941 resultados para FISIOLOGIA DIGESTIVA DEL CERDO


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Il presente studio ha indagato e valutato alcune abilità cognitive del cane: la capacità di discriminare quantità e le capacità di apprendimento mediante imitazione; quest’ultima è poi stata messa in relazione con l’attaccamento nei confronti del proprietario. Per l’esecuzione della prima indagine sono stati messi appunto due test: il primo si è basato esclusivamente sulla presentazione di uno stimolo visivo: diversi quantitativi di cibo, differenti tra loro del 50%, sono stati presentati al cane; la scelta effettuata dai soggetti testati è stata premiata con differenti tipi di rinforzo differenziale o non differenziale. Il secondo test è stato diviso in due parti: sono stati presentati al cane diversi quantitativi di cibo sempre differenti tra loro del 50% ma nella prima parte del test l’input sensoriale per il cane è stato esclusivamente uditivo mentre nella seconda parte è stato sia uditivo che visivo. Ove è stato possibile è stato applicato ai cani un cardiofrequenzimetro al fine di eseguire una valutazione delle variazioni della frequenza cardiaca nel corso del test. Lo scopo è stato quello di valutare se i soggetti testati erano in grado di discriminare la quantità maggiore. La seconda indagine ha analizzato le capacità di apprendimento di 36 soggetti che sono stati suddivisi in cani da lavoro e pet. I soggetti protagonisti dello studio hanno eseguito il Mirror Test per la valutazione dell’apprendimento per imitazione. I soggetti presi in considerazione, sono stati sottoposti a scansione termografica all’inizio ed al termine del test ed è stata rilevata la loro frequenza respiratoria nella fase iniziale e finale del test. In 11 soggetti che hanno eseguito il precedente test è stato possibile eseguire anche il Strange Situation Test per la valutazione dell’attaccamento al proprietario; i test in questione sono stati videoregistrati ed analizzati per mezzo di un software preposto (OBSERVER XT 10).

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Questo elaborato analizza nella dimensione Eurounitaria ed Internazionale il tema della cooperazione amministrativa tributaria attuata tramite lo scambio di informazioni tra Stati Membri UE. La prospettiva presa in considerazione, tema centrale della presente studio, è quella del contribuente coinvolto nello scambio informativo transnazionale, con lo scopo di stabilire se all’interno delle norme internazionali ed europee che regolano lo strumento e negli ordinamenti nazionali, a cui esse rimandano, esista una effettiva tutela del contribuente. L’attenzione viene necessariamente posta all’ambito applicativo delle norme Europee ed Internazionali che disciplinano lo scambio di informazioni, evidenziandone in primis la struttura, la “fisiologia” e successivamente l’aspetto “patologico” discendente dall’imprescindibile esigenza informativa, con riguardo alle fattispecie tributarie, degli Stati Sovrani nel nuovo contesto globale. Questa ricerca si propone di individuare i vuoti giuridici e le carenze di tutele insite nelle procedure di scambio di informazioni e contestualmente di appurare l’esistenza nell’ordinamento Tributario Europeo, grazie al contributo interpretativo della Giurisprudenza della Corte di Giustizia ed ai principi sanciti dalla Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione Europea nonché dalla convenzione CEDU, di un insieme di “diritti europei del contribuente” invocabili nel contesto collaborativo tra Stati Membri UE attuato tramite lo scambio di informazioni.

