La riproduzione nei rettili: nuove prospettive e sviluppi futuri

L’allevamento in cattività dei rettili è in costante crescita negli ultimi anni e richiede conoscenze mediche sempre più specialistiche per far fronte ai numerosi problemi legati a questi animali. Il corretto approccio medico prevede una profonda conoscenza delle specie prese in esame dal momento che la maggior parte delle problematiche riproduttive di questi animali sono legate ad una non corretta gestione dei riproduttori. L’apparato riproduttore dei rettili è estremamente vario a seconda delle specie prese in considerazione. Sauri ed ofidi possiedono due organi copulatori denominati emipeni e posizionati alla base della coda caudalmente alla cloaca che vengono estroflessi alternativamente durante l’accoppiamento per veicolare lo spera all’interno della cloaca della femmina. In questi animali il segmento posteriore renale è chiamato segmento sessuale, perché contribuisce alla formazione del fluido seminale. Tale porzione, durante la stagione dell’accoppiamento, diventa più voluminosa e cambia drasticamente colore, tanto che può essere confusa con una manifestazione patologica. I cheloni al contrario possiedono un unico pene che non viene coinvolto nella minzione. In questi animali. I testicoli sono due e sono situati all’interno della cavità celomatica in posizione cranioventrale rispetto ai reni. I testicoli possono variare notevolmente sia come forma che come dimensione a seconda del periodo dell’anno. Il ciclo estrale dei rettili è regolato, come pure nei mammiferi, dagli ormoni steroidei. La variazione di questi ormoni a livello ematico è stata studiato da diversi autori con il risultato di aver dimostrato come la variazione dei dosaggi degli stessi determini l’alternanza delle varie fasi del ciclo riproduttivo. La relazione tra presenza di uova (anche placentari) ed alti livelli di progesterone suggerisce che questo ormone gioca un ruolo importante nelle riproduzione delle specie ovipare per esempio stimolando la vascolarizzazione degli ovidutti durante i tre mesi in cui si ha lo sviluppo delle uova. Il 17-beta estradiolo è stato descritto come un ormone vitellogenico grazie alla sua capacità di promuovere lo sviluppo dei follicoli e la formazione di strati protettivi dell’uovo. L’aumento del livello di estradiolo osservato esclusivamente nelle femmine in fase vitellogenica è direttamente responsabile della mobilizzazione delle riserve materne in questa fase del ciclo. Va sottolineato come il progesterone sia in effetti un antagonista dell’estradiolo, riducendo la vitellogenesi e intensificando gli scambi materno fetali a livello di ovidutto. Le prostaglandine (PG) costituiscono un gruppo di molecole di origine lipidica biologicamente attive, sintetizzate sotto varie forme chimiche. Sono noti numerosi gruppi di prostaglandine ed è risputo che pesci, anfibi, rettili e mammiferi sintetizzano una o più prostaglandine partendo da acidi grassi precursori. Queste sostanze anche nei rettili agiscono sulla mucosa dell’utero aumentandone le contrazioni e sui corpi lutei determinandone la lisi. La maturità sessuale dei rettili, dipende principalmente dalla taglia piuttosto che dall’età effettiva dell’animale. In cattività, l’alimentazione e le cure dell’allevatore, possono giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento della taglia necessaria all’animale per maturare sessualmente. Spesso, un animale d’allevamento raggiunge prima la maturità sessuale rispetto ai suoi simili in natura. La maggior parte dei rettili sono ovipari, ovvero depongono uova con guscio sulla sabbia o in nidi creati appositamente. La condizione di ovoviviparità è riscontrabile in alcuni rettili. Le uova, in questo caso, vengono ritenute all’interno del corpo, fino alla nascita della progenie. Questa può essere considerata una strategia evolutiva di alcuni animali, che in condizioni climatiche favorevoli effettuano l’ovo deposizione, ma se il clima non lo permette, ritengono le uova fino alla nascita della prole. Alcuni serpenti e lucertole sono vivipari, ciò significa che l’embrione si sviluppa all’interno del corpo dell’animale e che è presente una placenta. I piccoli fuoriescono dal corpo dell’animale vivi e reattivi. La partenogenesi è una modalità di riproduzione asessuata, in cui si ha lo sviluppo dell’uovo senza che sia avvenuta la fecondazione. Trenta specie di lucertole e alcuni serpenti possono riprodursi con questo metodo. Cnemidophorus uniparens, C. velox e C. teselatus alternano la partenogenesi a una riproduzione sessuata, a seconda della disponibilità del maschio. La maggior parte dei rettili non mostra alcuna cura materna per le uova o per i piccoli che vengono abbandonati al momento della nascita. Esistono tuttavia eccezioni a questa regola generale infatti alcune specie di pitoni covano le uova fino al momento della schiusa proteggendole dai predatori e garantendo la giusta temperatura e umidità. Comportamenti di guardia al nido sono poi stati documentati in numerosi rettili, sia cheloni che sauri che ofidi. Nella maggior parte delle tartarughe, la riproduzione è legata alla stagione. Condizioni favorevoli, possono essere la stagione primaverile nelle zone temperate o la stagione umida nelle aree tropicali. In cattività, per riprodurre queste condizioni, è necessario fornire, dopo un periodo di ibernazione, un aumento del fotoperiodo e della temperatura. L’ atteggiamento del maschio durante il corteggiamento è di notevole aggressività, sia nei confronti degli altri maschi, con i quali combatte copiosamente, colpendoli con la corazza e cercando di rovesciare sul dorso l’avversario, sia nei confronti della femmina. Infatti prima della copulazione, il maschio insegue la femmina, la sperona, la morde alla testa e alle zampe e infine la immobilizza contro un ostacolo. Il comportamento durante la gravidanza è facilmente riconoscibile. La femmina tende ad essere molto agitata, è aggressiva nei confronti delle altre femmine e inizia a scavare buche due settimane prima della deposizione. La femmina gravida costruisce il nido in diverse ore. Scava, con gli arti anteriori, buche nel terreno e vi depone le uova, ricoprendole di terriccio e