955 resultados para Leucose bovina enzoótica


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O Mycobacterium bovis incluído no complexo Mycobacterium tuberculosis pode infectar várias espécies de animais domésticos e silvestres. Embora acometa principalmente animais da espécie bovina também pode infectar outros mamíferos e inclusive os seres humanos, nos quais determina um quadro clínico indistinguível do causado pelo M. tuberculosis. Em diversos países desenvolvidos, devido à aplicação de rigorosas medidas de controle e consequente redução da prevalência da tuberculose bovina, bem como de infecções em outras espécies de animais pelo M. bovis houve em decréscimo dos níveis de ocorrência desta patologia e o tema passou a ser considerado de menor importância. No entanto, nos países em desenvolvimento, a infecção por M. bovis ainda representa um importante risco para a saúde pública, pois tem sido observada nos animais domésticos, silvestres e em seres humanos. O presente trabalho analisa a importância da infecção pelo Mycobacterium bovis em termos de saúde pública.

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Le encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST), o malattie da prioni, sono malattie neurodegenerative che colpiscono l'uomo e gli animali. Le più note tra le EST animali sono la scrapie della pecora e della capra, l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), la Sindrome del dimagrimento cronico (CWD) dei cervidi. Negli uomini ricordiamo la malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) nelle sue diverse forme (sporadica, genetica, iatrogenica e variante). La dimostrazione che la variante della CJD (vCJD) sia causata dallo stesso agente eziologico della BSE, ha evidenziato il potenziale zoonotico di queste malattie. Le EST sono caratterizzate da tempi di incubazione estremamente lunghi ed esito invariabilmente fatale. Il momento patogenetico centrale comune a tutte queste malattie è rappresentato dalla modificazione conformazionale di una proteina cellulare denominata PrPC (proteina prionica cellulare) in una isoforma patologica denominata PrPSc, insolubile e caratterizzata da una parziale resistenza alle proteasi, che tende a depositarsi sotto forma di fibrille amiloidee nel SNC dei soggetti colpiti. La suscettibilità degli ovini alla scrapie è largamente influenzata dal genotipo del gene dell’ospite che codifica per la PrP (PRNP), e più precisamente da tre polimorfismi presenti ai codoni 136, 154 e 171. Questi si combinano in cinque principali alleli, ARQ, VRQ, AHQ, ARH e ARR, correlati a differenti gradi di suscettibilità alla malattia. Risultati ottenuti da un precedente studio d’infezione sperimentale di ovini di razza Sarda con scrapie classica (Vaccari G et al 2007), hanno suggeriscono l’ordine di suscettibilità ARQ>AHQ>ARH. L’allele ARR, è risultato invece associato ai più alti livelli di protezione dalla malattia. Dallo stesso studio di trasmissione sperimentale e da uno studio epidemiologico di tipo caso-controllo, è inoltre emerso che nella razza Sarda, ovini con l’allele ARQ, con sostituzione amminoacidica al codone 137 Metionina (M)/Treonina (T) (AT137RQ) o al 176 Asparagina (N)/Lisina (K) (ARQK176) in eterozigosi sono protetti dalla scrapie. Inoltre studi di trasmissione sperimentale della BSE in ovini della stessa razza con tre differenti genotipi (ARQ/ARQ, ARQ/ARR e ARR/ARR), hanno dimostrato come la BSE abbia un targeting genetico molto simile a quello della scrapie, evidenziando il genotipo ARQ/ARQ come il più suscettibile. L’obbiettivo della seguente tesi è stato quello di verificare se fosse possibile riprodurre in