1000 resultados para Padín, Clemente


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L’idea che il bogomilismo sia “in una qualche maniera” da riconnettere al manicheismo è di per sè molto antica. Fin da quando giunsero le prime voci su questa nuova eresia che si era diffusa in terra bulgara, i bogomili vennero etichettati come manichei. Non necessariamente però chi è più vicino ad un fenomeno, sia nello spazio sia nel tempo, vede meglio i suoi contorni, le sue implicazioni e la sua essenza. Altri campi di studio ci insegnano che la natura umana tende a inquadrare ciò che non è noto all’interno degli schemi del “già conosciuto”: è così che spesso nomi di popoli si fissano al territorio divenendo concetti geografici anche quando i popoli cambiano; non a caso tutta la regione che si estendeva ad est della Germania veniva definita Sarmazia ed i numerosi popoli che si muovevano al seguito ed agli ordini del gran qan venivano chiamati Tartari; analogamente in semantica possiamo assistere al posizionamento di etichette consolidate e particolari su “oggetti” che ne condividono tratti pur essendo sotto molti aspetti del tutto estranei a quella che si potrebbe definire la matrice: il terrorista islamico che si fa esplodere viene chiamato sui giornali kamikaze e non casualmente lo tsunami porta questo nome: l’onda anomala che può sconvolgere coste distanti migliaia di chilometri dall’epicentro di un terremoto sottomarino ricorda la più familiare onda di porto. Se il continuo riconnettere il bogomilismo al manicheismo delle fonti antiche rappresenta un indizio, ma non necessariamente una prova di certa connessione, la situazione si è notevolmente complicata nel corso del XX secolo. Dobbiamo al principe Obolensky l’introduzione del termine neomanicheismo per indicare le eresie di carattere dualistico sviluppatesi dal X secolo in avanti sul territorio europeo con particolare riferimento al bogomilismo. Il termine dal 1948 in avanti è stato ripetutamente utilizzato più o meno a proposito in svariati lavori a volte pubblicati in sedi editoriali d’eccellenza apparsi in Europa occidentale e nell’est europeo. Il problema principale resta definire il valore da attribuire al termine “neomanicheismo”: indica un forte dualismo religioso in generale, ben diffuso e studiato da tempo ad esempio nei lavori del Bianchi dedicati ai popoli siberiani e mongoli, oppure presuppone una reale catena di connessioni che ci conducono fino al manicheismo vero e proprio? A fronte di chi sostiene che il bogomilismo, così come l’eresia catara, può essere spiegato semplicemente come fenomeno interno al cristianesimo sulla base di un’interpretazione contrastante da quella ufficiale dei testi sacri vi è chi ritiene che sia stato un contatto diretto con gli ambienti manichei a generare le caratteristiche proprie del bogomilismo. Da qui nasce la parte più affascinante della ricerca che porta all’individuazione di possibili contatti attraverso gli spostamenti delle popolazioni, alla circolazione delle idee all’interno di quello che fu il commonwealth bizantino ed all’individuazione di quanto sia rimasto di tutto ciò all’interno della dottrina bogomila. Il lavoro è suddiviso in tre capitoli, preceduti dalla bibliografia e seguiti da un indice analitico dei nomi di persona e luogo. Il primo capitolo prende in esame le fonti sul bogomilismo, il tempo ed il luogo in cui si è manifestato e la sua evoluzione. Il secondo analizza la dottrina bogomila, i suoi possibili contatti con le dottrine iraniche ed i possibili canali di trasmissione delle idee. Il terzo capitolo è costituito da una serie di racconti popoloari bulgari di matrice dualistica e da testi antico slavi usati dai bogomili. La maggior parte di questi testi viene presentata per la prima volta qui in traduzione italiana.

