994 resultados para Lê numbers


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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Pós-graduação em Zootecnia - FMVZ

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Libinia spinosa H. Milne Edwards in Guérin, 1832 and L. ferreirae Brito Capello, 1871, inhabit very similar environments, and their geographic and bathymetric distributions overlap for about 3000 km along the southwestern Atlantic. Both species are commonly caught in the same haul and differentiating between them can often be difficult. Traditionally, morphological differentiation between L. spinosa and L. ferreirae has been based exclusively on the number of spines along the median, longitudinal line of the carapace and the development of a process at the anterolateral angle of the basal segment of the antenna. Because Libinia spinosa and L. ferreirae share similar numbers of median spines (7 and 6, respectively), and the number of median spines of the carapace and the process at the anterolateral angle of the basal antennal segment are variable, they are of little value in separating these species. It is shown herein that unequivocal identification can be easily achieved based on features of the male and female thoracic sternum, pereiopod dactyli, and infraorbital notch. A lectotype is designated for L. spinosa and its authorship and date are corrected. Libinia gibbosa A. Milne-Edwards, 1878, is demonstrated to be a junior synonym of L. ferreirae. The holotype of L. gibbosa is figured for the first time.

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La ricerca si pone come obbiettivo principale quello di individuare gli strumenti in grado di controllare la qualità di una progettazione specifica che risponde alle forti richieste della domanda turistica di un territorio. Parte dalle più semplici teorie che inquadrano una costante condizione dell’uomo, “il VIAGGIARE”. La ricerca si pone come primo interrogativo quello definire una “dimensione” in cui le persone viaggiano, dove il concetto fisico di spazio dedicato alla vita si è spostato come e quanto si sposta la gente. Esiste una sorta di macroluogo (destinazione) che comprende tutti gli spazi dove la gente arriva e da cui spesso riparte. Pensare all'architettura dell’ospitalità significa indagare e comprendere come la casa non è più il solo luogo dove la gente abita. La ricerca affonda le proprie tesi sull’importanza dei “luoghi” appartenenti ad un territorio e come essi debbano riappropriarsi, attraverso un percorso progettuale, della loro più stretta vocazione attrattiva. Così come si sviluppa un’architettura dello stare, si manifesta un’architettura dello spostarsi e tali architetture si confondono e si integrano ad un territorio che per sua natura è esso stesso attrattivo. L’origine terminologica di nomadismo è passaggio necessario per la comprensione di una nuova dimensione architettonica legata a concetti quali mobilità e abitare. Si indaga pertanto all’interno della letteratura “diasporica”, in cui compaiono le prime configurazioni legate alla provvisorietà e alle costruzioni “erranti”. In sintesi, dopo aver posizionato e classificato il fenomeno turistico come nuova forma dell’abitare, senza il quale non si potrebbe svolgere una completa programmazione territoriale in quanto fenomeno oramai imprescindibile, la ricerca procede con l’individuazione di un ambito inteso come strumento di indagine sulle relazioni tra le diverse categorie e “tipologie” turistiche. La Riviera Romagnola è sicuramente molto famosa per la sua ospitalità e per le imponenti infrastrutture turistiche ma a livello industriale non è meno famosa per il porto di Ravenna che costituisce un punto di riferimento logistico per lo scambio di merci e materie prime via mare, oltre che essere, in tutta la sua estensione, caso di eccellenza. La provincia di Ravenna mette insieme tutti i fattori che servono a soddisfare le Total Leisure Experience, cioè esperienze di totale appagamento durante la vacanza. Quello che emerge dalle considerazioni svolte sul territorio ravennate è che il turista moderno non va più in cerca di una vacanza monotematica, in cui stare solo in spiaggia o occuparsi esclusivamente di monumenti e cultura. La richiesta è quella di un piacere procurato da una molteplicità di elementi. Pensiamo ad un distretto turistico dove l’offerta, oltre alla spiaggia o gli itinerari culturali, è anche occasione per fare sport o fitness, per rilassarsi in luoghi sereni, per gustare o acquistare cibi tipici e, allo stesso tempo, godere degli stessi servizi che una persona può avere a disposizione nella propria casa. Il percorso, finalizzato a definire un metodo di progettazione dell’ospitalità, parte dalla acquisizione delle esperienze nazionali ed internazionali avvenute negli ultimi dieci anni. La suddetta fase di ricerca “tipologica” si è conclusa in una valutazione critica che mette in evidenza punti di forza e punti di debolezza delle esperienze prese in esame. La conclusione di questa esplorazione ha prodotto una prima stesura degli “obbiettivi concettuali” legati alla elaborazione di un modello architettonico. Il progetto di ricerca in oggetto converge sul percorso tracciato dai Fiumi Uniti in Ravenna. Tale scelta consente di prendere in considerazione un parametro che mostri fattori di continuità tra costa e città, tra turismo balneare e turismo culturale, considerato quindi come potenziale strumento di connessione tra realtà spesso omologhe o complementari, in vista di una implementazione turistica che il progetto di ricerca ha come primo tra i suoi obiettivi. Il tema dell’architettura dell’ospitalità, che in questo caso si concretizza nell’idea di sperimentare l’ALBERGO DIFFUSO, è quello che permette di evidenziare al meglio la forma specifica della cultura locale, salvandone la vocazione universale. La proposta progettuale si articola in uno studio consequenziale ed organico in grado di promuovere una riflessione originale sul tema del modulo “abitativo” nei luoghi di prossimità delle emergenze territoriali di specifico interesse, attorno alle quali la crescente affluenza di un’utenza fortemente differenziata evidenzia la necessità di nodi singolari che si prestino a soddisfare una molteplicità di usi in contesti di grande pregio.

