911 resultados para New economy


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La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.

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From the institutional point of view, the legal system of IPR (intellectual property right, hereafter, IPR) is one of incentive institutions of innovation and it plays very important role in the development of economy. According to the law, the owner of the IPR enjoy a kind of exclusive right to use his IP(intellectual property, hereafter, IP), in other words, he enjoys a kind of legal monopoly position in the market. How to well protect the IPR and at the same time to regulate the abuse of IPR is very interested topic in this knowledge-orientated market and it is the basic research question in this dissertation. In this paper, by way of comparing study and by way of law and economic analyses, and based on the Austrian Economics School’s theories, the writer claims that there is no any contradiction between the IPR and competition law. However, in this new economy (high-technology industries), there is really probability of the owner of IPR to abuse his dominant position. And with the characteristics of the new economy, such as, the high rates of innovation, “instant scalability”, network externality and lock-in effects, the IPR “will vest the dominant undertakings with the power not just to monopolize the market but to shift such power from one market to another, to create strong barriers to enter and, in so doing, granting the perpetuation of such dominance for quite a long time.”1 Therefore, in order to keep the order of market, to vitalize the competition and innovation, and to benefit the customer, in EU and US, it is common ways to apply the competition law to regulate the IPR abuse. In Austrian Economic School perspective, especially the Schumpeterian theories, the innovation/competition/monopoly and entrepreneurship are inter-correlated, therefore, we should apply the dynamic antitrust model based on the AES theories to analysis the relationship between the IPR and competition law. China is still a developing country with relative not so high ability of innovation. Therefore, at present, to protect the IPR and to make good use of the incentive mechanism of IPR legal system is the first important task for Chinese government to do. However, according to the investigation reports,2 based on their IPR advantage and capital advantage, some multinational companies really obtained the dominant or monopoly market position in some aspects of some industries, and there are some IPR abuses conducted by such multinational companies. And then, the Chinese government should be paying close attention to regulate any IPR abuse. However, how to effectively regulate the IPR abuse by way of competition law in Chinese situation, from the law and economic theories’ perspective, from the legislation perspective, and from the judicial practice perspective, there is a long way for China to go!

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The present paper is an abridged version of the first chapter to the book EC Electronic Communications and Competition Law (London: Cameron May, 2007). It is intended to pinpoint the contours of the communications sector as an object of regulation - an exercise that is essential to any thoughts on appropriate regulatory design. The communications sector is defined through its salient features of being (i) network-bound; (ii) dynamic; (iii) converging; (iv) sensitive to regulation and society’s reactions; and as one (v) with special societal role and as (vi) part of the new economy.

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In a marvelous but somewhat neglected paper, 'The Corporation: Will It Be Managed by Machines?' Herbert Simon articulated from the perspective of 1960 his vision of what we now call the New Economy the machine-aided system of production and management of the late twentieth century. Simon's analysis sprang from what I term the principle of cognitive comparative advantage: one has to understand the quite different cognitive structures of humans and machines (including computers) in order to explain and predict the tasks to which each will be most suited. Perhaps unlike Simon's better-known predictions about progress in artificial intelligence research, the predictions of this 1960 article hold up remarkably well and continue to offer important insights. In what follows I attempt to tell a coherent story about the evolution of machines and the division of labor between humans and machines. Although inspired by Simon's 1960 paper, I weave many other strands into the tapestry, from classical discussions of the division of labor to present-day evolutionary psychology. The basic conclusion is that, with growth in the extent of the market, we should see humans 'crowded into' tasks that call for the kinds of cognition for which humans have been equipped by biological evolution. These human cognitive abilities range from the exercise of judgment in situations of ambiguity and surprise to more mundane abilities in spatio-temporal perception and locomotion. Conversely, we should see machines 'crowded into' tasks with a well-defined structure. This conclusion is not based (merely) on a claim that machines, including computers, are specialized idiots-savants today because of the limits (whether temporary or permanent) of artificial intelligence; rather, it rests on a claim that, for what are broadly 'economic' reasons, it will continue to make economic sense to create machines that are idiots-savants.

