Tumori misti epatocolangiocellulari su cirrosi: Aspetti diagnostici e caratteristiche clinico-demografiche

Nel tumore combinato epatocolangiocellulare (CHC) le componenti epatocitarie e colangiocitarie sono entrambe presenti. Obiettivo: valutare gli aspetti diagnostici radiologici e caratteristiche clinico-demografiche del CHC su cirrosi. Raccolti pazienti con CHC su cirrosi afferenti a due centri del Nord Italia (Bologna, S. Orsola-Malpighi e Milano,IRCCS Ca’ Granda Maggiore Hospital) tra 2003-2013, con diagnosi istologica di CHC. FASE 1:confronto tra ecografia con mdc (CEUS), TC cmdc e RM cmdc nella diagnosi e caratterizzazione dei noduli di CHC. Casistica di 35 pazienti e 37 noduli (due recidive CHC incluse). Mediana delle dimensioni: 25 mm. Non si è identificato un pattern contrastografico patognomonico per CHC. Pattern di enhancement arterioso ad anello periferico, suggestivo per forma colangiocitaria, atipico per HCC, presente nel 26%,50%,29% dei noduli a CEUS,TC,RM. La CEUS avrebbe portato a una errata diagnosi di HCC tipico in un numero maggiore di casi (48%) vs TC(15%,p=0.005), e RM(18%,p=0.080).L’indicazione della malignità del nodulo (presenza di wash-out dopo enhancement arterioso), era fornita con maggiore accuratezza da parte della CEUS(78%), vs TC (24%,p<0.0001) e RM(29%,p=0.002). FASE 2:analisi degli aspetti clinico-laboratoristici e prognostici del CHC e confronto tramite match 1:2 con HCC su cirrosi (36 CHC,72 HCC). Nel CHC correlano positivamente con sopravvivenza le terapie “curative” (trapianto, resezione chirurgica, terapie ablative percutanee a radiofrequenza/ alcolizzazione), stadio precoce alla diagnosi, dimensioni e essere in sorveglianza per diagnosi precoce di HCC. Correlano indipendentemente con sopravvivenza stadio precoce di malattia (unifocale, ≤ 2 cm) e essere in programma di sorveglianza(multivariata). Sopravvivenze del CHC sovrapponibili al gruppo HCC a 1 anno, e lievemente inferiori a 3/5 anni (81%, 39%, 21% vs 83%, 59% e 40%,p=0.78,p=0.080 e p=0.14). Sopravvivenza mediana per CHC (2.36 anni) inferiore vs HCC (4.09 anni) pur senza significatività statistica.

Comunicazione d'impresa in Alto Adige: Indagine sulle strategie di gestione del multilinguismo nelle PMI insediate in un territorio di contatto linguistico

La ricerca sulla comunicazione e gestione multilingue della conoscenza in azienda si è sinora concentrata sulle multinazionali o PMI in fase di globalizzazione. La presente ricerca riguarda invece le PMI in zone storicamente multilingui al fine di studiare se l’abitudine all’uso di lingue diverse sul mercato locale possa rappresentare un vantaggio competitivo. La tesi illustra una ricerca multimetodo condotta nel 2012-2013 in Alto Adige/Südtirol. Il dataset consiste in 443 risposte valide a un questionario online e 23 interviste con manager e imprenditori locali. Le domande miravano a capire come le aziende altoatesine affrontino la sfida del multilinguismo, con particolare attenzione ai seguenti ambiti: comunicazione multilingue, documentazione, traduzione e terminologia. I risultati delineano un quadro generale delle strategie di multilinguismo applicate in Alto Adige, sottolineandone punti di forza e punti deboli. Nonostante la presenza di personale multilingue infatti il potenziale vantaggio competitivo che ne deriva non è sfruttato appieno: le aziende si rivolgono ai mercati in cui si parla la loro stessa lingua (le imprese a conduzione italiana al mercato nazionale, quelle di lingua tedesca ad Austria e Germania). La comunicazione interna è multilingue solo nei casi in sia imprescindibile. Le “traduzioni fai-da-te” offrono l’illusione di gestire lingue diverse, ma il livello qualitativo rimane limitato. I testi sono sovente tradotti da personale interno privo di competenze specifiche. Anche nella cooperazione con i traduttori esterni si evidenza la mancata capacità di ottenere il massimo profitto dagli investimenti. La tesi propone delle raccomandazioni pratiche volte a ottimizzare i processi attuali e massimizzare la resa delle risorse disponibili per superare la sfida della gestione e comunicazione multilingue. Le raccomandazioni non richiedono investimenti economici di rilievo e sono facilmente trasferibili anche ad altre regioni multilingui/di confine, come ad altre PMI che impiegano personale plurilingue. Possono dunque risultare utili per un elevato numero di imprese.