foglie con gli arti posteriori. A volte, le tartarughe possono trattenere le uova, arrestando lo sviluppo embrionale della prole per anni quando non trovano le condizioni adatte a nidificare. Lo sperma, inoltre, può essere immagazzinato nell’ovidotto fino a sei anni, quindi la deposizione di uova fertilizzate può verificarsi senza che sia avvenuto l’accoppiamento durante quel ciclo riproduttivo. I comportamenti riproduttivi di tutte le specie di lucertole dipendono principalmente dalla variazione stagionale, correlata al cambiamento di temperatura e del fotoperiodo. Per questo, se si vuole far riprodurre questi animali in cattività, è necessario valutare per ogni specie una temperatura e un’illuminazione adeguata. Durante il periodo riproduttivo, un atteggiamento caratteristico di diverse specie di lucertole è quello di riprodurre particolari danze e movimenti ritmici della testa. In alcune specie, possiamo notare il gesto di estendere e retrarre il gozzo per mettere in evidenza la sua brillante colorazione e richiamare l’attenzione della femmina. L’aggressività dei maschi, durante la stagione dell’accoppiamento, è molto evidente, in alcuni casi però, anche le femmine tendono ad essere aggressive nei confronti delle altre femmine, specialmente durante l’ovo deposizione. La fertilizzazione è interna e durante la copulazione, gli spermatozoi sono depositati nella porzione anteriore della cloaca femminile, si spostano successivamente verso l’alto, dirigendosi nell’ovidotto, in circa 24-48 ore; qui, fertilizzano le uova che sono rilasciate nell’ovidotto dall’ovario. Negli ofidi il corteggiamento è molto importante e i comportamenti durante questa fase possono essere diversi da specie a specie. I feromoni specie specifici giocano un ruolo fondamentale nell’attrazione del partner, in particolar modo in colubridi e crotalidi. La femmina di queste specie emette una traccia odorifera, percepita e seguita dal maschio. Prima dell’accoppiamento, inoltre, il maschio si avvicina alla femmina e con la sua lingua bifida o con il mento, ne percorre tutto il corpo per captare i feromoni. Dopo tale comportamento, avviene la copulazione vera e propria con la apposizione delle cloache; gli emipeni vengono utilizzati alternativamente e volontariamente dal maschio. Durante l’ovulazione, il serpente aumenterà di volume nella sua metà posteriore e contrazioni muscolari favoriranno lo spostamento delle uova negli ovidotti. In generale, se l’animale è oviparo, avverrà una muta precedente alla ovo deposizione, che avviene prevalentemente di notte. Gli spermatozoi dei rettili sono morfologicamente simili a quelli di forme superiori di invertebrati. La fecondazione delle uova, da parte di spermatozoi immagazzinati nel tratto riproduttivo femminile, è solitamente possibile anche dopo mesi o perfino anni dall’accoppiamento. La ritenzione dei gameti maschili vitali è detta amphigonia retardata e si ritiene che questa caratteristica offra molti benefici per la sopravvivenza delle specie essendo un adattamento molto utile alle condizioni ambientali quando c’è una relativa scarsità di maschi conspecifici disponibili. Nell’allevamento dei rettili in cattività un accurato monitoraggio dei riproduttori presenta una duplice importanza. Permette di sopperire ad eventuali errori di management nel caso di mancata fertilizzazione e inoltre permette di capire quale sia il grado di sviluppo del prodotto del concepimento e quindi di stabilire quale sia il giorno previsto per la deposizione. Le moderne tecniche di monitoraggio e l’esperienza acquisita in questi ultimi anni permettono inoltre di valutare in modo preciso lo sviluppo follicolare e quindi di stabilire quale sia il periodo migliore per l’accoppiamento. Il dimorfismo sessuale nei serpenti è raro e anche quando presente è poco evidente. Solitamente nei maschi, la coda risulta essere più larga rispetto a quella della femmina in quanto nel segmento post-cloacale vi sono alloggiati gli emipeni. Il maschio inoltre, è generalmente più piccolo della femmina a parità di età. Molti cheloni sono sessualmente dimorfici sebbene i caratteri sessuali secondari siano poco apprezzabili nei soggetti giovani e diventino più evidenti dopo la pubertà. In alcune specie si deve aspettare per più di 10 anni prima che il dimorfismo sia evidente. Le tartarughe di sesso maschile tendono ad avere un pene di grosse dimensioni che può essere estroflesso in caso di situazioni particolarmente stressanti. I maschi sessualmente maturi di molte specie di tartarughe inoltre tendono ad avere una coda più lunga e più spessa rispetto alle femmine di pari dimensioni e la distanza tra il margine caudale del piastrone e l’apertura cloacale è maggiore rispetto alle femmine. Sebbene la determinazione del sesso sia spesso difficile nei soggetti giovani molti sauri adulti hanno dimorfismo sessuale evidente. Nonostante tutto comunque anche tra i sauri esistono molte specie come per esempio Tiliqua scincoides, Tiliqua intermedia, Gerrhosaurus major e Pogona vitticeps che anche in età adulta non mostrano alcun carattere sessuale secondario evidente rendendone molto difficile il riconoscimento del sesso. Per garantire un riconoscimento del sesso degli animali sono state messe a punto diverse tecniche di sessaggio che variano a seconda della specie presa in esame. L’eversione manuale degli emipeni è la più comune metodica utilizzata per il sessaggio dei giovani ofidi ed in particolare dei colubridi. I limiti di questa tecnica sono legati al fatto che può essere considerata attendibile al 100% solo nel caso di maschi riconosciuti positivi. L’eversione idrostatica degli emipeni esattamente come l’eversione manuale degli emipeni si basa sull’estroflessione di questi organi dalla base della coda, pertanto può essere utilizzata solo negli ofidi e in alcuni sauri. La procedura prevede l’iniezione di fluido sterile (preferibilmente soluzione salina isotonica) nella coda caudalmente all’eventuale posizione degli emipeni. Questa tecnica deve essere eseguita solo in casi eccezionali in quanto non è scevra da rischi. L’utilizzo di sonde cloacali è il principale metodo di sessaggio per gli ofidi adulti e per i sauri di grosse dimensioni. Per