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Resumo:
O objetivo deste trabalho foi explorar as experiências de famílias no processo de inclusão escolar de crianças com síndrome de Down, com vistas à promoção de saúde dessas famílias. Trata-se de um estudo de casos múltiplos, de abordagem qualitativa, em que participaram onze famílias de crianças com síndrome de Down. Os dados foram coletados por meio de entrevista semiestruturada e submetidos à análise de conteúdo. Os resultados demonstraram que, na perspectiva dos participantes, os professores não estão preparados para a inclusão, porém, ainda assim, esse processo vem se demonstrando benéfico na educação infantil. Ficou evidente a necessidade de articulação entre os setores da educação e saúde e de uma mudança de paradigma no modelo educacional. A pesquisa aponta aspectos que merecem atenção por parte dos profissionais envolvidos, de modo a tornar a inclusão um processo a ser vivido da melhor forma possível.
Resumo:
OBJETIVO: avaliar o desempenho em habilidades auditivas e as condições de orelha média de crianças de 4 a 6 anos de idade. MÉTODO: foram aplicados os testes de detecção sonora (audiômetro pediátrico em 20dBNA), a Avaliação Simplificada do Processamento Auditivo (ASPA) e as medidas de imitância acústica (handtymp com tom de 226Hz) em 61 crianças com média de idade de 5,65 anos. Para comparar os resultados das provas de habilidades auditivas e das medidas da imitância acústica foi aplicado o teste exato de Fisher com nível de significância de p< 0,05. RESULTADOS: houve alteração em pelo menos uma das habilidades auditivas investigadas em 24,6% das crianças. Houve alteração timpanométrica em 34,4% das crianças e 64% foram classificadas no critério "falha" para a pesquisa do reflexo acústico ispilateral. As crianças mais jovens apresentaram maior ocorrência de alterações de orelha média, mas não houve diferença estatisticamente significante entre as diferentes idades para as provas realizadas. CONCLUSÃO: as crianças mais jovens apresentaram maior ocorrência de alterações nas provas de habilidades auditivas e nas medidas de imitância acústica. Programas de investigação e acompanhamento das condições de orelha média e das habilidades auditivas em idade pré-escolar e escolar podem eliminar ou minimizar intercorrências que alterariam o desenvolvimento sócio-linguístico.
Resumo:
[ES] Las entradas de aerosoles procedentes del Continente Africano tienen un importante efecto en el clima y biogeoquímica marina de la Región Canaria. Por tal motivo, se estudiaron los factores que influyen en las concentraciones de partículas en el aire (PTS), la composición química de estas partículas y los flujos de deposición de los metales solubles (Al, Fe, Mn, Co, Ti y Cu). Para ello se tomaron muestras en tres estaciones de la Isla de Gran Canaria (Taliarte al nivel del mar, Tafira at 269 m altitud and Pico de la Gorra 1930 m altitud) desde el 2002. Utilizando las medidas de deposición seca y húmeda se puede estimar una deposición total anual para la Cuenca de Canarias de 1,36 millones de t año-1. Conociendo por tanto los valores de la composición química y la solubilidad de los elementos, podemos estimar los flujos de deposición de estos elementos solubles.
