992 resultados para Materiali Musivi


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Background Recentemente la letteratura scientifica ha dimostrato come un corretto controllo posturale faciliti i movimenti dell’arto superiore. Ci sono evidenze secondo cui, applicando al paziente dei contenimenti sul tronco, si ha un miglioramento della funzionalità dell’arto superiore. Obiettivi L’obiettivo principale della tesi era quello di verificare come il sostegno del tronco con l’utilizzo di una stabile struttura assiale, attraverso un supporto esterno definito “trunk constraint”, incrementi il controllo posturale, per facilitare i movimenti frazionati degli arti superiori in persone con esiti di patologie neurologiche. Materiali e metodi Il caso clinico riguarda un uomo di 60 anni con esiti di emiparesi sinistra da ictus ischemico destro. E’ stato eseguito un protocollo di dieci sessioni di trattamento, di un’ora ciascuna, in cui veniva applicata la facilitazione attraverso trunk constraint in diversi setting riabilitativi. I dati sono stati raccolti tramite le scale: Trunk Control Test, Trunk Impairment Scale e Fugl-Meyer Assessment. Inoltre, è stata eseguita l’analisi osservazionale, attraverso videoripresa, di un gesto funzionale dell’arto superiore. Risultati I dati rilevati dimostrano degli effetti positivi rispetto alle ipotesi di partenza. Infatti sono stati riscontrati miglioramenti negli item delle scale somministrate e nella valutazione qualitativa dell’arto superiore. In particolare, si è evidenziato un miglioramento nel controllo del tronco nella scala Trunk Control Test e nella Trunk Impairment Scale e della funzione dell’arto superiore alla scala Fugl-Meyer Assessment. L’analisi osservazionale dei video dimostra un miglioramento del timing di attivazione durante la fase di reaching. Conclusioni I risultati ottenuti supportano il fatto che un incremento dell’attività antigravitaria del tronco, anche attraverso supporti esterni come la trunk constraint, possono facilitare un miglioramento funzionale dell’arto superiore.

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Il Consenso Informato è il processo con cui la persona assistita decide in modo libero e autonomo, dopo che gli è stata presentata una serie specifica di informazioni, se iniziare o proseguire un trattamento sanitario. Vi sono delle criticità che possono emergere nell’utilizzo di questo fondamentale strumento, la cui gestione non è sempre chiara al professionista del caso. Obiettivi: Obiettivo di questa Scoping Review è ricercare quali sono le definizioni date in letteratura del Consenso Informato, dal punto di vista etico e giuridico, con particolare riferimento alla normativa attuale e al Codice Deontologico del Fisioterapista. Ulteriore obiettivo è l’impostazione di un questionario indirizzato a fisioterapisti, per una futura indagine nella popolazione dei fisioterapisti rispetto all’effettivo utilizzo nella pratica clinica quotidiana di questo strumento. Metodi e Materiali: Per redigere la tesi sono state seguite le linee guida del PRISMA – ScR: da maggio a luglio 2022 è stata svolta una ricerca bibliografica sulle banche dati PubMed e PEDro, selezionando solo articoli e studi in lingua italiana e inglese, pubblicati nel periodo 1984-2022. Risultati: Sono stati inclusi 8 articoli considerati inerenti al tema del consenso informato in Fisioterapia. Conclusioni: Dagli studi analizzati è emerso come il binomio di rispetto dell’autonomia decisionale della persona assistita e diritto all’adeguata informazione sia inscindibile nel processo terapeutico. Il consenso, infatti, senza informazione non potrebbe essere considerato libero, informato e consapevole, di conseguenza non si potrebbe giudicare come legittimo. Si è delineato inoltre il diritto della persona non solo all’essere curata, ma anche al non essere curata, tenendo però conto della natura collettiva, oltre che individuale della salute. Per farlo sono stati analizzati concetti legati all’etica nella pratica clinica, come il paternalismo del professionista sanitario e l’utilizzo del "nudge".