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La risonanza magnetica cardiaca è una tecnica di imaging non invasiva, in quanto non necessita l’uso di radiazioni ionizzanti, caratterizzata da un’elevata risoluzione spaziale e che permette acquisizioni in 4-D senza vincoli di orientazione. Grazie a queste peculiarità, la metodica della risonanza magnetica ha mostrato la sua superiorità nei confronti delle altre tecniche diagnostiche ed è riconosciuta come il gold standard per lo studio della fisiologia e fisiopatologia della pompa cardiaca. Nonostante la potenza di questi vantaggi, esistono ancora varie problematiche che, se superate, potrebbero probabilmente migliorare ulteriormente la qualità delle indagini diagnostiche. I software attualmente utilizzati nella pratica clinica per le misure del volume e della massa ventricolare richiedono un tracciamento manuale dei contorni dell’endocardio e dell’epicardio per ciascuna fetta, per ogni frame temporale del ciclo cardiaco. Analogamente avviene per il tracciamento dei contorni del tessuto non vitale. In questo modo l’analisi è spesso qualitativa. Di fatti, la necessità dell’intervento attivo dell’operatore rende questa procedura soggettiva e dipendente dall’esperienza, provocando un’elevata variabilità e difficile ripetibilità delle misure intra e inter operatore, oltre ad essere estremamente dispendiosa in termini di tempo, a causa dell’elevato numero di immagini da analizzare. La disponibilità di una tecnica affidabile per il tracciamento automatico dei contorni dell’endocardio e dell’epicardio consente di superare queste limitazioni ed aumentare l’accuratezza e la ripetibilità delle misure di interesse clinico, quali dimensione, massa e curve di volume ventricolari. Lo scopo di questa tesi è di sviluppare e validare una tecnica di segmentazione automatica che consenta l’identificazione e la quantificazione di cicatrici nel miocardio, a seguito di infarto cardiaco. Il lavoro è composto da due tappe principali. Inizialmente, è presentato un metodo innovativo che permette, in via totalmente automatica, di tracciare in modo accurato e rapido i contorni dell’endocardio e dell’epicardio nel corso dell’intero ciclo cardiaco. Successivamente, l’informazione sulla morfologia cardiaca ricavata nella prima fase è utilizzata per circoscrivere il miocardio e quantificare la transmuralità dell’infarto presente in pazienti ischemici.

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Obiettivo del lavoro è stato lo sviluppo e la validazione di nuovi bioassay e biomarker quali strumenti da utilizzare in un approccio ecotossicologico integrato per il biomonitoraggio di ambienti marino-costieri interessati da impatto antropico negli organismi che vivono in tali ambienti. L’ambiente reale impiegato per l’applicazione in campo è la Rada di Augusta (Siracusa, Italia). Una batteria di bioassay in vivo e in vitro è stata indagata quale strumento di screening per la misura della tossicità dei sedimenti. La batteria selezionata ha dimostrato di possedere i requisiti necessari ad un applicazione di routine nel monitoraggio di ambienti marino costieri. L’approccio multimarker basato sull’impiego dell’organismo bioindicatore Mytilus galloprovincialis in esperimenti di traslocazione ha consentito di valutare il potenziale applicativo di nuovi biomarker citologici e molecolari di stress chimico parallelamente a biomarker standardizzati di danno genotossico ed esposizione a metalli pesanti. I mitili sono stati traslocati per 45 giorni nei siti di Brucoli (SR) e Rada di Augusta, rispettivamente sito di controllo e sito impattato. I risultati ottenuti supportano l’applicabilità delle alterazioni morfometriche dei granulociti quale biomarker di effetto, direttamente correlato allo stato di salute degli organismi che vivono in un dato ambiente. Il significativo incremento dell’area dei lisosomi osservato contestualmente potrebbe riflettere un incremento dei processi degradativi e dei processi autofagici. I dati sulla sensibilità in campo suggeriscono una valida applicazione della misura dell’attività di anidrasi carbonica in ghiandola digestiva come biomarker di stress in ambiente marino costiero. L’utilizzo delle due metodologie d’indagine (bioassay e biomarker) in un approccio ecotossicologico integrato al biomonitoraggio di ambienti marino-costieri offre uno strumento sensibile e specifico per la valutazione dell’esposizione ad inquinanti e del danno potenziale esercitato dagli inquinanti sugli organismi che vivono in un dato ambiente, permettendo interventi a breve termine e la messa a punto di adeguati programmi di gestione sostenibile dell’ambiente.

