536 resultados para LCA, PHB, DMC, Cloroformio, Bioplastiche


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In questo lavoro si analizza la soluzione individuata per la gestione dei RSU del Distretto (Caza) di Baalbek. Il progetto “Integrated Waste Management in Baalbek Caza” rientra nell'ambito del programma comunitario ENPI-Med, mirato a diffondere tecnologie ambientali pulite e innovative nelle regioni del Medio Oriente. In un’area rurale a circa 3 km dalla città di Baalbek è previsto l’insediamento di un complesso di tre impianti strettamente interconnessi, attualmente dimensionati per servire esclusivamente l’Unione Comunale del distretto di Baalbek. I tre impianti sono un Impianto per il Trattamento Meccanico Biologico dei RSU indifferenziati, una Discarica Sanitaria e un impianto pilota per la Produzione di Biogas, che insieme prendono il nome di Waste Compound. La valutazione che si svolge in questo documento mantiene un assetto multidisciplinare e multisettoriale, realizzando un’analisi economico-finanziaria sulla gestione, affiancata da una valutazione ambientale del sistema, mediante l’analisi del ciclo di vita (LCA) ed integrata infine con delle considerazioni di natura legislativa, istituzionale, politica, culturale e sociale. Inoltre una quantizzazione dei vantaggi sociali legati alla realizzazione del progetto è stata introdotta nello studio LCA inserendo alcuni indicatori sociali costruiti ad hoc.

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L’agricoltura e la trasformazione dei prodotti agro-alimentari hanno un forte impatto sull’ambiente. Su questo aspetto converge l’attenzione sia delle politiche nazionali ed internazionali sia del singolo consumatore. E’ quindi sempre più necessario valutare questo impatto lungo tutta la filiera dei prodotti agro-alimentari per capire dove e come intervenire per aumentarne le prestazioni ambientali. La presente tesi, svolta in collaborazione con la società di ingegneria ambientale E&NGI srl, si propone quindi di analizzare, attraverso la metodologia di Life Cycle Assessment, gli impatti del ciclo di vita di grano e mais, prodotti, trasportati e trattati dalla cooperativa agricola Capa Cologna, in provincia di Ferrara. I cereali sono stati seguiti dalla produzione fino ai cancelli dell’azienda e i dati relativi a tutti i flussi uscenti ed entranti dal processo produttivo sono stati raccolti in campo o ottenuti dall’applicazione di modelli previsionali o, quando necessario, ricavati da banche dati esistenti. Questi flussi hanno costituito un inventario implementato nel software Gabi 6. Successivamente i flussi sono stati convertiti in impatti potenziali utilizzando due metodi (CML 2001 e USEtox) e selezionando sette categorie d’impatto potenziale: esaurimento delle risorse abiotiche, acidificazione, eutrofizzazione, effetto serra, assottigliamento della fascia di ozono stratosferico, smog fotochimico ed ecotossicità acquatica. Dall’analisi è emerso che per entrambi i cereali la fase del ciclo di vita maggiormente impattante è quella di coltivazione. Ciò è dovuto, soprattutto, alla produzione dei fertilizzanti chimici, dei fitofarmaci e alle loro emissioni in ambiente. Sui metodi per la stima di queste emissioni è stata svolta un’analisi di sensitività. Infine, non essendo ipotizzabile intervenire nella fase agricola, in quanto la cooperativa deve seguire un rigido disciplinare, si sono proposte azioni di miglioramento sull’impianto di Capa Cologna. In particolare, si è proposto uno scenario alternativo in cui l’impianto è alimentato ad energia solare fotovoltaica.

