995 resultados para Sociologia empresarial
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Sociology of work in Italy revived at the end of WWII, after thirty years of forced oblivion. This thesis examines the history of discipline by considering three paths that it followed from its revival up to its institutionalization: the influence of the productivity drive, the role of trade unions and the activity of early young researchers. European Productivity Agency's Italian office Comitato Nazionale per la Produttività propagandised studies on management and on the effects of the industrialization on work and society. Academicians, technicians, psychologists who worked for CNP started rethinking sociology of work, but the managerial use of sociology was unacceptable for both trade unions and young researchers. So âfree unionâ CISL created a School in Florence with an eager attention to social sciences as a medium to become a new model union, while Marxist CGIL, despite its ideological aversion to sociology, finally accepted the social sciences lexicon in order to explain the work changes and to resist against the employers' association offensive. On the other hand, political and social engagement led a first generation of sociologists to study social phenomenon in the recently industrialized Italy by using the sociological analysis. Finally, the thesis investigate the cultural transfers from France, whose industrial sociology (sociologie du travail) was considered as a reference in continental Europe. Nearby the wide importance of French sociologie, financially aided by planning institutions in order to employ it in the industrial reconstruction, other minor experiences such as the social surveys accomplished by worker-priests in the suburbs of industrial cities and the heterodox Marxism of the review âSocialisme ou Barbarieâ influenced Italian sociology of work.
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Oggetto di indagine del lavoro è il movimento ambientalista e culturale delle Città in Transizione che rappresentano esperimenti di ri-localizzazione delle risorse volte a preparare le comunità (paesi, città, quartieri) ad affrontare la duplice sfida del cambiamento climatico e del picco del petrolio. A partire dal Regno Unito, la rete delle Transition Towns si è in pochi anni estesa significativamente e conta oggi più di mille iniziative. L’indagine di tale movimento ha richiesto in prima battuta di focalizzare l’attenzione sul campo disciplinare della sociologia dell’ambiente. L’attenzione si è concentrata sul percorso di riconoscimento che ha reso la sociologia dell’ambiente una branca autonoma e sul percorso teorico-concettuale che ha caratterizzato la profonda spaccatura paradigmatica proposta da Catton e Dunlap, che hanno introdotto nel dibattito sociologico il Nuovo Paradigma Ecologico, prendendo le distanze dalla tradizionale visione antropocentrica della sociologia classica. Vengono poi presentate due delle più influenti prospettive teoriche della disciplina, quella del Treadmill of Production e la più attuale teoria della modernizzazione ecologica. La visione che viene adottata nel lavoro di tesi è quella proposta da Spaargaren, fautore della teoria della modernizzazione ecologica, secondo il quale la sociologia dell’ambiente può essere collocata in uno spazio intermedio che sta tra le scienze ambientali e la sociologia generale, evidenziando una vocazione interdisciplinare richiamata anche dal dibattito odierno sulla sostenibilità. Ma le evidenze empiriche progressivamente scaturite dallo studio di questo movimento che si autodefinisce culturale ed ambientalista hanno richiesto una cornice teorica più ampia, quella della modernità riflessiva e della società del rischio, in grado di fornire categorie concettuali spendibili nella descrizione dei problemi ambientali e nell’indagine del mutamento socio-culturale e dei suoi attori. I riferimenti empirici dello studio sono tre specifiche realtà locali in Transizione: York in Transition per il Regno Unito, Monteveglio (Bo) e Scandiano (Re) in Transizione per l’Italia.