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Nella tesi, dopo un'introduzione di carattere generale sull'endoscopia digestiva, vengono analizzate le innovazioni tecnologiche che permettono il miglioramento ed il potenziamento delle immagini endoscopiche tramite elaborazione real-time, al fine di rilevare le lesioni non visibili con la luce bianca. L'elaborato analizza il flusso di lavoro del reparto, preso in carico dal sistema informativo di endoscopia. Lo scambio di informazioni tra i diversi sistemi informativi deve avvenire utilizzando gli standard HL7 e DICOM, secondo le specifiche dettate dai profili di integrazione IHE. Nella parte finale del trattato è descritta l'architettura del sistema informativo di endoscopia e sono esposte le specifiche di integrazione informativa.

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La crescita di interesse per la corsa a lunga distanza avvenuta alla fine del 1960 ha portato ogni anno all'insorgenza di lesioni su 1/3 dei corridori, questo ha generato un parallelo aumento di interesse per questa pratica dato dalla mancanza di comprensione della fisiologia e biomeccanica della corsa. Lo scopo di questo studio di tesi è stato quello di indagare tutti gli aspetti riguardanti la biomeccanica della corsa andando a soffermarsi sulle relazioni tra i parametri, sugli effetti che possono avere durate il ciclo della corsa e sui suoi possibili utilizzi in molti campi della scienza. Durante questa tesi è stato studiato l'aspetto dinamico, cinematico ed elettromiografico della biomeccanica della corsa, i vari metodi e strumenti di misura dei parametri della corsa ed infine sono stati analizzati differenti studi sulla biomeccanica della corsa per meglio comprendere le relazioni che si instaurano tra i parametri e il loro significato.

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L’epilessia è una patologia neurologica cronica caratterizzata dalla tendenza, in un dato soggetto, a generare crisi convulsive spontanee, accompagnate generalmente da perdita di coscienza. Rappresenta uno fra i più frequenti disturbi neurologici cronici: l’1% della popolazione mondiale (circa 50 milioni) ne è affetta. Il presente elaborato di tesi ha analizzato le tecniche di imaging biomediche non invasive per lo studio dell’epilessia. Le tecniche PET, MEG e fMRI contribuiscono non solo a fornire una migliore comprensione dell’anatomia, della fisiologia e della connettività funzionale di specifiche aree cerebrali, ma consentono anche di localizzare determinate aree legate all’insorgenza e alla propagazione della crisi epilettica. Sono stati riportati studi clinici recenti che hanno investigato sull’uso di queste tecniche al fine di localizzare la zona epilettogena nei pazienti. Inoltre, gli studi si sono incentrati anche sullo sviluppo e sulla propagazione della crisi epilettica, fornendo delle indicazioni sulle possibili prospettive future relative alla tecnologia e all’elaborazione dei dati. L’analisi verrà condotta approfondendo le principali apparecchiature responsabili degli attuali sviluppi nelle ricerche sull’epilessia. Nello specifico, si effettuerà l’analisi della strumentazione partendo dai principi fisici alla base del suo funzionamento, per poi descriverne la struttura, le modalità di impiego per la specifica indagine e i futuri sviluppi.

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Durante la expansión colonizadora de las décadas de 1920-1930 en el Alto Paraná Misionero, el tabaco fue para los colonos alemanes-brasileños un cultivo destinado a la obtención de ingresos monetarios y bienes de consumo. El objetivo de este trabajo es analizar el vínculo entre productores y acopiadores de tabaco, tratando de identificar los elementos conflictivos de esta relación (disputas por la clasificación y el precio del producto). El trabajo heurístico se focalizó en la Compañía Johann, la empresa acopiadora más grande de la colonia Puerto Rico y la única que mantiene los registros desde su creación (1929). El producto que acopió por más tiempo fue el tabaco (1929-1985), y en orden de importancia decreciente también acopiaron tung, almidón de mandioca y grasa de cerdo. A través de los libros de acopio y de venta de tabaco enfardelado se da vida a las dos caras de la producción del tabaco: los productores tabacaleros y los acopiadores. Dicha información ha sido enriquecida con entrevistas a informantes clave.

