999 resultados para DESARROLLO ECONOMICO - VALLE DEL RIO CIMITARRA (MAGDALENA MEDIO, COLOMBIA)


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Il presente studio ha come obiettivi l’analisi, la modellazione numerica e la caratterizzazione del rischio idrogeologico di due siti dell’Appennino bolognese interessati negli ultimi due anni da colate detritiche, Serraglio (Comune di Castiglione dei Pepoli) e Chiapporato (Comune di Camugnano). Lo studio è stato condotto in collaborazione con il Servizio Tecnico di Bacino Reno della Regione Emilia-Romagna, che ha reso disponibile la documentazione relativa ai due eventi analizzati. I predetti eventi possono esser definiti “anomali” in relazione sia alla loro collocazione – essendo il fenomeno delle colate detritiche diffuso principalmente in aree montuose caratterizzate da un’altitudine media rilevante, come l’arco alpino – sia al fatto che non sono né catalogati né ricordati a memoria d’uomo eventi, in tali località, precedenti a quelli in esame. Il rischio idrogeologico, indotto dalla possibilità non remota di nuovi eventi, è dato non dal volume o dall’area interessata dai fenomeni, ma piuttosto dall’estrema velocità caratterizzante le colate detritiche, appunto definite come manifestazioni parossistiche lungo la rete idrografica secondaria con trasporto in massa di sedimenti. L’analisi effettuata ha anche fornito l’occasione per effettuare un confronto tra due realtà, quella di Serraglio e quella di Chiapporato, accomunate dalla stessa tipologia di evento, ma differenti in relazione all’uso del suolo, alle caratteristiche geomorfologiche e alle modalità di propagazione nel corso dell’evento. L’abitato di Serraglio, sito nella frazione di Baragazza, è stato colpito da una colata detritica il 20 gennaio 2009. Da un punto di vista geologico e geomorfologico la località è sovrastata da un versante boscato notevolmente acclive, caratterizzato dall’affioramento della cosiddetta Formazione di Cervarola: tali rocce, appartenenti alla categoria delle arenarie e solitamente presenti in strati compatti, in seguito alla naturale degradazione dovuta agli agenti atmosferici hanno dato luogo ad un detrito composto da blocchi e ciottoli di varia dimensione immersi in una matrice sabbiosa. Il distacco è avvenuto proprio in questo materiale detritico, reso instabile dal notevole apporto pluviometrico verificatosi nei giorni precedenti. La colata, sviluppatasi in seguito alla fluidificazione del materiale coinvolto in uno scivolamento di detrito di ridotta volumetria, si è incanalata in uno dei rii effimeri che drenano il versante con traiettorie tra loro pseudo parallele. Il debris flow, accelerato da un dislivello complessivo di 125 m, ha poi raggiunto due abitazioni, fortunatamente non abitate al momento dell’evento, depositando uno spessore detritico di oltre 1,5 m nella zona di transito prima di proseguire verso valle nella sua frazione più fine, incanalandosi di fatto lungo lo stradello asfaltato di accesso alle abitazioni e interessando la strada provinciale che collega Castiglione dei Pepoli all’uscita autostradale di Roncobilaccio. Da un punto di vista meteo-climatico il mese di gennaio 2009 è stato caratterizzato da precipitazioni fortemente superiori alla media, accompagnate da una ridotta insolazione. La continua oscillazione dello zero termico tra 0 e 900 m ha dato luogo alla formazione di uno spessore nivale al suolo di circa 20 cm tre giorni prima dell’evento e poi al suo rapido scioglimento contestualmente all’aumento termico, dato dalla risalita di aria calda umida di origine africana, accompagnata da quella perturbazione che ha poi di fatto innescato il fenomeno. Nelle 48 ore precedenti l’evento sono stati registrati apporti nivo-pluviometrici corrispondenti ad oltre 130 mm, che hanno causato la completa saturazione del detrito superficiale, l’innesco dello scivolamento di detrito e la sua successiva fluidificazione. Il distacco del materiale detritico, la sua movimentazione e la notevole erosione che ha caratterizzato l’alveo del rio durante il fenomeno – quantificata mediamente in 20 cm – sono state favorite dalle mediocri condizioni di salute del castagneto che copre il versante interessato dall’evento: la totale assenza di manutenzione e l’abbandono della coltivazione “a pali” del bosco hanno inibito la naturale funzione stabilizzante del boscato, trasformatosi da fattore inibente a fattore predisponente il fenomeno. La seconda colata detritica analizzata ha invece interessato la strada comunale che collega la frazione di Stagno all’abitato di Chiapporato, splendida borgata cinquecentesca, frequentata soprattutto da turisti ed escursionisti durante la stagione estiva. Il versante sede della colata, occorsa in data 8 novembre 2010, è caratterizzato da numerosi affioramenti della cosiddetta Formazione di Stagno, arenarie intervallate da strati marnoso-pelitici. Tale litotipo, soggetto alla naturale degradazione indotta dagli agenti atmosferici, origina un detrito composto da massi e ciottoli, raccoltisi, nell’area in esame, in un canalone posto ai piedi di una scarpata pseudo verticale delimitante il pianoro di “Val di Sasso”. Tale materiale detritico è stato poi fluidificato dalle abbondanti piogge, depositando, dopo oltre 320 metri di dislivello, circa un metro di detrito sul piano stradale per poi proseguire la sua corsa verso il Torrente Limentra e il Bacino di Suviana. L’evento è stato innescato da precipitazioni intense e persistenti che hanno depositato al suolo oltre 69 mm di pioggia in 25 ore. Nel mese precedente il fenomeno sono stati misurati oltre 530 mm di pioggia, quantitativi superiori alla media climatologica, che hanno sicuramente accelerato anche la degradazione della scarpata e l’accumulo di detriti nell’area sorgente. Le colate sopra descritte sono state poi simulate utilizzando il modello DAN-W (Dynamic ANalysis) del prof. Oldrich Hungr della University of British Columbia (Canada). Tale modello si basa su una discretizzazione della massa movimentata tramite il metodo degli “elementi di contorno” e sulla soluzione alle differenze finite di tipo Lagrangiano dell’equazione di De Saint Venant. L’equazione del moto, integrata verticalmente, è applicata a colonne strette di flusso (elementi di contorno). L’equazione di continuità è invece risolta riferendosi agli elementi di massa delimitati dai predetti elementi di contorno. Il numero di incognite principali eguaglia il numero di equazioni disponibili ed il problema è quindi completamente determinato. Gli altri parametri caratterizzanti la colata sono determinati tramite interpolazioni basate sull’ipotesi che sia la superficie del flusso sia quella della traiettoria siano ragionevolmente lisce. La soluzione è esplicita ed avviene per step temporali successivi. Al fine della determinazione dei parametri l’utilizzatore ha la possibilità di scegliere tra vari modelli reologici, quantificanti il termine di resistenza caratterizzante il moto. Su indicazione dell’autore del modello sono stati utilizzati il modello frizionale e quello