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La tesi affronta la questione della riqualificazione dell’ area situata lungo l’argine orientale del fiume Savio a Cesena, a sud del Ponte del Risorgimento e a nord del Ponte Clemente; longitudinalmente il quartiere è individuati dall’asse carrabile di via IV Novembre e ad est tra le vie IX Febbraio e Aurelio Saffi. L'area è attualmente dominata dalla caserma militare “Decio Raggi” (oggi acclusa al C.A.P.S.) e da un parcheggio multipiano di recente costruzione, oltre ad alcune abitazioni private. Il progetto prevede di resettare quasi completamente l'area, fatta salva una palazzina del complesso del C.A.P.S. ed il parcheggio; al posto degli attuali edifici sorgeranno tre poli destinati a funzioni diverse: un polo commerciale, uno culturale ed uno residenziale. Il polo culturale, oggetto specifico della presente tesi, sorge approssimativamente al centro dell'area di progetto e si relaziona sulla sinistra con il mercato, con il quale divide una piazza concepita sul modello di Piazza del Popolo; la costruzione ospita un auditorium con una sala d'ascolto da 476 posti a sedere (più un altro centinaio sistemati nei palchetti laterali), diversi spazi adibiti a sala prove ed aule musicali o teatrali; gli ambienti secondari dell’auditorium sono ricavati in due corpi laterali, affiancati lateralmente al volume principale. Sul lato opposto alla facciata sorge una corte quadrata, che può fungere sia da spazio pubblico che da platea all'aperto: il palcoscenico infatti è concepito in modo da avere un doppio boccascena: uno rivolto verso la sala ed uno (chiuso da una parete scorrevole) verso la corte. Sul solaio dei corpi secondari sono stati progettati due ampi terrazzi, di cui uno che guarda al fiume e che si prolunga con una passerella verso il sentiero tra il ponte Risorgimento e il ponte Clemente. Per l'argine del Savio è stato previsto un sistema di terrazzamenti che contengano e regolino le esondazioni del fiume e siano contemporaneamente spazi verdi calpestabili. L'intera area fluviale verrà riassettata in modo che la vegetazione possa estendersi più profondamente verso le costruzioni ed armonizzarsi con esse meglio di quanto non faccia attualmente.

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The present doctoral dissertation deals with two significant case studies of Italian holiday camps which appear as interesting architectural experiences that reflect both the pedagogic and educational programmes of the fascist regime, and the discussion on the constructive and expressive principles that characterize the Italian architecture during the Thirties. The research explains the colony "XXVIII October for the sons of the Italian workers living abroad", today known as "Le Navi" ("The Ships"), built in Cattolica in 1934 and projected by the Roman architect Clemente Busiri Vici, and the feminine colony "for the sons of the Italian workers living abroad" built in 1934 in Tirrenia and projected by the architects Mario Paniconi and Giulio Pediconi. These holiday camps are the sole buildings commissioned directly by the Department in the Italian Foreign Office with the aim of offering a seaside stay to the sons of the Italians living in the colonies who, probably, could visit Italy only one time in their life. Firstly, the work illustrates the most relevant themes concerning these holiday camps, such as the representative intents that the buildings evoked to the children attending the places. Sun-bathing and group gymnastics were some of the rituals in the communal life, where order and discipline gave a precise internal organization to the spaces. Over the correspondence to practical functions, the figures and the forms of the different spaces of the buildings involve the children in an educational dimension. Subsequently, the function of the Department in the Italian Foreign Office and the planning and constructive ideas of the two colonies will be introduced. These colonies were conceived by a precise social project with educational, welfare and therapeutic aims. The elements, the spaces and the volumes create a fixed and theatrical scene of the life, full of ideological, political and celebratory overtones. Finally, the research shows that the relation between the architectural shape of the buildings and the rituals performed by fascist tutors produces an ideal space, extraneous to the external world that could influence the behavior of the children. The plan is to transmit to the children an image of Italy that will remain engraved in their minds once they have returned to their countries. In these projects there is the intent to transmit the image of "italianity" abroad. The way to do this was to plan for them a scenery which contains all the architectural elements of Italian cities. The holiday camps are proposed a sort of microcosm that appears as an "evocation" of the places and the spaces of Italian cities. The buildings appear as veritable "cities of childhood".

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Questo lavoro traccia un quadro della diffusione e trasmissione delle conoscenze riguardanti l’anatomia e la fisiologia del corpo umano nel mondo iranico in età sasanide (III-VII sec. d.C.). La tesi analizza il ruolo delle scuole di medicina in territorio iranico, come quelle sorte a Nisibi e Gundēšābūr, delle figure dei re sasanidi interessati alla filosofia e alla scienza greca, e dei centri di studio teologico e medico che, ad opera dei cristiani siro-orientali, si fecero promotori della conoscenza medico-scientifica greca in terra d’Iran.