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O espaço social subjacente à unidade literária de Êxodo 20,22-23,19 pressupõe uma sociedade agrária. Aparentemente é monótona, marcada por inúmeros conflitos sociais. O contexto social é de empobrecimento das famílias clânico-tribais israelitas. A nova economia se organiza em torno do santuário. Na pesquisa, há bastante consenso quanto à origem desta unidade literária conhecida como Livro da Aliança. É literatura jurídica de caráter religioso. Uma prescrição jurídica não precede as condições da realidade a que vai se referir, mas prescreve sobre as condições e situações já existentes. Na pesquisa clássica atual, encontram-se duas grandes correntes sobre a origem e a época desta literatura. Uma defende que o Livro da Aliança remonta à época pré-estatal, passagem do tribalismo para a monarquia; a outra argumenta que o Livro da Aliança, enquanto corpus codificado de leis, é um produto tardio , possivelmente surgido no final do século VIII ou início do século VII a.C. O Livro da Aliança é a base literária da presente pesquisa. Quanto à origem e à época do Livro da Aliança, sigo a corrente que defende ser o texto da época final do período tribal, anterior à monarquia. Esta época foi marcada por grandes mudanças econômicas: passagem de uma economia solidária de subsistência para uma economia de concentração do produto. A tese consiste em analisar a violência contra as mulheres, estruturada no discurso jurídico do Livro da Aliança. Busca-se desvendar os mecanismos que justificam e naturalizam as práticas de violência. O destaque é a violência contra as mulheres escravas, contra as filhas e, de modo especial, enfatizo as violências contra as mulheres feiticeiras. Evidencio três categorias de escravas prescritas no texto: as escravas domésticas, que sofrem violências físicas, podendo chegar até à morte debaixo do castigo da vara; as escravas temporárias, que têm seus olhos destruídos e os seus dentes quebrados; e as filhas que são vendidas como escravas. Sua sexualidade é transformada em mercadoria. Há filhas que são seduzidas, violadas e submetidas como mulher ao seu estuprador. O único grupo social descrito a partir da sua função pública são as feiticeiras. As violências são institucionais e sexistas. O patriarcado é o princípio organizador da sociedade. A característica do Livro da Aliança é marcadamente androcêntrica.(AU)

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O espaço social subjacente à unidade literária de Êxodo 20,22-23,19 pressupõe uma sociedade agrária. Aparentemente é monótona, marcada por inúmeros conflitos sociais. O contexto social é de empobrecimento das famílias clânico-tribais israelitas. A nova economia se organiza em torno do santuário. Na pesquisa, há bastante consenso quanto à origem desta unidade literária conhecida como Livro da Aliança. É literatura jurídica de caráter religioso. Uma prescrição jurídica não precede as condições da realidade a que vai se referir, mas prescreve sobre as condições e situações já existentes. Na pesquisa clássica atual, encontram-se duas grandes correntes sobre a origem e a época desta literatura. Uma defende que o Livro da Aliança remonta à época pré-estatal, passagem do tribalismo para a monarquia; a outra argumenta que o Livro da Aliança, enquanto corpus codificado de leis, é um produto tardio , possivelmente surgido no final do século VIII ou início do século VII a.C. O Livro da Aliança é a base literária da presente pesquisa. Quanto à origem e à época do Livro da Aliança, sigo a corrente que defende ser o texto da época final do período tribal, anterior à monarquia. Esta época foi marcada por grandes mudanças econômicas: passagem de uma economia solidária de subsistência para uma economia de concentração do produto. A tese consiste em analisar a violência contra as mulheres, estruturada no discurso jurídico do Livro da Aliança. Busca-se desvendar os mecanismos que justificam e naturalizam as práticas de violência. O destaque é a violência contra as mulheres escravas, contra as filhas e, de modo especial, enfatizo as violências contra as mulheres feiticeiras. Evidencio três categorias de escravas prescritas no texto: as escravas domésticas, que sofrem violências físicas, podendo chegar até à morte debaixo do castigo da vara; as escravas temporárias, que têm seus olhos destruídos e os seus dentes quebrados; e as filhas que são vendidas como escravas. Sua sexualidade é transformada em mercadoria. Há filhas que são seduzidas, violadas e submetidas como mulher ao seu estuprador. O único grupo social descrito a partir da sua função pública são as feiticeiras. As violências são institucionais e sexistas. O patriarcado é o princípio organizador da sociedade. A característica do Livro da Aliança é marcadamente androcêntrica.(AU)

