94 resultados para Calo


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In questo momento i servizi costituiscono il principale settore d’impiego e la maggior fonte di reddito per le economie sviluppate, rappresentando circa tre quarti del prodotto interno lordo sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. (Piercy e Rich, 2009) Nonostante però questa notevole importanza per l’economia, le organizzazioni di questo settore non riescono a fornire dei servizi di qualità tale da soddisfare le richieste dei clienti. (Piercy e Rich, 2009) Ancora più preoccupante è il risultato degli indicatori che forniscono un livello di qualità dei servizi in calo di anno in anno. (Dickson et al., 2005) Questo lavoro di tesi si occupa di analizzare il Lean Six Sigma come metodologia di cambiamento organizzativo e miglioramento dei processi aziendali, nel contesto dei servizi e in modo particolare in quelli finanziari. L’obiettivo di questo lavoro è quello di presentare il Lean Six Sigma applicato ai servizi analizzando i fattori critici di successo, i fattori ostativi, le barriere organizzative interne, le differenze tra il settore manifatturiero e quello dei servizi, gli strumenti, gli obiettivi e i benefici introdotti. Si vuole inoltre indagare l’applicazione di tale metodologia a un’azienda italiana di piccole e medie dimensioni esaminando le caratteristiche da tenere in considerazione durante la sua implementazione.

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Del granulato di ossido di stronzio (anche nella formula carbonato) è stato testato come nuovo possibile materiale di utilizzo per la cattura ad alta temperatura di diossido di carbonio da effluenti gassosi di scarto. Sono stati condotti diversi esperimenti con strumentazioni già preposte, quali test termogravimetrici, microscopia elettronica (SEM) e Xray (XRD). Mentre per la sperimentazione in quantità più rilevanti di materiale è stato costruito un impianto a letto fisso ex novo. Le prove TG hanno evidenziato una capacità media di sorbente parti a circa il 5% in massa di ossido, a temperature tra i 1100°C e i 1200°C, in situazione di regime (dopo numerosi cicli di carb/calc), con una buona conservazione nel tempo delle proprietà adsorbitive, mentre per le prove a letto fisso, si è registrato un calo di valori variabile tra il 3 e il 4%, con un netto miglioramento nel caso di calcinazione in vapore surriscaldato fino al 5%. Il trattamento in vapore ha sortito l’importante effetto di calcinazione del diossido di carbonio dal sorbente, quindi facilmente separabile dal flusso in uscita, misurato tramite cattura in una soluzione di idrossido di bario. Importanti fenomeni di sintering e densificazione hanno portato ad occludere completamente la camera di reazione sviluppando notevoli sovrappressioni interne. Tali fenomeni sono stati approfonditi tramite analisi SEM e XRD. Si è constatato un aumento notevole della grandezza dei granuli in caso di trattamento in vapore con la formazione di legami stabili e con conservazione della porosità. Nel caso di trattamento senza vapore surriscaldato i granuli hanno sinterizzato tramite formazione di legami, ma sempre con conservazione della macroporosità. Il lavoro di tesi è stato inquadrato nel contesto tecnologico al riguardo le tecniche CCS esistenti ed in progetto, con un attento studio bibliografico riguardo lo stato dell’arte, impianti esistenti, costi, metodi di cattura usati, metodologie di trasporto dei gas, metodologie di stoccaggio esistenti e in progetto. Si sono considerati alcuni aspetti economici per sviluppare un modello previsionale di spesa per una possibile applicazione di cattura per un impianto di produzione energetica. Con la progettazione e dimensionamento di un sistema integrato di adsorbimento tramite l’accoppiamento di 2 reattori dedicati ai cicli di carbonatazione e calcinazione del materiale sorbente. Infine si sono considerati gli aspetti salienti dello stoccaggio del diossido di carbonio in reservoir tramite le tecniche di EOR e EGR (Enhanced Oil/Gas Recovery) utilizzando la stessa CO2 come fluido spiazzante degli idrocarburi in posto. Concludendo il lavoro di tesi e di sperimentazione ha contribuito in modo tangibile allo scopo prefissato, andando a caratterizzare un nuovo materiale per la cattura di diossido di carbonio da effluenti gassosi ad alta temperatura, ed andando a verificare un’importante fenomeno rigenerativo non previsto delle capacità sorbitive dei materiali sottoposti a test.