questa metodica si utilizzano sonde metalliche dello spessore adeguato al paziente e con punta smussa. Nei soggetti di genere maschile la sonda penetra agevolmente al contrario di quello che accade nelle femmine. Anche gli esami radiografici possono rendersi utili per il sessaggio di alcune specie di Varani (Varanus achanturus, V. komodoensis, V. olivaceus, V. gouldi, V. salvadorii ecc.) in quanto questi animali possiedono zone di mineralizzazione dei tessuti molli (“hemibacula”) che possono essere facilmente individuate nei maschi. Diversi studi riportano come il rapporto tra estradiolo e androgeni nel plasma o nel liquido amniotico sia un possibile metodo per identificare il genere sessuale delle tartarughe. Per effettuare il dosaggio ormonale, è necessario prelevare un campione di sangue di almeno 1 ml ad animale aspetto che rende praticamente impossibile utilizzare questo metodo di sessaggio nelle tartarughe molto piccole e nei neonati. L’ecografia, volta al ritrovamento degli emipeni, sembra essere un metodo molto preciso, per la determinazione del sesso nei serpenti. Uno studio compiuto presso il dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, ha dimostrato come questo metodo abbia una sensibilità, una specificità e un valore predittivo positivo e negativo pari al 100%. La radiografia con mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata possono essere utilizzate nel sessaggio dei sauri, con buoni risultati. Uno studio, compiuto dal dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, dell’Università di Parma, ha voluto mettere a confronto diverse tecniche di sessaggio nei sauri, tra cui l’ecografia, la radiografia con e senza mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata con e senza mezzo di contrasto. I risultati ottenuti, hanno dimostrato come l’ecografia non sia il mezzo più affidabile per il riconoscimento degli emipeni e quindi del sesso dell’animale, mentre la radiografia e la tomografia computerizza con mezzo di contrasto siano tecniche affidabili e accurate in queste specie. Un metodo valido e facilmente realizzabile per il sessaggio dei cheloni anche prepuberi è la cistoscopia. In un recente studio la cistoscopia è stata effettuata su quindici cheloni deceduti e venticinque cheloni vivi, anestetizzati. In generale, questo metodo si è dimostrato non invasivo per le tartarughe, facilmente ripetibile in diversi tipi di tartarughe e di breve durata. Tra le principali patologie riproduttive dei rettili le distocie sono sicuramente quelle che presentano una maggior frequenza. Quando si parla di distocia nei rettili, si intendono tutte quelle situazioni in cui si ha una mancata espulsione e deposizione del prodotto del concepimento entro tempi fisiologici. Questa patologia è complessa e può dipendere da diverse cause. Inoltre può sfociare in malattie sistemiche a volte molto severe. Le distocie possono essere classificate in ostruttive e non ostruttive in base alle cause. Si parla di distocia ostruttiva quando si verificano delle condizioni per cui viene impedito il corretto passaggio delle uova lungo il tratto riproduttivo (Fig.13). Le cause possono dipendere dalla madre o dalle caratteristiche delle uova. Nel caso di distocia non ostruttiva le uova rinvenute sono solitamente di dimensioni normali e la conformazione anatomica della madre è fisiologica. L’eziologia è da ricercare in difetti comportamentali, ambientali e patologici. Non esistono sintomi specifici e patognomonici di distocia. La malattia diviene evidente e conclamata solamente in presenza di complicazioni. Gli approcci terapeutici possibili sono vari a seconda della specie animale e della situazione. Fornire un’area adeguata per la nidiata: se la distocia non è ostruttiva si può cercare di incoraggiare l’animale a deporre autonomamente le uova creando un idoneo luogo di deposizione. Il trattamento medico prevede la stimolazione della deposizione delle uova ritenute mediante l’induzione con ossitocina. L’ossitocina viene somministrata alle dosi di 1/3 UI/kg per via intramuscolare. Uno studio condotto presso l’Università veterinaria di Parma ha comparato le somministrazioni di ossitocina per via intramuscolare e per via intravenosa, confrontando le tempistiche con le quali incominciano le contrazioni e avviene la completa ovodeposizione e dimostrando come per via intravenosa sia possibile somministrare dosi più basse rispetto a quelle riportate solitamente in letteratura ottenendo comunque un ottimo risultato. Nel caso in cui il trattamento farmacologico dovesse fallire o non fosse attuabile, oppure in casi di distocia ostruttiva è possibile ricorrere alla chirurgia. Per stasi follicolare si intende la incapacità di produrre sufficiente quantità di progesterone da corpi lutei perfettamente funzionanti. Come per la distocia, l’eziologia della stasi follicolare è variegata e molto ampia: le cause possono essere sia ambientali che patologiche. La diagnosi clinica viene fatta essenzialmente per esclusione. Come per la distocia, anche in questo caso l’anamnesi e la raccolta del maggior quantitativo di informazioni è fondamentale per indirizzarsi verso il riconoscimento della patologia. Per prolasso si intende la fuoriuscita di un organo attraverso un orifizio del corpo. Nei rettili, diversi organi possono prolassare attraverso la cloaca: la porzione terminale dell’apparato gastroenterico, la vescica urinaria, il pene nel maschio (cheloni) e gli ovidutti nella femmina. In sauri e ofidi gli emipeni possono prolassare dalle rispettive tasche in seguito ad eccesiva attività sessuale97. La corretta identificazione del viscere prolassato è estremamente importante e deve essere effettuata prima di decidere qualsiasi tipologia di trattamento ed intervento. Nei casi acuti e non complicati è possibile la riduzione manuale dell’organo, dopo un accurato lavaggio e attenta pulizia. Se questo non dovesse essere possibile, l’utilizzo di lubrificanti e pomate antibiotiche garantisce all’organo una protezione efficiente. Nel caso in cui non si sia potuto intervenire celermente e l’organo sia andato incontro a infezione e congestione venosa prolungata con conseguente necrosi, l’unica soluzione è l’amputazione

