975 resultados para Pedro Claver, Santo, 1580-1654


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La tesi si occupa della «processione con Misteri» organizzata da Carlo Bascapè, preposito generale dei Barnabiti, a Milano, la notte del venerdì santo, a partire dal 1587. Di questo importante rito processionale sono giunte fino a noi diverse testimonianze documentarie, conservate presso l’Archivio Storico dei Barnabiti a Milano, che sono state il cuore di questa ricerca. La processione è una grande meditazione pubblica dove la musica svolge un ruolo molto importante. Il percorso che ho seguito è stato teso a rendere ragione delle motivazioni drammatiche e devozionali della processione, per poi approdare al significativo ruolo che la componente musicale svolgeva nel rito stesso. Nel primo capitolo ho rievocato la figura di Carlo Bascapè (1550-1615), inserendo la sua figura all’interno delle esperienze storiche nelle quali si è formato (la Milano di san Carlo Borromeo e l’Ordine dei Chierici regolari di San Paolo). Nel secondo capitolo ho scandagliato le radici devozionali alla base della processione (i concetti di devozione e orazione) e messo a fuoco il ruolo della musica nell’esperienza religiosa dei Barnabiti e, in particolar modo, di Carlo Bascapè. Il terzo capitolo si concentra sulle principali modalità di rappresentazione e meditazione della passione di Cristo. Nel quarto capitolo ho ricostruito, attraverso una lettura dei documenti, e con approfondimenti tratti dalla letteratura devozionale tardocinquecentesca sulla passione, i vari aspetti della processione e i suoi protagonisti (religiosi, nobili della città di Milano, musicisti), e, infine, ho messo in luce gli aspetti devozionali e drammaturgici. Nel quinto capitolo ho analizzato le musiche superstiti, pervenendo alla conclusione che ogni aspetto musicale era concepito tenendo ben presenti i due aspetti su cui era imperniata la processione: la rappresentazione della passione e l’immedesimazione dei fedeli. L’ultima parte della tesi consiste, infine, nella trascrizione dei documenti archivistici, nella loro parte testuale e musicale.

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Questo lavoro è imperniato sullo studio di uno dei melodrammi più interessanti della fine del XVII secolo: “Il carceriere di sé medesimo” di Lodovico Adimari (1644-1708) e Alessandro Melani (1639-1703), allestito per la prima volta a Firenze nel 1681, e ripreso nel giro di una ventina d’anni a Reggio (1684), a Bologna (1697) e a Vienna (1702). L’opera vanta un’origine drammatica di spicco: risale infatti alla commedia “Guardarse a sí mismo” di Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) mediata dal “Geôlier de soi-mesme” di Thomas Corneille (1625-1709), e presenta qualità poetiche e musicali evidenti, assicurate dai nomi del poeta Lodovico Adimari e del compositore Alessandro Melani. A ciò si aggiungano una tradizione articolata in quattro allestimenti, nonché un elevato numero di testimoni superstiti: cinque edizioni del libretto (testimoniate da numerosi esemplari) e il numero fortunatissimo di tre partiture manoscritte, conservate a Parigi, Bologna e Modena. La tesi contiene l’edizione critica del “Carceriere di sé medesimo” di Adimari con tutte le varianti accumulatesi nella riedizione del libretto e nella copiatura della partitura, l’analisi del dramma, a partire dal confronto tra i testi di Calderón, Corneille e Adimari, e lo studio delle sue componenti drammatiche, formali e contenutistiche. Si aggiunge uno studio sul contesto storico-musicale degli allestimenti di Firenze, Reggio, Bologna e Vienna, nonché l’edizione dei restanti tre drammi di Adimari: la commedia “Le gare dell’amore e dell’amicizia” (1679), e il dramma per musica “L’amante di sua figlia” (1684).

