1000 resultados para Tinença de la terra -- Catalunya -- Història -- S. XIX
Resumo:
O artigo analisa a relação entre as políticas higienistas que vigoraram na cidade de Belém ao final do sculo XIX e a expanso das atividades da Santa Casa de Misericórdia do Pará. Considerada uma das primeiras instituições hospitalares da então Província do Grão-Pará, a Irmandade, além de seu hospital próprio, administrou diversos outros estabelecimentos de saúde na capital. O estudo de seu deslocamento físico permite o “desenho” de três núcleos da Saúde em Belém: Pioneiro, de Expanso e da Santa Casa, que reforçam os vetores de crescimento da cidade. A expanso de suas atividades se configura como ampliação da Misericórdia para atender os desvalidos e enfermos, que precede a instauração de um sistema de saúde pública no Pará.
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Pós-graduação em História - FCHS
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Pós-graduação em História - FCHS
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This article seeks to understand the production of the modern school in Brazil and Portugal at the turn of the 20th century. The analysis falls on the pedagogical knowledge constituted around school programs disseminated in pedagogical manuals at the Normal Schools in Brazil and Portugal. The study uses three teacher training manuals as source of information: Curso pratico de pedagogia destinado aos alunos-mestres das escholas normaes primarias e aos instituidores em exercício (1874), by Mr. Daligault; Elementos de Pedagogia para servirem de guia aos candidatos ao magistério primário (1870), by Jos Maria da Graça Affreixo and Henrique Freire; and Lições de metodologia (1920), by Bernardino da Fonseca Lage.
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Benessere delle popolazioni, gestione sostenibile delle risorse, povertà e degrado ambientale sono dei concetti fortemente connessi in un mondo in cui il 20% della popolazione mondiale consuma più del 75% delle risorse naturali. Sin dal 1992 al Summit della Terra a Rio de Janeiro si è affermato il forte legame tra tutela dell’ambiente e riduzione della povertà, ed è anche stata riconosciuta l’importanza di un ecosistema sano per condurre una vita dignitosa, specialmente nelle zone rurali povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. La natura infatti, soprattutto per le popolazioni rurali, rappresenta un bene quotidiano e prezioso, una forma essenziale per la sussistenza ed una fonte primaria di reddito. Accanto a questa constatazione vi è anche la consapevolezza che negli ultimi decenni gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana: consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di “metabolizzare” i nostri scarti. Allo stesso modo aumenta la povertà: attualmente ci sono 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, mentre circa metà della popolazione mondiale sopravvive con meno di due dollari al giorno (UN). La connessione tra povertà ed ambiente non dipende solamente dalla scarsità di risorse che rende più difficili le condizioni di vita, ma anche dalla gestione delle stesse risorse naturali. Infatti in molti paesi o luoghi dove le risorse non sono carenti la popolazione più povera non vi ha accesso per motivi politici, economici e sociali. Inoltre se si paragona l’impronta ecologica con una misura riconosciuta dello “sviluppo umano”, l’Indice dello Sviluppo Umano (HDI) delle Nazioni Unite (Cfr. Cap 2), il rapporto dimostra chiaramente che ciò che noi accettiamo generalmente come “alto sviluppo” è molto lontano dal concetto di sviluppo sostenibile accettato universalmente, in quanto i paesi cosiddetti “sviluppati” sono quelli con una maggior impronta ecologica. Se allora lo “sviluppo” mette sotto pressione gli ecosistemi, dal cui benessere dipende direttamente il benessere dell’uomo, allora vuol dire che il concetto di “sviluppo” deve essere rivisitato, perché ha come conseguenza non il benessere del pianeta e delle popolazioni, ma il degrado ambientale e l’accrescimento delle disuguaglianze sociali. Quindi da una parte vi è la “società