Compliance- und Lebensqualitätsmessung bei Patienten vor einer Nieren- oder Lebertransplantation

Die Arzneimittelcompliance hat eine hohe Vorhersagekraft für den Ausgang einer Organtransplantation. Allerdings wurden soweit keine Studien zur Arzneimittelcompliance mittels eletronischen Compliancemessung bei Dialyse- und Leberzirrhosepatienten durchgeführt. Das primäre Ziel dieser Studie war die Arzneimittelcompliance dieser beiden Patientenkollektive zu evaluieren und als sekundäres Ziel wurden die Einflussfaktoren von Non-Compliance untersucht. rnLeberzirrhosepatinten, die Propranolol und Dialysepatienten, die Phosphatbinder, jeweils 3 x tgl. einnahmen, konnten in der Studie teilnehmen. Die Arzneimittelcompliance wurde mittels MEMSTM über einen Zeitraum von jeweils 6 Monaten bestimmt. Des Weiteren wurde nach Einflussfaktoren wie die demopraphischen Daten, Depression, Lebensqualität und der Gesundheitszustand, bei den Dialysepatienten zusätzlich die Formulierung der Phosphatbinder und die Anzahl evaluiert. Zwischen den organinsuffizienten Patientenkollektiven war ein signifikanter Unterschied in der Dosing Compliancerate auszumachen (p<0,023). Die mittlere DC Rate war bei 61%±6% für Leberzirrhosepatienten im Vergleich zu 43%±5% in Dialysepatienten. Nur 10 Leberzirrhosepatienten (30%) and 6 Dialysepatienten (17%) konnten als compliant eingestuft werden. Je höher die Phosphatbinderdosen waren, umso niedrigere Dosing Complianceraten wurden erzielt. Bei 1,5-3 Tabletten pro Tag betrug die Compliancerate 55%±8% (n=16), bei 4-6 Tabletten pro Tag nur noch 37%±7% (n=15) und bei mehr als 7 Tabletten lediglich 21%±10% (n=5) (p<0,036). Bei den Dialysepatienten war jedoch auffällig, dass die Dosing Compliancerate in Abhängigkeit von der Anzahl der dokumentierten Erkrankungen inkl. Grunderkrankung stieg (Dosing Compliancerate 34%±9% für ≤1 Grunderkrankung, 42%±6% für 1-4 Komorbiditäten, 83%±3% für ≥5 Komorbiditäten; p<0,036).Das geringe Patientenwissen über die Arzneimittel und die Erkrankung und die niedrige Compliancerate bedürfen weitere Untersuchungen um die Aspekte zu verbessern. Diese Studie zeigte das eine pharmazeutische Betreuung schon vor einer Transplantation benötigt wird. Aber eine pharmazeutische Betreuung ist sehr kosten- und zeitintensiv. Vielleicht müssen neue Modelle der pharmazeutische Betreuung untersucht werden oder non-compliante Patienten müssen noch besser identifiziert werden für eine selektive pharmazeutische Betreuung.