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Gli istoni sono proteine basiche che possono essere classificate in varie classi: H1, H2A, H2B, H3 e H4. Queste proteine formano l’ottamero proteico attorno al quale si avvolge il DNA per formare il nucleosoma che è l’unità fondamentale della cromatina. A livello delle code N-terminali, gli istoni possono essere soggetti a numerose modifiche posttraduzionali quali acetilazioni, metilazioni, fosforilazioni, ADP-ribosilazioni e ubiquitinazioni. Queste modifiche portano alla formazione di diversi siti di riconoscimento per diversi complessi enzimatici coinvolti in importanti processi come la riparazione e la replicazione del DNA e l’assemblaggio della cromatina. La più importante e la più studiata di queste modifiche è l’acetilazione che avviene a livello dei residui amminici della catena laterale dell’amminoacido lisina. I livelli corretti di acetilazione delle proteine istoniche sono mantenuti dall’attività combinata di due enzimi: istone acetil transferasi (HAT) e istone deacetilasi (HDAC). Gli enzimi appartenenti a questa famiglia possono essere suddivisi in varie classi a seconda delle loro diverse caratteristiche, quali la localizzazione cellulare, la dimensione, l’omologia strutturale e il meccanismo d’azione. Recentemente è stato osservato che livelli aberranti di HDAC sono coinvolti nella carcinogenesi; per questo motivo numerosi gruppi di ricerca sono interessati alla progettazione e alla sintesi di composti che siano in grado di inibire questa classe enzimatica. L’inibizione delle HDAC può infatti provocare arresto della crescita cellulare, apoptosi o morte cellulare. Per questo motivo la ricerca farmaceutica in campo antitumorale è mirata alla sintesi di inibitori selettivi verso le diverse classi di HDAC per sviluppare farmaci meno tossici e per cercare di comprendere con maggiore chiarezza il ruolo biologico di questi enzimi. Il potenziale antitumorale degli inibitori delle HDAC deriva infatti dalla loro capacità di interferire con diversi processi cellulari, generalmente non più controllati nelle cellule neoplastiche. Nella maggior parte dei casi l’attività antitumorale risiede nella capacità di attivare programmi di differenziamento, di inibire la progressione del ciclo cellulare e di indurre apoptosi. Inoltre sembra essere molto importante anche la capacità di attivare la risposta immunitaria e l’inibizione dell’angiogenesi. Gli inibitori delle HDAC possono essere a loro volta classificati in base alla struttura chimica, alla loro origine (naturale o sintetica), e alla loro capacità di inibire selettivamente le HDAC appartenenti a classi diverse. Non è ancora chiaro se la selettività di queste molecole verso una specifica classe di HDAC sia importante per ottenere un effetto antitumorale, ma sicuramente inibitori selettivi possono essere molto utili per investigare e chiarire il ruolo delle HDAC nei processi cellulari che portano all’insorgenza del tumore. Nel primo capitolo di questa tesi quindi è riportata un’introduzione sull’importanza delle proteine istoniche non solo da un punto di vista strutturale ma anche funzionale per il destino cellulare. Nel secondo capitolo è riportato lo stato dell’arte dell’analisi delle proteine istoniche che comprende sia i metodi tradizionali come il microsequenziamento e l’utilizzo di anticorpi, sia metodi più innovativi (RP-LC, HILIC, HPCE) ideati per poter essere accoppiati ad analisi mediante spettrometria di massa. Questa tecnica consente infatti di ottenere importanti e precise informazioni che possono aiutare sia a identificare gli istoni come proteine che a individuare i siti coinvolti nelle modifiche post-traduzionali. Nel capitolo 3 è riportata la prima parte del lavoro sperimentale di questa tesi volto alla caratterizzazione delle proteine istoniche mediante tecniche cromatografiche accoppiate alla spettrometria di massa. Nella prima fase del lavoro è stato messo a punto un nuovo metodo cromatografico HPLC che ha consentito di ottenere una buona separazione, alla linea di base, delle otto classi istoniche (H1-1, H1-2, H2A-1, H2A-2, H2B, H3-1, H3-2 e H4). La separazione HPLC delle proteine istoniche ha permesso di poter eseguire analisi accurate di spettrometria di massa mediante accoppiamento con un analizzatore a trappola ionica tramite la sorgente electrospray (ESI). E’ stato così possibile identificare e quantificare tutte le isoforme istoniche, che differiscono per il tipo e il numero di modifiche post-traduzionali alle quali sono soggette, previa estrazione da colture cellulari di HT29 (cancro del colon). Un’analisi così dettagliata delle isoforme non può essere ottenuta con i metodi immunologici e