902 resultados para HISTORIOGRAPHY


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La presente tesi si propone di trattare il soggetto della screendance, giovane disciplina in continua definizione nata combinando cinema e coreografia, da una prospettiva alternativa, coerente con le ultime trasformazioni sociali. La ricerca, suddivisa in quattro parti, inizia da una ricognizione critica sulla terminologia utilizzata per indicare la screendance nel suo sviluppo storico in Europa e in Cina durante il XX secolo. Adoperando una metodologia basata sugli strumenti della storiografia comparativa, vengono utilizzati come chiavi di lettura i due concetti taoisti di xiang o visione e xing o forma, l’uno riferito al contesto culturale, storico e artistico di una data società umana in un dato periodo storico, e l’altro alludente alle forme artistiche specifiche definite da quei principi. Nel focalizzarsi sul confronto tra i differenti sviluppi della screendance nel corso del XX secolo in Europa e in Cina, nella seconda parte, la tesi affronta una comparazione diacronica delle trasformazioni di xiang delle due aree geografiche, insieme a una comparazione sincronica delle xing, rendendo più evidenti analogie e divergenze di numerosi case studies occidentali e cinesi.  Uno sguardo sul panorama europeo, attento alle differenze nella disseminazione della screendance attraverso i festival in Gran Bretagna, Francia, Belgio e Italia, costituisce il focus della terza parte. Con la quarta ed ultima parte, la tesi riserva ampio spazio alla disamina della situazione contemporanea della screendance, seguendone la diffusione negli ultimi quattro decenni attraverso i festival e, più recentemente, i nuovi canali social di creazione e condivisione di contenuti video, e prospettando un futuro in cui la realtà della screendance europea e quella cinese potranno confrontare le proprie identità culturali. Il ricco apparato documentario include un elenco dei festival di screendance europei e cinesi, e una serie di interviste inedite ai maggiori operatori e professionisti del settore, italiani ed europei.

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In the early twentieth century, musicology was established as an academic discipline in the United States. Nonetheless, with the exception of Iberian medieval and Renaissance repertories, U.S. scholars largely overlooked the music of the Spanish- and Portuguese- speaking world. Why should this have been the case, especially in light of Spain’s strong historical presence in the United States? This autobiographical essay examines this question by tracing the career of an individual musicologist, the Hispanist musicologist Carol A. Hess. Evaluated here are disciplinary shifts in U.S. musicology —methodological, philosophical, and ideological— over the past thirty years. These transformations have combined to make this repertory a viable field of study today. Musicologists in the United States can now make their careers by specializing in Iberian and Latin American music, as well as the music of the Hispanic diaspora. They research topics ranging from the avant-garde composer Llorenç Barber to the rapper Nach Scratch or the popular bandleader Xavier Cugat and his U.S. audiences of the 1940s, while others also pursue the time-tested areas of medieval and Renaissance music. Iberian and Latin American music is regularly offered in postsecondary institutions while instructors now have a variety of textbooks and other pedagogical resources from which to choose. All add up to a disciplinary freedom that would have been unthinkable only a few decades ago.