978 resultados para DOLOR POSTOPERATORIO
Resumo:
Introducción: actualmente los trastornos músculo esqueléticos (TME) han sido reconocidos como la principal causa de morbilidad en el trabajo, dado el porcentaje de ausentismo laboral que representa, generando reducción en la productividad de las industrias. Una visión general de la prevalencia en TME puede conducir a métodos de prevención de morbilidad adecuados para cada tipo de proceso, y así proporcionar un ambiente más seguro y confortable. Objetivo: determinar la prevalencia de síntomas osteomusculares y su relación con factores individuales y laborales en personal de una empresa dedicada a prestar servicio de seguridad electrónica en Bogotá, en el 2013. Métodos: estudio de corte transversal, desarrollado a partir de fuentes de datos secundarios de una población de 199 trabajadores, con información sociodemográfica y síntomas osteomusculares en los distintos roles laborales (administrativo, soporte y de campo) de una empresa de servicios en seguridad electrónica. Se usaron métodos estadísticos para el cálculo de proporciones, se estimaron las prevalencias osteomusculares globales, realizando comparaciones por rol laboral. La revisión de la asociación entre factores sociodemográficos y laborales con síntomas de TME se hizo a través de la prueba Chi2 de asociación o prueba exacta de Fisher. Resultados: Los segmentos que mostraron la mayor frecuencia en morbilidad de TME fueron espalda, cuello, muñecas y manos. Se encontró asociación entre dolor de hombros y brazos con la edad, OR=0,54 (IC95%=0,30-0,95) y tiempo en el cargo, OR=1,855(IC 95%=1,043-3,297); entre dolor de cuello y edad OR=0,50 (IC95%=0,27-0,90) y entre dolor de muñecas y/o manos con tiempo en el cargo, OR=1,827(IC 95%=1,032-3,235). Conclusión: Se presenta morbilidad por TME en varios segmentos, derivados de factores (individuales y laborales), ratificando la importancia de hacer intervenciones integrales de control de riesgos para su prevención.
Resumo:
Negli ultimi decenni, l’outcome dei pazienti sottoposti a chirurgia dell’aorta toracica è migliorato grazie ai progressi ottenuti nella gestione della circolazione extracorporea, della protezione miocardica e cerebrale e del monitoraggio intra- e postoperatorio dei pazienti. Malgrado questo però, la chirurgia dell’arco aortico è ancora gravata da una significativa mortalità e morbilità dovute principalmente alle complicanze neurologiche conseguenti all’interruzione temporanea della circolazione cerebrale. Nel presente studio sono stati analizzati 364 pazienti trattati per sostituzione dell’arco aortico con l’ausilio della perfusione cerebrale selettiva anterograda, presso l’Unità Operativa di Cardiochirurgia dell’Ospedale di Sant’Orsola di Bologna dal 1° gennaio 2015 al 31 maggio 2020.Le disfunzioni neurologiche permanenti sono state diagnosticate in 33 dei 364 pazienti (9.1%) operati, utilizzando la perfusione cerebrale selettiva anterograda come tecnica di perfusione cerebrale. Pertanto abbiamo confrontato due gruppi di pazienti: un gruppo di 33 pazienti con deficit permanenti con il resto dei pazienti (331) che non aveva alcun deficit. Tra le variabili intraoperatorie, i tipi di cannulazione arteriosa, in particolare la cannulazione dell’arteria femorale (109 [32.9%] vs 17 [51.5%], p-value=0.032) e dell’aorta ascendente (56 [16.9%] vs 0, p-value=0.010), presentano delle differenze statisticamente significative tra i due gruppi. Per quanto riguarda la perfusione cerebrale selettiva anterograda, i valori del flusso medio (899.63 ± 214.12 vs 952.52 ± 160.72, p-value=0.051) presentano una differenza statisticamente significativa tra i due campioni. All’analisi multivariata, la dissezione aortica di tipo A (p = 0.010), la cannulazione femorale (p = 0.033) e l’arresto di circolo totale (p = 0.046) si confermano dei fattori di rischio statisticamente significativi per l’insorgenza di disfunzioni neurologiche permanenti
Resumo:
Background. Il recupero funzionale precoce dopo intervento di wedge resection polmonare non è studiato in maniera approfondita, in particolare, sono carenti i dati relativi al recupero postoperatorio precoce dei pazienti sottoposti a tele procedura chirurgica in seguito a metastasi polmonari per tumore osseo primitivo. Obiettivo. Lo scopo di questo studio osservazionale è quello di descrivere il percorso fisioterapico dopo intervento di wedge resection polmonare, evidenziando il possibile recupero funzionale nel breve termine e ricercandone i possibili fattori prognostici. Metodi. Per valutare il recupero funzionale si è utilizzato il 1 minute sit to stand test (1MSTS), che è stato somministrato in sesta giornata postoperatoria. Per descrivere l’andamento del recupero il test è stato somministrato in fase preoperatoria e in tutte le giornate postoperatorie. Sono state condotte analisi di univariata per valutare l’associazione delle variabili demografiche, anamnestiche e cliniche con l’outcome primario. Risultati. Sono stati reclutati 13 pazienti, per un totale di 17 osservazioni poiché alcuni pazienti hanno ripetuto l’operazione. Nella sesta giornata il 41,2% dei pazienti aveva eseguito lo stesso o un numero maggiore di verticalizzazioni del 1MSTS fatte nella fase preoperatoria. Nella sesta giornata postoperatoria il 100% dei pazienti era riuscito ad eseguire il 1MSTS almeno una volta dopo l’intervento. All’outcome primario risultavano associarsi con una significatività statistica il livello di autonomia, misurato con la TESS, (p=0,01) e il 1MSTS (p=0,001) misurati nella fase preoperatoria. Conclusioni. Il recupero funzionale postoperatorio è possibile fin dalle prime giornate postoperatorie per i pazienti sottoposti a wedge resection. Il livello di autonomia e il numero di verticalizzazioni del 1MSTS eseguite in fase preoperatoria sono possibili fattori prognostici del recupero funzionale postoperatorio.