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Ist $f: X \to S$ eine glatte Familie von Calabi-Yau-Mannigfaltigkeiten der Dimension $m$ über einer quasiprojektiven Kurve, so trägt nach einem Resultat von Zucker die erste $L^2$-Kohomologiegruppe $H^1_{(2)}(S, R^m f_* \mathbb{C}_X)$ eine reine Hodgestruktur vom Gewicht $m+1$. In dieser Arbeit berechnen wir die Hodgezahlen solcher Hodgestrukturen für $m= 1, 2, 3$ und verallgemeinern dabei Formeln aus einem Artikel von del Angel, Müller-Stach, van Straten und Zuo auf den Fall, in dem die lokalen Monodromiematrizen bei Unendlich nicht unipotent, sondern echt quasi-unipotent sind. Wir verwenden dazu den $L^2$-Higgs-Komplex nach Jost, Yang und Zuo. Für Familien von Kurven führt dies auf eine bereits bekannte Formel von Cox und Zucker. Schließlich wenden wir die Ergebnisse im Fall $m=3$ auf 14 Familien von Calabi-Yau-Mannigfaltigkeiten an, die eine Rolle in der Spiegelsymmetrie spielen, sowie auf eine von Rohde konstruierte Familie ohne Punkte mit maximal unipotenter Monodromie.

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This study is based on a former student’s work, aimed at examining the influence of handedness on conference interpreting. In simultaneous interpreting (IS) both cerebral hemispheres participate in the decoding of the incoming message and in the activation of the motor functions for the production of the output signal. In right-handers language functions are mainly located in the left hemisphere, while left-handers have a more symmetrical representation of language functions. Given that with the development of interpreting skills and a long work experience the interpreters’ brain becomes less lateralized for language functions, in an initial phase left-handers may be «neurobiologically better suited for interpreting tasks» (Gran and Fabbro 1988: 37). To test this hypothesis, 9 students (5 right-handers and 4 left-handers) participated in a dual test of simultaneous and consecutive interpretation (CI) from English into Italian. The subjects were asked to interpret one text with their preferred ear and the other with the non-preferred one, since according neuropsychology aural symmetry reflects cerebral symmetry. The aim of this study was to analyze:1) the differences between the number of errors in consecutive and simultaneous interpretation with the preferred and non-preferred ear; 2) the differences in performance (in terms of number of errors) between right-handed and left-handed, both with the preferred and non-preferred ear; 3) the most frequent types of errors in right and left-handers; 4) the influence of the degree of handedness on interpreting quality. The students’ performances were analyzed in terms of errors of meaning, errors of numbers, omissions of text, omissions of numbers, inaccuracies, errors of nexus, and unfinished sentences. The results showed that: 1) in SI subjects committed fewer errors interpreting with the preferred ear, whereas in CI a slight advantage of the non-preferred ear was observed. Moreover, in CI, right-handers committed fewer mistakes with the non-preferred ear than with the preferred one. 2) The total performance of left-handers proved to be better than that of right-handers. 3) In SI left-handers committed fewer errors of meaning and fewer errors of number than right-handers, whereas in CI left-handers committed fewer errors of meaning and more errors of number than right-handers 4) As the degree of left-handedness increases, the number of errors committed also increases. Moreover, there is a statistically significant left-ear advantage for right-handers and a right-ear one for left-handers. Finally, those who interpreted with their right ear committed fewer errors of number than those who have used their left ear or both ears.

