1000 resultados para Algues marines -- Morfologia vegetal
Resumo:
La tricuspide è la valvola meno studiata tra quelle cardiache e per questo motivo le conoscenze su questa sono in genere approssimative. Le poche conoscenze sulla valvola, inoltre, non garantiscono una elevata percentuale di successo di un intervento chirurgico. Fino a qualche anno fa i parametri utilizzati per studiare la valvola e determinare il grado di severità delle patologie che la colpiscono (insufficienza e stenosi) erano ricavati da immagini ecografie bidimensionali. Questi però molto spesso risultano inadeguati. Così i ricercatori, negli ultimi tempi, hanno elaborato metodi che utilizzano l’ecocardiografia tridimensionale anche per la valvola tricuspide (prima l’ecocardiografia in clinica era utilizzata per valutare le valvole della parte sinistra del cuore) e si sono potuti così rivalutare i parametri precedentemente ricavati con analisi bidimensionale. Tutto ciò ha avuto ricadute positive sulla terapia chirurgica che si è potuta avvalere di protesi valvolari più fisiologiche derivate dalle più precise conoscenze anatomiche e funzionali con ovvie conseguenze positive sul benessere dei pazienti trattati. Naturalmente questi sono solamente i primi passi che la ricerca ha compiuto in questo campo e si prospettano nuovi sviluppi soprattutto per quanto riguarda il software che dovrebbe essere implementato in modo tale che lo studio della valvola tricuspide diventi di routine anche nella pratica clinica. In particolare, lo studio della valvola tricuspide mediante eco 3D consentirebbe anche la valutazione pre- operatoria ed il planning paziente-specifico dell'intervento da effettuare. In particolare questo elaborato prevede nel capitolo 1 la trattazione dell’anatomia e della fisiologia della valvola, nel capitolo 2 la descrizione delle patologie che colpiscono la tricuspide, nel capitolo 3 i parametri che si possono ricavare con esami strumentali e in particolare con ecocardiografia bidimensionale e infine nel capitolo 4 lo studio della valvola tricuspide con ecocardiografia tridimensionale.
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La recente Direttiva 31/2010 dell’Unione Europea impone agli stati membri di riorganizzare il quadro legislativo nazionale in materia di prestazione energetica degli edifici, affinchè tutte le nuove costruzioni presentino dal 1° gennaio 2021 un bilancio energetico tendente allo zero; termine peraltro anticipato al 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici. La concezione di edifici a energia “quasi” zero (nZEB) parte dal presupposto di un involucro energeticamente di standard passivo per arrivare a compensare, attraverso la produzione preferibilmente in sito di energia da fonti rinnovabili, gli esigui consumi richiesti su base annuale. In quest’ottica la riconsiderazione delle potenzialità dell’architettura solare individua degli strumenti concreti e delle valide metodologie per supportare la progettazione di involucri sempre più performanti che sfruttino pienamente una risorsa inesauribile, diffusa e alla portata di tutti come quella solare. Tutto ciò in considerazione anche della non più procrastinabile necessità di ridurre il carico energetico imputabile agli edifici, responsabili come noto di oltre il 40% dei consumi mondiali e del 24% delle emissioni di gas climalteranti. Secondo queste premesse la ricerca pone come centrale il tema dell’integrazione dei sistemi di guadagno termico, cosiddetti passivi, e di produzione energetica, cosiddetti attivi, da fonte solare nell’involucro architettonico. Il percorso sia analitico che operativo effettuato si è posto la finalità di fornire degli strumenti metodologici e pratici al progetto dell’architettura, bisognoso di un nuovo approccio integrato mirato al raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico. Attraverso una ricognizione generale del concetto di architettura solare e dei presupposti teorici e terminologici che stanno alla base della stessa, la ricerca ha prefigurato tre tipologie di esito finale: una codificazione delle morfologie ricorrenti nelle realizzazioni solari, un’analisi comparata del rendimento solare nelle principali aggregazioni tipologiche edilizie e una parte importante di verifica progettuale dove sono stati applicati gli assunti delle categorie precedenti