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L'utilizzo del Piano del Parto nelle strutture consultoriali e ospedaliere dell'area di Bologna. Analisi quali-quantitativa INTRODUZIONE: Il piano del parto è uno strumento di comunicazione scritto dalle donne in gravidanza in cui sono delineati i desideri e le preferenze della donna circa l’esperienza del travaglio e del parto. L’obiettivo di questa ricerca è quello di approfondire la conoscenza e il pensiero degli operatori, nella realtà dei consultori e delle sale parto dell’area di Bologna, in merito al piano del parto MATERIALI E METODI: Per rispondere alla domanda di ricerca sono stati realizzati due questionari online. Il primo questionario è stato somministrato alle ostetriche dei consultori per approfondire il momento della proposta e della redazione del piano del parto. Il secondo è stato somministrato alle ostetriche delle sale parto per comprendere le reazioni e il pensiero degli operatori in merito alla presentazione del piano del parto all’ingresso della donna in sala travaglio RISULTATI: Dalle risposte ai questionari è emerso che il piano del parto è uno strumento ampiamente utilizzato nei consultori, e che viene redatto in autonomia dalla donna. Le ostetriche delle sale parto tengono conto dei bisogni espressi nel piano del parto, ma non mancano delle critiche, legate principalmente alla disinformazione delle donne dovuta all’assenza di un professionista che funga loro da guida durante la sua stesura CONCLUSIONI: Da quanto è emerso dall’indagine si può affermare la necessità che le Ostetriche dedichino più tempo alla discussione del piano del parto con la donna durante il terzo trimestre. Un'altra riflessione può essere fatta rispetto agli incontri di accompagnamento alla nascita, anch’esso potrebbe essere un momento in cui una professionista ascolta e aiuta le donne a redigere un piano del parto consapevole. Sarebbe inoltre auspicabile diffondere l’importanza di questo strumento inserendolo, ad esempio, nella programmazione didattica del Corso di Laurea.

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Introduzione: Il tumore al seno è il più diagnosticato tra le donne, in Italia. Risulta fondamentale l’adesione delle donne ad un programma di screening organizzato e trova la sua importanza l’autopalpazione del seno, uno strumento aggiuntivo per la prevenzione e con il quale le donne possono incrementare conoscenze e consapevolezza sul proprio corpo. In questo progetto si sono volute indagare le conoscenze delle donne in merito all’autopalpazione, insieme alla loro aderenza e soddisfazione riguardo CheckBreast, un’applicazione creata appositamente, per divulgare informazioni e istruzioni per apprendere l’autopalpazione. Materiali e metodi: Per questo intervento di educazione alla salute si è scelto di utilizzare CheckBreast, un’applicazione per smartphone, diffusa tra le donne attraverso vari canali Social. Per perseguire l’obiettivo della ricerca, si è utilizzato un questionario anonimo accessibile tramite un link all’interno dell’applicazione; le donne potevano rispondere dopo avere seguito le istruzioni fornite su come praticare l’autopalpazione. Risultati: L’applicazione è stata scaricata da 105 utenti e sono state raccolte 45 risposte al questionario. Nonostante la quasi totalità delle donne fosse già a conoscenza dell’autopalpazione, solo una piccola parte ha affermato di praticarla regolarmente. Quasi tutte le donne, dopo avere usato l’applicazione, affermano di avere le idee chiare su come effettuare la pratica e sostengono che CheckBreast è uno strumento facile da usare e utile per ricordarsi di effettuare l’autopalpazione. Sono stati raccolti giudizi estremamente positivi sull’applicazione e in termini di soddisfazione da parte dell’utenza. Conclusioni: L’utilizzo di un’applicazione per smartphone come strumento di educazione alla salute risulta essere efficace e soddisfacente per diffondere informazioni sul tumore al seno, sulla sua prevenzione e sull’autopalpazione e per aumentare conoscenze e consapevolezza del proprio corpo tra tutte le donne.

