1000 resultados para Missions -- Africa.


Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Gli squali bianchi sono tra i più importanti predatori dei Pinnipedi (Klimley et al., 2001; Kock, 2002). La loro principale strategia di caccia consiste nel pattugliare le acque circostanti ad una colonia di otarie e nell’attaccarle quando queste sono in movimento, mentre si allontanano o avvicinano all’isola (Klimley et al., 2001; Kock, 2002). Tuttavia, la strategia e la dinamica della predazione osservate anche in relazione al ciclo riproduttivo della preda e le tattiche comportamentali messe in atto dalla preda per ridurre la probabilità di predazione, e quindi diminuire la sua mortalità, sono ancora poco conosciute. Con questo studio, effettuato nell’area di Seal Island all’interno della baia di Mossel Bay in Sud Africa, abbiamo cercato di definire proprio questi punti ancora poco conosciuti. Per studiare la strategia e le dinamica di predazione dello squalo bianco abbiamo utilizzato il sistema di monitoraggio acustico, in modo da poter approfondire le conoscenze sui loro movimenti e quindi sulle loro abitudini. Per dare un maggiore supporto ai dati ottenuti con la telemetria acustica abbiamo effettuato anche un monitoraggio visivo attraverso l’attrazione (chumming) e l’identificazione fotografica degli squali bianchi. Per comprendere invece i loro movimenti e le tattiche comportamentali messi in atto dalle otarie orsine del capo per ridurre la probabilità di predazione nella baia di Mossel Bay, abbiamo utilizzato il monitoraggio visivo di 24 ore, effettuato almeno una volta al mese, dalla barca nell’area di Seal Island. Anche se gli squali bianchi sono sempre presenti intorno all’isola i dati ottenuti suggeriscono che la maggior presenza di squali/h si verifica da Maggio a Settembre che coincide con l’ultima fase di svezzamento dei cuccioli delle otarie del capo, cioè quando questi iniziano a foraggiare lontano dall'isola per la prima volta; durante il sunrise (alba) durante il sunset (tramonto) quando il livello di luce ambientale è bassa e soprattutto quando la presenza delle prede in acqua è maggiore. Quindi possiamo affermare che gli squali bianchi a Seal Island prendono delle decisioni che vanno ad ottimizzare la loro probabilità di catturare una preda. I risultati preliminari del nostro studio indicano anche che il numero di gruppi di otarie in partenza dall'isola di notte sono di gran lunga maggiori di quelle che partono durante il giorno, forse questo potrebbe riflettere una diminuzione del rischio di predazione; per beneficiare di una vigilanza condivisa, le otarie tendono in media a formare gruppi di 3-5 o 6-9 individui quando si allontanano dall’isola e questo probabilmente le rende meno vulnerabili e più attente dall’essere predate. Successivamente ritornano all’isola da sole o in piccoli gruppi di 2 o 3 individui. I gruppi più piccoli probabilmente riflettono la difficoltà delle singole otarie a riunirsi in gruppi coordinati all'interno della baia.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

“L’assistenza fornita da Pechino in termini di investimenti e opere di soccorso è mossa dalla sincerità più profonda e non sarà vincolata all’esistenza di particolari condizioni politiche”. Questo è quanto ha dichiarato il primo ministro cinese Wen Jiabao durante la seconda riunione del Forum per la cooperazione tra Cina ed Africa, tenutasi ad Addis Abeba nel 2003. Il contenuto della dichiarazione potrebbe sembrare di trascurabile rilevanza, al contrario invece esso mette in luce uno degli aspetti chiave che hanno contribuito al successo cinese in Africa: l’assenza di condizioni politiche e sociali cui legare l’operato del governo e delle imprese nel territorio