occidentale”, che promuove l’avanzamento della tecnologia e dell’industrializzazione per la crescita economica, spremendo un ecosistema sempre più stanco ed esausto al fine di ottenere dei benefici solo per una ristretta fetta della popolazione mondiale che segue un modello di vita consumistico degradando l’ambiente e sommergendolo di rifiuti; dall’altra parte ci sono le famiglie di contadini rurali, i “moradores delle favelas o delle periferie delle grandi metropoli del Sud del Mondo, i senza terra, gli immigrati delle baraccopoli, i “waste pickers delle periferie di Bombay che sopravvivono raccattando rifiuti, i profughi di guerre fatte per il controllo delle risorse, gli sfollati ambientali, gli eco-rifugiati, che vivono sotto la soglia di povertà, senza accesso alle risorse primarie per la sopravvivenza. La gestione sostenibile dell’ambiente, il produrre reddito dalla valorizzazione diretta dell’ecosistema e l’accesso alle risorse naturali sono tra gli strumenti più efficaci per migliorare le condizioni di vita degli individui, strumenti che possono anche garantire la distribuzione della ricchezza costruendo una società più equa, in quanto le merci ed i servizi dell’ecosistema fungono da beni per le comunità. La corretta gestione dell’ambiente e delle risorse quindi è di estrema importanza per la lotta alla povertà ed in questo caso il ruolo e la responsabilità dei tecnici ambientali è cruciale. Il lavoro di ricerca qui presentato, partendo dall’analisi del problema della gestione delle risorse naturali e dal suo stretto legame con la povertà, rivisitando il concetto tradizionale di “sviluppo” secondo i nuovi filoni di pensiero, vuole suggerire soluzioni e tecnologie per la gestione sostenibile delle risorse naturali che abbiano come obiettivo il benessere delle popolazioni più povere e degli ecosistemi, proponendo inoltre un metodo valutativo per la scelta delle alternative, soluzioni o tecnologie più adeguate al contesto di intervento. Dopo l’analisi dello “stato del Pianeta” (Capitolo 1) e delle risorse, sia a livello globale che a livello regionale, il secondo Capitolo prende in esame il concetto di povertà, di Paese in Via di Sviluppo (PVS), il concetto di “sviluppo sostenibile” e i nuovi filoni di pensiero: dalla teoria della Decrescita, al concetto di Sviluppo Umano. Dalla presa di coscienza dei reali fabbisogni umani, dall’analisi dello stato dell’ambiente, della povertà e delle sue diverse facce nei vari paesi, e dalla presa di coscienza del fallimento dell’economia della crescita (oggi visibile più che mai) si può comprendere che la soluzione per sconfiggere la povertà, il degrado dell’ambiente, e raggiungere lo sviluppo umano, non è il consumismo, la produzione, e nemmeno il trasferimento della tecnologia e l’industrializzazione; ma il “piccolo e bello” (F. Schumacher, 1982), ovvero gli stili di vita semplici, la tutela degli ecosistemi, e a livello tecnologico le “tecnologie appropriate”. Ed è proprio alle Tecnologie Appropriate a cui sono dedicati i Capitoli successivi (Capitolo 4 e Capitolo 5). Queste sono tecnologie semplici, a basso impatto ambientale, a basso costo, facilmente gestibili dalle comunità, tecnologie che permettono alle popolazioni più povere di avere accesso alle risorse naturali. Sono le tecnologie che meglio permettono, grazie alle loro caratteristiche, la tutela dei beni comuni naturali, quindi delle risorse e dell’ambiente, favorendo ed incentivando la partecipazione delle comunità locali e valorizzando i saperi tradizionali, grazie al coinvolgimento di tutti gli attori, al basso costo, alla sostenibilità ambientale, contribuendo all’affermazione dei diritti umani e alla salvaguardia dell’ambiente. Le Tecnologie Appropriate prese in esame sono quelle relative all’approvvigionamento idrico e alla depurazione dell’acqua tra cui: - la raccolta della nebbia, - metodi semplici per la perforazione di pozzi, - pompe a pedali e pompe manuali per l’approvvigionamento idrico, - la raccolta dell’acqua piovana, - il recupero delle sorgenti, - semplici metodi per la depurazione dell’acqua al punto d’uso (filtro in ceramica, filtro a