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Durante la expansión colonizadora de las décadas de 1920-1930 en el Alto Paraná Misionero, el tabaco fue para los colonos alemanes-brasileños un cultivo destinado a la obtención de ingresos monetarios y bienes de consumo. El objetivo de este trabajo es analizar el vínculo entre productores y acopiadores de tabaco, tratando de identificar los elementos conflictivos de esta relación (disputas por la clasificación y el precio del producto). El trabajo heurístico se focalizó en la Compañía Johann, la empresa acopiadora más grande de la colonia Puerto Rico y la única que mantiene los registros desde su creación (1929). El producto que acopió por más tiempo fue el tabaco (1929-1985), y en orden de importancia decreciente también acopiaron tung, almidón de mandioca y grasa de cerdo. A través de los libros de acopio y de venta de tabaco enfardelado se da vida a las dos caras de la producción del tabaco: los productores tabacaleros y los acopiadores. Dicha información ha sido enriquecida con entrevistas a informantes clave.

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Durante la expansión colonizadora de las décadas de 1920-1930 en el Alto Paraná Misionero, el tabaco fue para los colonos alemanes-brasileños un cultivo destinado a la obtención de ingresos monetarios y bienes de consumo. El objetivo de este trabajo es analizar el vínculo entre productores y acopiadores de tabaco, tratando de identificar los elementos conflictivos de esta relación (disputas por la clasificación y el precio del producto). El trabajo heurístico se focalizó en la Compañía Johann, la empresa acopiadora más grande de la colonia Puerto Rico y la única que mantiene los registros desde su creación (1929). El producto que acopió por más tiempo fue el tabaco (1929-1985), y en orden de importancia decreciente también acopiaron tung, almidón de mandioca y grasa de cerdo. A través de los libros de acopio y de venta de tabaco enfardelado se da vida a las dos caras de la producción del tabaco: los productores tabacaleros y los acopiadores. Dicha información ha sido enriquecida con entrevistas a informantes clave.

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Los aceites vegetales se utilizan en la alimentación de gallinas ponedoras para aumentar la concentración energética de los piensos y como fuente de ácido linoleico. Además, Mateos y Sell (1981) han demostrado que la inclusión de grasas ralentiza la velocidad de tránsito de la digesta lo que favorece el contacto entre los nutrientes de la dieta y las enzimas digestivas, mejorando su utilización digestiva. Como consecuencia, la inclusión de grasas es una práctica común en la formulación de piensos comerciales para aves de puesta. El aceite de soja (AS) debido a su alto contenido energético y en ácido linoleico es el aceite de elección en piensos para avicultura pero su alto coste limita su utilización en piensos comerciales. Dos co-productos de la industria del aceite de soja, las oleínas (OAS) y el aceite de freiduría (ASR) podrían sustituir al AS en piensos para avicultura. El objetivo de este trabajo es determinar el contenido en energía metabolizable aparente (EMA) de estos aceites y comparar los resultados obtenidos utilizando dos metodologías de cálculo.