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A new sedimentary sequence from Lago di Venere on Pantelleria Island, located in the Strait of Sicily between Tunisia and Sicily was recovered. The lake is located in the coastal infra-Mediterranean vegetation belt at 2 m a.s.l. Pollen, charcoal and sedimentological analyses are used to explore linkages among vegetation, fire and climate at a decadal scale over the past 1200 years. A dry period from ad 800 to 1000 that corresponds to the ‘Medieval Warm Period’ (WMP) is inferred from sedimentological analysis. The high content of carbonate recorded in this period suggests a dry phase, when the ratio of evaporation/precipitation was high. During this period the island was dominated by thermophilous and drought-tolerant taxa, such as Quercus ilex, Olea, Pistacia and Juniperus. A marked shift in the sediment properties is recorded at ad 1000, when carbonate content became very low suggesting wetter conditions until ad 1850–1900. Broadly, this period coincides with the ‘Little Ice Age’ (LIA), which was characterized by wetter and colder conditions in Europe. During this time rather mesic conifers (i.e. Pinus pinaster), shrubs and herbs (e.g. Erica arborea and Selaginella denticulata) expanded, whereas more drought-adapted species (e.g. Q. ilex) declined. Charcoal data suggest enhanced fire activity during the LIA probably as a consequence of anthropogenic burning and/or more flammable fuel (e.g. resinous Pinus biomass). The last century was characterized by a shift to high carbonate content, indicating a change towards drier conditions, and re-expansion of Q. ilex and Olea. The post-LIA warming is in agreement with historical documents and meteorological time series. Vegetation dynamics were co-determined by agricultural activities on the island. Anthropogenic indicators (e.g. Cerealia-type, Sporormiella) reveal the importance of crops and grazing on the island. Our pollen data suggest that extensive logging caused the local extinction of deciduous Quercus pubescens around ad1750.

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El presente trabajo se encuentra inmerso en un proyecto destinado a resignificar geopolíticamente a la región del Atlántico Sur. En tal sentido, resulta indispensable definir al Africa subsahariana y, más específicamente, a su frente suratlántico, tanto en lo que hace a su situación interna (social, económica, política, ambiental, cultural...) como a su relación con un mundo cada vez más globalizado y en transición hacia un escenario complejo y multipolar. En este marco, Africa sufre el más grande retroceso de su economía, con el abandono de sus débiles avances planificadores para el desarrollo, la instalación de élites tecnocráticas repetidoras de las recetas de los organismos multilaterales de crédito y comercio -FMI, Banco Mundial, OMC-, y la retirada de muchas de las inversiones extranjeras directas ante la opción de mayores beneficios en otras regiones más competitivas. Por otra parte, la situación en la que el impacto colonial y el posterior proceso de descolonización, condicionado por el mercado mundial, las antiguas metrópolis y la actual potencia hegemónica han dejado al continente negro en un nivel de preocupación extremo, tanto por las estructuras periféricas allí generadas como por las graves calamidades sociales y naturales que sufre en forma cotidiana. Nos proponemos aquí indagar en la hipótesis de Sylvie Brunel acerca de si la actual crisis africana representa un avance acelerado de su destrucción total o un indicio de su transición hacia un futuro esperanzador. Como los indicios más notorios parecen conducirnos hacia la primera de las respuestas, intentamos no sólo recordar las características de esa crisis, sino también avanzar en las características de su potencial, no sólo económico, sino también humano y político. Para ello, analizaremos, por un lado, las experiencias internas destinadas a afrontar la crisis y responder al desafío global y, por otro, las relaciones del continente negro con las actuales propuestas para una avanzada cooperación sur-sur y con sus principales protagonistas, las potencias emergentes

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El presente trabajo se encuentra inmerso en un proyecto destinado a resignificar geopolíticamente a la región del Atlántico Sur. En tal sentido, resulta indispensable definir al Africa subsahariana y, más específicamente, a su frente suratlántico, tanto en lo que hace a su situación interna (social, económica, política, ambiental, cultural...) como a su relación con un mundo cada vez más globalizado y en transición hacia un escenario complejo y multipolar. En este marco, Africa sufre el más grande retroceso de su economía, con el abandono de sus débiles avances planificadores para el desarrollo, la instalación de élites tecnocráticas repetidoras de las recetas de los organismos multilaterales de crédito y comercio -FMI, Banco Mundial, OMC-, y la retirada de muchas de las inversiones extranjeras directas ante la opción de mayores beneficios en otras regiones más competitivas. Por otra parte, la situación en la que el impacto colonial y el posterior proceso de descolonización, condicionado por el mercado mundial, las antiguas metrópolis y la actual potencia hegemónica han dejado al continente negro en un nivel de preocupación extremo, tanto por las estructuras periféricas allí generadas como por las graves calamidades sociales y naturales que sufre en forma cotidiana. Nos proponemos aquí indagar en la hipótesis de Sylvie Brunel acerca de si la actual crisis africana representa un avance acelerado de su destrucción total o un indicio de su transición hacia un futuro esperanzador. Como los indicios más notorios parecen conducirnos hacia la primera de las respuestas, intentamos no sólo recordar las características de esa crisis, sino también avanzar en las características de su potencial, no sólo económico, sino también humano y político. Para ello, analizaremos, por un lado, las experiencias internas destinadas a afrontar la crisis y responder al desafío global y, por otro, las relaciones del continente negro con las actuales propuestas para una avanzada cooperación sur-sur y con sus principales protagonistas, las potencias emergentes