di Voellmy, che, in casi simili, forniscono risultati più realistici (in relazione alla modellizzazione di colate di detrito). I parametri utilizzati per la calibrazione sono lo spessore di detrito depositato sul piano stradale, nel caso di Chiapporato, e a tergo della prima abitazione investita dalla colata nel caso di Serraglio, unitamente alla massima distanza raggiunta dai detriti. I risultati ottenuti utilizzando il modello reologico frizionale mostrano profili di velocità scarsamente rappresentativi, con una costante sovrastima della stessa, a fronte di una migliore capacità descrittiva degli spessori accumulatisi. Il modello di Voellmy ha invece prodotto andamenti di velocità più realistici, confrontabili con i valori forniti dalla letteratura internazionale, riuscendo al contempo a quantificare con precisione l’accumulo di detrito rilevato a seguito degli eventi. I valori dei parametri utilizzati nella modellazione sono stati ricavati dalle indicazioni dell’autore del modello affiancate dai range resi disponibili dalla letteratura. Entrambe le caratterizzazioni reologiche sono poi state oggetto di un’analisi di sensitività ai fini di quantificare il peso dei parametri utilizzati. Il modello frizionale si è rivelato particolarmente sensibile all’andamento del coefficiente di attrito basale e al coefficiente di pressione dei pori, con un lieve preponderanza del primo, mentre il modello reologico di Voellmy si è mostrato fortemente influenzato dal coefficiente di turbolenza e dal coefficiente di attrito, pressoché paritari nell’effettivo condizionamento dei risultati. Gli output ottenuti simulando l’evento di Serraglio sono risultati generalmente meno realistici di quelli ricavati nel caso di Chiapporato: ciò è probabilmente dovuto alle caratteristiche reologiche proprie del fenomeno occorso a Serraglio, classificabile come un ibrido tra un mud flow e un debris flow. Sono state infine avanzate proposte di intervento e di monitoraggio dei siti indagati, al fine di una mitigazione del rischio idrogeologico gravante sulle aree esaminate. Il caso di Serraglio presenta, a parere dello scrivente, un rischio idrogeologico più elevato, se paragonato a quello presente a Chiapporato, dati la vicinanza ad un centro abitato e lo status quo caratterizzante il versante sede del dissesto. Nei circa 18 mesi trascorsi dopo l’evento è stato possibile rilevare un progressivo ampliamento della nicchia di distacco dello scivolamento, poi evolutosi in colata con andamento tipicamente retrogressivo. Lo stato della vegetazione permane in condizioni problematiche, con frequenti ribaltamenti e sradicamenti (processi noti in letteratura come chablis) dei castagni presenti, con un conseguente aumento dell’erosione superficiale del versante e l’apporto detritico all’interno del rio. Tale detrito è poi trattenuto all’interno dell’alveo da una serie di briglie naturali formatesi a seguito della caduta di varie piante all’interno del canale stesso a causa del passaggio del debris flow o a fenomeni di chablis. La forte sovraescavazione occorsa in occasione della colata ha poi favorito l’innesco di una serie di piccoli scivolamenti superficiali confluenti nel rio stesso, anch’essi apportatori di detrito, ingrediente principale per un nuovo debris flow. È inoltre da notare come la zona di runout è tuttora parzialmente occupata dal detrito depositatosi a seguito dell’evento: tale configurazione, causando di fatto una riduzione della potenziale area di “sfogo” di un nuovo debris flow, acuisce il rischio di un’estensione areale verso valle degli effetti di un nuovo fenomeno, con un conseguente possibile maggior coinvolgimento dell’abitato di Serraglio. È stato quindi proposto di attuare un’adeguata regimazione dell’area boschiva caratterizzante il versante, unitamente ad una regimazione fluviale del rio, tramite la realizzazione di briglie in legno e pietrame – essendo l’area non cantierabile – e la rimozione degli accumuli detritici in seno all’alveo stesso. La nicchia di distacco principale e le nicchie secondarie dovranno poi essere oggetto di opportuna stabilizzazione. Più a valle è stata suggerita la rimozione dell’accumulo detritico presente nell’area di runout e la realizzazione di un’adeguata opera di ricezione delle acque del rio e di eventuali nuove colate: a tal fine si è ipotizzato il ripristino dell’antico alveo, successivamente deviato e tombato per permettere l’edificazione dell’abitazione poi investita dalla colata. È stato inoltre proposto un monitoraggio attraverso l’installazione di un pluviometro, tarato con opportune soglie di allarme, dotato di datalogger e modem GPRS al fine di comunicare in tempo reale, ai tecnici incaricati e agli abitanti, un eventuale superamento della soglia di allarme. Il caso di Chiapporato è invece caratterizzato da problematiche connesse al rischio idrogeologico meno rilevanti di quelle presenti a Serraglio. Ciò è dovuto allo scarso traffico caratterizzante la strada comunale e all’assenza di altri edifici o infrastrutture potenzialmente coinvolgibili da un nuovo evento. La probabilità del verificarsi di una nuova colata è però concreta, considerata la forte erosione caratterizzante il versante: trascorsi sei mesi dall’evento, è stato possibile rilevare nell’area sorgente un accumulo medio di detrito di circa mezzo metro di spessore. Le cause del dissesto, a differenza di Serraglio, non sono in alcun modo imputabili all’azione antropica: si tratta infatti della naturale evoluzione del versante sovrastante il piano stradale. Si propone quindi la collocazione di cartelli stradali indicanti il pericolo di caduta massi e colate detritiche agli automobilisti e ai pedoni, unitamente all’installazione di un cavo a strappo posto lungo l’alveo torrentizio collegato ad un semaforo dislocato nei pressi del guado della strada comunale sul rio Casale. L’eventuale verificarsi di un nuovo evento comporterebbe la lacerazione del cavo installato e l’attivazione del semaforo – e di un eventuale allarme acustico – con conseguente inibizione del traffico stradale in occasione del transito del debris flow. Nel contesto geologico e geomorfologico dell’Appennino tosco-emiliano i debris flow rappresentano una tipologia di dissesto da frana poco diffusa, ma comunque potenzialmente presente nelle aree dove i processi di alterazione e degradazione degli ammassi rocciosi affioranti generino accumuli di detrito e in condizioni morfologiche caratterizzate da elevate pendenze dei versanti. Questo studio ha permesso di approfondire la conoscenza di questi fenomeni, che presentano una magnitudo notevolmente inferiore rispetto al contesto alpino, ma la cui interferenza con l’attività antropica acuisce notevolmente il rischio idrogeologico nelle zone interessate. Si sottolinea, inoltre, che nell’attuale contesto climatico caratterizzato da sempre più frequenti piogge brevi ed intense ed eventi cosiddetti di rain on snow, la frequenza sia temporale che spaziale di tali fenomeni di dissesto appare destinata ad aumentare, anche in aree in precedenza non interessate.

