375 resultados para Abra prismatica


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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Pós-graduação em Linguística e Língua Portuguesa - FCLAR

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Pós-graduação em Engenharia Elétrica - FEIS

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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)

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Pós-graduação em Música - IA

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A lógica instantânea da sociedade informacional não permite que a maioria dos meios de comunicação abra espaço para a história de vida das fontes jornalísticas, muito menos das anônimas. A instantaneidade com que os fatos têm de chegar ao receptor não é compatível com o exercício jornalístico que busca a densidade, o aprofundamento das relações sociais. “Aluga-se meu apego: a história de vida dos anunciantes de Classificados” busca apontar uma alternativa para o jornalismo oficial e superficial. Trata-se de um livro-reportagem de perfil que tenta mapear traços e mudanças da identidade dos anônimos, apontando-os como agentes sociais de suas próprias vidas e das vidas alheias. A partir dos preceitos da psicologia social e da antropologia, busca-se definir a identidade como um processo socialmente construído e sujeito a constantes mutações. Embuído dessa premissa, o Jornalismo Literário aparece como opção que permite o aprofundamento na cobertura dos fatos e a contextualização dos fenômenos decorrentes dele. O conteúdo do livro-reportagem possui dez perfis que contam fragmentos da vida, dos anseios e das angústias de anunciantes dos Classificados do Jornal da Cidade de Bauru (SP) que coabitam o município com as fontes oficiais utilizadas pelos jornais mas que, porém, não têm a mesma visibilidade nem são encarados como fundamentais para nossa realidade

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Lo studio riportato in questa tesi ha come scopo l’osservazione e la comprensione dei processi molecolari associati alla deposizione di CaCO3 nei polimorfi di calcite e aragonite nel mollusco gasteropode Haliotis rufescens. In particolare l’attenzione si è focalizzata sullo strato glicoproteico (green layer) che si trova inserito all’interno dell’ipostraco o strato madreperlaceo. Studi precedenti suggeriscono l’ipotesi che il green layer sia una struttura polifunzionale che svolge un ruolo attivo nell’induzione di crescita dei cristalli di carbonato di calcio nella conchiglia. All’analisi microscopica il green layer si presenta come un foglietto trilaminato. Sugli strati esterni è depositata aragonite nella forma prismatica da una parte e sferulitica dall’altra. All’interno è racchiuso un core proteico, formato da glicoproteine e ricco di chitina. Questa struttura tripartita conferisce al guscio calcareo nuove proprietà meccaniche, come la resistenza alle fratture molto maggiore rispetto al minerale naturale. Il green layer è stato trattato in ambiente alcalino, l’unico in grado di solubilizzarlo. È stato ottenuto del materiale proteico che è stato caratterizzato utilizzando SDS-PAGE, colorato con Blu Comassie e all’argento per visualizzarne la componente peptidica. Il green layer è fluorescente, sono state quindi eseguite analisi spettroscopiche sull’estratto peptidico per determinarne le proprietà chimo fisiche (dipendenza dal pH dell’intensità di fluorescenza). Sono stati eseguiti esperimenti di crescita dei cristalli di CaCO3 in ambiente saturo di CaCl2 in assenza e presenza del peptide e in assenza e presenza di Mg++. I cristalli sono stati osservati al microscopio elettronico a scansione (SEM) e al microscopio confocale. Da un punto di vista spettroscopico si osserva che, eccitando l’estratto alcalino del green layer a 280 nm e 295 nm, lunghezze d’onda caratteristiche degli aminoacidi aromatici, si ottiene uno spettro di emissione che presenta una forte banda centrata a 440 nm e una spalla a circa 350 nm, quest’ultima da ascrivere all’emissione tipica di aminoacidi aromatici. L’emissione di fluorescenza dell’estratto dal green layer dipende dal pH per tutte le bande di emissione; tale effetto è particolarmente visibile per lo spettro di emissione a 440 nm, la cui lunghezza d’onda di emissione e l’intensità dipendono dalla ionizzazione di aminoacidi acidi (pKa = 4) e dell’istidina (pKa = 6.5 L’emissione a 440 nm proviene invece da un’eccitazione il cui massimo di eccitazione è centrato a 350 nm, tipica di una struttura policiclica aromatica. Poiché nessun colorante estrinseco viene isolato dalla matrice del green layer a seguito dei vari trattamenti, tale emissione potrebbe derivare da una modificazione posttraduzionale di aminoacidi le cui proprietà spettrali suggeriscono la formazione di un prodotto di dimerizzazione della tirosina: la ditirosina. Questa struttura potrebbe essere la causa del cross-link che rende resistente il green layer alla degradazione da parte di agenti chimici ed enzimatici. La formazione di ditirosina come fenomeno post-traduzionale è stato recentemente acquisito come un fenomeno di origine perossidativa attraverso la formazione di un radicale Tyr ed è stato osservato anche in altri organismi caratterizzati da esoscheletro di tipo chitinoso, come gli insetti del genere Manduca sexta. Gli esperimenti di cristallizzazione in presenza di estratto di green layer ne hanno provato l’influenza sulla nucleazione dei cristalli. In presenza di CaCl2 avviene la precipitazione di CaCO3 nella fase calcitica, ma la conformazione romboedrica tipica della calcite viene modificata dalla presenza del peptide. Inoltre aumenta la densità dei cristalli che si aggregano a formare strutture sferiche di cristalli incastrati tra loro. Aumentando la concentrazione di peptide, le sfere a loro volta si uniscono tra loro a formare strutture geometriche sovrapposte. In presenza di Mg++, la deposizione di CaCO3 avviene in forma aragonitica. Anche in questo caso la morfologia e la densità dei cristalli dipendono dalla concentrazione dello ione e dalla presenza del peptide. È interessante osservare che, in tutti i casi nei quali si sono ottenute strutture cristalline in presenza dell’estratto alcalino del green layer, i cristalli sono fluorescenti, a significare che il peptide è incluso nella struttura cristallina e ne induce la modificazione strutturale come discusso in precedenza. Si osserva inoltre che le proprietà spettroscopiche del peptide in cristallo ed in soluzione sono molto diverse. In cristallo non si ha assorbimento alla più corta delle lunghezze d’onda disponibili in microscopia confocale (405 nm) bensì a 488 nm, con emissione estesa addirittura sino al rosso. Questa è un’indicazione, anche se preliminare, del fatto che la sua struttura in soluzione e in cristallo è diversa da quella in soluzione. In soluzione, per un peptide il cui peso molecolare è stimato tra 3500D (cut-off della membrana da dialisi) e 6500 D, la struttura è, presumibilmente, totalmente random-coil. In cristallo, attraverso l’interazione con gli ioni Ca++, Mg++ e CO3 -- la sua conformazione può cambiare portando, per esempio, ad una sovrapposizione delle strutture aromatiche, in modo da formare sistemi coniugati non covalenti (ring stacking) in grado di assorbire ed emettere luce ad energia più bassa (red shift).