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

L’obiettivo del lavoro esposto nella seguente relazione di tesi ha riguardato lo studio e la simulazione di esperimenti di radar bistatico per missioni di esplorazione planeteria. In particolare, il lavoro si è concentrato sull’uso ed il miglioramento di un simulatore software già realizzato da un consorzio di aziende ed enti di ricerca nell’ambito di uno studio dell’Agenzia Spaziale Europea (European Space Agency – ESA) finanziato nel 2008, e svolto fra il 2009 e 2010. L’azienda spagnola GMV ha coordinato lo studio, al quale presero parte anche gruppi di ricerca dell’Università di Roma “Sapienza” e dell’Università di Bologna. Il lavoro svolto si è incentrato sulla determinazione della causa di alcune inconsistenze negli output relativi alla parte del simulatore, progettato in ambiente MATLAB, finalizzato alla stima delle caratteristiche della superficie di Titano, in particolare la costante dielettrica e la rugosità media della superficie, mediante un esperimento con radar bistatico in modalità downlink eseguito dalla sonda Cassini-Huygens in orbita intorno al Titano stesso. Esperimenti con radar bistatico per lo studio di corpi celesti sono presenti nella storia dell’esplorazione spaziale fin dagli anni ’60, anche se ogni volta le apparecchiature utilizzate e le fasi di missione, durante le quali questi esperimenti erano effettuati, non sono state mai appositamente progettate per lo scopo. Da qui la necessità di progettare un simulatore per studiare varie possibili modalità di esperimenti con radar bistatico in diversi tipi di missione. In una prima fase di approccio al simulatore, il lavoro si è incentrato sullo studio della documentazione in allegato al codice così da avere un’idea generale della sua struttura e funzionamento. È seguita poi una fase di studio dettagliato, determinando lo scopo di ogni linea di codice utilizzata, nonché la verifica in letteratura delle formule e dei modelli utilizzati per la determinazione di diversi parametri. In una seconda fase il lavoro ha previsto l’intervento diretto sul codice con una serie di indagini volte a determinarne la coerenza e l’attendibilità dei risultati. Ogni indagine ha previsto una diminuzione delle ipotesi semplificative imposte al modello utilizzato in modo tale da identificare con maggiore sicurezza la parte del codice responsabile dell’inesattezza degli output del simulatore. I risultati ottenuti hanno permesso la correzione di alcune parti del codice e la determinazione della principale fonte di errore sugli output, circoscrivendo l’oggetto di studio per future indagini mirate.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

La tesi considera il discorso di Dakar sotto vari aspetti: tenendo conto delle analisi già pubblicate sull'argomento, pone particolare enfasi sul contesto enunciativo, sulle implicazioni del ruolo socio-politico dell'oratore, sull'utilizzo di determinate scelte linguistiche per trasmettere un messaggio non sempre in linea con quello apertamente dichiarato (e spesso contraddittorio). La tesi analizza inoltre in particolare il concetto di Africa nel discorso, nonché la visione della storia e della colonizzazione nel discorso (e le implicazioni colonialiste).