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El proyecto PODECI se planteó como una propuesta de investigación básica y aplicada encaminada a describir, analizar, acompañar y comparar críticamente experiencias concretas de desarrollo local en distintos municipios de la Provincia de Misiones. Desde un comienzo se optó por la participación directa del equipo técnico profesional en los espacios multiactorales constituidos en cada ámbito local a fin de promover la participación de las autoridades, la población y las organizaciones locales en el cambio y la transformación económica, política, social y cultural. El Proyecto se ha sustentado en una perspectiva teórico-metodológica que asume que el desarrollo local participativo posibilitará la configuración de estrategias ciudadanas fundadas en el compromiso social. Ello supone una vía pertinente para generar en las poblaciones locales prácticas democráticas innovadoras, empoderar la sociedad civil y proponer proyectos, social y políticamente sustentados. Desde esta perspectiva se cuestiona la validez y la viabilidad de proyectos dirigidos de desarrollo (top-down), que no promueven la participación efectiva y eficaz de la mayoría de los sectores que componen una comunidad; ni alientan la producción, consolidación e institucionalización de prácticas organizativas democráticas y consensuadas. En suma: difícilmente podrá avanzarse en el camino del desarrollo, sin fortalecer significativamente los “dispositivos de ciudadanización”. En tanto investigación aplicada, el Proyecto PODECI se encaminó a describir, analizar y comparar experiencias concretas de desarrollo, mediante la participación directa del equipo técnico en los espacios multiactorales constituidos a nivel local para promover el cambio y la transformación económica, política, social y cultural. La esencia del planteamiento asumido desde el Proyecto PODECI ha sido que toda estrategia de desarrollo basada en la participación requiere el compromiso pleno con la población, en la medida en que: 1. las relaciones deben ser directas y estar orientadas a la demanda, 2. las decisiones en materia de políticas públicas deben adoptarse en un contexto participativo y no depender de la simple voluntad o interés de los funcionarios de turno y 3. la propia acción gubernamental deberá activar espacios públicos multiactorales de concertación, negociación y gestión asociada. Se entiende de este modo, que la participación de los grupos y actores de los sectores más vulnerables de la sociedad en estos espacios implica en si mismo un avance en los procesos de empoderamiento y democratización.