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I semiconduttori organici presentano un enorme potenziale nella realizzazione di dispositivi scalabili su larga area su substrati flessibili, e depositabili da soluzione con tecniche a basso costo, adatti alla rivelazione diretta di radiazione ionizzante. Nella seguente tesi sono descritti i processi di fabbricazione e analisi delle prestazioni di transistor organici a effetto di campo per la rivelazione diretta di raggi X. Questi sono stati realizzati utilizzando due diversi semiconduttori organici come materiali attivi, bis-(triisopropylsilylethynyl)-pentacene, in breve TIPS-pn, e un suo derivato, bis-(triisopropylgermylethynyl)-pentacene, in breve TIPG-pn. Sono in particolare descritte la deposizione del semiconduttore organico, la caratterizzazione elettrica dei transistor fabbricati, con estrapolazione dei parametri di trasporto caratteristici, e la loro risposta quando sottoposti a radiazione X. Sono infine confrontate le performance dei rivelatori, suddivise per materiale attivo.

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Questo elaborato tratta il ruolo dei transistor elettrochimici microfabbricati (OECTs) nel campo della Bioelettronica. Nello specifico, il focus della tesi ruota attorno alla categoria di OECTs basati su poli(3,4-etilenediossitiofene)(PEDOT) con drogaggio a base di poli(3,4-etilenediossitiofene)(PSS) a dare il PEDOT:PSS. Nella struttura del seguente elaborato, il primo capitolo è dedicato all’introduzione dei polimeri conduttori organici; materiali che hanno suscitato interesse grazie alle loro proprietà conduttive coniugate a un’alta stabilità, costi di produzione convenienti e alta riproducibilità; infine la biocompatibilità e le proprietà di trasduzione di informazioni attinenti al campo della biologia in segnale elettronico li ha resi lo strumento di maggior interesse nel campo della bioelettronica. Particolare focus è posto sulla categoria degli OECTs basati su PEDOT:PSS, sulle loro caratteristiche, la modellizzazione ed il ruolo del polimero d’interesse. Ciò è trattato nel secondo capitolo assieme ai regimi di funzionamento di questi dispositivi. Nel seguito si sono riportate le procedure seguite per la realizzazione dei dispositivi studiati: dalla preparazione del substrato ai processi litografici mirati alla creazione di un pattern per il circuito, fino alla deposizione per spin-coating del polimero in soluzione. Si sono descritti e chiariti il ruolo degli elementi del dispositivo, quali elettrodi ed elettrolita nella conducibilità del canale. Si è proceduto a descrive il set up strumentale e la strumentazione. Nell’ultimo capitolo si descrivono le misure sperimentali svolte e si commentano i risultati. Le misure svolte sul dispositivo constano innanzitutto della caratterizzazione dello stesso, previa analisi a vari voltaggi forniti sul gate e per varie geometrie del canale.

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A partire dal tema dei servizi ecosistemici, vengono presi in considerazione e analizzati i servizi culturali. Tale categoria fornisce benefici materiali e immateriali alle popolazioni, i quali possono essere forniti dalle aree verdi urbane e periurbane. Sulla base di questo, è stato definito un metodo di valutazione in termini di accessibilità e qualità delle aree verdi, il quale permette di comprendere quali sono le aree svantaggiate e poco accessibili e, quindi, fornire uno strumento utile alla pianificazione del territorio in termine di verde pubblico. Il metodo definito è stato, successivamente, applicato al caso studio di Castelfranco Emilia.

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Dalla seconda metà del Novecento, il movimento migratorio della popolazione dalle Ande verso le aree marginali di Lima ha provocato la formazione di vasti insediamenti informali, detti asentamientos informales, che oggi si estendono senza soluzione di continuità dalla costa oceanica fino alle pendici delle montagne. La tesi intende fornire una risposta all’emergenza abitativa degli asentamientos informales attraverso il progetto di un’unità modulare temporanea realizzata in autocostruzione e con materiali reperibili in loco. L’unità abitativa è definita da due moduli distinti: un modulo casa, ideato per sostituire abitazioni fatiscenti o accogliere nuovi immigrati o sfollati a seguito di catastrofi naturali, e un modulo servizi, dotato di cucina e servizi igienici, per subentrare alle latrine a fossa attualmente diffuse. Il lavoro si suddivide nelle fasi analitica e progettuale. La prima sezione indaga lo sviluppo urbano della città di Lima, la vita degli abitanti degli asentamientos informales della città e lo stato dell’arte nel campo delle tecniche costruttive locali. La seconda fase, invece, è finalizzata alla progettazione del modulo abitativo da inserire, come sperimentazione pilota, nel distretto di San Juan de Miraflores a Lima. Il progetto, tenendo in considerazione limiti e caratteristiche del contesto, aspira a sviluppare una soluzione capace di garantire alle comunità che abitano gli asentamientos degli spazi abitativi dotati di maggiore comfort. Il modulo abitativo è ideato per essere realizzato in autocostruzione da manodopera non specializzata e le modalità di assemblaggio sono riportate in un apposito manuale allegato. Un valore aggiunto al lavoro di ricerca è dato dall’esperienza svolta, in collaborazione con l’Associazione DNADD, presso un cantiere di un centro comunitario in autocostruzione a Lima. Il cantiere è servito come luogo di sperimentazione di materiali e tecniche costruttive idonee all’autocostruzione.