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La tesi "La custodia del paesaggio.Il parco delle arti di Jesolo" rileva nel luogo del progetto una forte connotazione simbolica. La connotazione simbolica è legata alla presenza del Piave, "Fiume Sacro alla Patria". La proposta del Parco delle arti di Jesolo individua quale ragion d'essere di questo luogo e della sua trasformazione quel particolare livello di realtà che possiamo chiamare metafisico attraverso la riappropriazione della sua dimensione simbolica. Dimensione oggi di fatto solo latente. Il modo in cui, attraverso il progetto, viene prefigurata questa riappropriazione e rappresentazione simbolica dei luoghi attinge al mito delle acque originarie per dare forma a quei luoghi e a quelle architetture in cui sono favoriti i riti, gli eventi e i fatti dell'arte e dello spettacolo. Natura e destino sono i termini con cui è possibile rammemorare un'origine e reimmaginare un futuro e nuovi valori a cui ancorare il progetto per il Parco delle arti di Jesolo. A partire dal mutuo intreccio tra natura e destino il progetto riflette sul tema della natura in quanto sorgente nativa e sull'archetipo della circolarità. Facciamo riferimento alla circolarità mitica, attraverso le forme che evocano la presenza e la custodia delle acque primigenie; alla circolarità ritmica, attraverso i luoghi che celebrano e favoriscono l'esperienza e la custodia di un tempo del gioco e dell'arte; alla circolarità spirituale, attraverso le forme che richiamano i temi originari di emersione/immersione come vuoto custodente (forma uterina) e del rito come inizio e acquisizione della coscienza della natura dei luoghi (teatralità dei luoghi e delle architetture).

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L'inno dedicato ai sette Amesha Spəṇta è parte della produzione avestica recenziore, e si compone in gran parte di porzioni testuali riprese da altri testi avestici a loro volta di formazione tardiva. Lo Yašt si divide in tre parti principali: le stanze 0-10; 11-14; e infine la stanza 15 che comprende la formula di chiusura tipica degli inni avestici. La prima sezione (2.0-10) è composta dalla formula di apertura, incompleta rispetto a quelle dei restanti inni, seguita dai primi sette capitoli di entrambi i Sīh-rōzag compresi i Gāh. Le stanze centrali (11-14) si caratterizzano per l'assenza di passi gemelli, un elevato numero di hapax e di arcaismi formali e inoltre, una grande variabilità nella tradizione manoscritta. Si tratta di una formula magica per esorcizzare/allontanare demoni e stregoni, che doveva essere recitata per sette volte. Tale formula probabilmente rappresentava in origine un testo autonomo che veniva recitato assieme ad altri testi avestici. La versione a noi pervenuta comprende la recitazione di parte di entrambi i Sīh-rōzag, ma è molto probabile che tale arrangement sia soltanto una sequenza recitativa che doveva coesistere assieme ad altre. Attualmente la formula magica viene recitata principalmente assieme allo Yasna Haptaŋhāiti, senza le restanti stanze dell'inno nella sua versione geldneriana. Il testo sembra nascere come formula magica la quale venne recitata assieme a diversi testi avestici come per esempio parti dello Sīh-rōzag. In un periodo impossibile da stabilire con certezza la versione viene fissata nella forma a noi pervenuta nella maggior parte dei manoscritti e per la sua affinità formale probabilmente interpretato come inno e perciò incluso nell'innario avestico.

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Progettazione di un sistema di misura contactless per la tensione, da integrare in un nodo sensore di una Wireless Sensor Network per Smart Metering Distribuito

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La tesi curricolare da me affrontata come elaborato conclusivo del corso di Laurea Specialistica a ciclo unico in Architettura, presso la Scuola di Ingegneria e Architettura dell’Università di Bologna, sede di Cesena, ha come oggetto di studio il percorso didattico formativo da me svolto. Nasce dalla volontà di poter definire un quadro quanto più didascalico, riguardo le attitudini teorico/pratiche approfondite e applicate nell’ambito dei Laboratori di Progettazione III e IV, entrambi riguardanti progetti di trasformazione del volto urbano di una città, a scale differenti.

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Mutations in melanocortin receptor 2 (MC2R) and its related melanocortin receptor accessory protein (MRAP) cause familial glucocorticoid deficiency. We identified a novel MC2R mutation, K289fs. This unique mutation in the C terminus of MC2R is located in the intracellular part of the protein for which the exact function is unknown.

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Context Steroidogenic acute regulatory protein (StAR) is crucial for transport of cholesterol to mitochondria where biosynthesis of steroids is initiated. Loss of StAR function causes lipoid congenital adrenal hyperplasia (LCAH). Objective StAR gene mutations causing partial loss of function manifest atypical and may be mistaken as familial glucocorticoid deficiency. Only a few mutations have been reported. Design To report clinical, biochemical, genetic, protein structure and functional data on two novel StAR mutations, and to compare them with published literature. Setting Collaboration between the University Children's Hospital Bern, Switzerland, and the CIBERER, Hospital Vall d'Hebron, Autonomous University, Barcelona, Spain. Patients Two subjects of a non-consanguineous Caucasian family were studied. The 46,XX phenotypic normal female was diagnosed with adrenal insufficiency at the age of 10 months, had normal pubertal development and still has no signs of hypergonodatropic hypogonadism at 32 years of age. Her 46,XY brother was born with normal male external genitalia and was diagnosed with adrenal insufficiency at 14 months. Puberty was normal and no signs of hypergonadotropic hypogonadism are present at 29 years of age. Results StAR gene analysis revealed two novel compound heterozygote mutations T44HfsX3 and G221S. T44HfsX3 is a loss-of-function StAR mutation. G221S retains partial activity (~30%) and is therefore responsible for a milder, non-classic phenotype. G221S is located in the cholesterol binding pocket and seems to alter binding/release of cholesterol. Conclusions StAR mutations located in the cholesterol binding pocket (V187M, R188C, R192C, G221D/S) seem to cause non-classic lipoid CAH. Accuracy of genotype-phenotype prediction by in vitro testing may vary with the assays employed.