Sentieri di parole nel bosco della vita: Temi difficili nella letteratura per l'infanzia. Proposta di traduzione in italiano di en un bosque de hoja caduca di Gonzalo Moure

L’elaborato si compone di cinque capitoli. Il primo è dedicato a un excursus della Letteratura per l’infanzia nel corso degli anni, soffermandosi sulla storia, lo sviluppo e la ricezione nel pubblico infantile di alcuni temi tabù quali il dolore, la sofferenza, l’assenza, la morte e la censura a cui spesso sono stati sottoposti. Il capitolo si sofferma, in particolare, sul tema della morte, cercando di tracciarne la presenza nella Letteratura per l’infanzia. Per permettere l’analisi di un così vasto tema, si è scelto di suddividere e analizzare alcune caratteristiche e simboli della morte presenti in racconti, romanzi e album illustrati dedicati al pubblico infantile. Infine, si è scelto di porre l’accento sulla pedagogia della morte, toccando il tema del lutto e della sepoltura. Il primo capitolo acquisisce importanza alla luce dell’analisi del racconto di Gonzalo Moure, nel quale queste tematiche sono molto presenti e vengono utilizzate senza ricorrere a censura. Il secondo capitolo analizza la vita dell’autore e propone i momenti più significativi della sua carriera artistica, professionale e personale, oltre al suo impegno sociale nell’associazione Bubisher a sostegno della causa saharawi. In questo capitolo troviamo, inoltre, un elenco dettagliato delle opere e delle collaborazioni letterarie dell’autore, un accenno al suo stile di scrittura e la trascrizione dell’intervista da me fatta in Spagna a settembre 2015. Nel terzo capitolo si propone l’analisi approfondita del racconto di Moure: l’aspetto paratestuale, le caratteristiche generali del libro, la trama, i personaggi, il tempo e lo spazio del racconto, così come i temi e i valori trattati. Sono inoltre presenti anche le interviste con l’illustratrice e con l’editor. Il quarto capitolo propone la traduzione del racconto En un bosque de hoja caduca, rispettando il layout della versione originale spagnola. Infine, il quinto capitolo vede il commento alla traduzione e le principali categorie di problemi linguistici riscontrati durante il processo traduttivo quali morfosintassi, lessico, toponimi e antroponimi, onomatopee, modi di dire e aspetti grafici.

A musica une e ensina: o projeto DIRE FARE MUSICARE de Raffaele Maltoni

Abstract Il presente elaborato espone una proposta di traduzione in portoghese del libro DIRE FARE MUSICARE dell’autore italiano Raffaele Maltoni. Il libro contiene 15 canzoni che accompagnano varie attività musicali, motorie e ludiche. Charly, il simpatico mostro viola, guida i bambini durante il percorso musicale. All’introduzione sul genere della letteratura infantile e sull’importanza della musica nell’apprendimento, segue un analisi del testo e un commento alla traduzione. Sinopse O presente trabalho apresenta uma proposta de tradução em português do livro DIRE FARE MUSICARE do autor italiano Raffaele Maltoni. O livro contem 15 canções que acompanham atividades musicais, motoras e lúdicas. Charly, o simpático monstro violeta, acompanha as crianças ao longo do percurso musical. À introdução sobre o género da literatura infantil e sobre a importância da música na aprendizagem, segue uma analise do texto e um comentário à tradução.

Is detection of bacterial DNA in ascitic fluid of clinical relevance?

In patients with cirrhosis, bacterial DNA has been found in ascites reflecting bacterial translocation. However, the clinical relevance of this finding is ill-defined especially compared with the standard diagnostics for detection of spontaneous bacterial peritonitis (SBP). Furthermore, other DNA tests have not been sufficiently evaluated.

Aberrant lipid metabolism in hepatocellular carcinoma revealed by plasma metabolomics and lipid profiling

There has been limited analysis of the effects of hepatocellular carcinoma (HCC) on liver metabolism and circulating endogenous metabolites. Here, we report the findings of a plasma metabolomic investigation of HCC patients by ultraperformance liquid chromatography-electrospray ionization-quadrupole time-of-flight mass spectrometry (UPLC-ESI-QTOFMS), random forests machine learning algorithm, and multivariate data analysis. Control subjects included healthy individuals as well as patients with liver cirrhosis or acute myeloid leukemia. We found that HCC was associated with increased plasma levels of glycodeoxycholate, deoxycholate 3-sulfate, and bilirubin. Accurate mass measurement also indicated upregulation of biliverdin and the fetal bile acids 7α-hydroxy-3-oxochol-4-en-24-oic acid and 3-oxochol-4,6-dien-24-oic acid in HCC patients. A quantitative lipid profiling of patient plasma was also conducted by ultraperformance liquid chromatography-electrospray ionization-triple quadrupole mass spectrometry (UPLC-ESI-TQMS). By this method, we found that HCC was also associated with reduced levels of lysophosphocholines and in 4 of 20 patients with increased levels of lysophosphatidic acid [LPA(16:0)], where it correlated with plasma α-fetoprotein levels. Interestingly, when fatty acids were quantitatively profiled by gas chromatography-mass spectrometry (GC-MS), we found that lignoceric acid (24:0) and nervonic acid (24:1) were virtually absent from HCC plasma. Overall, this investigation illustrates the power of the new discovery technologies represented in the UPLC-ESI-QTOFMS platform combined with the targeted, quantitative platforms of UPLC-ESI-TQMS and GC-MS for conducting metabolomic investigations that can engender new insights into cancer pathobiology.