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El presente trabajo se encuentra inmerso en un proyecto destinado a resignificar geopolíticamente a la región del Atlántico Sur. En tal sentido, resulta indispensable definir al Africa subsahariana y, más específicamente, a su frente suratlántico, tanto en lo que hace a su situación interna (social, económica, política, ambiental, cultural...) como a su relación con un mundo cada vez más globalizado y en transición hacia un escenario complejo y multipolar. En este marco, Africa sufre el más grande retroceso de su economía, con el abandono de sus débiles avances planificadores para el desarrollo, la instalación de élites tecnocráticas repetidoras de las recetas de los organismos multilaterales de crédito y comercio -FMI, Banco Mundial, OMC-, y la retirada de muchas de las inversiones extranjeras directas ante la opción de mayores beneficios en otras regiones más competitivas. Por otra parte, la situación en la que el impacto colonial y el posterior proceso de descolonización, condicionado por el mercado mundial, las antiguas metrópolis y la actual potencia hegemónica han dejado al continente negro en un nivel de preocupación extremo, tanto por las estructuras periféricas allí generadas como por las graves calamidades sociales y naturales que sufre en forma cotidiana. Nos proponemos aquí indagar en la hipótesis de Sylvie Brunel acerca de si la actual crisis africana representa un avance acelerado de su destrucción total o un indicio de su transición hacia un futuro esperanzador. Como los indicios más notorios parecen conducirnos hacia la primera de las respuestas, intentamos no sólo recordar las características de esa crisis, sino también avanzar en las características de su potencial, no sólo económico, sino también humano y político. Para ello, analizaremos, por un lado, las experiencias internas destinadas a afrontar la crisis y responder al desafío global y, por otro, las relaciones del continente negro con las actuales propuestas para una avanzada cooperación sur-sur y con sus principales protagonistas, las potencias emergentes

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This study uses PCR-derived marker systems to investigate the extent and distribution of genetic variability of 53 Garnacha accessions coming from Italy, France and Spain. The samples studied include 28 Italian accessions (named Tocai rosso in Vicenza area; Alicante in Sicily and Elba island; Gamay perugino in Perugia province; Cannonau in Sardinia), 19 Spanish accessions of different types (named Garnacha tinta, Garnacha blanca, Garnacha peluda, Garnacha roja, Garnacha erguida, Garnacha roya) and 6 French accessions (named Grenache and Grenache noir). In order to verify the varietal identity of the samples, analyses based on 14 simple sequence repeat (SSR) loci were performed. The presence of an additional allele at ISV3 locus (151 bp) was found in four Tocai rosso accessions and in a Sardinian Cannonau clone, that are, incidentally, chimeras. In addition to microsatellite analysis, intravarietal variability study was performed using AFLP, SAMPL and M-AFLP molecular markers. AFLPs could discriminate among several Garnacha samples; SAMPLs allowed distinguishing few genotypes on the basis of their geographic origin, whereas M-AFLPs revealed plant-specific markers, differentiating all accessions. Italian samples showed the greatest variability among themselves, especially on the basis of their different provenance, while Spanish samples were the most similar, in spite of their morphological diversity.

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At head of title: Calogeras.

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Mode of access: Internet.

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Vol. 4: Comprende los anónimos que dejó escritos el autor, las adiciones del Dr. Osores y otras añadidas posteriormente por las personas que se expresan. José Toribio Medina publícalo ahora con una introd. bio-bibliográfica. Santiago de Chile, Impr. Elzeviriana, 1897.