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La alimentación del pollo broiler durante la primera semana de vida es de creciente importancia debido a que la edad de sacrificio ha disminuido de forma constante en los últimos años. Además, consumos elevados durante la primera semana de vida mejoran el desarrollo del aparato digestivo de las aves, favoreciendo el crecimiento de las vellosidades intestinales y la eficiencia alimenticia (Lilburn, 1998, Noy et al., 2005). En los últimos años, el mercado dispone de nuevos productos de origen animal obtenidos durante el proceso de obtención de la heparina para uso farmacéutico. Uno de estos productos comerciales (Palbio 50 RD, Bioibérica S.A., Palafolls, Barcelona) está formado por la proteína hidrolizada de la mucosa digestiva de porcino limpia de contenidos intestinales, secada mediante un procedimiento especial que incluye la utilización de harina de soja como excipiente. Recientes estudios han demostrado de forma fehaciente el interés de utilizar este ingrediente en piensos de lechones de primera edad (Lindeman, et al., 2000; Corassa et al., 2007) pero los datos existentes en aves son más limitados. El objetivo de esta investigación fue evaluar los efectos de niveles crecientes de este hidrolizado proteico (PAL) sobre la productividad de pollos que recibían piensos con dos niveles diferentes de lisina total (Lys)

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El sector porcino ibérico es un sector típicamente español. La imagen que asocia el consumidor a los productos ibéricos es la correspondiente a los productos elaborados a partir de cerdos ibéricos en explotaciones extensivas, (dehesas), y cebados en montanera. Sin embargo, según los datos publicados por el Ministerio de Agricultura, Alimentación y Medio Ambiente, más de un 70 por ciento de los cerdos ibéricos que se producen en España son criados en granjas intensivas. El sector porcino ibérico está en pleno proceso de cambio, tanto por las variaciones que se derivan de la crisis que sufre el sector, como por las modificaciones que se esperan en la norma de calidad, recientemente acordadas. En este entorno en el que existe una reducción importante de los márgenes comerciales en todos los eslabones de la cadena de valor del jamón ibérico de bellota, adquiere importancia el estudio de su estructura y funcionamiento, la determinación de los aspectos que mejoran la eficiencia económica a lo largo de la misma y su concordancia a lo largo de ella. Así mismo, un sector de los consumidores comienza a buscar productos de calidad, se interesa por productos con determinados etiquetados que garantizan la calidad o unas determinadas prácticas de producción y elaboración, como sucede con los productos ecológicos. Existen numerosos estudios sobre distintos aspectos del sector porcino ibérico, realizados por distintas instituciones, como universidades, instituciones privadas y proyectos europeos. En general, se centran en la mejora de la producción de los cerdos ibéricos o en la mejora de la elaboración de los jamones. La novedad de la investigación realizada en la presente Tesis Doctoral reside en el estudio de los aspectos que determinan la mayor eficiencia económica de la cadena de valor del jamón ibérico de bellota de la denominación de origen de Guijuelo, y en las características que aporta al jamón ibérico de bellota la producción ecológica frente a la convencional. Resumen Los objetivos planteados en esta investigación son la mejora de la cadena de valor del jamón ibérico de bellota de la denominación de origen de Guijuelo, mediante el estudio de la problemática estructural y de funcionamiento de la misma. Como objetivos específicos se proponen la mejora de la eficiencia económica en las relaciones comerciales entre los distintos eslabones de la cadena de valor, y el impulso de la oferta de los productos ecológicos de ibérico, mediante el estudio comparativo de las producciones convencionales y ecológicas. Para alcanzar estos objetivos la metodología utilizada es la cadena de valor agroalimentaria, utilizando como herramientas de análisis el método Delphi y la realización de un análisis DAFO del sector porcino ibérico. Las fuentes de información primarias utilizadas proceden por una parte de la colaboración realizada en el proyecto europeo Q-Porkchains, coordinado por el Dr. Jacques H. Trienekens, y por otra parte de los cuestionarios especialmente diseñados para el análisis Delphi realizado. Las fuentes de información secundarias proceden de artículos académicos publicados, de artículos de revistas especializadas en el sector y de informes y estadísticas publicados por el Ministerio de Agricultura, Alimentación y Medio Ambiente. Las conclusiones de la investigación son las siguientes. Las relaciones comerciales de la cadena de valor estudiada están gestionadas, ya que se otorga gran valor a las relaciones comerciales basadas en la