Estudo da influência do relacionamento entre a égua e o potro no comportamento social e no temperamento de potros da raça Mangalarga Marchador

O trabalho teve como objetivo compreender o relacionamento entre a égua e o potro e a influência deste sobre o comportamento social e temperamento do potro, a partir do décimo primeiro dia de vida até após o processo de desmama do potro. Oito díades de éguas e potros da raça Mangalarga Marchador provenientes de um criatório situado na cidade de Amparo/SP foram avaliadas durante três etapas distintas. A primeira foi realizada para caracterizar o comportamento social do grupo de equinos e o relacionamento entre égua e potro durante os três períodos de desenvolvimento do potro (dependência, socialização e independência). Nessa etapa foram registradas: as interações agonísticas das éguas; episódios de mamada dos potros (tentativas e mamadas) e para o par égua e potro foram anotados os comportamentos afiliativos e a relação espacial. Ao final dessa etapa os potros foram classificados em dependentes e independentes e as éguas foram divididas de acordo com sua hierarquia. A segunda etapa constitui-se da avaliação das atividades e relação espacial dos potros durante o processo de desmama, para a caracterização do estresse dos potros. Na terceira etapa a relação social dos potros foi observada na ausência de suas mães, através do registro das interações e da relação espacial dos potros. Durante as três etapas foram aplicados quatro testes de avaliação dos aspectos do temperamento dos animais: teste de reatividade durante o manejo de escovação para a avaliação da reatividade ao manejo; teste de arena para avaliar a emotividade ao isolamento; teste de reatividade perante humano desconhecido e ativo para avaliar a reatividade ao humano; e teste da presença de estímulo sonoro desconhecido para avaliação da emotividade ao estímulo desconhecido. A hierarquia e a experiência da mãe interferiam no cuidado materno de aleitamento (P<0,05), entretanto, não influenciaram o cuidado de proteção (P>0,05). A frequência de permanência dos potros com sua mãe na distância de até 1 metro diminuiu ao longo dos períodos (P<0,05). As éguas não modificaram a frequência dos comportamentos afiliativos com seus potros ao longo dos períodos (P>0,05). As maiores frequências de comportamentos afiliativos dos potros com suas mães foram durante os períodos iniciais do desenvolvimento do potro (dependência e socialização, P<0,05). Potros dependentes apresentaram maior frequência e menor duração das mamadas quando comparado à frequência e duração dos potros independentes (P<0,05). A reatividade ao manejo e a emotividade ao isolamento dos potros foram maiores nos períodos da dependência, da socialização e durante a desmama (P<0,05). A reatividade ao humano e emotividade ao desconhecido apresentaram a tendência de diminuir ao longo dos períodos observados (P<0,05). Os potros dependentes apresentaram maior emotividade ao desconhecido e ao isolamento (P<0,05), além de maior estresse durante a desmama, quando comparado aos potros independentes. Todos os potros normalizaram suas atividades no decorrer do processo da desmama. Na ausência das mães os potros independentes foram os que iniciaram a maioria das interações entre os animais (P<0,05). O relacionamento entre a égua e o potro foi modificado devido às características maternas de hierarquia e experiência, além do nível de independência do potro e do seu temperamento.