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Traduzione dal Russo in Italiano di alcuni testi provenienti dalla rivista specializzata "Vestnik Welsh Corgi"
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Il piede, con la sua complessa struttura anatomica, permette la stabilità e la deambulazione e per questo risulta fondamentale studiarne l’anatomia, la morfologia e la biomeccanica. La Pedana Baropodometrica è uno strumento che misura le pressioni plantari e permette di stimare alcuni parametri morfologici e funzionali del piede in modo veloce e relativamente economico. Lo Scanner Plantare 3D permette di acquisire in tempi brevi la geometria del piede creandone un modello tridimensionale digitale. Queste qualità hanno agevolato la diffusione di questi strumenti nella produzione di ortesi plantari su misura e, dato il crescente interesse del mercato verso le tematiche di customizzazione, alla loro commercializzazione su larga scala. Per ammortizzare i costi, tuttavia, questi strumenti sono spesso basati su tecnologie low-cost. Lo scopo dello studio svolto in questa tesi è quello di determinare la bontà e l’accuratezza di alcuni parametri morfologici e funzionali del piede acquisiti con una pedana baropodometrica resistiva a basso costo. Questi valori sono stati rapportati con misurazione dirette e con dati raccolti dall’elaborazione dell’immagine ricavata con uno scanner plantare 3D. In particolare sono state valutate misure di lunghezza e larghezza del piede, dell’arch index definito come il rapporto tra l’area del mesopiede e l’area totale del piede meno le dita, dell’angolo di progressione del passo e del CPEI, un parametro che indica la variazione della traiettoria del centro di massa. In conclusione la pedana baropodometrica, pur non essendo precisa nel determinare la distribuzione delle pressioni massime, si è dimostrata sufficientemente accurata nella stima delle dimensioni del piede, delle aree di appoggio e di alcune caratteristiche funzionali del piede.
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Uno dei concetti chiave dell'impiego della nanotecnologia è quello dell'ingegnerizzazione dei materiali alla nano-scala. Si procede così alla realizzazione di materiali aventi morfologia, struttura e composizione ottimizzate per migliorarne specifiche proprietà in maniera controllata. In questo lavoro sono stati realizzati campioni nanoparticellari a base di magnesio con la tecnica (R-)IGC (Reactive or Inert Gas Condensation) allo scopo di studiare come l'atmosfera nella quale vengono sintetizzati ne influenzi le proprietà morfologiche e strutturali, al fine di poterne controllare la crescita per impieghi specifici. In particolare, si sono voluti analizzare i risultati ottenuti in diverse situazioni: nel caso in cui la sintesi avvenga in un'atmosfera contenente una piccola concentrazione di ossigeno e nel caso della coevaporazione di magnesio e titanio in atmosfera inerte o contenente idrogeno. I campioni sono poi stati analizzati dal punto di vista morfologico, composizionale e strutturale mediante microscopia a scansione elettronica e diffrazione a raggi X. E' stato mostrato che la presenza controllata di ossigeno durante la sintesi permette di realizzare strutture core-shell di dimensione media 40nm e che la co-evaporazione di magnesio e titanio permette la sintesi di nanoparticelle di dimensioni medie anche inferiori ai 12nm. La presenza di idrogeno durante l'evaporazione permette inoltre di crescere nanoparticelle contenenti idruro di titanio senza dover ricorrere ad una idrurazione successiva. Le proprietà termodinamiche e cinetiche di (de)-idrurazione dei campioni sintetizzati sono state misurate utilizzando sia un apparato barometrico Sievert, sia effettuando un'analisi direttamente nel sito di crescita. I campioni realizzati non mostrano una termodinamica significativamente diversa da quella del magnesio bulk, mentre le cinetiche dei processi di assorbimento e desorbimento risultano notevolmente più rapide.