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La tesi di dottorato ha come oggetto il pensiero sociologico di Georg Simmel con particolare riferimento alla sua interpretazione nei diversi indirizzi di ricerca della sociologia relazionale contemporanea. In particolare, si propone una rilettura del contributo simmeliano alla luce del paradigma relazionale della sociologia di Pierpaolo Donati. Il lavoro di ricerca è stato condotto secondo una rigorosa ricognizione testuale dell’opus simmeliano e della bibliografia critica internazionale sull'argomento in oggetto. A partire dalla nozione di relazione sociale, si dipana l’analisi della proposta sociologica simmeliana: il termine tedesco Wechselwirkung (azione reciproca) racchiude la complessa semantica con cui assume senso l’intera teoria sociologica simmeliana. Simmel è il primo "sociologo relazionale", come sostenuto da Donati, e in questa ricerca si cerca di mostrare le evidenze della validità di tale asserzione. Nella formulazione simmeliana si trovano importanti indizi teorici che permettono di rielaborare la relazione nei termini di una “forma sociale vitale”. Questo significa che la relazione sociale trova la sua ragion d’essere in quanto fenomeno umano che si determina a partire dalle nozioni di “spirito” (Geist) e “vita”(Leben). Nel primo capitolo si chiarisce la natura di questa relazione sociale in rapporto alle varie proposte sociologiche relazionali in campo internazionale. Nel secondo capitolo si analizza in maniera critica la (ri)formulazione simmeliana della relazione come scambio (nella forma simbolica del denaro) e le interpretazioni relazionali che si sono succedute a partire da questo cambio di rotta. Nel terzo capitolo vengono passate in rassegna le principali figure relazionali (la vita della metropoli, la moda, il conflitto, il povero, lo straniero) con le quali si confronta il sociologo berlinese. Nel quarto capitolo si propone di rileggere fenomeni sociali e culturali come forme relazionali in riferimento alla sfera dell’arte e della teologia (religione).
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Empresas como HEXA S.A. desean introducir SIG como elemento para incrementar el valor agregado de los proyectos de consultoría que realizan. Tal es el caso del trabajo encomendado por ellos al CIFOT titulado Esquema hidromorfológico de la cuenca del río Tunuyán Superior y clasificación de Usos del Suelo del Oasis Centro Oeste; Provincia de Mendoza. Se unifica en un único modelo digital una serie de cartas topográficas (IGM) digitalizan diversos niveles de información (curvas de nivel, hidrografía de la cuenca del río Tunuyán), red de caminos y su jerarquía. A partir de la base de datos lograda, se generan mapas temáticos de cada cuenca, apoyados con imágenes satelitales Landsat TM, que permiten identificar cobertura nivo- glacial y usos del suelo en el Oasis. Con esta información la empresa obtiene un modelo de simulación del Río Tunuyán para predecir el caudal que conduciría el río ante determinadas nevadas, por ejemplo. Se propone además un modelo de SIG para el monitoreo de la zona.
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Contenido: Presentación -- Desarrollo de una nueva técnica de base colorimétrica para una rápida evaluación de la biodegradabilidad de materiales polímeros / M. L. Burdisso ; L. M. Salvatierra ; L. M. Pérez -- Evaluación de los mecanismos de eliminación de Pb2+ en sistemas de fitorremediación en lotes operados con Salvinia biloba raddi (acordeón de agua) / W. Tello Zevallos ; L. M. Salvatierra ; L. M. Pérez -- Estudio a escala laboratorio y planta piloto, de la adsorción de NO y SO2 sobre CR2O3/AL2O3 a altas temperaturas, provenientes de fuentes fijas / Ignacio D. Coria ; Oscar Carattoli, Sabrina Hernández Guiance ; Diana Hamann -- Monitoreo de condiciones de higiene y seguridad del ambiente en entornos industriales usando redes de sensores inalámbricos / Eduardo Rodríguez ; Claudia Deco ; Luciana Burzacca ; Mauro Pettinari ; Santiago Costa ; Cristina Bender -- Análisis de la eficiencia técnica de programas de desarrollo empresarial : avance de investigación II / Luis Piacenza ; Pablo Salvático ; Azul Chamorro -- Estudio de los procesos de transferencia de masa, cantidad de movimiento y energía en el secado de granos de origen agrícola : desarrollo de herramientas de cálculo