursing & Allied Health Collection, Cochrane Central Register of Controlled Trials; Cochrane Database of Systematic Reviews (CDSR) e Database of Abstracts of Reviews of Effects (DARE), MedicLatina , MEDLINE, com recurso a diversos descritores e operadores booleanos e recorrendo a dois revisores que avaliaram a qualidade dos estudos metodológicos. Resultados: Após avaliação crítica, foram excluídos 50 estudos e incluídos 7, sendo um de grau de evidência A, dois de evidência B e 4 de evidência D. Os outcomes evidenciaram que para gestão da parentalidade o aconselhamento deve feito pelo profissional de referência, que se necessário deverá acompanhar os pais através de contacto telefónico e visita domiciliária sobretudo se mães inexperientes. Os profissionais devem ampliar os seus conhecimentos sobre as dúvidas e preocupações que os pais têm sobre a educação dos seus filhos consultando os espaços de discussão online. A etnia e nacionalidade das mães tem forte impacto sobre os métodos usados para acalmar o bebé, pelo que os cuidados devem ser culturalmente congruentes. Na abordagem do choro/ birras torna-se necessário conhecer o normal desenvolvimento da criança e em que contextos surgem para minimizá-las, sendo importante que os pais dêem à criança atenção positiva, instituindo rotinas. Para melhorar o momento da alimentação os pais devem reconhecer que até aos dois anos decorre a janela de oportunidade de aprendizagem de rotinas e de novos sabores, salientando-se a importância do ambiente de atenção e reciprocidade durante as refeições. Conclusão: Os enfermeiros devem procurar orientar a sua prática com base nas evidências científicas e tendo como base o estudo efectuado, salienta-se a promoção da parentalidade positiva como central para a abordagem dos comportamentos de choro/birra e no momento da alimentação da criança. Palavras – chaves: educação parental, enfermeiro, aleitamento materno, alimentação, birra, choro, relação pais-filhos.

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"PIP 93-1102"--P. [4] of cover.

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"June 1990."

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Sponsered by Office of Nuclear Material Safety and Safeguards, U.S. Nuclear Regulatory Commission, Washington, D.C. and Oak Ridge National Laboratory, Oak Ridge, TN.

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A collection of miscellaneous pamphlets on politics.