Depression in young adolescents: Investigations using 2 and 3 factor versions of the parental bonding instrument

Associations between parenting style and depressive symptomatology in a community sample of young adolescents (N = 2596) were investigated using self-report measures including the Parental Bonding Instrument and the Center for Epidemiologic Studies Depression Scale. Specifically, the 25-item 2-factor and 3-factor models by Parker et al. (1979), Kendler's (1996) 16-item 3-factor model, and Parker's (1983) quadrant model for the Parental Bonding Instrument were compared. Data analysis included analysis of variance and logistic regression. Reanalysis of Parker's original scale indicates that overprotection is composed of separate factors: intrusiveness (at the individual level) and restrictiveness (in the social context). All models reveal significant independent contributions from paternal care, maternal care, and maternal overprotection (2-factor) or intrusiveness (3-factor) to moderate and serious depressive symptomatology, controlling for sex and family living arrangement. Additive rather than multiplicative interactions between care and overprotection were found. Regardless of the level of parental care and affection, clinicians should note that maternal intrusiveness is strongly associated with adverse psychosocial health in young adolescents.

The functions of societies and the evolution of group living: Spider societies as a test case

Many models have been advanced to suggest how different expressions of sociality have evolved and are maintained. However these models ignore the function of groups for the particular species in question. Here we present a new perspective on sociality where the function of the group takes a central role. We argue that sociality may have primarily a reproductive, protective, or foraging function, depending on whether it enhances the reproductive, protective or foraging aspect of the animal's life (sociality may serve a mixture of these functions). Different functions can potentially cause the development of the same social behaviour. By identifying which function influences a particular social behaviour we can determine how that social behaviour will change with changing conditions, and which models are most pertinent. To test our approach we examined spider sociality, which has often been seen as the poor cousin to insect sociality. By using our approach we found that the group characteristics of eusocial insects is largely governed by the reproductive function of their groups, while the group characteristics of social spiders is largely governed by the foraging function of the group. This means that models relevant to insects may not be relevant to spiders. It also explains why eusocial insects have developed a strict caste system while spider societies are more egalitarian. We also used our approach to explain the differences between different types of spider groups. For example, differences in the characteristics of colonial and kleptoparasitic groups can be explained by differences in foraging methods, while differences between colonial and cooperative spiders can be explained by the role of the reproductive function in the formation of cooperative spider groups. Although the interactions within cooperative spider colonies are largely those of a foraging society, demographic traits and colony dynamics are strongly influenced by the reproductive function. We argue that functional explanations help to understand the social structure of spider groups and therefore the evolutionary potential for speciation in social spiders.

Developmental vitamin D (DVD) deficiency in the rat alters adult behaviour independently of HPA function

Developmental vitamin D deficiency (DVD) has been shown to alter the orderly pattern of brain development. Even though the period of vitamin D deficiency is restricted to gestation this is sufficient to induce behavioural abnormalities in the adult offspring consistent with those seen in many animal models of schizophrenia. Given that some of these behavioural alterations could also be an indirect result of either impaired maternal hypothalamic pituitary axis (HPA) function (which in turn could influence maternal care) or the result of a permanent alteration in HPA function in the adult offspring we have examined HPA status in both maternal animals and adult offspring. In this study we have established that HPA function is normal in the maternally vitamin D deficient rat. We replicate the behavioural phenotype of hyperlocomotion whilst establishing that HPA function is also unchanged in the adult mate offspring. We conclude that the behavioural alterations induced by DVD deficiency are due to some adverse event in brain development rather than via an alteration in stress response. (c) 2006 Elsevier Ltd. All rights reserved.

Ações de cuidado nas relações intrageracionais em crianças em acolhimento institucional

According to the Statute of Children and Adolescents (1990) children and adolescents are conceived as subjects of rights, with absolute priority and development peculiar condition. Thus, if these rights were violated or threatened, will be applied protection measures. Within these measures, in that Statute, the foster institutional is proposed, with transitional and exceptional character. When the child goes out from family and community life, and she is upheld in an institution, the child is placed in a new development context, therefore, with new people, new places, and new relationships. According with Socio-Historical Psychology, theoretical support of this study, each context presents specific demands of socialization that influence child development and her subjectivity is constituted through the relations that the subject establishes in each context. These contexts bring challenges and proposals for the child and she needs to respond these. Then, whereas he is in relation to the other, in this moment, the subject is constituted, the interactions established during the foster institutional will be of paramount importance to the child. Among these interactions, we can cite situations involving aspects of moral development, specifically those that can ask (or not) the exercise of the virtues. About the intersection between these actions can then arise care actions beyond those involving the attending of an emerging need. The objective of this study is to investigate the presence of relation everyday permeated by care actions among children in foster institutional. For the scope of the objective three children were participated, with three years old and in foster care measure. The research is qualitative and the procedure for building the corpus was, mainly, the participant observation. Procedures with video and history in books were also used as supplementary procedures. The analysis of the corpus was made through Thematic Content Analysis, the episodes were grouped into analysis categories pre-and post-established. The preestablished were care actions related to body care, care actions related to socio affective aspects, and care actions related to body care and socio affective aspects simultaneously. The two post-established categories were dismemberment of the preceding categories, called care actions developed in child-child interaction, without the intervention of an adult, and care actions developed in child-child interaction, with direct intervention of the educator. The analysis indicated that in the everyday interaction between foster children, they identify the physical and emotional needs of each other foster member, and they are willing to help them in whatever way they can, emphasizing the importance of play and playful moments like mediators about these interactions. The care actions observed are based on children´s concepts and interpretations made from their experiences and largely refer to maternal care. The condition of being away from their family life can be an element that enables these actions. Finally, this study reaffirms the importance of designing the foster institution as a socialization and care space. It follows the importance of valuing and strengthening the positive aspects that arise in the relationships established by the children in this context, including the care actions, the research objective, which are components of the subjectivity of these children