sabbia, filtro in tessuto, disinfezione e distillazione solare). Il quinto Capitolo espone invece le Tecnolocie Appropriate per la gestione dei rifiuti nei PVS, in cui sono descritte: - soluzioni per la raccolta dei rifiuti nei PVS, - soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti nei PVS, - semplici tecnologie per il riciclaggio dei rifiuti solidi. Il sesto Capitolo tratta tematiche riguardanti la Cooperazione Internazionale, la Cooperazione Decentrata e i progetti di Sviluppo Umano. Per progetti di sviluppo si intende, nell’ambito della Cooperazione, quei progetti che hanno come obiettivi la lotta alla povertà e il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità beneficiarie dei PVS coinvolte nel progetto. All’interno dei progetti di cooperazione e di sviluppo umano gli interventi di tipo ambientale giocano un ruolo importante, visto che, come già detto, la povertà e il benessere delle popolazioni dipende dal benessere degli ecosistemi in cui vivono: favorire la tutela dell’ambiente, garantire l’accesso all’acqua potabile, la corretta gestione dei rifiuti e dei reflui nonché l’approvvigionamento energetico pulito sono aspetti necessari per permettere ad ogni individuo, soprattutto se vive in condizioni di “sviluppo”, di condurre una vita sana e produttiva. È importante quindi, negli interventi di sviluppo umano di carattere tecnico ed ambientale, scegliere soluzioni decentrate che prevedano l’adozione di Tecnologie Appropriate per contribuire a valorizzare l’ambiente e a tutelare la salute della comunità. I Capitoli 7 ed 8 prendono in esame i metodi per la valutazione degli interventi di sviluppo umano. Un altro aspetto fondamentale che rientra nel ruolo dei tecnici infatti è l’utilizzo di un corretto metodo valutativo per la scelta dei progetti possibili che tenga presente tutti gli aspetti, ovvero gli impatti sociali, ambientali, economici e che si cali bene alle realtà svantaggiate come quelle prese in considerazione in questo lavoro; un metodo cioè che consenta una valutazione specifica per i progetti di sviluppo umano e che possa permettere l’individuazione del progetto/intervento tecnologico e ambientale più appropriato ad ogni contesto specifico. Dall’analisi dei vari strumenti valutativi si è scelto di sviluppare un modello per la valutazione degli interventi di carattere ambientale nei progetti di Cooperazione Decentrata basato sull’Analisi Multi Criteria e sulla Analisi Gerarchica. L’oggetto di questa ricerca è stato quindi lo sviluppo di una metodologia, che tramite il supporto matematico e metodologico dell’Analisi Multi Criteria, permetta di valutare l’appropriatezza, la sostenibilità degli interventi di Sviluppo Umano di carattere ambientale, sviluppati all’interno di progetti di Cooperazione Internazionale e di Cooperazione Decentrata attraverso l’utilizzo di Tecnologie Appropriate. Nel Capitolo 9 viene proposta la metodologia, il modello di calcolo e i criteri su cui si basa la valutazione. I successivi capitoli (Capitolo 10 e Capitolo 11) sono invece dedicati alla sperimentazione della metodologia ai diversi casi studio: - “Progetto ambientale sulla gestione dei rifiuti presso i campi Profughi Saharawi”, Algeria, - “Programa 1 milhão de Cisternas, P1MC” e - “Programa Uma Terra e Duas Águas, P1+2”, Semi Arido brasiliano.
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Enrique Jos Varona, intelectual cubano de gran prestigio durante la segunda mitad del siglo XIX y parte del siglo XX, efectuó una serie de consideraciones sobre la condición humana que fueron variando durante el transcurso de su vida. Estas van desde un positivismo sui generis, bajo influencias de Spencer, hasta posturas filantrópicas y de estimulación de la solidaridad entre los seres humanos, mediando entre ambas etapas un período de escepticismo y nihilismo bajo la influencia de Nietzsche. No fue un filósofo que se dejó atar a una postura ideológica cerrada en una corriente filosfica en particular. Fue capaz de analizar los problemas filosficos y sociológicos con el mayor nivel de originalidad y autenticidad que sus circunstancias históricas le permitieron.