vitro la differente suscettibilità genetica degli ovini alle EST evidenziata in vivo, utilizzando il PMCA (Protein Misfolding Cyclic Amplification), la metodica ad oggi più promettente e di cui è stata dimostrata la capacità di riprodurre in vitro diverse proprietà biologiche dei prioni. La tecnica, attraverso cicli ripetuti di sonicazione/incubazione, permette la conversione in vitro della PrPC presente in un omogenato cerebrale (substrato), da parte di una quantità minima di PrPSc (inoculo) che funge da “innesco” della reazione. Si è voluto inoltre utilizzare il PMCA per indagare il livello di protezione in omozigosi di alleli rari per i quali, in vivo, si avevano evidenze di protezione dalla scrapie solo in eterozigosi, e per studiare la suscettibilità degli ovini alla BSE adattata in questa specie. È stata quindi testata in PMCA la capacità diversi substrati ovini recanti differenti genotipi, di amplificare la PrPSc dello stesso isolato di scrapie classica impiegato nel precedente studio in vivo o di un inoculo di BSE bovina. Inoltre sono stati saggiati in vitro due inoculi di BSE costituiti da omogenato cerebrale di due ovini sperimentalmente infettati con BSE (BSE ovina) e recanti due differenti genotipi (ARQ/ARQ e ARR/ARR). Per poter descrivere quantitativamente il grado di correlazione osservato i risultati ottenuti in vitro e i quelli riscontrati dallo studio di sperimentazione con scrapie, espressi rispettivamente come fattori di amplificazione e tempi d’incubazione registrati in vivo, sono stati analizzati con un modello di regressione lineare. Per quanto riguarda la scrapie, i risultati ottenuti hanno evidenziato come i genotipi associati in vivo a suscettibilità (ARQ/ARQ, ARQ/AHQ and AHQ/ARH) siano anche quelli in grado di sostenere in PMCA l’amplificazione della PrPSc, e come quelli associati a resistenza (ARQ/ARR and ARR/ARR) non mostrino invece nessuna capacità di conversione. Dall’analisi di regressione lineare è inoltre emerso come l’efficienza di amplificazione in vitro dei differenti genotipi testati sia inversamente proporzionale ai tempi d’incubazione registrati in vivo. Inoltre nessuna amplificazione è stata riscontrata utilizzando il substrato con genotipo raro ARQK176/ARQK176 suggerendo come anche questo possa essere associato a resistenza, almeno nei confronti dell’isolato di scrapie classica utilizzato. Utilizzando come inoculo in PMCA l’isolato di BSE bovina, è stato possibile riscontrare, nei tre genotipi analizzati (ARQ/ARQ, ARQ/ARR e ARR/ARR) un evidente amplificazione per il solo genotipo ARQ/ARQ, sottolineando anche in questo caso l’esistenza di una correlazione tra suscettibilità riscontrata in vivo e capacità di conversione in PMCA. I tre i substrati analizzati mostrano inoltre una buona efficienza di amplificazione, per altro simile, se si utilizza la PrPSc dell’inoculo di BSE sperimentalemente trasmessa agli ovini. Questi genotipi sembrerebbero dunque ugualmente suscettibili se esposti a BSE adattata alla specie ovina. I risultati di questa tesi indicano dunque una correlazione diretta tra la capacità di conversione della PrPC con il PMCA e la suscettibilità osservata in vivo per i differenti genotipi analizzati. Mostrano inoltre come il PMCA possa essere una valida alternativa agli studi di trasmissione in vivo e un rapido strumento utile non soltanto per testare, ma anche per predire la suscettibilità genetica degli ovini a diversi ceppi di EST, rappresentando un valido aiuto per l’individuazione di ulteriori genotipi resistenti, così da incrementare la variabilità genetica dei piani di selezione attuati per gli ovini per il controllo di queste malattie.