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Se analizaron las pérdidas de biodiversidad vegetal en un área desmontada de las cerrilladas pedemontanas de Mendoza, Argentina. El análisis de la vegetación y su flora reveló la pérdida total de las comunidades vegetales de Larrea cuneifolia Cav., bosques riparios de Acacia furcatispina Burkart y de álveos y de la flora compuesta de 30 familias de plantas, 72 géneros y 84 especies. Esta última incluyó la de 34,1 % de especies endémicas, 58,8 % nativas, 4,7 % adventicias y 2,4 % introducidas. Se sugiere tener en cuenta estos tipos de estudios antes de realizar planificaciones urbanas sobre la vegetación natural con el fin de reconocer las comunidades vegetales y su flora y rescatar sus bancos de germoplasma.
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El objetivo de este trabajo fue evaluar a campo la efectividad de diferentes tipos de labranzas junto con distintos grados de cobertura vegetal (CV) del suelo sobre el escurrimiento (E) y la pérdida de suelo (Ps). Se seleccionaron 34 sitios experimentales bajo labranza tradicional (LT) y siembra directa (SD), con diferentes niveles de CV (C1- < 49, C2- 50-79% y C3- > 80%). Se utilizó un diseño experimental completamente aleatorizado con 4 tratamientos y desigual número de repeticiones: 1) SD-C3, 2) LT-C3, 3) LT-C2, y 4) LT-C1, resultante de combinar el tipo de labranza con CV. Se realizó un ANOVA (p ≤ 0,05) y un análisis de contrastes ortogonales: 1) SD-C3 vs LT-C3, 2) LT-C1 vs LT-C2, y 3) C3 vs LT-C2+C1. Al cabo de cada simulación de lluvia se obtuvo el E y Ps. Se determinó: contenido de materia orgánica (CMO), contenido hídrico (CH) y densidad aparente del suelo (DA) en los 10 cm superficiales, y la pendiente (P) del terreno. La LT presentó mayor E y Ps en todos tratamientos evaluados respecto de SD. El mayor E (26,8 mm) se registró en LT-C2, y el menor (0,5 mm) en SD-C3. La Ps mostró igual tendencia que el E con 11,6 y 0,1 g respectivamente. Los contrastes mostraron E estadísticamente diferentes para los tres contrastes, mientras la Ps fue estadísticamente diferente en los contrastes Nº 2 y 3. Escurrimiento y Ps se correlacionaron entre sí (R2 = 0,98) y con P (R2 = 0,83 y 0,72 respectivamente). Los resultados obtenidos demuestran la importancia del efecto protector de la CV del suelo. Sin embargo, el CMO y CH, y la P y DA deben ser considerados también en el proceso de E - erosión del suelo.
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Fil: H. G. C..
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En nuestro país no está desarrollada una técnica sensible y precisa que permita confirmar la presencia de la bacteria Agrobacterium vitis; por lo tanto es muy importante contar con herramientas analíticas que permitan identificar la bacteria en vides y/o suelos para controlar la diseminación y propagación de la misma, permitiendo así a las empresas, mejorar la competitividad de sus productos en el mercado y garantizar la seguridad y calidad de la materia prima principal de la industria vitivinícola. El objetivo de este estudio es poner a punto una metodología de detección de Agrobacterium vitis sensible y de bajo costo basada en la técnica de PCR (Reacción en cadena de la polimerasa). El desarrollo de esta metodología pretende ser una herramienta importante para la industria vitivinícola al permitir detectar la presencia o ausencia de la bacteria en programas de monitoreo, tomar decisiones a tiempo y así proteger la calidad y sanidad de las vides. En el presente trabajo se empleó la metodología propuesta por Eastwell y colaboradores en 1995. La misma consistió en el aislamiento de la bacteria en medio selectivo RS, en la extracción/purificación de ADN bacteriano, amplificación por PCR, separación del producto amplificado por electroforesis y revelado por tinción, pudiéndose observar que el 100% del material con sintomatología que se utilizó presentó desarrollo de colonias características de Agrobacterium vitis. Al hacer la amplificación de los ADN y posterior revelado se observó, en primera instancia, que la amplificación no fue óptima, pero cuando se realizaron las distintas adaptaciones de la técnica se vieron diferentes resultados encontrándose que podría tratarse de: A. vitis virulento, no virulento o A. tumefaciens. Para ello fue necesario adecuar la técnica y estudiar algunos aspectos tales como las temperaturas de incubación de los medios de cultivos, evaluación de la concentración de ADN para determinar si existía una concentración mínima del mismo para su posterior amplificación. También se trabajó con diferentes concentraciones del gel de agarosa y se modificaron los volúmenes de siembra y los tiempos de corrida del gel en la cuba de electroforesis. Fue posible adaptar la metodología para la identificación de cepas de Agrobacterium vitis. Los mejores resultados se evidenciaron trabajando con una temperatura de incubación de las colonias de 28 °C, con una concentración del gel de agarosa del 2 % tal como lo indicaba la técnica original, volúmenes de siembra de electroforesis de 10 μl de PCR producto y un tiempo de corrida del gel en la cuba de electroforesis de 70 min a 90 Voltios. Además observamos que concentraciones de ADN superiores a 49 ng/μl registraron bandas visibles siendo las de 116 ng/μl o superiores las concentraciones más adecuadas y optimas para la obtención de bandas bien definidas y nítidas.