confianza, tanto en el aprovisionamiento de productos como en la venta de los mismos en cada eslabón. Sin embargo, no se gestiona adecuadamente la gama de productos que se oferta a lo largo de la cadena de valor, puesto que los eslabones de la misma obtienen diferente eficiencia económica para el mismo producto. Por otra parte, aunque la denominación de origen de Guijuelo es una marca conocida por el consumidor, el esfuerzo por tener una marca colectiva de calidad no ha sido totalmente satisfactorio, en especial para el eslabón de la distribución. Por esta razón, es importante resaltar que es recomendable la creación de una marca propia que cuide la calidad con especial atención, modificando incluso las empresas integrantes de la cadena de valor si el objetivo de calidad no coincide. Es importante garantizar la calidad del producto al consumidor, mediante la trasmisión la información generada por los informes de inspección y certificación realizados por las entidades correspondientes en relación a la norma de calidad de los productos de cerdo ibérico y por el Consejo Regulador de Guijuelo. Se requiere un estudio detallado de los posibles nichos de mercado para llegar a los clientes que buscan un producto de calidad diferenciada como es el jamón ibérico de denominación de origen de Guijuelo. Dentro de los posibles clientes debe tenerse en consideración al colectivo de personas alérgicas, ya que no se encuentran con facilidad en el mercado productos cárnicos de cerdo libres de alérgenos. Por último, la innovación es muy importante en este sector, y pueden ofertarse nuevos productos que ayuden al acortamiento de la cadena de valor, como podría ser la carne fresca de cerdo ibérico de bellota. La producción ecológica de porcino ibérico, en la actualidad no es significativa. El manejo que se realiza de los cerdos ibéricos convencionales de bellota es muy similar al manejo que se realiza de los cerdos ecológicos, salvo en la alimentación que reciben los cerdos ibéricos antes del cebo en montanera y en los medicamentos permitidos en ambas producciones. La producción de porcino ecológico de bellota puede ser interesante para la exportación. Los jamones ibéricos de bellota dispondrían de un sello que garantiza un manejo tradicional –como se realiza en muchas explotaciones extensivas de cerdos ibéricos de bellota-, y que es apreciado por los consumidores de otros países, dispuestos a pagar por productos de calidad diferenciada. Este tipo de producción quizá podría solventar la limitación al ámbito nacional de la norma de calidad de los productos de cerdo ibérico. La falta de claridad y unanimidad en el sector sobre la calidad de los productos de ibéricos que se percibe en los cambios previstos en la legislación, y el interés del eslabón de la industria elaboradora de jamones en calidades no ligadas a producciones extensivas sino intensivas, por su mayor volumen de ventas y sus mejores rendimientos, mueven a los productores de “ibérico puro de bellota” a desmarcarse del sector “ibérico”, donde el peso del producto ibérico cruzado de pienso tiene mucho peso en las decisiones que se toman. The Iberian pork industry is a typically Spanish industry. The associated image by the consumer to these products corresponds to products made from Iberian pigs in extensive farms (meadows), and fattened in open range. However, according to data released by the Ministry of Agriculture, Food and Environment, more than 70 percent of the Iberian pigs produced in Spain are raised on factory farms. The Iberian pork industry is in process of change, both by modifications resulting from the crisis in the sector, and the expected ones in the quality standard, recently agreed. In this environment where there is a significant reduction in trade margins in all links of the value chain of Iberian ham, becomes important to study its structure and operation, identifying the aspects that improve economic efficiency along the value chain and their concordance along it. Likewise, part of the consumers begins searching for quality products, they are interested in certain products that guarantee some sort of quality or production and processing practices, like organic products. There are several studies on various aspects of the Iberian pork industry, made by different institutions, such as universities, private institutions and some European projects. In general, their goal is focused on improving the Iberian hog production or on improving the elaboration of hams. The novelty of the research conducted in this PhD thesis lies in the study of the aspects that determine the economic efficiency of the value chain of Iberian ham from Guijuelo designation of origin, and the comparison between the features that organic or conventional production of Iberian ham brings to it. The objectives propound in this research are the improvement of the value chain of Iberian ham from Guijuelo designation of origin, through