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La sperimentazione aveva il fine di valutare l’attività antimicrobica di oli essenziali di timo e cannella in hamburger di bovino. In primo luogo è stata fatta una caratterizzazione di questi oli mediante analisi GC-MS-SPME, da cui è emerso che le molecole a maggiore attività antimicrobica (rispettivamente timolo/carvacrolo ed aldeide cinnamica) erano presenti a concentrazioni piuttosto basse. Successivamente sono state valutate MIC e MBC nei confronti di microrganismi patogeni di interesse alimentare. Infine, tali oli sono stati incapsulati in chitosano per valutare un eventuale effetto sinergico e favorire un rilascio graduale degli oli. Il processo di incapsulazione ha mostrato una efficienza piuttosto bassa (solo il 25% dell’olio aggiunto veniva effettivamente incapsulato), per cui non è stato possibile utilizzare nanoparticelle “caricate” con quantità di olio tali da inibire significativamente lo sviluppo microbico in hamburger di carne bovina. Infatti, l’effetto sinergico chitosano/olio essenziale è stato in grado di ridurre solo lievemente il carico di enterobatteri durante la conservazione refrigerata, soprattutto nei campioni confezionati in atmosfera modificata. Una prova effettuata utilizzando i due oli in forma libera ad elevata concentrazione (1000 mg/kg), la cannella si è dimostrata molto più efficace del timo, riducendo il carico cellulare di enterobatteri a fine shelf-life, con effetto più evidente nei campioni di hamburger confezionati in atmosfera modificata (riduzione di un ciclo logaritmico). Inoltre, essa è risultata in grado di ridurre lievemente lo sviluppo di lieviti e funghi. Concludendo, gli oli essenziali usati in questa sperimentazione, poiché caratterizzati da una bassa concentrazione di molecole ad elevata attività antimicrobica (timolo/carvacrolo per il timo, aldeide cinnamica per la cannella), non sono stati in grado di prolungare in modo significativo la shelf-life di hamburger di bovino, nemmeno se incapsulati in chitosano.

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Lo scopo di questo elaborato di tesi è stato quello di condurre uno studio preliminare volto ad indagare le principali caratteristiche qualitative delle carni bovine in funzione dell’origine e dell’età degli animali. Nel corso della sperimentazione sono stati analizzati 24 campioni di carne bovina ottenuti da animali di origine francese ed italiana di età compresa fra 15 e 23 mesi, acquistati presso la grande distribuzione o acquisiti direttamente dalle aziende produttrici. Da ciascun campione sono state ricavate delle porzioni di 6 mm di spessore impiegate, a loro volta, per la preparazione di sotto-campioni da sottoporre a determinazione di pH, colore, Expressible Moisture (EM %) e sforzo di taglio. Nell’ambito di ciascun parametro, l’insieme dei dati è stato analizzato mediante analisi statistica di tipo descrittivo. Successivamente, calcolata la matrice delle correlazioni fra i parametri oggetto di studio i dati sono stati elaborati mediante analisi multivariata con il metodo delle componenti principali (Principal Component Analysis, PCA) allo scopo di verificare se fosse possibile discriminare la qualità della carne in funzione dell’origine e dell’età degli animali. Quanto emerso evidenzia come non sia possibile discriminare la qualità dei campioni di carne bovina, sia acquistati al dettaglio presso la grande distribuzione che acquisiti direttamente dalle aziende produttrici, sulla base delle informazioni riportate in etichetta circa l’età e l’origine degli animali. Ciò può trovare spiegazione nella molteplicità di fattori intrinseci (specie, razza o tipo genetico, genere, età e peso degli animali alla macellazione) ed estrinseci (fasi pre- e post-macellazione) in grado di svolgere un ruolo rilevante nel determinare la qualità della carne. Pertanto, future ricerche dovranno essere intraprese per individuare quali parametri possano essere considerati più idonei a valorizzare la qualità tecnologica e sensoriale delle carni bovine.

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Lo scopo di questa tesi è lo sviluppo di una protesi valvolare sensorizzata per la valutazione e il monitoraggio dei parametri funzionali della valvola e di conseguenza la realizzazione un prototipo di PHV (Prosthetic Heart Valve) che integri all’interno delle protesi valvolari in commercio una tecnologia utile alla realizzazione di queste specifiche. Il segnale di impedenza intravalvolare (IVI) è ottenuto grazie ad un sistema di elettrodi utili alla generazione di un campo elettrico locale e alla successiva registrazione della differenza di potenziale. Il lavoro sperimentale è stato suddiviso in due parti: una prima parte deputata alla scelta della posizione ottimale degli elettrodi rispetto ai lembi, al piano e all’anello valvolare, al fine di determinare due prototipi, ed una seconda parte in cui sono stati testati i prototipi in una situazione più fisiologica, cioè in un tratto di aorta bovina, ed è stata simulata una dinamica valvolare alterata. Il maggior segnale di impedenza riscontrato è stato ottenuto ponendo gli elettrodi ortogonalmente al cardine dei lembi valvolari e sovrapponendo elettrodo di eccitazione e ricezione al fine di ottenere un campo elettrico costante e ricezione puntuale della variazione del campo. Infine è stato riscontrato che il segnale di impedenza intravalvolare è in grado di riflettere alterazioni simulate dei lembi.