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Il presente studio riporta i risultati emersi dal Life Cycle Assessment (LCA) del Corkwall, un prodotto da costruzione utilizzato in edilizia come coibentante termico ed acustico, riempitivo di crepe ed in grado di conferire resistenza al fuoco e impermeabilità alle facciate degli edifici. Il Corkwall è un'emulsione ottenuta dall’unione di sughero granulato e resine acriliche - prodotto dall’azienda Portoghese Amorim S.A. - commercializzato in tutto il mondo. Si sono presi in considerazione gli impatti derivanti dall’intero ciclo produttivo: dall’acquisizione delle materie prime fino al confezionamento del prodotto finito. I risultati di questo studio dimostrano che la fase di produzione del Corkwall è quella di gran lunga più impattante rispetto a tutte le categorie di impatto analizzate. Ciò è dovuto principalmente alla produzione delle resine acriliche. L’utilizzo di resine naturali migliorerebbe le prestazioni ambientali ma peggiorerebbe la qualità e la funzionalità del prodotto. Per migliorare le prestazioni ambientali del ciclo produttivo sarebbe opportuno sostituire interamente i trasporti in gomma con trasporti su rotaia. Ciò apporterebbe un miglioramento variabile dal 34% sull’eutrofizzazione, al 77% sull’assottigliamento dello strato di ozono stratosferico. Infine è stata effettuata una valutazione comparativa tra il Corkwall e un pannello di sughero (Corkpan) aventi stessa funzione di coibentazione termica. I risultati mostrano che la produzione del Corkpan comporta degli impatti ambientali migliori, che variano dal 48% sulla riduzione dello strato di ozono, al 100% sul riscaldamento globale, ad esclusione della categoria di acidificazione in cui il Corkpan è peggiore del 2%. Il Corkpan risulta essere più vantaggioso anche perché, a differenza del Corkwall, esso è recuperabile e riutilizzabile. Il vantaggio che offre il Corkwall è che può essere impiegato sulle facciate esterne ed aderendo al substrato funge da riempitivo di crepe e fessure apportando anche un miglioramento estetico agli edifici.

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Lo scopo di questo studio è quello di valutare come sono variati gli impatti dell’impianto di compostaggio Romagna Compost a seguito dell’intervento di ampliamento e adeguamento, che ha portato ad un’evoluzione impiantistica notevole: dal processo di compostaggio tradizionale ad un sistema integrato anaerobico-aerobico. Per fare ciò si è scelto di utilizzare la metodologia di valutazione del ciclo di vita Life Cycle Assessment (LCA). Il vantaggio di questa analisi, è quello di riuscire a considerare tutti gli aspetti del ciclo di vita dei diversi sotto-processi considerati, dal compostaggio vero e proprio, all’utilizzo di reagenti, combustibili e materiali ausiliari, dal trasporto e smaltimento dei flussi di rifiuti finali al recupero energetico. A tal proposito si è rivelata utile una ricerca bibliografica per individuare studi LCA applicati al campo d’interesse.Inoltre, è stato effettuato un riesame delle tecnologie utilizzate negli impianti di recupero dei rifiuti organici e del concetto di Best Available Techniques (BAT). Mediante l’analisi di inventario, è stato studiato in maniera approfondita l’impianto e le attività svolte al suo interno. Per quanto riguarda la valutazione degli impatti, eseguita con il metodo Recipe 2014, è stato preso in esame il periodo temporale dal 2007 al 2013, esaminando tutti gli anni di funzionamento. Nello specifico, ci si è posto l’obiettivo di valutare se e quanto l’introduzione del sistema di recupero energetico abbia portato ad un reale miglioramento del processo con una diminuzione complessiva degli impatti. Nella seconda fase dello studio, sono stati estesi i confini del sistema per valutare gli impatti associati al trasporto del rifiuto dal luogo di raccolta all’impianto Romagna Compost e alla diversa gestione dei rifiuti nell’ambito nazionale. La modellazione è stata effettuata con il programma di calcolo SimaPro e il database Ecoinvent, Infine, per convalidare i dati ottenuti è stato effettuata un’analisi di incertezza mediante il metodo Monte Carlo.