the study of its structural and operational problematic. The proposed specific objectives are the improvement of the economic efficiency Resumen in trade relations between the different links in the value chain, and the promotion of the supply of Iberian organic pork products, through the comparative study of conventional and organic productions. In order to achieve these objectives, the used methodology is the agrifood value chain, using as analysis tools the Delphi method, and a SWOT analysis of the Iberian pork industry. The primary sources of information come partly from the collaboration in the European project Q-Porkchains, coordinated by Dr. Jacques Trienekens, and partly from the questionnaires specially designed for the Delphi analysis performed. The secondary sources come from published academic papers, specialized journal articles and reports published by the Ministry of Agriculture, Food and Environment. The research conclusions are as follows. Trade relations in the studied value chain are managed, as it is granted a great value to business relationships based on trust, both in the supply of products and in the sale in each link. However, the portfolio that is offered throughout the value chain is not properly managed, since the economic efficiency obtained for the same product is different in each link. Moreover, although the designation of origin of Guijuelo is a well-known brand, the effort made to acquire a collective quality trademark has not been entirely satisfactory, especially in the distribution link. Due to it, it is important to highlight that it is recommended to create a brand focused on quality, and indeed to change the firms integrating the vale chain, if the goal is not shared by all the companies. It is essential to ensure the quality of the product to the consumer, through the transmission of the available information related to the quality standard of Iberian pork products and of the Guijuelo Regulating Council. A detailed study of potential niche markets is required, in order to reach customers looking for a differentiated quality product as Iberian ham of Guijuelo designation of origin. It should be taken into consideration the group of allergy sufferers as potential customers, as they do not easily find pork products in the market free of allergens. Innovation is very important in this industry, and new products could be commercialized that help to shorten the value chain, as fresh acorn Iberian pork. Nowadays, the organic production of Iberian pork products is not significant. The operation is very similar in both conventional and organic production of Iberian pork products, except in the food received by Iberian hogs and the sort of medicinal treatments allowed in each production. The organic acorn Iberian pork production could be interesting for export. Acorn Iberian hams would have a well-known hallmark, which guarantees a traditional production, -as it is done in many extensive holdings of Iberian acorn-pigs-, and that is appreciated by consumers in other countries This niche of consumers could pay for differentiated quality products. Perhaps, this sort of production could solve the limitation to national scope of the quality standard of Iberian pork products. The lack of clarity and unanimity in the industry on the quality of Iberian pork products has been perceived in the agreed changes of the legislation as well as the interest of the processing industry in hams of quality categories which are not linked to extensive but intensive productions, due to their higher sales volume and better yields. This situation pushed "acorn pure Iberian " pigs farmers to split from the Iberian industry, where the importance of cross Iberian pig from intensive farms is growing so high that they can influence the negotiations and decisions taken inside and outside the industry.

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I suoli determinano la fisiologia della coltura, le caratteristiche del vino e l’economicità della coltura.

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Los forrajes tropicales presentan, en general, un menor valor nutritivo que los forrajes de zonas templadas. Sin embargo, su disponibilidad suele ser elevada y en numerosas ocasiones son el único recurso alimenticio disponible para los animales rumiantes. Esta situación limita la productividad de estos animales y por ello se han investigado diferentes estrategias para aumentar el valor nutritivo de los forrajes tropicales. Una de las metodologías propuestas para incrementar la utilización digestiva de los forrajes es el tratamiento de los mismos con enzimas fibrolíticas (Carro y Ranilla, 2001), pero todavía son escasos los estudios realizados con forrajes tropicales. El objetivo de este trabajo fue evaluar el efecto de tres preparados enzimáticos en la fermentación ruminal in vitro y la degradabilidad de tres forrajes tropicales.