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Se determinó la rentabilidad del feedlot bajo distintos escenarios productivos y económicos para la situación de precios del ganado vigentes en 2009 y 2010. La información básica provino de encuestas en feedlots, entrevistas con informantes clave y consulta bibliográfica. La tasa interna de retorno y el valor actual neto se estimaron considerando un costo de oportunidad del capital del 12% anual. El capital total varió en función de la adquisición total o producción parcial de alimentos para el ganado. Los ingresos para 3.000 animales año-1 se incrementaron 50% en 2010 respecto de 2009. Durante 2009, sin compensaciones, no existió rentabilidad al adquirir los alimentos. Se obtuvo rentabilidad sin compensaciones con aumentos del 5, 10 y 15% en inversiones y gastos operativos con producciones de 4.466, 6.214 y 9.670 animales año-1, respectivamente, al adquirir el alimento y con 2.110, 2.430 y 2.880 animales año-1 con producción del mismo. Los precios de la hacienda de 2010 con respecto a los de 2009 aumentaron la rentabilidad tanto al adquirir como al producir alimentos sin dependencia del cobro de compensaciones. Con 2.300 y 1.500 animales año-1 para las situaciones de alimento adquirido y producido, respectivamente, se alcanza rentabilidad con los precios del ganado de 2010. Se comprobó la hipótesis que la rentabilidad depende de la escala productiva y su interrelación con los escenarios contemplados.

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A study was carried out to evaluate preferences for two cuts, four countries of origin, two forms of presentation, brand and different prices of beef cattle among supermarket buyers in southern Chile, and to distinguish the existence of different market segments, through a survey of 800 people. Using a fractional factorial design for conjoint analysis, it was determined overall that the origin was more important (44.5%) than price (20.8%), form of presentation (12.2%), cut (12.0%) and brand (10.5%), with preference for Chilean and Argentinean striploin, packaged on trays, with no brand at medium price. Using a cluster analysis, three market segments were distinguished. The largest (52.3%) placed great importance on origin and preferred the highest price. The second (27.5%) also valued origin with the greatest preference for Argentinean beef, and it was the only group that preferred the ribeye as the cut. The third (20.5%) placed the greatest importance on price, and was the only group that preferred Paraguayan meat. The segments differed in the importance of eating meat for their personal well-being. The low importance of packaging and brand indicates poorly developed marketing of this product. In order to properly insert brand beef in the Chilean market, communication strategies must be implemented that identify the product with superior quality and that position the brand in the consumer's mind.

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Se determinó la rentabilidad de la recría bovina en la provincia de Mendoza para distintos escenarios productivos y económicos, postulando la hipótesis que aquélla depende de la escala productiva y su interrelación con los escenarios contemplados. La información de base provino de entrevistas a emprendimientos y a referentes clave, y de publicaciones especializadas. Se estimaron la tasa interna de retorno (TIR) y el valor actual neto (VAN) para el análisis de los distintos escenarios productivos. La cantidad de animales año-1 para alcanzar una TIR mayor al 12% fue siempre menor en la recría con tierra alquilada que con tierra propia. La recría en la provincia de Mendoza sería factible desde el punto de vista técnico y económico. De los escenarios productivos considerados influyeron en grado de importancia decreciente sobre la cantidad de animales necesarios para alcanzar rentabilidad, el rango de peso vivo de ingreso - egreso de los animales; aumento de las inversiones y gastos operativos; precio de compra - venta de los animales y la ganancia diaria de peso vivo. Con los precios de la hacienda a marzo de 2010 la unidad económica en la recría sin usufructo de compensación sería 674 y 772 animales al año en tierra alquilada y propia, respectivamente.