Avaliação do ensino da obstretícia e da assistência ao parto sob a percepção dos graduandos em medicina e enfermagem na Universidade Federal do Rio Grande do Norte

OBJETIVE: To evaluate the perception of Medical and Nursing students of Medicine and Nursing graduation courses at the Federal University of Rio Grande do Norte (UFRN), on obstetrics teaching and labor assistance in the context of the maternal care provided by the Maternity Hospital Januário Cicco (MEJC) and contribute to curricular updating planning of teaching obstetrics, in accordance with the principles of humanization. METHODS: It was conducted a study of cross-cutting approach and qualitative and quantitative descriptive method, with students in medicine and nursing of UFRN, who were attending or had been attended the midwifery disciplines medicine; and women's health in nursing. The data were collected through a questionnaire with objective and subjective questions, and stored in a database, spreadsheet software Excel / Office 2010 with all the variables. RESULTS: We interviewed 169 students, 118 of medical school and 51 from the nursing program, of which 46.75% were male and 53.25% female. The largest number of medical respondents is the 11th period (40.67%), and nursing, on 10, (43.15%). These students witnessed 1,073 births, and (61.8%) vaginal deliveries. The obstetricians were the most performed vaginal deliveries (40%). Nurses performed only (8.13%). The assistance provided to women during the process of labor and delivery, was configured as suitable for 87.58% of respondents and these glimpsed humane conduct. Students who performed deliveries, 76.27% were medical and 11.76% were nursing. All had guidance while doing them. A total of 19.50% medical students reported that there is a prejudice against vaginal delivery, particularly for the humanized birth, unlike all nursing students (100%) who reported that there is this prejudice. Most students (73%) showed preference for vaginal delivery, especially nursing students. On the knowledge of myths in relation to vaginal delivery, 60.35% answered that they know some. CONCLUSION: This study presents itself as a highly relevant, since the results may contribute to curricular changing and updating related to obstetrics teaching, but also serve as a resource for analysis of humanization practices that should be developed in educational institutions and which are recommended by the Ministry of Health.

Prevalência e fatores associados ao Near Miss Materno: inquérito populacional em uma capital do Nordeste Brasileiro

The scope of this study was to determine the prevalence of near misses and complications during pregnancy and the puerperal period, identifying the main clinical and intervention markers and socioeconomic and demographic factors associated with near misses. It involved a cross-sectional, population-based and probabilistic study with multi-stage complex sampling design conducted in Natal, State of Rio Grande do Norte, Brazil. A validated questionnaire was given to 848 women aged 15 to 49 identified in 8,227 households in 60 census sectors. In theanalysis of associations, the Chi-square test applied and calculated the prevalence ratio (PR) with Confidence Interval (CI) of 95% and 5% significance. The prevalence of maternal near misses was 41.1/1000LB, with hospitalization in an Intensive Care Unit (19.1/1000LB) and eclampsia (13.5/1000LB) being the most important markers. The prevalence of complications during pregnancy and the puerperal period was 21.2%. The highest prevalence of near misses was observed in older women, of black/brown race and low socioeconomic status. Conducting population surveys is feasible and may add important information to the study of near misses and the markers highlight the need for enhancing maternal care to reduce health inequality.

Prevalência e fatores associados ao Near Miss Materno: inquérito populacional em uma capital do Nordeste Brasileiro

The scope of this study was to determine the prevalence of near misses and complications during pregnancy and the puerperal period, identifying the main clinical and intervention markers and socioeconomic and demographic factors associated with near misses. It involved a cross-sectional, population-based and probabilistic study with multi-stage complex sampling design conducted in Natal, State of Rio Grande do Norte, Brazil. A validated questionnaire was given to 848 women aged 15 to 49 identified in 8,227 households in 60 census sectors. In theanalysis of associations, the Chi-square test applied and calculated the prevalence ratio (PR) with Confidence Interval (CI) of 95% and 5% significance. The prevalence of maternal near misses was 41.1/1000LB, with hospitalization in an Intensive Care Unit (19.1/1000LB) and eclampsia (13.5/1000LB) being the most important markers. The prevalence of complications during pregnancy and the puerperal period was 21.2%. The highest prevalence of near misses was observed in older women, of black/brown race and low socioeconomic status. Conducting population surveys is feasible and may add important information to the study of near misses and the markers highlight the need for enhancing maternal care to reduce health inequality.