aplicables al diseño de equipos y control de procesos / Guillermo Boffa ; Francisco Casiello ; Ana María Farias ; Oscar Galaretto ; Fernando Giannico ; Luis Herrera -- Marginalidad urbana y organizaciones de la sociedad civil en el barrio San Francisquito de la ciudad de Rosario, Santa Fe, Argentina / Carlos Fernández ; María Elena Aradas Díaz -- Construyendo la memoria del barrio San Francisquito / Graciela Enria -- Análisis desde la ingeniería ambiental dsobre la problemática de recuperar plásticos desechados los cuales son incorporados a materiales o elementos constructivos en una vivienda económica como respuesta socio-ambiental / A. Espinosa ; J. L. Parodi ; A. D'Alleva ; S. Forestieri ; M. Avendaño ; V. Bitteti -- Cuantificación de la capltura de CO2 por la flora nativa de totora en un humedal costero de Perú / H. Pérez Pinedo ; E. Luccini ; L. Herrera ; M. Parodi ; M. Matar ; L. Barrea ; M. Mechni ; E. Masramón
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En las últimas décadas la trama vitivinícola argentina ha sufrido profundos cambios estructurales como resultado de la incorporación de nuevas tecnologías productivas y organizacionales, la entrada de inversiones directas y el impulso sostenido que diferentes actores empresariales e institucionales han dado al sector. Mendoza, es un territorio emblemático en relación con la actividad vitivinícola, no solo porque casi el 70% de la producción y más del 40% de las exportaciones de vinos del país corresponden a nuestra provincia, sino porque la vitivinicultura dinamiza varias actividades económicas: madera, metalmecánica, petroquímica, entre otras (IDITS, 2005). El sector vitivinícola provincial se ha visto fuertemente determinado a lo largo del tiempo por los distintos modelos económicos prevalecientes en el país. A partir de comienzos de la década de los 90 las políticas neoliberales basadas en el aperturismo, la desregulación y los fuertes incentivos a las importaciones y a la inversión directa, dieron paso a una dinámica de reestructuración y fuerte crecimiento de la actividad. Después del proceso recesivo de 2001 y la posterior devaluación de 2002, se inicia en el 2003 otro modelo económico con un tipo de cambio competitivo favoreciendo las exportaciones, dando incentivos a los distintos sectores de la industria nacional y resguardándola de las crisis financieras internacionales, sin olvidar las políticas de promoción y sostenimiento del empleo y su correlato en un incremento sostenido del trabajo registrado, circunstancias que han servido a la vitivinicultura para afianzar su desarrollo, diversificar sus productos y potenciar la inserción de los mismos en los mercados internacionales.
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El objetivo de esta investigación es exponer aspectos conceptuales de responsabilidad social empresarial, legislación y normativa a nivel provincial y mundial, indicadores y herramientas para la aplicación de conductas socialmente responsables, casos reales de empresas que ejercen dichas conductas, ventajas de su aplicación, entrevistas con profesionales dedicados a la investigación y aplicación de estos temas; y poder brindarle así al contador público las herramientas necesarias para llevar a cabo esta nueva forma de gestionar organizaciones.
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Indudablemente, a lo largo de la historia las corporaciones empresarias han construido sus propios discursos al interior y al exterior de su campo de acción. Ello ha seguido diferentes modalidades, empero con objetivos similares al pretender legitimar su intervención pública y política en la sociedad en que se desarrollan. El artículo pone el foco de atención en la industria de la construcción a través de un análisis micro de los empresarios del sector en una ciudad de la provincia de Bs. As, donde la actividad resultó una de las ruedas maestras de su economía. A lo largo de sus años de vida, desde el Centro de Constructores y Anexos (cámara empresaria local de la industria de la construcción privada) en la ciudad de Mar del Plata se ha ido reproduciendo un determinado relato fundante que se ha convertido ya en “historia sagrada". Ello ha seguido determinados procesos de memoria colectiva, y de los actores, fortaleciendo la identidad institucional y potencializando líneas concretas de acción empresaria.