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La realización de viajes de campaña constituye un aporte fundamental para los estudios de grado de algunas carreras. Específicamente para alumnos del área biológica es la oportunidad de aprender en ambientes informales, realizar actividades que no podrían ser desarrolladas en el laboratorio y permite construir conocimiento a través de interacciones con el ambiente que invitan a observar, identificar, medir y comparar. En esta presentación se describen las características del viaje de campaña al Palmar de Colón del curso de Fisiología Vegetal de la Facultad de Ciencias Naturales y Museo, con el propósito de evaluar la experiencia piloto que el equipo docente viene desarrollando y definir algunas orientaciones para mejorar su aprovechamiento. El propósito de la actividad es que los alumnos integren contenidos previos de su carrera con los específicos del curso de Fisiología Vegetal para analizar, interpretar y explicar el comportamiento adaptativo de especies en ambientes naturales. Los alumnos deben completar una guía de actividades, en la registran parámetros descriptivos de cada ambiente, rasgos morfo-fisiológicos de las especies, miden procesos vinculados con el balance de agua y carbono y discuten su posible importancia en cada ambiente. Se realiza una puesta en común sobre cada ítem fomentando la discusión e intercambio de ideas. Con el fin de que los estudiantes tengan acceso a algunos equipos utilizados en la disciplina, la cátedra aporta aquellos que permitan efectuar mediciones morfológicas y fisiológicas de caracteres y procesos vinculados con los balances de agua y carbono. Se evalúa la experiencia a través de una encuesta.
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La realización de viajes de campaña constituye un aporte fundamental para los estudios de grado de algunas carreras. Específicamente para alumnos del área biológica es la oportunidad de aprender en ambientes informales, realizar actividades que no podrían ser desarrolladas en el laboratorio y permite construir conocimiento a través de interacciones con el ambiente que invitan a observar, identificar, medir y comparar. En esta presentación se describen las características del viaje de campaña al Palmar de Colón del curso de Fisiología Vegetal de la Facultad de Ciencias Naturales y Museo, con el propósito de evaluar la experiencia piloto que el equipo docente viene desarrollando y definir algunas orientaciones para mejorar su aprovechamiento. El propósito de la actividad es que los alumnos integren contenidos previos de su carrera con los específicos del curso de Fisiología Vegetal para analizar, interpretar y explicar el comportamiento adaptativo de especies en ambientes naturales. Los alumnos deben completar una guía de actividades, en la registran parámetros descriptivos de cada ambiente, rasgos morfo-fisiológicos de las especies, miden procesos vinculados con el balance de agua y carbono y discuten su posible importancia en cada ambiente. Se realiza una puesta en común sobre cada ítem fomentando la discusión e intercambio de ideas. Con el fin de que los estudiantes tengan acceso a algunos equipos utilizados en la disciplina, la cátedra aporta aquellos que permitan efectuar mediciones morfológicas y fisiológicas de caracteres y procesos vinculados con los balances de agua y carbono. Se evalúa la experiencia a través de una encuesta.