960 resultados para Practical Knowledge


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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Os conhecimentos tradicionais se ligam a processos de aprendizagem baseados na interação dos grupos humanos com o meio ambiente, envolvendo experimentação, especulação e experiência de seus membros que sistematizam um conjunto de concepções e práticas de socialização intergeracional. O estudo desenvolvido entre os Suruí Aikewára, no estado do Pará, aborda a constituição desses conhecimentos e práticas relativas ao canto ligando-o aos mitos e aos processos de construção dos instrumentos musicais, como via de entrada para o entendimento do universo cultural indígena, acionados na dança do Sapurahái e no rito Karuára.

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This article discusses the import o clock work and child sexuality for the overall development of children. To them as individuals socially and historically constitutional. Of that uses this instrument to express vivences and sensation. Es often unnoticed by adults look. We seek to ensnare a set of reflex. It’s fundamental about the multiples management possibilities you Rich and practical knowledge of the obvious sexuality analyzing brands present in the cartoons that are part of everyday life and education. The child to speak about the body of knowledge that the child to have, and what their relations with the same body, weaving some notes on sexuality and space the discovery, demonstrating the sensitivity surrounding the object of our study. During the course of this research, we remain based on studies of the reference you? Rich presented by: Freud (1997), Camargo and Ribeiro (1999), La Taille (2002) and Souza (1997). Where the main purpose for analyze the educational development of children having as a basis for an Dialysis cartoon that can serve as subside s difficulties in practice teacher, immersing ourselves in the gap left by the way deficit of educators regarding spec. I now proposed to issue, contributing, at least in part, to the improvement of Education and the professionals who work in it.

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Pós-graduação em Cirurgia Veterinária - FCAV

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Pós-graduação em Serviço Social - FCHS

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Pós-graduação em Saúde Coletiva - FMB

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Pós-graduação em Saúde Coletiva - FMB

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This article discusses the difficulties dairy farmers face when they decide to install a new type of production on their units. We intend to discuss the nature of the new competencies the farmers will construct in order to install new production ateliers, and to show the complexity of the means they used, the difficulties they face in this process, and the strategies farmers develop in consonance with the practical knowledge of their profession. The method used was Ergonomic Work Analysis, together with semi-structured interviews, done after sessions of observation and work analysis. The results show that it is possible to apprehend a part of the complexity of the process of constructing competencies among dairy farmers, the diversity of kinds of resources they mobilize, integrate and transfer in this construction process that materializes through their activities in the work context.