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Este estudo visa pesquisar e compreender o impacto da memória organizacional em organizações que possuem um alto índice de rotatividade de pessoal. Com o advento de uma economia baseada em conhecimento, surge um novo trabalhador, chamado por Peter Drucker (1993) e "trabalhador do conhecimento". Nesta nova economia, as organizações enfrentam ambientes de incertezas e de intensa competição, onde o novo ativo intangível das organizações, o conhecimento, se torna a chave para a obtenção da vantagem competitiva, que permite que as empresas ganhem novos mercados e aumentem sua lucratividade. Porém, nestes ambientes competitivos, está se tornando freqüente a saída dos empregados das organizações, seja porque estão em busca de melhores colocações, ou porque as organizações passam por processos de reestruturação, que podem impactar em redução de pessoal, ou ainda, porque estão com seus conhecimentos obsoletos. Diante deste cenário, através de pesquisa exploratória junto às organizações do comércio varejista, foram investigadas as formas pelas quais as empresas armazenam o conhecimento das pessoas, de modo que quando estas deixem a organização seus conhecimentos permaneçam, bem como identificado os principais impactos sobre a qualidade e produtividade em seus processos. Além disso, também são ressaltadas algumas ações em que as empresas possam contribuir para aumentar a satisfação das pessoas em pertencerem a organização, visando contribuir para a maior retenção de profissionais, e conseqüentemente do conhecimento tácito, que é o mais valioso nas organizações.(AU)

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Este estudo visa pesquisar e compreender o impacto da memória organizacional em organizações que possuem um alto índice de rotatividade de pessoal. Com o advento de uma economia baseada em conhecimento, surge um novo trabalhador, chamado por Peter Drucker (1993) e "trabalhador do conhecimento". Nesta nova economia, as organizações enfrentam ambientes de incertezas e de intensa competição, onde o novo ativo intangível das organizações, o conhecimento, se torna a chave para a obtenção da vantagem competitiva, que permite que as empresas ganhem novos mercados e aumentem sua lucratividade. Porém, nestes ambientes competitivos, está se tornando freqüente a saída dos empregados das organizações, seja porque estão em busca de melhores colocações, ou porque as organizações passam por processos de reestruturação, que podem impactar em redução de pessoal, ou ainda, porque estão com seus conhecimentos obsoletos. Diante deste cenário, através de pesquisa exploratória junto às organizações do comércio varejista, foram investigadas as formas pelas quais as empresas armazenam o conhecimento das pessoas, de modo que quando estas deixem a organização seus conhecimentos permaneçam, bem como identificado os principais impactos sobre a qualidade e produtividade em seus processos. Além disso, também são ressaltadas algumas ações em que as empresas possam contribuir para aumentar a satisfação das pessoas em pertencerem a organização, visando contribuir para a maior retenção de profissionais, e conseqüentemente do conhecimento tácito, que é o mais valioso nas organizações.(AU)

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As várias teorias acerca da estrutura de capital despertam interesse motivando diversos estudos sobre o assunto sem, no entanto, ter um consenso. Outro tema aparentemente pouco explorado refere-se ao ciclo de vida das empresas e como ele pode influenciar a estrutura de capital. Este estudo teve como objetivo verificar quais determinantes possuem maior relevância no endividamento das empresas e se estes determinantes alteram-se dependendo do ciclo de vida da empresa apoiada pelas teorias Trade Off, Pecking Order e Teoria da Agência. Para alcançar o objetivo deste trabalho foi utilizado análise em painel de efeito fixo sendo a amostra composta por empresas brasileiras de capital aberto, com dados secundários disponíveis na Economática® no período de 2005 a 2013, utilizando-se os setores da BM&FBOVESPA. Como resultado principal destaca-se o mesmo comportamento entre a amostra geral, alto e baixo crescimento pelo endividamento contábil para o determinante Lucratividade apresentando uma relação negativa, e para os determinantes Oportunidade de Crescimento e Tamanho, estes com uma relação positiva. Para os grupos de alto e baixo crescimento alguns determinantes apresentaram resultados diferentes, como a singularidade que resultou significância nestes dois grupos, sendo positiva no baixo crescimento e negativa no alto crescimento, para o valor colateral dos ativos e benefício fiscal não dívida apresentaram significância apenas no grupo de baixo crescimento. Para o endividamento a valor de mercado foi observado significância para o Benefício fiscal não dívida e Singularidade. Este resultado reforça o argumento de que o ciclo de vida influência a estrutura de capital.