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Nel seguente lavoro è stata sviluppata una analisi ambientale ed economica del ciclo di vita del pellet, realizzato con scarti agricoli dalle potature degli uliveti. L’obiettivo di tale lavoro è dimostrare se effettivamente l’utilizzo del pellet apporti vantaggi sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico. In tale progetto si sviluppano quindi un LCA, Life cycle analysis, e un LCC, Life Cycle Cost, secondo gli steps standard suggeriti da tali metodologie. Per effettuare l’analisi del ciclo di vita è stato utilizzato il software Simapro che ha permesso di valutare gli impatti ambientali sulle varie categorie di impatto incluse. In particolare sono stati considerati due metodologie, una midpoint ed una endpoint, ossia l’Ecoindicator 99 e il CML2 baseline 2000. Per le valutazioni finali è stata poi utilizzata la normativa spagnola sugli impatti ambientali, BOE 21/2013 del 9 dicembre, che ci ha permesso di caraterizzare le varie categorie d’impatto facendo emergere quelle più impattate e quelle meno impattate. I risultati finali hanno mostrato che la maggior parte degli impatti sono di tipo compatibile e moderato; pochi, invece, sono gli impatti severi e compatibili, che si riscontrano soprattutto nella categoria d’impatto “Fossil Fuels”. Per quanto riguarda invece l’analisi economica, si è proceduto effettuando una valutazione iniziale fatta su tutto il processo produttivo considerato, poi una valutazione dal punto di vista del produttore attraverso una valutazione dell’investimento ed infine, una valutazione dal punto di vista del cliente finale. Da queste valutazioni è emerso che ciò risulta conveniente dal punto di vista economico non solo per il produttore ma anche per l’utente finale. Per il primo perché dopo i primi due anni di esercizio recupera l’investimento iniziale iniziando ad avere un guadagno; e per il secondo, poiché il prezzo del pellet è inferiore a quello del metano. Quindi, in conclusione, salvo cambiamenti in ambito normativo ed economico, l’utilizzo del pellet realizzato da scarti di potature di uliveti risulta essere una buona soluzione per realizzare energia termica sia dal punto di vista ambientale, essendo il pellet una biomassa il cui ciclo produttivo non impatta severamente sull’ambiente; sia dal punto di vista economico permettendo al produttore introiti nell’arco del breve tempo e favorendo al cliente finale un risparmio di denaro sulla bolletta.

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During a half-day symposium, the topic 'Channels and Transporters' was covered with five lectures, including a presentation on 'Introduction and Basics of Channels and Transporters' by Beat Ernst, lectures on structure, function and physiology of channels and transporters ('The Structural Basis for Ion Conduction and Gating in Pentameric Ligand-Gated Ion Channels' by Raimund Dutzler and 'Uptake and Efflux Transporters for Endogenous Substances and for Drugs' by Dietrich Keppler), and a case study lecture on 'Avosentan' by Werner Neidhart. The program was completed by Matthias Hediger who introduced to the audience the National Center of Competence in Research (NCCR)-TransCure in his lecture entitled 'From Transport Physiology to Identification of Therapeutic Targets'.

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This study evaluated how applicable European Life Cycle Inventory (LCI) data are to assessing the environmental impacts of the life cycle of Brazilian triple superphosphate (TSP). The LCI data used for the comparison were local Brazilian LCI data, European LCI data in its original version from the ecoinvent database and a modified version of the European LCI data, which had been adapted to better account for the Brazilian situation. We compared the three established datasets at the level of the inventory as well as for their environmental impacts, i.e. at the level of Life Cycle Environmental Assessment (LCIA). The analysis showed that the European LCIs (both the original and the modified ones) considered a broader spectrum of background processes and environmental flows (inputs and outputs). Nevertheless, TSP production had in all three cases similar values for the consumption of the main raw materials. The LCIA results obtained for the datasets showed important differences as well. Therefore we concluded that the European data in general lead to much higher environmental impacts than the Brazilian data. The differences between the LCIA results obtained with the Brazilian and the European data can be basically explained by the methodological differences underlying the data. The small differences at the LCI level for selected inputs and outputs between the Brazilian and the European LCIs from ecoinvent indicate that the latter can be regarded as applicable for characterizing the Brazilian TSP.