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Biostratigraphical, taxonomical, and palaeocological results were obtained from Oxfordian to Tithonian foraminifers of the Northern and Southern Atlantic Ocean boreholes of the DSDP Legs 1, 11, 36, 41, 44, 50, and 79. An oversight on the cored Jurassic sections of the DSDP Legs 79 and the corresponding foraminiferal descriptions are given. The reddish brown, clayey and carbonaceous Cat Gap Formation (Oxfordian to Tithonian) of the Northern Atlantic Ocean, rich in radiolarians, yields less or more uniform, in most cases allochthonous foraminiferal faunas of Central European shelf character. No Callovian and Upper Tithonian foraminiferaI zones can be established. The zone of Pseudomarssonella durnortieri covers the Oxfordian/Kimmeridgian, the zone of Neobulimina atlantica the Kimmeridgian/Lower Tithonian interval. Characteristic foraminiferal faunas are missing since the Upper Tithonian to Valanginian for reason of a widely distributed regression which caused hiatuses observed all over the Northern Atlantic Ocean and in parts of Europe. The Upper Jurassic cannot be subdivided into single stages by foraminiferal biostratigraphy alone. The fovaminiferal zones established by Moullad (1984) covering a Callovian-Tithonian interval may be of some local importance in the Tethyan realm: It has too long-ranging foraminiferal species to be used as index marker in the word-wide DSDP boreholes. Some taxonomical confusion is caused because in former publications some foraminiferal species have got different names both in the Jurassic and Cretaceous. The foraminiferal biostratigraphy of drilled sections from DSDP boreholes is restricted by the drilling technique and for palaeo-oceanographical, biological, and geological reasons. Foraminiferal faunas from the DSDP originally described as ,,bathyal, or ,,abyssal,, have to be derived from shallower water. This contrasts the palaeo-water depths of 3000-4000 m which result from sedimentological and palaeo-geographical investigations.

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Identifiable radiolarians of stratigraphic importance were recovered at eight of the sites drilled on Leg 115. The assemblages range in age from Holocene to middle Eocene (Dictyoprora mongolfieri Zone, about 48 Ma). Faunal preservation is particularly good in two stratigraphic intervals: the Holocene through upper Miocene (0-9 Ma), and the lowermost Oligocene to middle Eocene (35-48 Ma). Fluctuating rates of silica accumulation at these drill sites during the Cenozoic reflect changing tectonic and paleoceanographic conditions. In particular, the gradual closure of the Indonesian and Tethyan seaways and the northward migration of the Indian subcontinent severely restricted zonal circulation and silica accumulation in tropical latitudes during the late Oligocene through middle Miocene. By the late Miocene the Indian subcontinent had moved sufficiently north of the equator to allow trans-Indian zonal circulation patterns to become reestablished, and biosiliceous sedimentation resumed. The composition of the radiolarian assemblages in the tropical Indian Ocean is closely comparable with that of the 'stratotype' sequences in the equatorial Pacific. However, there are some notable exceptions in Indian Ocean assemblages: (1) the scarcity of the genera Pterocanium and Spongaster in the Neogene; (2) the absence of the stratigraphically important Podocyrtis lineage, P. diamesa -> P. phyxis -> P. ampla, in the middle Eocene; and (3) the scarcity of taxa of the genus Dorcadospyris, with the exception of D. ateuchus. The succession of radiolarian events was tabulated for those stratigraphic intervals where the assemblages were well preserved. We identified 55 events in the middle Eocene to earliest Oligocene, and 31 events in the late Miocene to Holocene. The succession of events is closely comparable with that of the tropical Pacific. However, there are exceptions that appear to be real, rather than artifacts of sample preservation, mixing, and core disturbance.