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Oggetto di questa tesi è la riqualificazione energetica e funzionale della scuola d’infanzia e primaria Clotilde Tambroni di Bologna. L'intervento progettato ha posto particolare attenzione al comfort interno, al miglioramento del benessere ambientale interno, all'abbattimento dei fabbisogni energetici e dei costi di gestione e alla riduzione delle emissioni inquinanti. In seguito ad un’analisi accurata, che ha registrato anche le opinioni degli utenti, si sono individuate criticità importanti e acuti livelli insoddisfazione. In particolare riguardo il comfort interno, l’accessibilità della struttura, la fruibilità e la qualità degli spazi, le dotazioni carenti (servizi igienici, servizi per disabili). Altre gravi criticità riguardano lo spazio esterno, quasi per nulla sfruttato e poco curato. Anche le prestazioni energetiche, valutate con il software Termolog EpiX5, sono risultate molto scarse: l’edificio si colloca in classe energetica E, con elevati livelli di consumi e conseguenti costi, dovuti soprattutto all’inefficienza del sistema di regolazione dell’impianto di riscaldamento, alla mancanza di isolamento delle pareti perimetrali e agli infissi adeguati. Sulla base di questa diagnosi, le strategie di progetto sono state definite puntando a risolvere o perlomeno migliorare tutte le criticità rilevate.

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We found a significant positive correlation between local summer air temperature (May-September) and the annual sediment mass accumulation rate (MAR) in Lake Silvaplana (46°N, 9°E, 1800 m a.s.l.) during the twentieth century (r = 0.69, p < 0.001 for decadal smoothed series). Sediment trap data (2001-2005) confirm this relation with exceptionally high particle yields during the hottest summer of the last 140 years in 2003. On this base we developed a decadal-scale summer temperature reconstruction back to AD 1580. Surprisingly, the comparison of our reconstruction with two other independent regional summer temperature reconstructions (based on tree-rings and documentary data) revealed a significant negative correlation for the pre-1900 data (ie, late ‘Little Ice Age’). This demonstrates that the correlation between MAR and summer temperature is not stable in time and the actualistic principle does not apply in this case. We suggest that different climatic regimes (modern/‘Little Ice Age’) lead to changing state conditions in the catchment and thus to considerably different sediment transport mechanisms. Therefore, we calibrated our MAR data with gridded early instrumental temperature series from AD 1760-1880 (r = -0.48, p < 0.01 for decadal smoothed series) to properly reconstruct the late LIA climatic conditions. We found exceptionally low temperatures between AD 1580 and 1610 (0.75°C below twentieth-century mean) and during the late Maunder Minimum from AD 1680 to 1710 (0.5°C below twentieth-century mean). In general, summer temperatures did not experience major negative departures from the twentieth-century mean during the late ‘Little Ice Age’. This compares well with the two existing independent regional reconstructions suggesting that the LIA in the Alps was mainly a phenomenon of the cold season.

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The age of rocks found in drill cores, and consequently the depths to possible oil-bearing formations has in many localities been determined by micro-paleontologic studies during the past three decades. Of the different micro-fossils used in this work, foraminifera have been studied most, are the best described, and hence, by far the most helpful.

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[1] We present quantitative autumn, summer and annual precipitation and summer temperature reconstructions from proglacial annually laminated Lake Silvaplana, eastern Swiss Alps back to AD 1580. We used X-ray diffraction peak intensity ratios of minerals in the sediment layers (quartz qz, plagioclase pl, amphibole am, mica mi) that are diagnostic for different source areas and hydro-meteorological transport processes in the catchment. XRD data were calibrated with meteorological data (AD 1800/1864–1950) and revealed significant correlations: mi/pl with SON precipitation (r = 0.56, p < 0.05) and MJJAS precipitation (r = 0.66, p < 0.01); qz/mi with MJJAS temperature (r = −0.72, p < 0.01)and qz/am with annual precipitation (r = −0.54, p < 0.05). Geological catchment settings and hydro-meteorological processes provide deterministic explanations for the correlations. Our summer temperature reconstruction reproduces the typical features of past climate variability known from independent data sets. The precipitation reconstructions show a LIA climate moister than today. Exceptionally wet periods in our reconstruction coincide with regional glacier advances.