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Per cercare di ridurre le emissioni inquinanti, soprattutto di CO2, si sta cercando di utilizzare sempre più fonti di energia rinnovabile. Queste non sono costanti, quindi, per ridurre il gap tra energia prodotta e richiesta, si utilizzano accumuli di energia termica, che immagazzinano l'energia quando è prodotta, per poi rilasciarla successivamente all'occorrenza. Gli accumuli termici si distinguono in sensibili, termochimici e latenti. Questa Tesi tratta l’analisi di un’innovativa tipologia di accumulo latente attraverso un materiale a cambiamento di fase (PCM) ed uno scambiatore di calore alettato. I materiali a cambiamento di fase sono in grado di immagazzinare e rilasciare energia sia con lo scambio sensibile, aumentando o diminuendo la propria temperatura, sia con lo scambio di calore latente, durante la propria transizione di fase da solido a liquido e viceversa. L’accumulo in questione è una tasca metallica con all’interno uno scambiatore di calore alettato immerso in un materiale a cambiamento di fase; il tutto è isolato dall’ambiente esterno e collegato con tubi ad un bagno termostatico caldo ed uno freddo. All'inizio l’accumulo è stato riempito con acqua, poi è stato inserito il PCM RT44HC, il cui range di temperatura di transizione di fase è 40-44°C. Nella fase di carica viene inviata acqua calda allo scambiatore per sciogliere il PCM. Nella fase di scarica, inviando acqua fredda si riprende l'energia accumulata e il PCM si solidifica. I set di prove sono stati eseguiti con temperature e portate in massa d'acqua diverse per la carica e per la scarica. I risultati mostrano che si recupera, in scarica, quasi tutta l’energia ceduta nella fase di carica e che la potenza scambiata ha un andamento decrescente nel tempo.

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I sistemi di trasporto dell’energia elettrica per lunghe distanze possono dimostrarsi convenienti attraverso l’utilizzo di cavi in corrente continua ad alta tensione (HVDC). Essi possono essere installati seguendo la classica configurazione aerea, oppure interrati, dove le difficili condizioni ambientali, possono portare alla degradazione dei materiali. I materiali polimerici che costituiscono l’isolamento del cavo sono soggetti ad invecchiamento, diventando sempre più fragili e poco affidabili sia a seguito delle condizioni ambientali che dall’applicazione dell’alta tensione, che comporta un forte campo elettrico fra la superficie del conduttore e l’isolante esterno. Per determinare l’integrità e le caratteristiche dei materiali polimerici si utilizzano tecniche diagnostiche. Molte tecniche prevedono però la distruzione del materiale, quindi se ne cercano altre non distruttive. Questa tesi studia gli effetti dell’aggiunta di un additivo alla matrice polimerica del materiale isolante, utilizzando la tecnica di spettroscopia dielettrica, la misura di conducibilità e il metodo dell’impulso elettroacustico. I provini testati sono costituiti da una matrice di polipropilene e polipropilene additivato con nitruro di boro, testati alle temperature di 20, 40, 70°C. In particolare, il primo capitolo introduce i sistemi HVDC, per poi presentare le caratteristiche e le proprietà dei materiali nanodielettrici. Nella terza parte si descrive il set sperimentale utilizzato nelle prove condotte. Nei capitoli 4 e 5 sono riportati i risultati ottenuti e la loro discussione.