A produção do cuidado no período gravídico-puerperal: experiência de mulheres usuárias de serviços públicos de saúde

Despite numerous government projects aimed at reorganizing and qualifying obstetric and neonatal care in Brazil, it remains problematic, with repercussions for maternal and newborn mortality and humanized care of both the mother and child. The objective of this study was to analyze the care provided to women during the pregnancy-puerperium cycle, based on reports of public health service users regarding their pregnancy and delivery experiences, using comprehensiveness and humanization as reference. The study applied a qualitative approach and the methodological strategy consisted of listening to the women, in order to identify, based on the meanings of their discourse concerning their experiences with health services, continuities and discontinuities of care during the pregnancy-puerperium cycle. Study participants were women who gave birth at a municipal public maternity, residents of Natal, Brazil, who at the time of the interviews, were between 10 and 42 days postpartum. Seven women reported their pregnancy and delivery experiences at public services. As interviews and observation took place, the material produced was also analyzed, in order to achieve simultaneous production and data analysis. Using systematization, a dialogue was established between the women’s discourses and production in the field of Collective Health, with respect to concepts and discussion about obstetric and neonatal care as well as the Comprehensiveness and Humanization of such care. Participant discourses underscored aspects related to prenatal care starting at pregnancy and its repercussions as well as prenatal monitoring by health services; aspects associated with care during labor and delivery, as well as those involved in postpartum in the maternity, both with respect to newborn and maternal careç and lastly, puerperium care after discharge from the maternity. Analysis of results sought to identify lines of continuity and discontinuity in the comprehensiveness and humanization of care. Based on these lines and as final contributions of the study, the following paths were proposed to achieve comprehensive and humanized production of health care for women during the pregnancy-puerperium cycle: Path 1- Reassess care in the maternal and newborn health network, aimed at comprehensiveness in terms of guaranteeing access to the various services and technological resources available to enhance health and life. Path 2- Reorganize work processes in order to attain comprehensive and humanized care for women in the pregnancy-puerperium cycle. Path 3 – Qualify the professional-user relationship in care management during the pregnancy-puerperium cycle. Path 4 – Invest in the qualification of communication processes in the different dimensions of care during the pregnancy-puerperium cycle.

A produção do cuidado no período gravídico-puerperal: experiência de mulheres usuárias de serviços públicos de saúde

Despite numerous government projects aimed at reorganizing and qualifying obstetric and neonatal care in Brazil, it remains problematic, with repercussions for maternal and newborn mortality and humanized care of both the mother and child. The objective of this study was to analyze the care provided to women during the pregnancy-puerperium cycle, based on reports of public health service users regarding their pregnancy and delivery experiences, using comprehensiveness and humanization as reference. The study applied a qualitative approach and the methodological strategy consisted of listening to the women, in order to identify, based on the meanings of their discourse concerning their experiences with health services, continuities and discontinuities of care during the pregnancy-puerperium cycle. Study participants were women who gave birth at a municipal public maternity, residents of Natal, Brazil, who at the time of the interviews, were between 10 and 42 days postpartum. Seven women reported their pregnancy and delivery experiences at public services. As interviews and observation took place, the material produced was also analyzed, in order to achieve simultaneous production and data analysis. Using systematization, a dialogue was established between the women’s discourses and production in the field of Collective Health, with respect to concepts and discussion about obstetric and neonatal care as well as the Comprehensiveness and Humanization of such care. Participant discourses underscored aspects related to prenatal care starting at pregnancy and its repercussions as well as prenatal monitoring by health services; aspects associated with care during labor and delivery, as well as those involved in postpartum in the maternity, both with respect to newborn and maternal careç and lastly, puerperium care after discharge from the maternity. Analysis of results sought to identify lines of continuity and discontinuity in the comprehensiveness and humanization of care. Based on these lines and as final contributions of the study, the following paths were proposed to achieve comprehensive and humanized production of health care for women during the pregnancy-puerperium cycle: Path 1- Reassess care in the maternal and newborn health network, aimed at comprehensiveness in terms of guaranteeing access to the various services and technological resources available to enhance health and life. Path 2- Reorganize work processes in order to attain comprehensive and humanized care for women in the pregnancy-puerperium cycle. Path 3 – Qualify the professional-user relationship in care management during the pregnancy-puerperium cycle. Path 4 – Invest in the qualification of communication processes in the different dimensions of care during the pregnancy-puerperium cycle.

The Role of TET Proteins in the Epigenetic Regulation of Neural Gene Expression and Behavior