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L’ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer – indubbiamente uno dei capisaldi del pensiero novecentesco – rappresenta una filosofia molto composita, sfaccettata e articolata, per così dire formata da una molteplicità di dimensioni diverse che si intrecciano l’una con l’altra. Ciò risulta evidente già da un semplice sguardo alla composizione interna della sua opera principale, Wahrheit und Methode (1960), nella quale si presenta una teoria del comprendere che prende in esame tre differenti dimensioni dell’esperienza umana – arte, storia e linguaggio – ovviamente concepite come fondamentalmente correlate tra loro. Ma questo quadro d’insieme si complica notevolmente non appena si prendano in esame perlomeno alcuni dei numerosi contributi che Gadamer ha scritto e pubblicato prima e dopo il suo opus magnum: contributi che testimoniano l’importante presenza nel suo pensiero di altre tematiche. Di tale complessità, però, non sempre gli interpreti di Gadamer hanno tenuto pienamente conto, visto che una gran parte dei contributi esegetici sul suo pensiero risultano essenzialmente incentrati sul capolavoro del 1960 (ed in particolare sui problemi della legittimazione delle Geisteswissenschaften), dedicando invece minore attenzione agli altri percorsi che egli ha seguito e, in particolare, alla dimensione propriamente etica e politica della sua filosofia ermeneutica. Inoltre, mi sembra che non sempre si sia prestata la giusta attenzione alla fondamentale unitarietà – da non confondere con una presunta “sistematicità”, da Gadamer esplicitamente respinta – che a dispetto dell’indubbia molteplicità ed eterogeneità del pensiero gadameriano comunque vige al suo interno. La mia tesi, dunque, è che estetica e scienze umane, filosofia del linguaggio e filosofia morale, dialogo con i Greci e confronto critico col pensiero moderno, considerazioni su problematiche antropologiche e riflessioni sulla nostra attualità sociopolitica e tecnoscientifica, rappresentino le diverse dimensioni di un solo pensiero, le quali in qualche modo vengono a convergere verso un unico centro. Un centro “unificante” che, a mio avviso, va individuato in quello che potremmo chiamare il disagio della modernità. In altre parole, mi sembra cioè che tutta la riflessione filosofica di Gadamer, in fondo, scaturisca dalla presa d’atto di una situazione di crisi o disagio nella quale si troverebbero oggi il nostro mondo e la nostra civiltà. Una crisi che, data la sua profondità e complessità, si è per così dire “ramificata” in molteplici direzioni, andando ad investire svariati ambiti dell’esistenza umana. Ambiti che pertanto vengono analizzati e indagati da Gadamer con occhio critico, cercando di far emergere i principali nodi problematici e, alla luce di ciò, di avanzare proposte alternative, rimedi, “correttivi” e possibili soluzioni. A partire da una tale comprensione di fondo, la mia ricerca si articola allora in tre grandi sezioni dedicate rispettivamente alla pars destruens dell’ermeneutica gadameriana (prima e seconda sezione) ed alla sua pars costruens (terza sezione). Nella prima sezione – intitolata Una fenomenologia della modernità: i molteplici sintomi della crisi – dopo aver evidenziato come buona parte della filosofia del Novecento sia stata dominata dall’idea di una crisi in cui verserebbe attualmente la civiltà occidentale, e come anche l’ermeneutica di Gadamer possa essere fatta rientrare in questo discorso filosofico di fondo, cerco di illustrare uno per volta quelli che, agli occhi del filosofo di Verità e metodo, rappresentano i principali sintomi della crisi attuale. Tali sintomi includono: le patologie socioeconomiche del nostro mondo “amministrato” e burocratizzato; l’indiscriminata espansione planetaria dello stile di vita occidentale a danno di altre culture; la crisi dei valori e delle certezze, con la concomitante diffusione di relativismo, scetticismo e nichilismo; la crescente incapacità a relazionarsi in maniera adeguata e significativa all’arte, alla poesia e alla cultura, sempre più degradate a mero entertainment; infine, le problematiche legate alla diffusione di armi di distruzione di massa, alla concreta possibilità di una catastrofe ecologica ed alle inquietanti prospettive dischiuse da alcune recenti scoperte scientifiche (soprattutto nell’ambito della genetica). Una volta delineato il profilo generale che Gadamer fornisce della nostra epoca, nella seconda sezione – intitolata Una diagnosi del disagio della modernità: il dilagare della razionalità strumentale tecnico-scientifica – cerco di mostrare come alla base di tutti questi fenomeni egli scorga fondamentalmente un’unica radice, coincidente peraltro a suo giudizio con l’origine stessa della modernità. Ossia, la nascita della scienza moderna ed il suo intrinseco legame con la tecnica e con una specifica forma di razionalità che Gadamer – facendo evidentemente riferimento a categorie interpretative elaborate da Max Weber, Martin Heidegger e dalla Scuola di Francoforte – definisce anche «razionalità strumentale» o «pensiero calcolante». A partire da una tale visione di fondo, cerco quindi di fornire un’analisi della concezione gadameriana della tecnoscienza, evidenziando al contempo alcuni aspetti, e cioè: primo, come l’ermeneutica filosofica di Gadamer non vada interpretata come una filosofia unilateralmente antiscientifica, bensì piuttosto come una filosofia antiscientista (il che naturalmente è qualcosa di ben diverso); secondo, come la sua ricostruzione della crisi della modernità non sfoci mai in una critica “totalizzante” della ragione, né in una filosofia della storia pessimistico-negativa incentrata sull’idea di un corso ineluttabile degli eventi guidato da una razionalità “irrazionale” e contaminata dalla brama di potere e di dominio; terzo, infine, come la filosofia di Gadamer – a dispetto delle inveterate interpretazioni che sono solite scorgervi un pensiero tradizionalista, autoritario e radicalmente anti-illuminista – non intenda affatto respingere l’illuminismo scientifico moderno tout court, né rinnegarne le più importanti conquiste, ma più semplicemente “correggerne” alcune tendenze e recuperare una nozione più ampia e comprensiva di ragione, in grado di render conto anche di quegli aspetti dell’esperienza umana che, agli occhi di una razionalità “limitata” come quella scientista, non possono che apparire come meri residui di irrazionalità. Dopo aver così esaminato nelle prime due sezioni quella che possiamo definire la pars destruens della filosofia di Gadamer, nella terza ed ultima sezione – intitolata Una terapia per la crisi della modernità: la riscoperta dell’esperienza e del sapere pratico – passo quindi ad esaminare la sua pars costruens, consistente a mio giudizio in un recupero critico di quello che egli chiama «un altro tipo di sapere». Ossia, in un tentativo di riabilitazione di tutte quelle forme pre- ed extra-scientifiche di sapere e di esperienza che Gadamer considera costitutive della «dimensione ermeneutica» dell’esistenza umana. La mia analisi della concezione gadameriana del Verstehen e dell’Erfahrung – in quanto forme di un «sapere pratico (praktisches Wissen)» differente in linea di principio da quello teorico e tecnico – conduce quindi ad un’interpretazione complessiva dell’ermeneutica filosofica come vera e propria filosofia pratica. Cioè, come uno sforzo di chiarificazione filosofica di quel sapere prescientifico, intersoggettivo e “di senso comune” effettivamente vigente nella sfera della nostra Lebenswelt e della nostra esistenza pratica. Ciò, infine, conduce anche inevitabilmente ad un’accentuazione dei risvolti etico-politici dell’ermeneutica di Gadamer. In particolare, cerco di esaminare la concezione gadameriana dell’etica – tenendo conto dei suoi rapporti con le dottrine morali di Platone, Aristotele, Kant e Hegel – e di delineare alla fine un profilo della sua ermeneutica filosofica come filosofia del dialogo, della solidarietà e della libertà.