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El trabajo aborda a la vez la historia de una institución local en particular y su devenir en relación con el campo artístico de Mendoza y la genealogía europeizante del museo de arte impuesto como paradigma desde la formación de los estados nacionales europeos. El Museo de Bellas Artes como entidad reproductora del gusto de la burguesa y como factor de distinción social verifica en esta región americana el cumplimiento de un ciclo reforzado por la copia del modelo civilizatorio que asume como propio en la Mendoza de los siglos XIX y XX. Tras la institución del primer Museo Provincial de Bellas Artes y su posterior refundación como Museo Fader; sorprende hallar un programa museológico de cuño modernizador; atento a la realidad latinoamericana sin perder de vista la historia del sector.
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Siguiendo los pasos de la narrativa latinoamericana del siglo XIX, en los años 30 y 40 en Venezuela, la literatura canónica propuso un trazado más o menos claro de los lugares de heroísmo y villanía involucrados en la refundación nacional. La apuesta iniciada por la intelectualidad del país, desde diciembre de 1935, se dirigía a la construcción de una nación moderna cuya imagen se solidificaba no slo por medio de la narrativa de ficción, sino también en los registros masivos fundamentados en la oralidad, en los medios de comunicación en general y, particularmente, en fotografías e imágenes reproducidas por revistas de alta circulación, periódicos e, inclusive, en proyecciones audiovisuales. Como ocurre en estos ejercicios de organización nacional, inevitablemente, salieron a la luz por entonces, ciertas subjetividades nómades que generaron su propia discursividad ética y estéticamente ajena a las demandas del canon. Escrituras que crearon, en su interior un espacio de resistencia frente a todos los esfuerzos de normatización propuestos desde el poder. Aquí se inscribe el texto Mujeres (1943), de Isolda Calzadilla, una suerte de novela guión cinematográfico donde se deja en evidencia no slo la conciencia en el uso del lenguaje de parte de la autora, sino además, la necesidad de replantearse los márgenes del centro urbano, de abrir las posibilidades de desarrollo subjetivo a las mujeres y de mostrar el envés de un mapa modernizante que llega a borrarse por completo detrás de la fachada.
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En los volúmenes de cuentos Las mil y una noches argentinas y El loro adivino, Juan Draghi Lucero, escritor mendocino (1897-1994), recupera los códigos culturales de la sociedad cuyana del siglo XIX. En el espacio de la escritura de estos cuentos a los que considero texto artístico único, se entrama un código oral que les sirve de cañamazo y los semantiza al inscribirlos en la virtualidad del acto de contar para un auditorio. De este modo, el escritor construye un sistema equivalente al de la lengua oral natural, hecho que coloca los cuentos en la frontera de confluencia de dos lenguajes no traducibles uno en otro: el escrito y el oral. La creolización de la escritura activa en el lector la memoria cultural regional anclada en la oralidad, códigos en los que se transmitieron los saberes de la comunidad criolla que fundaron la cuyanidad en el siglo XIX.
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Se intenta esclarecer cómo ciertos factores materiales, en determinados momentos históricos, influyen en el retraso del surgimiento de un corpus teórico que dé cuenta, con la mayor exactitud, de la realidad social. Más precisamente, se pretende evidenciar las condiciones materiales que obstaculizan el surgimiento del concepto de sistema capitalista global, considerando que su objeto real ya estaba plenamente presente hacia la segunda mitad del siglo XIX. Para esto se ilustraran algunos esbozos del concepto, elaborados desde la periferia del sistema global que, independientemente de su pertinente enunciación, fueron bloqueados en su desarrollo por condiciones políticas e ideológicas particulares.