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El presente trabajo trata de realizar un diagnóstico de la situación de los ambientes del norte de Córdoba en general, y de los departamentos Río Seco, Tulumba y Sobremonte en particular, rastreando las causas del deterioro de los ecosistemas involucrados. Se analizan así, las formas de apropiación de la naturaleza y valorización de los recursos naturales que hicieron las sociedades a través del tiempo. El modelo político-económico dominante a escala nacional repercutió fuertemente sobre las actividades productivas mas importantes de la región, basadas en una ganadería extensiva bovina y caprina y en la tala del monte para obtención de leña y carbón. Estas actividades desarrolladas tradicionalmente por unidades domésticas, hoy, en gran parte, han sido reemplazadas por el cultivo de soja. La crisis de las modalidades productivas locales así, como los cambios acaecidos en los procesos de trabajo de los cultivos de soja que limitan notablemente las posibilidades de inserción laboral estacional, agravan las condiciones de subsistencia de las familias de la región. El marco teórico se construye a partir del diálogo entre las perspectivas historicistas y los enfoques renovados en geografía, ya que ofrecen un amplio arco de vertientes que intentan explicar el estado actual de un territorio a partir del largo proceso de intervenciones humanas, a menudo teñido de diversas irracionalidades. El trabajo tiene como objetivo, mostrar la indisoluble e irreductible relación sociedad-naturaleza. En efecto, el empobrecimiento por degradación de una, conlleva al deterioro y al agravamiento de la situación de la otra. En este caso, el deterioro de los bosques y ecosistemas en general, paralelo a la crisis económica local, coloca a las poblaciones de los departamentos Río Seco, Tulumba y Sobremonte del norte de cordobés, en los márgenes del sistema.

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En los últimos 20 años se han producidos en el norte de la provincia de de Córdoba, cambios en la estructura agraria -uso, tenencia y distribución de la tierra-. Los cambios en el uso del suelo como desmonte para la producción ganadera bovina, produjeron variaciones en la distribución de la tierra, provocando la concentración de este recurso. Esto ha acentuado la ya existente marcada polarización de pequeñas y grandes explotaciones. En cuanto a la tenencia, se agrava la situación de algunas familias campesinas sin título de propiedad, generándose conflictos por la permanencia de dichas familias, que hace más de 20 años no constituía una limitante para éstos sistemas productivos. En el contexto descripto, se llevó adelante el trabajo en terreno que tuvo por objetivo apoyar el proceso de organización por medio de la construcción de la historia de la comunidad y su reconstrucción a partir de los integrantes de la misma. Es así que del análisis de la memoria surge la asociación de ésta con la identidad de los sujetos que recuerdan: los campesinos. En el presente trabajo se busca explicar la relación entre la memoria colectiva y la identidad de la comunidad campesina de "La Costa", situada en el noroeste de la provincia de Córdoba, República Argentina.

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El presente trabajo trata de realizar un diagnóstico de la situación de los ambientes del norte de Córdoba en general, y de los departamentos Río Seco, Tulumba y Sobremonte en particular, rastreando las causas del deterioro de los ecosistemas involucrados. Se analizan así, las formas de apropiación de la naturaleza y valorización de los recursos naturales que hicieron las sociedades a través del tiempo. El modelo político-económico dominante a escala nacional repercutió fuertemente sobre las actividades productivas mas importantes de la región, basadas en una ganadería extensiva bovina y caprina y en la tala del monte para obtención de leña y carbón. Estas actividades desarrolladas tradicionalmente por unidades domésticas, hoy, en gran parte, han sido reemplazadas por el cultivo de soja. La crisis de las modalidades productivas locales así, como los cambios acaecidos en los procesos de trabajo de los cultivos de soja que limitan notablemente las posibilidades de inserción laboral estacional, agravan las condiciones de subsistencia de las familias de la región. El marco teórico se construye a partir del diálogo entre las perspectivas historicistas y los enfoques renovados en geografía, ya que ofrecen un amplio arco de vertientes que intentan explicar el estado actual de un territorio a partir del largo proceso de intervenciones humanas, a menudo teñido de diversas irracionalidades. El trabajo tiene como objetivo, mostrar la indisoluble e irreductible relación sociedad-naturaleza. En efecto, el empobrecimiento por degradación de una, conlleva al deterioro y al agravamiento de la situación de la otra. En este caso, el deterioro de los bosques y ecosistemas en general, paralelo a la crisis económica local, coloca a las poblaciones de los departamentos Río Seco, Tulumba y Sobremonte del norte de cordobés, en los márgenes del sistema.