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Introduction: This study aimed to investigate the effects of the two peptide NOP partial agonists (UFP-113 and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2) and the non peptide NOP partial agonist (AT-090) in the mouse emotional behavior as well as in the intracellular transduction pathways following the receptor binding. Methods: Male Swiss or CD-1 mice were used in this study together with NOP(+/+) and NOP(-/-) mice. The elevated plus maze (EPM) was used to evaluate the effects of compounds on anxiety-like behaviors. Diazepam and the NOP agonists, N/OFQ and Ro 65-6570, were used as positive controls in the EPM. NOP(+/+) and NOP(-/-) mice were used to evaluate the selectivity of those compounds that induced anxiolytic-like behaviors. The forced swim test (FST) was used to evaluate the effects of compounds on depressive-like behaviors. Nortriptyline and the NOP antagonists, UFP-101 and SB-612111, were used as positive controls in the FST. The effects of N/OFQ, UFP-101, SB-612111, UFP-113, [F/G]N/OFQ(1-13)NH2, and AT-090 were assessed in the methylphenidate-induced hyperlocomotion (MIH) test; in this assay valproate was used as positive control. The G protein and β-arrestin 2 transduction pathways of NOP receptor agonists (N/OFQ and Ro 65-6570), antagonist (UFP-101), and partial agonists (UFP-113, [F/G]N/OFQ(1-13)NH2, and AT-090) were also evaluated using an innovative assay that measures a bioluminescence resonance energy transfer process. For this, cell lines permanently co-expressing the NOP receptor coupled to luciferase (energy donor), and green fluorescent protein (energy acceptor) coupled to one of the effector proteins (G protein or β-arrestin 2) were used. Results: Diazepam (1 mg/kg), N/OFQ (1 nmol), Ro 65-6570 (0.1 mg/kg), and AT-090 (0.01 mg/kg) induced anxiolytic-like effect in mice in the EPM. The effects of Ro 65-6570 and AT-090 were selective to NOP receptor. UFP-113 (0.01-1 nmol) and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 (0.1-3 nmol) were inactive in the EPM. In the FST, nortriptyline (30 mg/kg), UFP-101 (10 nmol), SB-612111 (10 mg/kg), UFP-113 (0.01 and 0.1 nmol), and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 (0.3 and 1 nmol) induced antidepressant-like effects, while AT-090 (0.001-0.1 mg/kg) was inactive in this assay. The effects of UFP-113 and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 were selective to NOP receptor. Valproate (400 mg/kg) counteracted methylphenidate (MPH, 10 mg/kg)-induced hyperlocomotion in mice in the open field. N/OFQ (1 nmol), UFP-113 (0.01-0.1 nmol), and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 (1 nmol) were also able to reduce the MPH-induced hyperlocomotion, without changing the locomotor activity per se. The effect of UFP-113 was selective to NOP receptor. The UFP-101 (10 nmol), SB-612111 (10 mg/kg), and AT-090 (0.001-0.03 mg/kg) did not change the hyperlocomotor effect of methylphenidate. In vitro, N/OFQ and Ro 65-6570 behaved as NOP full agonists for G-protein and β-arrestin 2 pathways. AT-090 behaved as NOP receptor partial agonist for both transduction pathways, while UFP-113 and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 behaved as partial agonists and antagonists of NOP receptor for NOP/G protein and NOP/β-arrestin 2, respectively. UFP-101 behaved as NOP receptor antagonist for both transduction pathways. Conclusion: NOP ligands producing same effects on NOP/G protein interaction (partial agonism), but with opposite effects on β-arrestin 2 recruitment (partial agonism vs antagonism), can promote different in vivo effects on anxiety and mood as it was observed in the behavioral tests. This work corroborates the potential of NOP receptor as an innovative pharmacological target for the treatment of emotional disorders.