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Sexually transmitted infections (STIs) are, by definition, transmitted between sexual partners. For curable STIs an infected index case can potentially re-infect the same partner multiple times. Thus, R0, the average number of secondary infections one typical infected individual will produce during his or her infectious period is not necessarily the same as the average number of secondary cases (infected persons). Here we introduce the new concept of the case reproduction number (Rc). In addition, we define the partnership reproduction number (Rp) as the average number of secondary partnerships consisting of two infected individuals one typical infected individual will produce over his or her infectious lifetime. Rp takes into account clearance and re-infection within partnerships, which results in a prolongation of the duration of the infectious period. The two new reproduction numbers were derived for a deterministic pair model with serial monogamous partnerships using infection parameters for Chlamydia trachomatis, an example of a curable STI. We showed that re-infection within partnerships means that curable STIs can be sustained endemically even when the average number of secondary cases a person produces during his or her infectious period is below one.

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Three groups of Atlantic salmon were kept at a constant temperature of 4, 10 and 14 °C. The adipose fins were removed; six fish/group were sampled at 11 subsequent time points post-clipping. Samples were prepared for histopathological examination to study the course of re-epithelization. A score sheet was developed to assess the regeneration of epidermal and dermal cell types. Wounds were covered by a thin epidermal layer between 4 and 6 h post-clipping at 10 and 14 °C. In contrast, wound closure was completed between 6 and 12 h in fish held at a constant temperature of 4 °C. By 18 h post-clipping, superficial cells, cuboidal cells, prismatic basal cells and mucous cells were discernible in all temperature groups, rapidly progressing towards normal epidermal structure and thickness. Within the observation period, only minor regeneration was found in the dermal layers. A positive correlation between water temperature and healing rates was established for the epidermis. The rapid wound closure rate, epidermal normalization and the absence of inflammatory reaction signs suggest that adipose fin clipping under anaesthesia constitutes a minimally invasive method that may be used to mark large numbers of salmon presmolts without compromising fish welfare.

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The effects of dissolved inorganic carbon (DIC) on the growth of 3 red-tide dinoflagellates (Ceratium lineatum, Heterocapsa triquetra and Prorocentrum minimum) were studied at pH 8.0 and at higher pH levels, depending upon the pH tolerance of the individual species. The higher pH levels chosen for experiments were 8.55 for C. lineatum and 9.2 for the other 2 species. At pH 8.0, which approximates the pH found in the open sea, the maximum growth in all species was maintained until the total DIC concentration was reduced below ~0.4 and 0.2 mM for C. lineatum and the other 2 species, respectively. Growth compensation points (concentration of inorganic carbon needed for maintenance of cells) were reached at ~0.18 and 0.05 mM DIC for C. lineatum and the other 2 species, respectively. At higher pH levels, maximum growth rates were lower compared to growth at pH 8, even at very high DIC concentrations, indicating a direct pH effect on growth. Moreover, the concentration of bio-available inorganic carbon (CO2 + HCO3-) required for maintenance as well as the half-saturation constants were increased considerably at high pH compared to pH 8.0. Experiments with pH-drift were carried out at initial concentrations of 2.4 and 1.2 mM DIC to test whether pH or DIC was the main limiting factor at a natural range of DIC. Independent of the initial DIC concentrations, growth rates were similar in both incubations until pH had increased considerably. The results of this study demonstrated that growth of the 3 species was mainly limited by pH, while inorganic carbon limitation played a minor role only at very high pH levels and low initial DIC concentrations.