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Evaluation of antiretroviral treatment (ART) programmes in sub-Saharan Africa is difficult because many patients are lost to follow-up. Outcomes in these patients are generally unknown but studies tracing patients have shown mortality to be high. We adjusted programme-level mortality in the first year of antiretroviral treatment (ART) for excess mortality in patients lost to follow-up.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Many HIV-infected children in Southern Africa have been started on antiretroviral therapy (ART), but loss to follow up (LTFU) can be substantial. We analyzed mortality in children retained in care and in all children starting ART, taking LTFU into account.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Objective  To assess the outcome of patients who experienced treatment failure with antiretrovirals in sub-Saharan Africa. Methods  Analysis of 11 antiretroviral therapy (ART) programmes in sub-Saharan Africa. World Health Organization (WHO) criteria were used to define treatment failure. All ART-naive patients aged ≥16 who started with a non-nucleoside reverse transcriptase inhibitor (NNRTI)-based regimen and had at least 6 months of follow-up were eligible. For each patient who switched to a second-line regimen, 10 matched patients who remained on a non-failing first-line regimen were selected. Time was measured from the time of switching, from the corresponding time in matched patients, or from the time of treatment failure in patients who remained on a failing regimen. Mortality was analysed using Kaplan–Meier curves and random-effects Cox models. Results  Of 16 591 adult patients starting ART, 382 patients (2.3%) switched to a second-line regimen. Another 323 patients (1.9%) did not switch despite developing immunological or virological failure. Cumulative mortality at 1 year was 4.2% (95% CI 2.2–7.8%) in patients who switched to a second-line regimen and 11.7% (7.3%–18.5%) in patients who remained on a failing first-line regimen, compared to 2.2% (1.6–3.0%) in patients on a non-failing first-line regimen (P < 0.0001). Differences in mortality were not explained by nadir CD4 cell count, age or differential loss to follow up. Conclusions  Many patients who meet criteria for treatment failure do not switch to a second-line regimen and die. There is an urgent need to clarify the reasons why in sub-Saharan Africa many patients remain on failing first-line ART.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Objective: In South Africa, many HIV-infected patients experience delays in accessing antiretroviral therapy (ART). We examined pretreatment mortality and access to treatment in patients waiting for ART. Design: Cohort of HIV-infected patients assessed for ART eligibility at 36 facilities participating in the Comprehensive HIV and AIDS Management (CHAM) program in the Free State Province. Methods: Proportion of patients initiating ART, pre-ART mortality and risk factors associated with these outcomes were estimated using competing risks survival analysis. Results: Forty-four thousand, eight hundred and forty-four patients enrolled in CHAM between May 2004 and December 2007, of whom 22 083 (49.2%) were eligible for ART; pre-ART mortality was 53.2 per 100 person-years [95% confidence interval (CI) 51.8–54.7]. Median CD4 cell count at eligibility increased from 87 cells/ml in 2004 to 101 cells/ml in 2007. Two years after eligibility an estimated 67.7% (67.1–68.4%) of patients had started ART, and 26.2% (25.6–26.9%) died before starting ART. Among patients with CD4 cell counts below 25 cells/ml at eligibility, 48% died before ART and 51% initiated ART. Men were less likely to start treatment and more likely to die than women. Patients in rural clinics or clinics with low staffing levels had lower rates of starting treatment and higher mortality compared with patients in urban/peri-urban clinics, or better staffed clinics. Conclusions: Mortality is high in eligible patients waiting for ART in the Free State Province. The most immunocompromised patients had the lowest probability of starting ART and the highest risk of pre-ART death. Prioritization of these patients should reduce waiting times and pre-ART mortality.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Little is known about the temporal impact of the rapid scale-up of large antiretroviral therapy (ART) services on programme outcomes. We describe patient outcomes [mortality, loss-to-follow-up (LTFU) and retention] over time in a network of South African ART cohorts.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Background Prognostic models have been developed for patients infected with HIV-1 who start combination antiretroviral therapy (ART) in high-income countries, but not for patients in sub-Saharan Africa. We developed two prognostic models to estimate the probability of death in patients starting ART in sub-Saharan Africa. Methods We analysed data for adult patients who started ART in four scale-up programmes in Côte d'Ivoire, South Africa, and Malawi from 2004 to 2007. Patients lost to follow-up in the first year were excluded. We used Weibull survival models to construct two prognostic models: one with CD4 cell count, clinical stage, bodyweight, age, and sex (CD4 count model); and one that replaced CD4 cell count with total lymphocyte count and severity of anaemia (total lymphocyte and haemoglobin model), because CD4 cell count is not routinely measured in many African ART programmes. Death from all causes in the first year of ART was the primary outcome. Findings 912 (8·2%) of 11 153 patients died in the first year of ART. 822 patients were lost to follow-up and not included in the main analysis; 10 331 patients were analysed. Mortality was strongly associated with high baseline CD4 cell count (≥200 cells per μL vs <25; adjusted hazard ratio 0·21, 95% CI 0·17–0·27), WHO clinical stage (stages III–IV vs I–II; 3·45, 2·43–4·90), bodyweight (≥60 kg vs <45 kg; 0·23, 0·18–0·30), and anaemia status (none vs severe: 0·27, 0·20–0·36). Other independent risk factors for mortality were low total lymphocyte count, advanced age, and male sex. Probability of death at 1 year ranged from 0·9% (95% CI 0·6–1·4) to 52·5% (43·8–61·7) with the CD4 model, and from 0·9% (0·5–1·4) to 59·6% (48·2–71·4) with the total lymphocyte and haemoglobin model. Both models accurately predict early mortality in patients starting ART in sub-Saharan Africa compared with observed data. Interpretation Prognostic models should be used to counsel patients, plan health services, and predict outcomes for patients with HIV-1 infection in sub-Saharan Africa.