Understanding how genes affect behavior is critical to develop precise therapies for human behavioral disorders. The ability to investigate the relationship between genes and behavior has been greatly advanced over the last few decades due to progress in gene-targeting technology. Recently, the Tet gene family was discovered and implicated in epigenetic modification of DNA methylation by converting 5-methylcytosine to 5-hydroxymethylcytosine (5hmC). 5hmC and its catalysts, the TET proteins, are highly abundant in the postnatal brain but with unclear functions. To investigate their neural functions, we generated new lines of Tet1 and Tet3 mutant mice using a gene targeting approach. We designed both mutations to cause a frameshift by deleting the largest coding exon of Tet1 (Tet1Δe4) and the catalytic domain of Tet3 (Tet3Δe7-9). As Tet1 is also highly expressed in embryonic stem cells (ESCs), we generated Tet1 homozygous deleted ESCs through sequential targeting to compare the function of Tet1 in the brain to its role in ESCs. To test our hypothesis that TET proteins epigenetically regulate transcription of key neural genes important for normal brain function, we examined transcriptional and epigenetic differences in the Tet1Δe4 mouse brain. The oxytocin receptor (OXTR), a neural gene implicated in social behaviors, is suggested to be epigenetically regulated by an unknown mechanism. Interestingly, several human studies have found associations between OXTR DNA hypermethylation and a wide spectrum of behavioral traits and neuropsychiatric disorders including autism spectrum disorders. Here we report the first evidence for an epigenetic mechanism of Oxtr transcription as expression of Oxtr is reduced in the brains of Tet1Δe4-/- mice. Likewise, the CpG island overlapping the promoter of Oxtr is hypermethylated during early embryonic development and persists into adulthood. We also discovered altered histone modifications at the hypermethylated regions, indicating the loss of TET1 has broad effects on the chromatin structure at Oxtr. Unexpectedly, we discovered an array of novel mRNA isoforms of Oxtr that are selectively reduced in Tet1Δe4-/- mice. Additionally, Tet1Δe4-/- mice display increased agonistic behaviors and impaired maternal care and short-term memory. Our findings support a novel role for TET1 in regulating Oxtr expression by preventing DNA hypermethylation and implicate TET1 in social behaviors, offering novel insight into Oxtr epigenetic regulation and its role in neuropsychiatric disorders.

Milk: milk of monotremes and marsupials

Lactation has evolved from an ancient reproductive strategy which appears to have been present long before the evolution of extantmammals. The ability to lactate is a feature only found among mammals and involves a facet of maternal care where mothers secretea nutrient-rich milk which is delivered to the young by the mammary gland. Evolutionary studies indicate that lactation was establishedprior to divergence of extant mammalian lineages. It also seems that lactation evolved long before gestation in utero. Secretionsof ancestral mammary glands may have had antimicrobial properties that protected either eggs or hatchlings and organiccomponents that supplemented offspring nutrition. Over the course of evolution, lactation became a highly efficient, effectiveand adaptable means of providing maternal care for neonates. The evolution of a placenta in eutherian mammals resulted inmore extensive intrauterine development of an embryo and the ability to lactate after birth became a critical part of the reproductivestrategy of mammalian species. Following development of highly nutritious milks, evolution produced diversity in milk compositionand function, quantity of milk output, length of lactation, length of intervals between nursing and contributions of lactation tooffspring nutrition.

Mothers of young children with special health care needs : maternal well-being and engagement in work

This thesis reports research focused on the well-being and employment experiences of mothers who have a child with special health care needs. Data are drawn from Growing Up in Australia: The Longitudinal Study of Australian Children (LSAC). This is a public access database. The thesis uses the social ecological theory of Bronfenbrenner (1984) and the work of Zubrick et al. (2000) on human and social capital to inform the conceptual framework developed for the research. Four studies are reported. LSAC has a nationally representative sample of Australian children and their families. The study is tracking the development of 10,000 children, with data collected every two years, from 2004 to 2018. This thesis uses data from the Kindergarten Cohort of LSAC. The 4,983 children in the Kindergarten Cohort were aged 4 years at recruitment into the study in 2004. The analyses in this thesis use child and family data from Wave 1 (2004) and Wave 2 (2006) for a subsample of the children who are identified as having special health needs. This identification is based on a short screening questionnaire included in the Parent 1 Interview at each wave of the data collection. It is the children who are identified as having special health care needs which can be broadly defined as chronic health conditions or developmental difficulties. However, it is the well-being and employment experiences of the mothers of these children that are the primary focus in three of the four studies reported in this thesis.

Preliminary evaluation of a primary care intervention for cry-fuss behaviours in the first 3-4 months of life (‘The Possums Approach’) : effects on cry-fuss behaviours and maternal mood

Problem crying in the first few months of life is both common and complex, arising out of multiple interacting and co-evolving factors. Parents whose babies cry and fuss a lot receive conflicting advice as they seek help from multiple health providers and emergency departments, and may be admitted into tertiary residential services. Conflicting advice is costly, and arises out of discipline-specific interpretations of evidence. An integrated, interdisciplinary primary care intervention (‘The Possums Approach’) for cry-fuss problems in the first months of life was developed from available peer-reviewed evidence. This study reports on preliminary evaluation of delivery of the intervention. A total of 20 mothers who had crying babies under 16 weeks of age (average age 6.15 weeks) completed questionnaires, including the Crying Patterns Questionnaire and the Edinburgh Postnatal Depression Scale, before and 3-4 weeks after their first consultation with trained primary care practitioners. Preliminary evaluation is promising. The Crying Patterns Questionnaire showed a significant decrease in crying and fussing duration, by 1 h in the evening (P = 0.001) and 30 min at night (P = 0.009). The median total amount of crying and fussing in a 24-h period was reduced from 6.12 to 3 h. The Edinburgh Postnatal Depression Scale showed a significant improvement in depressive symptoms, with the median score decreasing from 11 to 6 (P = 0.005). These findings are corroborated by an analysis of results for the subset of 16 participants whose babies were under 12 weeks of age (average age 4.71 weeks). These preliminary results demonstrate significantly decreased infant crying in the evening and during the night and improved maternal mood, validating an innovative interdisciplinary clinical intervention for cry-fuss problems in the first few months of life. This intervention, delivered by trained health professionals, has the potential to mitigate the costly problem of health professionals giving discipline-specific and conflicting advice post-birth.