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Questo elaborato prevede la caratterizzazione delle proprietà elettriche di nanocompositi a matrice epossidica additivata con Quantum Dots. Inizialmente sono state presentate le caratteristiche fondamentali dei materiali polimerici con particolare attenzione alle proprietà elettriche. In seguito, sono stati descritti i temi pratici e teorici delle misure che permettono di ottenere i risultati utili alla caratterizzazione, nello specifico: Spettroscopia Dielettrica, metodo Pulsed Electro-Acustic (PEA), Prova di Conducibilità e metodo Thermally Simulated Depolarization Current (TSDC). Le misure sono state effettuate su dei provini di resina epossidica vergine e nanocompositi Epoxy/QDsCS. Sono stati esposti i processi fondamentali che portano alla realizzazione dei diversi provini e di seguito sono stati mostrati i risultati delle misure precedentemente elencate. L’analisi e l’elaborazione dei dati ha portato alla caratterizzazione finale e permette di concludere che l’inserzione di Quantum Dots Core-Shell non provoca variazioni della conducibilità del materiale ma ne modifica le proprietà dielettriche, quali profondità di trappola e carica di spazio.

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Il layout di un sistema di stoccaggio è un fattore caratteristico e cruciale nell’organizzazione del lavoro e dei flussi di materiale di un’azienda, se le condizioni di partenza non sono soddisfacenti è possibile passare da un layout AS-IS ad uno TO-BE che implementi alcune caratteristiche ricercate. Per intervenire sul layout AS-IS del magazzino in maniera funzionale, e poterne poi sviluppare uno in parte ex-novo, è stato necessario attraversare 3 diverse fasi che ridisegnassero il magazzino. Nella prima fase sono state applicate alcune tecniche di lean manufacturing con lo scopo di eliminare il superfluo e riorganizzare ciò che effettivamente fosse funzionale al lavoro eseguito quotidianamente. Lavorando assieme all’operatore addetto al magazzino è stato possibile raggiungere ottimi risultati sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Nella seconda fase si è affrontato il problema dello storage assignment che consiste nell’assegnare la diversa merce all’interno del magazzino. Il maggior spazio ottenuto dall’applicazione delle tecniche di lean manufacturing è stato determinante per la scelta di una politica class-based storage. Utilizzando questa politica è stato possibile definire con precisione il numero e la grandezza dei reparti di cui necessitava il magazzino. Le prime due fasi ed i loro risultati operativi tra cui: maggior ordine creato, incremento dello spazio disponile e definizione dei reparti nel magazzino; sono stati fondamentali per poter applicare alcuni algoritmi euristici risolutivi che sviluppassero delle soluzioni di layout TO-BE. Non avendo flussi di materiali costanti ma basandosi soprattutto su lavoro a commessa o lavorazioni di manutenzione su prodotti già consegnati sono stati utilizzati unicamente degli algoritmi costruttivi. Nello specifico sono stati utilizzati 4 diversi algoritmi TCR, Aldep, Corelap e RDM per rendere l’intera trattazione più esaustiva.

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Il settore del mobile è frammentato, caratteristica che non ha mai permesso una completa digitalizzazione dei suoi comparti: la comunicazione è risultata spesso difficoltosa, responsabile di incomprensioni e spesso mancanza di puntualità, con conseguente dispendio di risorse. Nel mio progetto di tesi analizzo principalmente la filiera degli imbottiti e quella tessile, collaterale ad essa. Il target di mio interesse sono le aziende produttrici di arredi che si servono di configuratori per la presentazione dei prodotti ai propri clienti. Ho ipotizzato un workflow suddivisibile in due fasi, una attuabile nel presente ed una seconda che implica una variazione attuabile nel futuro prossimo. Per la prima fase ho studiato un workflow agile al fine di digitalizzare le texture a partire da acquisizioni fotografiche. Analizzando il comportamento di vari tessuti ed elaborando un metodo di riproduzione digitale, ho sperimentato una metodologia per una resa superficiale degli imbottiti accurata e fotorealistica sia su piattaforme web che in realtà aumentata. Lo studio nasce dall’esigenza di apportare migliorie agli attuali configuratori e renderli effettivamente utili al fine per cui sono stati pensati: garantire una semplificazione del processo di acquisto rispondendo alle necessità degli utenti di vedere in anteprima l’aspetto finale del proprio arredo, collocato nello spazio abitativo. Il configuratore che ne deriva, restituirà una visualizzazione fedele dei tessuti anche in realtà aumentata. L’intelligenza artificiale fungerà da supporto nel processo decisionale dell’utente e la scelta dei materiali che compongono l’arredo sarà guidata in maniera tale da generare nell’utente un senso di consapevolezza circa gli impatti sull’ambiente. Per la seconda fase propongo una modalità di creazione dei tessuti completamente digitalizzata, a favore di una filiera sostenibile che riesce in questo modo ad abbattere costi e sprechi, con conseguente risparmio di risorse.