[Liver transplantation - when and for whom it should be performed]

During the past two decades, orthotopic liver transplantation (OLT) emerged to the treatment of choice for patients with end-stage liver disease. In Switzerland, about 100 liver transplantations are performed every year, while the shortage of cadaveric organs considerably outmatches the demand. Common indications for OLT include cirrhosis due to alcoholic liver disease or chronic viral hepatitis related to hepatitis B or C, and hepatocellular carcinoma. With the advent of the new allocation policy in Switzerland in 2007, patients listed for OLT are mainly stratified based on the Model of End-stage Liver Disease (MELD) score. Using a patient's laboratory values for serum bilirubin, serum creatinin, and the international normalized ratio for prothrombin time (INR), the MELD score accurately predicts three-month mortality among patients on the waiting list. Compared to the pre-MELD era, patients with significantly higher MELD scores undergo transplantation which leads in turn to more complications and higher costs yet with a comparable outcome. Timely referral of potential candidates to a transplant center is crucial since thorough evaluation to rule out contraindications such as uncontrolled infection, extrahepatic malignancy or advanced cardiopulmonary disease is essential. Taken together, every patient presenting with acute liver failure, decompensated cirrhosis or suspected hepatocellular carcinoma should be evaluated in a center with liver transplantation capability.

[Non-alcoholic steatohepatitis - from NAFLD to MAFLD]

Non-alcoholic steatohepatitis (NASH) as one entity of non-alcoholic fatty liver disease (NAFLD) is the hepatic manifestation of metabolic syndrome and accompanies the rise in the prevalence of obesity, diabetes mellitus, hypertension and hyperlipidemia in the western world. It is not known why some patients progress in the disease and develop inflammation in the liver, whereas others remain in the stage of simple steatosis, which generally has a benign course. However, NASH can progress to fibrosis and cirrhosis as well as hepatocellular carcinoma. Therefore, it is important to determine the stage of the disease in patients presenting with the metabolic syndrome and abnormal liver function tests, suggesting NAFLD. Liver biopsy is the only tool that allows for reliable detection, grading and staging of liver disease. The main strategies in the treatment of NASH are correction of risk factors (lifestyle modifications, insuline sensitizer) and anti-oxidants (ursodeoxycholic acid, vitamin E) which both have been shown to improve liver histology as well as liver enzymes. Patients wih alcoholic fatty liver disease (AFLD) present the same liver histology and often also metabolic alterations similar to metabolic syndrome. Therefore, MAFLD (metabolic syndrome-associated fatty liver disease) might describe both patient populations more accurately and also describes the pathophysiological characteristics.

A new model of interactive effects of alcohol and high-fat diet on hepatic fibrosis

Alcoholic steatohepatitis (ASH) and nonalcoholic steatohepatitis (NASH) are the most frequent conditions leading to elevated liver enzymes and liver cirrhosis, respectively, in the Western world. However, despite strong epidemiological evidence for combined effects on the progression of liver injury, the mutual interaction of the pathophysiological mechanisms is incompletely understood. The aim of this study was to establish and analyze an experimental murine model, where we combined chronic alcohol administration with a NASH-inducing high-fat (HF) diet.