permette di eseguire un’indagine molto accurata delle modifiche delle proteine istoniche correlandole ai diversi stadi della progressione del ciclo e alla morte cellulare. Il metodo messo a punto è stato convalidato mediante analisi comparative che prevedono la stessa separazione cromatografica ma accoppiata a uno spettrometro di massa avente sorgente ESI e analizzatore Q-TOF, dotato di maggiore sensibilità e risoluzione. Successivamente, per identificare quali sono gli specifici amminoacidi coinvolti nelle diverse modifiche post-traduzionali, l’istone H4 è stato sottoposto a digestione enzimatica e successiva analisi mediante tecniche MALDI-TOF e LC-ESI-MSMS. Queste analisi hanno permesso di identificare le specifiche lisine acetilate della coda N-terminale e la sequenza temporale di acetilazione delle lisine stesse. Nel quarto capitolo sono invece riportati gli studi di inibizione, mirati a caratterizzare le modifiche a carico delle proteine istoniche indotte da inibitori delle HDAC, dotati di diverso profilo di potenza e selettività. Dapprima Il metodo messo a punto per l’analisi delle proteine istoniche è stato applicato all’analisi di istoni estratti da cellule HT29 trattate con due noti inibitori delle HDAC, valproato e butirrato, somministrati alle cellule a dosi diverse, che corrispondono alle dosi con cui sono stati testati in vivo, per convalidare il metodo per studi di inibizione di composti incogniti. Successivamente, lo studio è proseguito con lo scopo di evidenziare effetti legati alla diversa potenza e selettività degli inibitori. Le cellule sono state trattate con due inibitori più potenti, SAHA e MS275, alla stessa concentrazione. In entrambi i casi il metodo messo a punto ha permesso di evidenziare l’aumento dei livelli di acetilazione indotto dal trattamento con gli inibitori; ha inoltre messo in luce differenti livelli di acetilazione. Ad esempio il SAHA, potente inibitore di tutte le classi di HDAC, ha prodotto un’estesa iperacetilazione di tutte le proteine istoniche, mentre MS275 selettivo per la classe I di HDAC, ha prodotto modifiche molto più blande. E’ stato quindi deciso di applicare questo metodo per studiare la dose e la tempo-dipendenza dell’effetto di quattro diversi inibitori delle HDAC (SAHA, MS275, MC1855 e MC1568) sulle modifiche post-traduzionali di istoni estratti da cellule HT29. Questi inibitori differiscono oltre che per la struttura chimica anche per il profilo di selettività nei confronti delle HDAC appartenenti alle diverse classi. Sono stati condotti quindi studi di dose-dipendenza che hanno consentito di ottenere i valori di IC50 (concentrazione capace di ridurre della metà la quantità relativa dell’istone meno acetilato) caratteristici per ogni inibitore nei confronti di tutte le classi istoniche. E’ stata inoltre calcolata la percentuale massima di inibizione per ogni inibitore. Infine sono stati eseguiti studi di tempo-dipendenza. I risultati ottenuti da questi studi hanno permesso di correlare i livelli di acetilazione delle varie classi istoniche con la selettività d’azione e la struttura chimica degli inibitori somministrati alle cellule. In particolare, SAHA e MC1855, inibitori delle HDAC di classi I e II a struttura idrossamica, hanno causato l’iperacetilazione di tutte le proteine istoniche, mentre MC1568 (inibitore selettivo per HDAC di classe II) ha prodotto l’iperacetilazione solo di H4. Inoltre la potenza e la selettività degli inibitori nel provocare un aumento dei livelli di acetilazione a livello delle distinte classi istoniche è stata correlata al destino biologico della cellula, tramite studi di vitalità cellulare. E’ stato osservato che il SAHA e MC1855, inibitori potenti e non selettivi, somministrati alla coltura HT29 a dose 50 μM producono morte cellulare, mentre MS275 alla stessa dose produce accumulo citostatico in G1/G0. MC1568, invece, non produce effetti significatici sul ciclo cellulare. Questo studio ha perciò dimostrato che l’analisi tramite HPLC-ESI-MS delle proteine istoniche permette di caratterizzare finemente la potenza e la selettività di nuovi composti inibitori delle HDAC, prevedendone l’effetto sul ciclo cellulare. In maggiore dettaglio è risultato che l’iperacetilazione di H4 non è in grado di provocare modifiche significative sul ciclo cellulare. Questo metodo, insieme alle analisi MALDI-TOF e LC-ESI-MSMS che permettono di individuare l’ordine di acetilazione delle lisine della coda N-terminale, potrà fornire importanti informazioni sugli inibitori delle HDAC e potrà essere applicato per delineare la potenza, la selettività e il meccanismo di azione di nuovi potenziali inibitori di questa classe enzimatica in colture cellulari tumorali.