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Rumiana Stoilova (Bulgaria). Social Policy Facing the Problems of Youth Employment. Ms. Stoilova is a researcher in the Institute of Sociology in Sofia and worked on this project from October 1996 to September 1998. This project involved collecting both statistical and empirical data on the state of youth employment in Bulgaria, which was then compared with similar data from other European countries. One significant aspect was the parallel investigation of employment and unemployment, which took as a premise the continuity of professional experience where unemployment is just a temporary condition caused by external and internal factors. These need to be studied and changed on a systematic basis so as to create a more favourable market situation and to improve individuals' resources for improving their market opportunities. A second important aspect of the project was an analysis of the various entities active on the labour market, including government and private institutions, associations of unemployed persons, of employers or of trade unions, all with their specific legal powers and interests, and of the problems in communication between these. The major trends in youth unemployment during the period studied include a high proportion of the registered unemployed who are not eligible for social assistance, a lengthening of the average period of unemployment, an increase in the percentage of people who are unemployed for the first time and an increasing percentage of these who are not eligible for assistance, particularly among newly registered young people. At the same time the percentage of those for who work has been found is rising and during the last three years an increasing number of the unemployed have started some independent economic activity. Regional differences are also considerable and in the case of the Haskovo region represent a danger of losing the youngest generation, with resulting negative demographic effects. One major weakness of the existing institutional structure is the large scale of the black labour market, with clear negative implications for the young people drawn into it. The role of non-governmental organisations in providing support and information for the unemployed is growing and the government has recently introduced special preferences for organisations offering jobs to unemployed persons. Social policy in the labour market has however been largely restricted to passive measures, mostly because of the risk that poverty poses to people continuously excluded from the labour market. Among the active measures taken, well over half are concerned with providing jobs for the unemployed and there are very limited programmes for providing or improving qualifications. The nature of youth employment in Bulgaria can be seen in the influence of sustained structures (generation) and institutions (family and school). Ms. Stoilova studied the situation of the modern generation through a series of profiles, mostly those of continuously unemployed and self-employed persons, but also distinguishing between students and the unemployed, and between high school and university students. The different categories of young people were studied in separate mini-studies and the survey was carried out in five town in order to gather objective and subjective information on the state of the labour market in the different regions. She conducted interviews with several hundred young people covering questions of family background, career plans, attitudes to the labour situation and government measures to deal with it, and such questions as independence, mobility, attitude to work, etc. The interviews with young people unemployed for a long period of time show the risk involved in starting work and its link with dynamics of economic development. Their approval of structural reforms, of the financial restrictions connected with the introduction of a currency board and the inevitability of unemployment was largely declarative. The findings indicate that the continuously unemployed need practical knowledge and skills to "translate" the macroeconomic realities in concrete alternatives of individual work and initiative. The unemployed experience their exclusion from the labour market not only as a professional problem but also as an existential threat, of poverty, forced mobility and dependence on their parents' generation. The exclusion from the market of goods and services means more than just exercising restraint in their consumption, as it places restrictions on their personal development. Ms. Stoilova suggests that more efficient ways of providing financial aid and mobilisation are needed to counteract the social disintegration and marginalisation of the continuously unemployed. In measuring the speed of reform, university students took both employment opportunities and the implementation of the meritocratic principle in employment into account. When offered a hypothetical choice between a well-paid job and work in one's own profession, 62% would prefer opt for the well-paid job and for working for a company that offered career opportunities rather than employment in a family or own company. While most see the information gained during their studies as useful and interesting, relatively few see their education as competitive on a wider level and many were pessimistic about employment opportunities based on their qualifications. Very similar attitudes were found among high school students, with differences being due rather to family and personal situations. The unemployed, on the other hand, placed greater emphasis on possibilities of gaining or improving qualifications on a job and for the opportunities it would offer for personal contacts. High school students tend to attribute more significance to opportunities for personal accomplishment. A significant difference that five times fewer high school students were willing to work for state-owned companies, and many fewer expected to find permanent employment or to find a job in the area where they lived, Within the family situation, actual support for children seems to be higher than the feelings of confidence expressed in interviews. The attitudes of the families towards past experience seems to be linked with their ability to cope with the difficulties of the present, with those families which show an optimistic and active attitude towards the future having a greater respect for parents experience and tolerance in communication between parents and children.