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El presente ensayo fue establecido en el Alto Valle del Río Negro, Argentina (38°55´ Sur), sobre durazneros cv. Elegant Lady conducidos en vaso, de 5 m de altura, con un distanciamiento de 4 m entre plantas y 4,8 m entre filas. Se realizaron tres tratamientos en un diseño totalmente aleatorizado, simulando diferentes intensidades de luz: restricción lumínica con mallas de sombreo del 80%, poda en verde y un control sin intervención. En cada una de las plantas se diferenciaron 4 sectores orientados hacia los 4 puntos cardinales y 3 alturas distintas de la copa del árbol. La radiación fotosintéticamente activa (RFA) fue medida en cada sector 25, 15 y 6 días antes de la cosecha. La RFA interceptada estuvo influenciada por la restricción lumínica y por la altura. Las variables vegetativas y de producción se relacionaron entre sí linealmente, y ambas dependieron principalmente de la RFA interceptada. Los modelos que explican el comportamiento entre la RFA y las variables de calidad son de tipo asintóticos. A partir de los 25 días anteriores a la cosecha, la RFA necesaria para alcanzar frutos con un peso y color adecuados para su comercialización debe ser del 30%. En el rango de 0 a 15% de RFA interceptada, pequeñas variaciones de RFA dan como resultado grandes cambios en las variables de peso, color de cobertura e intensidad de color del fruto.