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This paper analyzes whether differences in institutional structures on capital markets contribute to explaining why some DECO-countries, in particular the Anglo-Saxon countries, have been much more successful over the last two decades in producing employment growth and in reducing unem­ployment than most continental-European DECO-countries. It is argued that the often-blamed labor market rigidities alone, while important, do not provide a satisfactory explanation for these differ­ences across countries and over time. Financial constraints are potentially important obstacles against creating new firms and jobs and thus against coping well with structural change and against moving successfully toward the "new economy". Highly developed venture capital markets should help to alleviate such financial constraints. This view that labor-market institutions should be sup­plemented by capital market imperfections for explaining differences in employment performances is supported by our panel data analysis, in which venture capital turns out to be a significant insti­tutional variable.

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his paper contains a warning for investors, executives, analysts and scientists about the sustainability of the biotechnology industry. The study upon which the paper is based examines the impact of market forces on the biotechnology industry and argues that the short-term focus of market driven policies and practices impacts on the sustainability of firms operating in the industry. The market is represented by the National Association of Securities Dealers, Automated Quotations Market (NASDAQ), considered to be one of the vehicles of the promotion of ''new economy'' companies and principles. Through the application of bibliometric data (using both refereed and non-refereed papers), matched with the long term tracking of the NASDAQ Biotechnology Index, the authors provide a clear indication that the short-term investment thinking is leading an industry that is characterised by long R&D cycles. There is an incompatibility between the shorter-term investment considerations and the long-term scientific developments the biotechnology industry is attempting to achieve. Graphs and illustrations are provided to portray the comparative data.

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The reweaving and repaving of the modern Silk Road passes through outsourcing and offshoring activities that have a profound impact on both global business psyche and landscape. Firms, in particular, and their global value chain are being shaped and reshaped through a complex concoction of vertical integration and disintegration. The boundary of the firm and the firm/market interface has been of interest to students of organisation and economics for some time. It has provided the context for Internalisation Theory. Within the new economy, the twin trends of globalisation and advancing technologies are giving rise to a hitherto unknown “worldwide market for market transactions? and increased opportunities for international expansion by firms via market-based modes of organisation. We describe these trends and offer an early modeling approach for explaining why some firm’s externalise the marginal transaction in the so-called new economy. The paper further draws attention on the need to articulate an “Externalisation Theory? that adequately accounts for the firm’s offshoring and outsourcing activities, and that parallels as well as complement “Internalisation Theory? for a full explanation of today’s firms behaviour.

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Este estudo visa pesquisar e compreender o impacto da memória organizacional em organizações que possuem um alto índice de rotatividade de pessoal. Com o advento de uma economia baseada em conhecimento, surge um novo trabalhador, chamado por Peter Drucker (1993) e "trabalhador do conhecimento". Nesta nova economia, as organizações enfrentam ambientes de incertezas e de intensa competição, onde o novo ativo intangível das organizações, o conhecimento, se torna a chave para a obtenção da vantagem competitiva, que permite que as empresas ganhem novos mercados e aumentem sua lucratividade. Porém, nestes ambientes competitivos, está se tornando freqüente a saída dos empregados das organizações, seja porque estão em busca de melhores colocações, ou porque as organizações passam por processos de reestruturação, que podem impactar em redução de pessoal, ou ainda, porque estão com seus conhecimentos obsoletos. Diante deste cenário, através de pesquisa exploratória junto às organizações do comércio varejista, foram investigadas as formas pelas quais as empresas armazenam o conhecimento das pessoas, de modo que quando estas deixem a organização seus conhecimentos permaneçam, bem como identificado os principais impactos sobre a qualidade e produtividade em seus processos. Além disso, também são ressaltadas algumas ações em que as empresas possam contribuir para aumentar a satisfação das pessoas em pertencerem a organização, visando contribuir para a maior retenção de profissionais, e conseqüentemente do conhecimento tácito, que é o mais valioso nas organizações.(AU)