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El Proyecto de Investigación 'El desarrollo del conocimiento profesional del psicólogo: estudio de graduados de la U.N .L.P.; su inserción en el campo educativo' se configura a partir de los estudios sobre la formación de los profesores en psicología que realizamos previamente. Ellos nos fueron situando en el proceso de construcción del conocimiento profesional tanto en profesores como en psicólogos que ejercen la docencia, visualizando el papel que en dicho proceso asumen los conocimientos construidos en los ámbitos académico y profesional y la relación entre ambos. Desde esta perspectiva, consideramos relevante centrar la investigación en la construcción del conocimiento profesional del psicólogo graduado en la UNLP. Delimitamos el campo educativo como el contexto para estudiar dicho proceso, pues observamos que, en forma creciente, los licenciados en Psicología y los estudiantes próximos a graduarse optan por culminar el profesorado con el propósito de insertarse laboralmente en dicho campo. El objetivo central de la investigación es estudiar el desarrollo del conocimiento profesional del psicólogo que se desempeña en el campo educativo. Focalizamos en el proceso de profesionalización como proceso de formación y cambio en las maneras de ser y estar en la profesión. Entendemos que el mismo se estructura a partir del conocimiento práctico, se basa en el sentido-significado que se le da al trabajo y supone los conocimientos que guían las acciones-intervenciones, la interacción con el contexto en el que se interviene y las formas que asume el ser y estar en la profesión que lo convierten o no en un profesional competente. Para ello consideramos relevante tanto problematizar el campo de la Psicología Educacional como disciplina y profesión, como reconstruir la historia en torno a la formación de los psicólogos en la UNLP con especificidad en el área educacional, teniendo en cuenta las representaciones/valoraciones que el propio psicólogo y otros agentes construyen sobre su ejercicio profesional en el campo educativo. El proyecto se inscribe en un enfoque de investigación cualitativo. La lógica que se intenta seguir es de comprensión e interpretación a partir de situar un objeto, el desarrollo del conocimiento profesional del psicólogo

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Durante la formación inicial, los estudiantes del profesorado de Educación Física construyen conocimientos teóricos y prácticos alrededor de prácticas corporales ya conocidas y vivenciadas. Aprenden sobre lo aprendido. Redefinen conocimientos prácticos en un nivel mayor de complejidad y abstracción asignándoles valor educativo que fundamentará su intervención profesional. Cuando le enseñan a proponer 'juegos no juegos' (actividades o deportes que presenta como juegos aunque no todos pueden jugar) el estudiante de Educación Física dispone de elementos teóricos que fundamentan el uso del juego como un recurso pedagógico (ya sea, como contenido de otros ejes, o como estrategia metodológica para la enseñanza de deportes o habilidades motoras). Sin embargo, cuando le enseñan a proponer juegos populares para divertirse, encuentra dificultad para planificar y justificar su futura intervención. Los resultados finales de una investigación cualitativa, presentada como tesis de maestría, muestran que en Educación Física se enseñan múltiples formas de juego motor con otros pero un solo modo de jugarlos: el no lúdico. Se enseña a subordinar el modo de jugar a la forma de los juegos propuestos por el profesor. Se enseña a moverse en el marco de lo permitido por las reglas del juego, a poner el cuerpo al servicio del juego