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Una delle applicazioni maggiormente richieste in ambito industriale è quella della presa e movimentazioni di oggetti. Questa tipologia di operazione trova diverse soluzioni nel mondo della robotica e automazione. Nella loro forma più comune un dispositivo di presa si presenta come una pinza motorizzata attraverso la quale è possibile eseguire l’afferraggio di oggetti. Tra essi si possono distinguere i Soft Gripper, ovvero quella classe di pinze che ricorrono a componenti flessibili e parti in materiali soffici che nell’azione di presa si conformano all’oggetto per deformazione dei componenti. Un esempio di questa tipologia di strumenti di presa è il Fin Ray. Tuttavia, questa tipologia di soft-gripper possiede delle limitazioni, come il carico massimo movimentabile determinato sostanzialmente dalla rigidezza della struttura. In questo contesto, al fine di superare tale limite, viene proposto di implementare sulla superficie di contatto un dispositivo a film-sottile elettroadesivo, per generare forze di taglio superficiali per principio elettrostatico, che aumentino la capacità di sollevamento del soft-gripper senza intaccare la sua caratteristica principale di conformità. Lo scopo della tesi è proprio un’analisi numerica e sperimentale di un Fin Ray integrato con un dispositivo elettroadesivo, con lo scopo di analizzare la forza scambiata con un oggetto. Il gripper progettato in questo lavoro, è così prima simulato, e poi realizzato in laboratorio per eseguire la caratterizzazione sperimentale. Gli esperimenti sono stati condotti su un banco prova per la misurazione della forza di contatto scambiata durante l’afferraggio. Per ottenere una validazione del modello sviluppato, sono stati realizzati dei gripper con due differenti materiali altamente deformabili, e con una combinazione di parametri fondamentali diversi, come la posizione e la dimensione dell’oggetto in presa, ottenendo infine una caratterizzazione completa del gripper sviluppato.

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Questa tesi si propone di analizzare due macchinari della linea di “Handling” della divisione Active di IMA S.p.A., ovvero la macchina “Cyclops” e la macchina “Hercules”. Per entrambe le macchine si vuole svolgere un’analisi completa dei rischi strutturali: si vogliono individuare, infatti, i componenti strutturalmente critici al fine di proporre migliorie e soluzioni per evitare problematiche o danneggiamenti alle macchine. Per l’individuazione delle criticità strutturali, la prima cosa effettuata è stata un’analisi del funzionamento dei macchinari, attraverso uno studio dei singoli componenti e dei loro montaggi, a cui è seguita un’analisi dei carichi e delle sollecitazioni agenti su entrambe le macchine in condizioni di lavoro standard. A valle di queste analisi è stato possibile, quindi, individuare i componenti maggiormente sollecitati e, con l’ausilio di un software di nome Creo Simulate, ovvero un’estensione del software PTC Creo, molto diffuso nell’ambito della progettazione 3D di componenti industriali, sono state eseguite delle simulazioni virtuali di calcolo agli elementi finiti. Dall’analisi dei risultati delle simulazioni eseguite al calcolatore si sono evidenziate le eventuali criticità di ogni componente proponendo modifiche di progettazione, sia in termini di modifica della geometria del componente, sia riguardo a possibili modifiche nella scelta dei materiali. In aggiunta alle simulazioni virtuali, per completezza d’analisi, sono state svolte anche analisi strutturali di tipo analitico per la verifica di collegamenti bullonati e collegamenti saldati e per la verifica a fatica di alberi in rotazione.