Genetic variation in the PNPLA3 gene is associated with alcoholic liver injury in caucasians

A recent genome-wide study revealed an association between variation in the PNPLA3 gene and liver fat content. In addition, the PNPLA3 single-nucleotide polymorphism rs738409 (M148I) was reported to be associated with advanced alcoholic liver disease in alcohol-dependent individuals of Mestizo descent. We therefore evaluated the impact of rs738409 on the manifestation of alcoholic liver disease in two independent German cohorts. Genotype and allele frequencies of rs738409 (M148I) were determined in 1,043 alcoholic patients with or without alcoholic liver injury and in 376 at-risk drinkers from a population-based cohort. Relative to alcoholic patients without liver damage (n = 439), rs738409 genotype GG was strongly overrepresented in patients with alcoholic liver cirrhosis (n = 210; OR 2.79; P(genotype) = 1.2 × 10(-5) ; P(allelic) = 1.6 × 10(-6) ) and in alcoholic patients without cirrhosis but with elevated alanine aminotransferase levels (n = 219; OR 2.33; P(genotype) = 0.0085; P(allelic) = 0.0042). The latter, biochemically defined association was confirmed in an independent population-based cohort of at-risk drinkers with a median alcohol intake of 300 g/week (OR 4.75; P(genotype) = 0.040; P(allelic) = 0.022), and for aspartate aminotransferase (AST) levels. Frequencies of allele PNPLA3 rs738409(G) in individuals with steatosis and normal alanine aminotransferase (ALT) and AST levels were lower than in alcoholics without steatosis and normal ALT/AST (P(combined) = 0.03). The population attributable risk of cirrhosis in alcoholic carriers of allele PNPLA3 rs738409(G) was estimated at 26.6%. CONCLUSION: Genotype PNPLA3 rs738409(GG) is associated with alcoholic liver cirrhosis and elevated aminotransferase levels in alcoholic Caucasians.

Outcome of patients with ischemic-like cholangiopathy with secondary sclerosing cholangitis after liver transplantation

Sclerosing cholangitis in critically ill patients (SC-CIP) with sepsis and acute respiratory distress syndrome (ARDS) is a cholestatic liver disease with a rapid progression to liver cirrhosis and hepatic failure. Data on outcome of these patients after liver transplantation (LT) are sparse.

Management of hepatitis C virus (HCV) infection in drug substitution programs

In Switzerland, intravenous drug use (IDU) accounts for 80% of newly acquired hepatitis C virus (HCV) infections. Early HCV treatment has the potential to interrupt the transmission chain and reduce morbidity/mortality due to decompensated liver cirrhosis and hepatocellular carcinoma. Nevertheless, patients in drug substitution programs are often insufficiently screened and treated.

[Treatment of nonalcoholic steatohepatitis]

NASH associates steatosis with parenchymal inflammation and signs of hepatocellular injuy and even apoptosis. This leads in a minority of patients to fibrosis and in the long term to cirrhosis. NASH regularly occurs in a metabolic context characterized by insulin resistance. Several drugs have been tested in randomized controlled studies. Glitazones improve insulin resistance and also NASH, but are associated with side effects particularly unwelcome in NASH patients. Ursodesoxycholic acid, an hydrophilic biliary acid with hepatoprotective properties, does not improve the histological lesions of NASH. Vitamin E is the only compound which showed so far a positive effect without relevant side effects. However, it is too early to recommend its long-term use in this indication. Finally, the best treatment is not with drugs, but relies on behavioural changes: NASH patients should regularly exercise!

[Psychiatric assessment of alcoholic patients on a waiting list for liver transplantation : Which prognostic criteria are empirically proven?]

Liver disorders are the most frequent somatic complications of alcoholism. As 10‑20% of alcoholic patients will develop liver cirrhosis, this is the most frequent reason for premature death in alcoholic patients. Liver transplantation is now an accepted therapy for alcoholic liver cirrhosis but psychiatric assessment is usually required for patients entering a waiting list for transplantation. Prognostic criteria are controversially discussed, especially the so-called 6-month rule. Numerous studies and recent meta-analyses have indicated that duration of alcoholism, family history, age, sex, comorbid substance use and psychiatric disorders, noncompliance and social instability are outcome predictors. The 6-month criterion is not well proven but some studies are indicative. Possible therapeutic interventions for alcoholic patients on a waiting list are discussed.