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El objetivo del proyecto es formular lineamientos base para propuestas de mejoramiento del hábitat en La Angostura en el Valle del Tafí, favoreciendo su actual proceso de desarrollo y fortalecimiento comunitario como pueblo indígena. La Comunidad se encuentra en un proceso de construcción y reafirmación de su identidad como pueblo originario, lo que involucra reivindicaciones ligadas a la preservación de su hábitat, la reconstrucción de su historia, su desarrollo económico, social y el fortalecimiento comunitario en un momento de ocupación descontrolada del territorio por sectores privados para explotar turísticamente la zona; dejando a la comunidad fuera de los procesos de explotación y producción, usando los recursos del área y condenándola a un estado de dominación y dependencia. El 22 de Mayo de 2006 la Convención Constituyente para la reforma de la Constitución de Tucumán incorporó la propuesta de 21 comunidades indígenas que reconoce los derechos como Pueblos Originarios. La Comunidad cuenta con personería jurídica desde el año 2004 y está organizada de acuerdo a las pautas de los pueblos originarios. Un equipo interdisciplinario integrado por profesionales y estudiantes de Arquitectura, Medicina, Historia, Psicología y Psicología Social estudia las condiciones concretas de existencia y el proceso histórico de la comunidad, la migración de jóvenes que no encuentran fuentes de trabajo o estudio, los adultos y viejos que regresan al valle desde la Capital de la Provincia o del País y vuelcan las influencias recibidas, instalando una idea de progreso situada fuera de su pago.

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Las "orugas defoliadoras" afectan la producción del cultivo de soja, sobre todo en años secos y con altas temperaturas que favorecen su desarrollo. El objetivo del presente trabajo fue evaluar la eficiencia de control de insecticidas neurotóxicos e IGRs sobre "orugas defoliadoras" en soja. Se realizaron ensayos en lotes comerciales en tres localidades de la provincia de Córdoba en las campañas agrícolas 2008/09 y 2009/10, bajo un diseño de bloques al azar, con seis tratamientos y tres repeticiones. Los tratamientos fueron: T1: Clorpirifos (384 g p.a.ha-1), T2: Cipermetrina (37,5 g p.a.ha-1), T3: Lufenuron+Profenofos (15 + 150 g p.a.ha-1), T4: Metoxifenocide (28,8 g p.a.ha-1), T5: Novaluron (10 g p.a.ha-1) y T6: Testigo. El tamaño de las parcelas fue de 12 surcos de 10 m de largo distanciados a 0,52 m. La aplicación se realizó con una mochila provista de boquillas de cono hueco (40 gotas.cm-2), cuando la plaga alcanzó el umbral de daño económico. En cada parcela se tomaron cinco muestras a los 0, 2, 7 y 14 días después de la aplicación (DDA) utilizando el paño vertical, identificando y cuantificando las orugas vivas mayores a 1,5 cm. A los 14 DDA se extrajeron 30 folíolos por parcela (estrato medio y superior de la planta) y se determinó el porcentaje de defoliación utilizando el software WinFolia Reg. 2004. Se estimó el rendimiento sobre 5 muestras de 1 m2 en cada parcela y se realizó ANOVA y test de comparación de medias LSD de Fisher. El Clorpirifos mostró el mayor poder de volteo y el Metoxifenocide la mayor eficiencia a los 7 DDA. En general los IGRs mostraron mayor poder residual.

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Fil: Carrillo, Juan Carlos.

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El presente estudio pretende conocer las características bio-psico–socio-ambientales del envejecimiento en adultos mayores del Instituto Gerontológico Valle del Sol. Los objetivos son: analizar los aspectos socios culturales que influyen en la calidad de vida de los adultos mayores; determinar su desarrollo físico; conocer sus aspectos socio ambientales y determinar sus aspectos biológicos y psicológicos de los adultos mayores del instituto gerontológico Valle de Sol.