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En los últimos 20 años se han producidos en el norte de la provincia de de Córdoba, cambios en la estructura agraria -uso, tenencia y distribución de la tierra-. Los cambios en el uso del suelo como desmonte para la producción ganadera bovina, produjeron variaciones en la distribución de la tierra, provocando la concentración de este recurso. Esto ha acentuado la ya existente marcada polarización de pequeñas y grandes explotaciones. En cuanto a la tenencia, se agrava la situación de algunas familias campesinas sin título de propiedad, generándose conflictos por la permanencia de dichas familias, que hace más de 20 años no constituía una limitante para éstos sistemas productivos. En el contexto descripto, se llevó adelante el trabajo en terreno que tuvo por objetivo apoyar el proceso de organización por medio de la construcción de la historia de la comunidad y su reconstrucción a partir de los integrantes de la misma. Es así que del análisis de la memoria surge la asociación de ésta con la identidad de los sujetos que recuerdan: los campesinos. En el presente trabajo se busca explicar la relación entre la memoria colectiva y la identidad de la comunidad campesina de "La Costa", situada en el noroeste de la provincia de Córdoba, República Argentina.

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El presente trabajo trata de realizar un diagnóstico de la situación de los ambientes del norte de Córdoba en general, y de los departamentos Río Seco, Tulumba y Sobremonte en particular, rastreando las causas del deterioro de los ecosistemas involucrados. Se analizan así, las formas de apropiación de la naturaleza y valorización de los recursos naturales que hicieron las sociedades a través del tiempo. El modelo político-económico dominante a escala nacional repercutió fuertemente sobre las actividades productivas mas importantes de la región, basadas en una ganadería extensiva bovina y caprina y en la tala del monte para obtención de leña y carbón. Estas actividades desarrolladas tradicionalmente por unidades domésticas, hoy, en gran parte, han sido reemplazadas por el cultivo de soja. La crisis de las modalidades productivas locales así, como los cambios acaecidos en los procesos de trabajo de los cultivos de soja que limitan notablemente las posibilidades de inserción laboral estacional, agravan las condiciones de subsistencia de las familias de la región. El marco teórico se construye a partir del diálogo entre las perspectivas historicistas y los enfoques renovados en geografía, ya que ofrecen un amplio arco de vertientes que intentan explicar el estado actual de un territorio a partir del largo proceso de intervenciones humanas, a menudo teñido de diversas irracionalidades. El trabajo tiene como objetivo, mostrar la indisoluble e irreductible relación sociedad-naturaleza. En efecto, el empobrecimiento por degradación de una, conlleva al deterioro y al agravamiento de la situación de la otra. En este caso, el deterioro de los bosques y ecosistemas en general, paralelo a la crisis económica local, coloca a las poblaciones de los departamentos Río Seco, Tulumba y Sobremonte del norte de cordobés, en los márgenes del sistema.

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En los últimos 20 años se han producidos en el norte de la provincia de de Córdoba, cambios en la estructura agraria -uso, tenencia y distribución de la tierra-. Los cambios en el uso del suelo como desmonte para la producción ganadera bovina, produjeron variaciones en la distribución de la tierra, provocando la concentración de este recurso. Esto ha acentuado la ya existente marcada polarización de pequeñas y grandes explotaciones. En cuanto a la tenencia, se agrava la situación de algunas familias campesinas sin título de propiedad, generándose conflictos por la permanencia de dichas familias, que hace más de 20 años no constituía una limitante para éstos sistemas productivos. En el contexto descripto, se llevó adelante el trabajo en terreno que tuvo por objetivo apoyar el proceso de organización por medio de la construcción de la historia de la comunidad y su reconstrucción a partir de los integrantes de la misma. Es así que del análisis de la memoria surge la asociación de ésta con la identidad de los sujetos que recuerdan: los campesinos. En el presente trabajo se busca explicar la relación entre la memoria colectiva y la identidad de la comunidad campesina de "La Costa", situada en el noroeste de la provincia de Córdoba, República Argentina.