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In der vorliegenden Arbeit wurden die Blattmerkmale der Juglandaceen auf ihre systematische Verwertbarkeit hin untersucht. Ein Datensatz mit 62 Blattmerkmalen von 48 rezenten Juglandaceen-Arten wurde zusammengetragen. Zusätzlich wurden vier fossile Blattformen erfasst. Die fossilen Blätter stammen aus zwei Fundstätten des deutschen Eozäns. Der Datensatz wurde mit dem Computerprogramm MacClade® auf ein Phylogramm aus Manos und Stone (2001) übertragen (‚character mapping’). Zusätzlich wurde eine Hauptkomponentenanalyse mit dem Computerprogramm PAST® durchgeführt. Die meisten taxonomischen Einheiten der Juglandaceen konnten mithilfe des ‚character mapping’ wiedererkannt werden, die dafür verantwortlichen Blattmerkmale haben somit ihre systematische Signifikanz unter Beweis gestellt. Weiterhin konnte eine Evolutionstendenz des Induments belegt werden. Zwischen den ursprünglichen und den abgeleiteten Juglandaceen-Taxa ist eine zunehmende Differenzierung des Induments zu beobachten. Die fossilen Blattformen bildeten in der Hauptkomponentenanalyse eine eindeutig erkennbare Gruppierung, die von allen rezenten Taxa der Analyse separiert ist. Demnach lassen sie sich nicht durch einen Vergleich mit rezenten Blättern systematisch zuordnen. Die fossilen Blattformen der Juglandaceen bestätigen die hier belegte Evolutions-tendenz des Induments. Sie stehen mit ihren ursprünglichen Indumentstrukturen am Ausgangspunkt der Indumentevolution.
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La mia tesi parla di un attacco crittografico ad RSA, ideato da Wiener, basato sulle frazioni continue. Il primo capitolo riguarda RSA, il secondo spiega la teoria delle frazioni continue e nel terzo spiego l'attacco passo per passo.
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The Working Alliance Inventory-Short Revised (WAI-SR) is a recently refined measure of the therapeutic alliance that assesses three key aspects of the therapeutic alliance: (a) agreement on the tasks of therapy, (b) agreement on the goals of therapy and (c) development of an affective bond. The WAI-SR demonstrated good psychometric properties in an initial validation in psychotherapy outpatients in the USA. The generalizability of these findings is limited because in some countries a substantial portion of individual psychotherapy is delivered in inpatient settings. This study investigated and compared the psychometric properties of the WAI-SR in German outpatients (N = 88) and inpatients (N = 243). In both samples reliability (alpha > 0.80) and convergent validity with the Helping Alliance Questionnaire were good (r > 0.64). Confirmatory factor analysis showed acceptable to good model fit for the proposed Bond-Task-Goal model in both samples. Multi-group analysis demonstrated that the same constructs were measured across settings. Alliance ratings of outpatients and inpatients differed regarding the overlap of alliance components and the magnitude of the alliance ratings: The differentiation of the alliance components was poorer in inpatients and they reported lower alliances. Unique aspects of the alliance in inpatient treatment are discussed and a need for further research on the alliance in inpatient settings is pointed out. Overall, the WAI-SR can be recommended for alliance assessment in both settings.
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This case report documents the prosthetic rehabilitation of a patient showing the typical features of combination syndrome. This case documentation gives a general overview of the suspected development and the prevalence of this "syndrome". A treatment option should be shown by the example of a patient from the starting situation until the prosthetic therapy by means of a complete maxillary denture and an implant-supported mandibular overdenture rigidly retained with a milled bar.
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Cardiogoniometry (CGM), a spatiotemporal electrocardiologic 5-lead method with automated analysis, may be useful in primary healthcare for detecting coronary artery disease (CAD) at rest. Our aim was to systematically develop a stenosis-specific parameter set for global CAD detection. In 793 consecutively admitted patients with presumed non-acute CAD, CGM data were collected prior to elective coronary angiography and analyzed retrospectively. 658 patients fulfilled the inclusion criteria, 405 had CAD verified by coronary angiography; the 253 patients with normal coronary angiograms served as the non-CAD controls. Study patients--matched for age, BMI, and gender--were angiographically assigned to 8 stenosis-specific CAD categories or to the controls. One CGM parameter possessing significance (P < .05) and the best diagnostic accuracy was matched to one CAD category. The area under the ROC curve was .80 (global CAD versus controls). A set containing 8 stenosis-specific CGM parameters described variability of R vectors and R-T angles, spatial position and potential distribution of R/T vectors, and ST/T segment alterations. Our parameter set systematically combines CAD categories into an algorithm that detects CAD globally. Prospective validation in clinical studies is ongoing.