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El presente trabajo esboza una primera aproximación al desarrollo praxiológico del Remo Olímpico siguiendo principalmente la línea de Pierre Parlebas. Considerando la poca bibliografía existente sobre Praxiología enfocada al Remo, desde esta elaboración teórica se intenta que el lector realice su propio análisis con la pretensión de continuar y perfeccionar esta investigación a los fines de una elucidación completa de estas situaciones motrices. Por consiguiente, se evitan conclusiones cerradas y absolutas. Por el contrario, el presente trabajo intenta ser un primer estudio del tema con el objetivo de impulsar posteriores trabajos y futuras investigaciones. Concretamente, en primer lugar, se procura llevar a cabo un análisis praxiológico definiendo y ubicando al Remo Olímpico dentro de las categorías que tradicionalmente utiliza la Praxiología Motríz a los efectos de ordenar la investigación y de reflexionar sobre conceptos que podrían ser de utilidad para mejorar ciertos aspectos de dicho deporte. En segundo lugar, se desarrolla un análisis sobre el Remo Olímpico a partir del estudio de competencias deportivas realizadas en las inmediaciones del Rio Santiago, más específicamente en la localidad de Ensenada (Provincia de Buenos Aires). Se investiga cómo, a partir de una serie de diferencias en la organización de una regata debido a las particularidades propias de dicha pista, se puede llegar a modificar el normal desarrollo del deporte según sus características reglamentarias, con la correspondiente modificación de sus características praxiológicas. Para ello se contrasta, por un lado, el análisis praxiológico desde un punto de vista netamente reglamentario, haciendo foco en las características de la pista de Remo según lo especificado en el Reglamento Nacional, y por el otro, el análisis praxiológico a partir de ciertas características "reales" de las competencias de Remo llevadas a cabo en nuestro país. Para finalizar, tal como se aclara al inicio, este trabajo constituye una verdadera invitación a reflexionar sobre una temática abierta al análisis.

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Fil: Gorostiaga, Damián Luciano. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación; Argentina.

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El presente trabajo se inscribe en el Proyecto "La enseñanza y el aprendizaje de la Psicología : un estudio de la práctica docente en profesores y principiantes". El mismo se integra al programa de investigaciones que venimos desarrollando desde el año 1998, en el contexto de la cátedra "Planificación Didáctica y Prácticas de la Enseñanza en Psicología", tramo final del trayecto de formación de los profesores en psicología. Las investigaciones mencionadas han puesto en evidencia el lugar de las representaciones y creencias personales a la hora de enseñar. Ello nos ha llevado a adentrarnos en los estudios sobre el conocimiento del profesor considerando particularmente su proceso de desarrollo en la instancia de formación. Nuestra propuesta contempla dispositivos de observación, reflexión, evaluación y autoevaluación que posibilitan significar y resignificar los procesos de enseñanza y aprendizaje teniendo en cuenta el papel del conocimiento profesional del profesor y su desarrollo. El análisis del proceso de las prácticas de la enseñanza revela que las mediaciones que atraviesan el saber, en la instancia de ser enseñado se constituyen en ejes de las reflexiones. Esto pone en juego la relación del futuro profesor con el conocimiento y su proyección en la construcción de la identidad profesional.

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Fil: Viguera, Aníbal Omar. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación; Argentina.

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El presente trabajo se inscribe en el Proyecto "La enseñanza y el aprendizaje de la Psicología : un estudio de la práctica docente en profesores y principiantes". El mismo se integra al programa de investigaciones que venimos desarrollando desde el año 1998, en el contexto de la cátedra "Planificación Didáctica y Prácticas de la Enseñanza en Psicología", tramo final del trayecto de formación de los profesores en psicología. Las investigaciones mencionadas han puesto en evidencia el lugar de las representaciones y creencias personales a la hora de enseñar. Ello nos ha llevado a adentrarnos en los estudios sobre el conocimiento del profesor considerando particularmente su proceso de desarrollo en la instancia de formación. Nuestra propuesta contempla dispositivos de observación, reflexión, evaluación y autoevaluación que posibilitan significar y resignificar los procesos de enseñanza y aprendizaje teniendo en cuenta el papel del conocimiento profesional del profesor y su desarrollo. El análisis del proceso de las prácticas de la enseñanza revela que las mediaciones que atraviesan el saber, en la instancia de ser enseñado se constituyen en ejes de las reflexiones. Esto pone en juego la relación del futuro profesor con el conocimiento y su proyección en la construcción de la identidad profesional.

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Fil: Viguera, Aníbal Omar. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación; Argentina.