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O espaço social subjacente à unidade literária de Êxodo 20,22-23,19 pressupõe uma sociedade agrária. Aparentemente é monótona, marcada por inúmeros conflitos sociais. O contexto social é de empobrecimento das famílias clânico-tribais israelitas. A nova economia se organiza em torno do santuário. Na pesquisa, há bastante consenso quanto à origem desta unidade literária conhecida como Livro da Aliança. É literatura jurídica de caráter religioso. Uma prescrição jurídica não precede as condições da realidade a que vai se referir, mas prescreve sobre as condições e situações já existentes. Na pesquisa clássica atual, encontram-se duas grandes correntes sobre a origem e a época desta literatura. Uma defende que o Livro da Aliança remonta à época pré-estatal, passagem do tribalismo para a monarquia; a outra argumenta que o Livro da Aliança, enquanto corpus codificado de leis, é um produto tardio , possivelmente surgido no final do século VIII ou início do século VII a.C. O Livro da Aliança é a base literária da presente pesquisa. Quanto à origem e à época do Livro da Aliança, sigo a corrente que defende ser o texto da época final do período tribal, anterior à monarquia. Esta época foi marcada por grandes mudanças econômicas: passagem de uma economia solidária de subsistência para uma economia de concentração do produto. A tese consiste em analisar a violência contra as mulheres, estruturada no discurso jurídico do Livro da Aliança. Busca-se desvendar os mecanismos que justificam e naturalizam as práticas de violência. O destaque é a violência contra as mulheres escravas, contra as filhas e, de modo especial, enfatizo as violências contra as mulheres feiticeiras. Evidencio três categorias de escravas prescritas no texto: as escravas domésticas, que sofrem violências físicas, podendo chegar até à morte debaixo do castigo da vara; as escravas temporárias, que têm seus olhos destruídos e os seus dentes quebrados; e as filhas que são vendidas como escravas. Sua sexualidade é transformada em mercadoria. Há filhas que são seduzidas, violadas e submetidas como mulher ao seu estuprador. O único grupo social descrito a partir da sua função pública são as feiticeiras. As violências são institucionais e sexistas. O patriarcado é o princípio organizador da sociedade. A característica do Livro da Aliança é marcadamente androcêntrica.(AU)

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As várias teorias acerca da estrutura de capital despertam interesse motivando diversos estudos sobre o assunto sem, no entanto, ter um consenso. Outro tema aparentemente pouco explorado refere-se ao ciclo de vida das empresas e como ele pode influenciar a estrutura de capital. Este estudo teve como objetivo verificar quais determinantes possuem maior relevância no endividamento das empresas e se estes determinantes alteram-se dependendo do ciclo de vida da empresa apoiada pelas teorias Trade Off, Pecking Order e Teoria da Agência. Para alcançar o objetivo deste trabalho foi utilizado análise em painel de efeito fixo sendo a amostra composta por empresas brasileiras de capital aberto, com dados secundários disponíveis na Economática® no período de 2005 a 2013, utilizando-se os setores da BM&FBOVESPA. Como resultado principal destaca-se o mesmo comportamento entre a amostra geral, alto e baixo crescimento pelo endividamento contábil para o determinante Lucratividade apresentando uma relação negativa, e para os determinantes Oportunidade de Crescimento e Tamanho, estes com uma relação positiva. Para os grupos de alto e baixo crescimento alguns determinantes apresentaram resultados diferentes, como a singularidade que resultou significância nestes dois grupos, sendo positiva no baixo crescimento e negativa no alto crescimento, para o valor colateral dos ativos e benefício fiscal não dívida apresentaram significância apenas no grupo de baixo crescimento. Para o endividamento a valor de mercado foi observado significância para o Benefício fiscal não dívida e Singularidade. Este resultado reforça o argumento de que o ciclo de vida influência a estrutura de capital