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Suele percibirse a la sociedad y a la política como dos objetos de estudio antagónico, incluso enfrentados. La teoría luhmanniana de sistemas rompe esta línea argumental propia de la tradición sociológica del siglo XIX redefiniendo ambos concepto Su abordaje interdisciplinario, en este sentido, da cuenta de la sociedad como un sistema complejo organizado de manera acéntrica a partir de una multiplicidad de sistemas autónomos e intercomunicados ubicado en un mismo nivel jerárquico y sin un órgano central encargado de conducirla. Toda una ruptura con las teorías de Marx, Weber y Durkheirn, para quienes el sistema político ocupaba el centro social.
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Este artículo ofrece una lectura crítica de La Chiriguana (1877), novela de la escritora Josefina Pelliza de Sagasta (Entre Ríos, 1848-Buenos Aires, 1888), a la luz de las teorías sobre el melodrama desarrolladas por Peter Brooks, Ben Singer y Ann Kaplan. Se abre con una reflexión sobre posibles razones para explicar la casi completa exclusión de esta obra del actual canon literario argentino del siglo XIX. Luego, tras delinear sucintamente las características que definen al melodrama, el artículo distingue entre esta modalidad narrativa y un subgénero cercano: la novela sentimental, tomando como ejemplos paradigmáticos las dos novelas de Pelliza, La Chiriguana y Margarita. Asimismo, el presente artículo indaga en torno a la relación entre la novela propiamente dicha, su paratexto (prólogo) y el lugar de los literatos en la cultura argentina de aquellas décadas. Finalmente, a partir de algunas concepciones de Jos Pedro Barrán y de Carlos Monsiváis, se plantea en qué medida La Chiriguana puede pensarse como un texto bisagra entre una sensibilidad “bárbara" y aquella típica de la segunda mitad del siglo XIX, la sensibilidad “civilizada", propia de la era del disciplinamiento.
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El presente trabajo es planteado desde una perspectiva regional enmarcada en la línea de investigación seguida desde casi una década atrás: las transformaciones económicas y espaciales en Mendoza, y los procesos que las originan. El punto de partida fue considerar que la formación geográfico-histórica de las regiones confluye en la estructuración del Estado-nación. El equilibrio económico-político entre las regiones principales da fundamento para el desarrollo de la soberanía del Estado sobre el territorio de su dominio, en la medida en que tal equilibrio responda a una funcionalidad o complementariedad de esos espacios regionales, potenciando fuerzas centrípetas, integradoras, y controlando o anulando las centrífugas. Se propone entonces analizar el proceso de formación de una economía regional, centrada en Mendoza,durante la segunda mitad del siglo XIX, período en que se preparó y se difundió la modernización capitalista, asentada en un sistema agroindustrial vitivinícola. Es objeto de estudio principalmente el espacio valorizado mendocino, el oasis, y el proceso de construcción y expansión que registró. Pero como la región no es una simple superficie, sino un área organizada por grupos humanos interes especialmente determinar la actuación de dichos grupos, su articulación con el espacio que construyeron y su vinculación funcional con otras regiones, en especial en el orden económico.
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Los delitos sexuales entre la segunda mitad del siglo XIX y principios del XX presentan problemas particulares en relación a la posibilidad de su imputación y castigo vinculados a la forma particular como se conciben estos crímenes. Propongo, a partir del análisis de expedientes judiciales, problematizar algunas de estas cuestiones partiendo desde el análisis de su concepción como "dependientes de iniciativa privada" y por tanto la necesidad de una "acusación particular" que implicó largos debates en los tribunales ya que la interpretación de esta situación tuvo más de una lectura posible: quedaban satisfechos los requerimientos de la ley con la denuncia o debía continuarse la participación de la parte hasta la misma sentencia, es decir, llegar hasta la vista de acusación? En este contexto se pone entonces en discusión la participación del Agente Fiscal en el proceso en tanto acusador y por lo tanto el interés del Estado como tal en la persecución de estos crímenes. Busco, simultáneamente mostrar las discusiones que se dieron en la práctica penal, que reflejan distintas formas de interpretar y pensar estos delitos; las razones implícitas en su persecución y castigo o por el contrario de su finalización y falta de pena