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A proposta de apresentaçaoaponta para algumas anotaçoes sobre uma sociologia crítica da educaçao a partir do pensamento de Theodor W. Adorno. Desse modo, discutem-se aqui os limites da cultura na sociedade capitalista, sendo o episódio de Auschwitz a grande metáfora da própria cultura absorvida pela lógica de dominaçao. Para Adorno Auschwitz é o símbolo da consciência coisificada, transfigurada também no símbolo da modernidade e da civilizaçao. Auschwitz é a "barbárie sofisticada" ou civilizaçao que expoe sua barbárie, eis o paradoxo. O olhar de Adorno está voltado para a situaçao humana após esta catástrofe que nos direciona a uma crítica à civilizaçao. Sua afinidade com esse episódio, criado sob a mao humana, nasce a partir de uma exigência de ler a contrapelo a própria cultura.Nesse sentido pretende-sediscutir a condiçao da educaçao nos dias atuais, a partir de uma concepçao sociológica crítica, bem como seus desdobramentos. A questao que se coloca é: como compreender uma sociologia crítica da educaçao e as condiçoes de efetivá-la na perspectiva de se evitar Auschwitz no âmbito da sociedade contemporânea?
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Fil: Cafiero, Mariana Belén. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación; Argentina.
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El presente trabajo integra una investigación de mayor alcance que se efectúa en el ámbito de la Facultad de Ciencias Empresariales de la Universidad Abierta Interamericana, denominada 'Gestión del cambio empresarial en el contexto manufacturero pyme de la ciudad de Rosario'. En dicha investigación se intenta con nuevas metodologías de análisis, propender al desarrollo de competencias ejecutivas y gerenciales en dicho sector de la economía, que posibiliten el dinámico proceso de comprensión, interpretación y acción en la gestión, de la realidad de los contextos de inserción y de los sujetos implicados en la misma. Hablar de la gestión del cambio es referirse prácticamente a la historia de la administración de organizaciones, ya que sin duda todas las principales escuelas de pensamiento apuntaron a guiar los comportamientos de los individuos-sujetos organizacionales, con planteos que se desplegaban en un amplio abanico desde aquellos modelos cerrados de causa y efecto, con una consideración de individuos indiferenciados e intercambiables, costo variable en la función de producción tipo, propios de la administración científica del trabajo; a los modernos abordajes comprensivos-interpretativos, que destacan el potencial sinérgico de los sujetos, desplegados en marcos organizacionales aunados por una visión compartida, el compromiso resultante de la socialización organizacional, una cultura innovadora, creativa y flexible, etc. finalmente organizaciones inteligentes, centradas en el aprendizaje con alto grado de adaptación al contexto y riqueza social generada. En todas aquellas interpretaciones significativas que intentaban orientar el accionar humano en las organizaciones, se desprendían concepciones del individuo-sujeto, ideologías, percepciones de una realidad estable o dinámica, etc., análisis construidos con una puesta en situación de los contextos que demarcaban las prácticas concretas que se realizaban en las organizaciones de su época, con una más o menos amplia visión a futuro. Hoy en día las prácticas basculan entre las dos categorías que ya esbozaron las principales teorías de la administración con distinto grado de ponderación, es decir poniendo el punto de vista central en la gestión de recursos (incluido el humano) o en el comportamiento humano en las organizaciones. Estos principios coexisten en las organizaciones actuales, no encontrando por lo general las mismas el punto de equilibrio que se sintetice en una competitividad integral centrada en la eficiencia operativa, pero sustentable desde el punto de vista de las subjetividades de las personas que despliegan sus prácticas, y desarrollan buena parte de su identidad individual y social en dichas empresas. Se piensa que el desafío como profesional de la Psicología del trabajo y las organizaciones es facilitar la toma de conciencia en los actores (titulares, ejecutivos y gerentes de empresas), de la necesidad de encontrar dichas formas específicas de actuación organizacional que pongan en resonancia las percepciones, expectativas, motivación, accionar de los sujetos en las organizaciones con modelos, sistemas, políticas, decisiones, etc en la gestión, que viabilicen el compromiso en la generación de riqueza social, con sustentabilidad, equidad y pleno empleo. Lo que se despliega en el trabajo es la implementación específica de estos principios, desplegadas en prácticas de consultoría de gestión de organizaciones pymes -desarrolladas desde hace más de quince años, con todos los avatares que dicho tipo de experiencias nos plantea como desafío en nuestro país. A partir de las mismas se establecen las categorías de aplicación de un modelo accional que colabore con el accionar de la gestión de los ejecutivos de estas empresas, facilitando el mejoramiento de las condiciones de vida laborales y el desarrollo de un conjunto de sistemas de adaptación al contexto