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Organic matter amendments are applied to contaminated soil to provide a better habitat for re-vegetation and remediation, and olive mill waste compost (OMWC) has been described as a promising material for this aim. We report here the results of an incubation experiment carried out in flooded conditions to study its influence in As and metal solubility in a trace elements contaminated soil. NPK fertilisation and especially organic amendment application resulted in increased As, Se and Cu concentrations in pore water. Independent of the amendment, dimethylarsenic acid (DMA) was the most abundant As species in solution. The application of OMWC increased pore water dissolved organic-carbon (DOC) concentrations, which may explain the observed mobilisation of As, Cu and Se; phosphate added in NPK could also be in part responsible of the mobilisation caused in As. Therefore, the application of soil amendments in mine soils may be particularly problematic in flooded systems.

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Human diphyllobothriasis is sporadically detected in Spain. Diphyllobothrium latum and Diplogonoporus balaenopterae have been identified. In the study, four cases of presumably imported diphyllobothriasis in Spanish patients were appraised. Molecular diagnosis allowed us to identify 'exotic' fish tapeworms such as Diplogonoporus balaenopterae in one patient and Diphyllobothrium pacificum in the others.

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BACKGROUND Kidney recipients maintaining a prolonged allograft survival in the absence of immunosuppressive drugs and without evidence of rejection are supposed to be exceptional. The ERA-EDTA-DESCARTES working group together with Nantes University launched a European-wide survey to identify new patients, describe them and estimate their frequency for the first time. METHODS Seventeen coordinators distributed a questionnaire in 256 transplant centres and 28 countries in order to report as many 'operationally tolerant' patients (TOL; defined as having a serum creatinine <1.7 mg/dL and proteinuria <1 g/day or g/g creatinine despite at least 1 year without any immunosuppressive drug) and 'almost tolerant' patients (minimally immunosuppressed patients (MIS) receiving low-dose steroids) as possible. We reported their number and the total number of kidney transplants performed at each centre to calculate their frequency. RESULTS One hundred and forty-seven questionnaires were returned and we identified 66 TOL (61 with complete data) and 34 MIS patients. Of the 61 TOL patients, 26 were previously described by the Nantes group and 35 new patients are presented here. Most of them were noncompliant patients. At data collection, 31/35 patients were alive and 22/31 still TOL. For the remaining 9/31, 2 were restarted on immunosuppressive drugs and 7 had rising creatinine of whom 3 resumed dialysis. Considering all patients, 10-year death-censored graft survival post-immunosuppression weaning reached 85% in TOL patients and 100% in MIS patients. With 218 913 kidney recipients surveyed, cumulative incidences of operational tolerance and almost tolerance were estimated at 3 and 1.5 per 10 000 kidney recipients, respectively. CONCLUSIONS In kidney transplantation, operational tolerance and almost tolerance are infrequent findings associated with excellent long-term death-censored graft survival.

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Palaeoclimatic stability is regarded as an important factor in explaining patterns of endemism in the Azorean flora. However, modelling simulations and quantitative reconstructions for the last 6000 years suggest considerable palaeoclimatic variability. Here we explore the link between Holocene palaeoclimate and palaeovegetation on the islands of Flores and Pico. Modern pollen assemblages indicate that most major plant communities can be detected using pollen analysis and that, in some cases, the pre-colonisation vegetation was quite similar to present-day relict vegetation. A 200–500-year pollen record from Alagoinha, a low-elevation mire in western Flores, shows that Juniperus brevifolia-dominated communities were widespread at lower elevations prior to large-scale deforestation. Today these communities are generally restricted to higher elevations. While our results are preliminary, there appears to be a weak link between palaeovegetation (which was primarily influenced by volcanism, soil formation and human impact) and palaeoclimatic changes detected through geochemical proxies. Even if the Azorean palaeoclimate varied substantially, its impact on the pristine vegetation, at least in terms of pollen production, was relatively small.