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Introduction: This study aimed to investigate the effects of the two peptide NOP partial agonists (UFP-113 and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2) and the non peptide NOP partial agonist (AT-090) in the mouse emotional behavior as well as in the intracellular transduction pathways following the receptor binding. Methods: Male Swiss or CD-1 mice were used in this study together with NOP(+/+) and NOP(-/-) mice. The elevated plus maze (EPM) was used to evaluate the effects of compounds on anxiety-like behaviors. Diazepam and the NOP agonists, N/OFQ and Ro 65-6570, were used as positive controls in the EPM. NOP(+/+) and NOP(-/-) mice were used to evaluate the selectivity of those compounds that induced anxiolytic-like behaviors. The forced swim test (FST) was used to evaluate the effects of compounds on depressive-like behaviors. Nortriptyline and the NOP antagonists, UFP-101 and SB-612111, were used as positive controls in the FST. The effects of N/OFQ, UFP-101, SB-612111, UFP-113, [F/G]N/OFQ(1-13)NH2, and AT-090 were assessed in the methylphenidate-induced hyperlocomotion (MIH) test; in this assay valproate was used as positive control. The G protein and β-arrestin 2 transduction pathways of NOP receptor agonists (N/OFQ and Ro 65-6570), antagonist (UFP-101), and partial agonists (UFP-113, [F/G]N/OFQ(1-13)NH2, and AT-090) were also evaluated using an innovative assay that measures a bioluminescence resonance energy transfer process. For this, cell lines permanently co-expressing the NOP receptor coupled to luciferase (energy donor), and green fluorescent protein (energy acceptor) coupled to one of the effector proteins (G protein or β-arrestin 2) were used. Results: Diazepam (1 mg/kg), N/OFQ (1 nmol), Ro 65-6570 (0.1 mg/kg), and AT-090 (0.01 mg/kg) induced anxiolytic-like effect in mice in the EPM. The effects of Ro 65-6570 and AT-090 were selective to NOP receptor. UFP-113 (0.01-1 nmol) and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 (0.1-3 nmol) were inactive in the EPM. In the FST, nortriptyline (30 mg/kg), UFP-101 (10 nmol), SB-612111 (10 mg/kg), UFP-113 (0.01 and 0.1 nmol), and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 (0.3 and 1 nmol) induced antidepressant-like effects, while AT-090 (0.001-0.1 mg/kg) was inactive in this assay. The effects of UFP-113 and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 were selective to NOP receptor. Valproate (400 mg/kg) counteracted methylphenidate (MPH, 10 mg/kg)-induced hyperlocomotion in mice in the open field. N/OFQ (1 nmol), UFP-113 (0.01-0.1 nmol), and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 (1 nmol) were also able to reduce the MPH-induced hyperlocomotion, without changing the locomotor activity per se. The effect of UFP-113 was selective to NOP receptor. The UFP-101 (10 nmol), SB-612111 (10 mg/kg), and AT-090 (0.001-0.03 mg/kg) did not change the hyperlocomotor effect of methylphenidate. In vitro, N/OFQ and Ro 65-6570 behaved as NOP full agonists for G-protein and β-arrestin 2 pathways. AT-090 behaved as NOP receptor partial agonist for both transduction pathways, while UFP-113 and [F/G]N/OFQ(1-13)NH2 behaved as partial agonists and antagonists of NOP receptor for NOP/G protein and NOP/β-arrestin 2, respectively. UFP-101 behaved as NOP receptor antagonist for both transduction pathways. Conclusion: NOP ligands producing same effects on NOP/G protein interaction (partial agonism), but with opposite effects on β-arrestin 2 recruitment (partial agonism vs antagonism), can promote different in vivo effects on anxiety and mood as it was observed in the behavioral tests. This work corroborates the potential of NOP receptor as an innovative pharmacological target for the treatment of emotional disorders.

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Lo studio delle regioni più interne degli ammassi globulari risulta fondamentale per la ricerca di buchi neri di massa intermedia (IMBH). La scoperta di tali oggetti avrebbe un impatto sostanziale su un gran numero di problemi astrofisici aperti, dalla formazione dei buchi neri supermassicci, all'interpretazione delle Ultra Luminous X-ray Sources, fino allo studio delle onde gravitazionali. Il presente lavoro di tesi si inserisce all'interno di un progetto osservativo mirato a studiare la dinamica interna degli ammassi globulari e volto ad investigare la presenza di IMBH nel centro di tali sistemi tramite l'analisi sistematica dei profili di dispersione di velocità e di rotazione. In questo elaborato presentiamo lo studio della cinematica del core dell'ammasso globulare NGC 6266, realizzato con lo spettrografo a campo integrale IFU-SINFONI, assistito da un sistema di ottiche adattive. Grazie all'utilizzo dell'ottica adattiva, SINFONI è in grado di realizzare osservazioni ad alta risoluzione spaziale e misurare la velocità radiale di stelle individuali anche nelle regioni più interne degli ammassi globulari, dove le misure spettroscopiche tradizionali falliscono a causa dell'elevato crowding stellare. Questo ci ha permesso di determinare il profilo centrale della dispersione di velocità di NGC 6266 dalla misura delle velocità radiali individuali di circa 400 stelle, localizzate negli 11 arcsec più interni dell'ammasso. Utilizzando dati complementari, provenienti da osservazioni realizzate con lo spettrografo multi-oggetto FLAMES, siamo stati in grado di costruire il profilo di dispersione di velocità di NGC 6266 fino ad una distanza radiale di 250 arcsec. Il profilo di dispersione di velocità osservato permette di escludere la presenza di un IMBH di massa superiore a 2500 masse solari e mostra un calo nella regione centrale, simile a quello rilevato in un numero crescente di ammassi globulari, che potrebbe indicare la presenza di anisotropia tangenziale.