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Methodological issues of LCA application to building sector: challenges, risks and opportunities

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Concentrating Solar Power (CSP) plants typically incorporate one or various auxiliary boilers operating in parallel to the solar field to facilitate start up operations, provide system stability, avoid freezing of heat transfer fluid (HTF) and increase generation capacity. The environmental performance of these plants is highly influenced by the energy input and the type of auxiliary fuel, which in most cases is natural gas (NG). Replacing the NG with biogas or biomethane (BM) in commercial CSP installations is being considered as a means to produce electricity that is fully renewable and free from fossil inputs. Despite their renewable nature, the use of these biofuels also generates environmental impacts that need to be adequately identified and quantified. This paper investigates the environmental performance of a commercial wet-cooled parabolic trough 50 MWe CSP plant in Spain operating according to two strategies: solar-only, with minimum technically viable energy non-solar contribution; and hybrid operation, where 12 % of the electricity derives from auxiliary fuels (as permitted by Spanish legislation). The analysis was based on standard Life Cycle Assessment (LCA) methodology (ISO 14040-14040). The technical viability and the environmental profile of operating the CSP plant with different auxiliary fuels was evaluated, including: NG; biogas from an adjacent plant; and BM withdrawn from the gas network. The effect of using different substrates (biowaste, sewage sludge, grass and a mix of biowaste with animal manure) for the production of the biofuels was also investigated. The results showed that NG is responsible for most of the environmental damage associated with the operation of the plant in hybrid mode. Replacing NG with biogas resulted in a significant improvement of the environmental performance of the installation, primarily due to reduced impact in the following categories: natural land transformation, depletion of fossil resources, and climate change. However, despite the renewable nature of the biofuels, other environmental categories like human toxicity, eutrophication, acidification and marine ecotoxicity scored higher when using biogas and BM.

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This work addresses the optimization of ammonia–water absorption cycles for cooling and refrigeration applications with economic and environmental concerns. Our approach combines the capabilities of process simulation, multi-objective optimization (MOO), cost analysis and life cycle assessment (LCA). The optimization task is posed in mathematical terms as a multi-objective mixed-integer nonlinear program (moMINLP) that seeks to minimize the total annualized cost and environmental impact of the cycle. This moMINLP is solved by an outer-approximation strategy that iterates between primal nonlinear programming (NLP) subproblems with fixed binaries and a tailored mixed-integer linear programming (MILP) model. The capabilities of our approach are illustrated through its application to an ammonia–water absorption cycle used in cooling and refrigeration applications.

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Blends of poly(lactic acid) (PLA) and poly(3-hydroxybutyrate) (PHB) plasticized with a lactic acid oligomer (OLA) added at three different concentrations (15, 20 and 30 wt% by weight), were prepared by an optimized extrusion process to improve the processability and mechanical properties of these biopolymers for flexible film manufacturing. Morphological, chemical, thermal, mechanical, barrier and migration properties were investigated and formulations with desired performance in eco-friendly films were selected. The efficiency of OLA as plasticizer for PLA_PHB blends was demonstrated by the significant decrease of their glass transition temperatures and a considerable improvement of their ductile properties. The measured improvements in the barrier properties are related to the higher crystallinity of the plasticized PLA_PHB blends, while the overall migration test underlined that all the proposed formulations maintained migration levels below admitted levels. The PLA_PHB blend with 30 wt% OLA was selected as the optimum formulation for food packaging, since it offered the best compromise between ductility and oxygen and water vapor barrier properties with practically no migration.

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While our understanding of lipid microdomains has advanced in recent years, many aspects of their formation and dynamics are still unclear. In particular, the molecular determinants that facilitate the partitioning of integral membrane proteins into lipid raft domains are yet to be clarified. This review focuses on a family of raft-associated integral membrane proteins, termed flotillins, which belongs to a larger class of integral membrane proteins that carry an evolutionarily conserved domain called the prohibitin homology (PHB) domain. A number of studies now suggest that eucaryotic proteins carrying this domain have affinity for lipid raft domains. The PHB domain is carried by a diverse array of proteins including stomatin, podocin, the archetypal PHB protein, prohibitin, lower eucaryotic proteins such as the Dictyostelium discoideum proteins vacuolin A and vacuolin B and the Caenorhabditis elegans proteins unc-1, unc-24 and mec-2. The presence of this domain in some procaryotic proteins suggests that the PHB domain may constitute a primordial lipid recognition motif. Recent work has provided new insights into the trafficking and targeting of flotillin and other PHB domain proteins. While the function of this large family of proteins remains unclear, studies of the C. elegans PHB proteins suggest possible links to a class of volatile anaesthetics raising the possibility that these lipophilic agents could influence lipid raft domains. This review will discuss recent insights into the cell biology of flotillins and the large family of evolutionarily conserved PHB domain proteins.