913 resultados para everyday life - Russia


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Los juegos de rol conocidos como “Modelos de Naciones Unidas” permiten construir una perspectivacognitiva y cultural innovadoras, puesto que nos obligan a posicionarnos frente a los actualesdesafíos internacionales desde un nuevo lugar: el del Otro. El mayor desafío pasa por representarfielmente la política exterior de aquel país que se representa, y así este ejercicio abre ventanas amundos desconocidos que rompen con estructuras mentales e imaginarios colectivos sobre los quese asientan el prejuicio y la discriminación negativa. Debe sumarse el enfoque interdisciplinariosobre el que se construye la práctica: las situaciones por problematizar exigen un esfuerzo conceptual ampliado y holístico para obtener una propuesta superadora.Tomando como caso testigo el 4º MONUUNQ (2009) se intentará sostener la idea de que la actuaciónlogra habilitar saberes, competencias y perspectivas cognitivas nuevas para la persona que,en su insistencia y ejercicio, progresivamente consigue ir construyendo un empoderamiento real.Tarde o temprano, el sujeto activo en dichas prácticas, trasladará el aprendizaje a su vida cotidianay potenciará una verdadera educación en derechos humanos.La “mediación normativa” sucede en el espacio público, lugar desde donde se debe luchar por serreconocido por los pares, con y desde los otros, puesto que para obtener una negociación activa y unliderazgo fructífero que se plasme en el documento escrito final, el estudiante deberá mantenerse en el margen de los códigos de la diplomacia internacional: oratoria, respeto al protocolo, conocimientode los procedimientos, y defensa irrenunciable a los valores constituyentes de la ONU.AbstractRole plays known as ‘United Nations Models’ allow us to build an innovative cognitive and cultural perspective,since they make us be positioned in front of contemporary international challenges from a new place:the other’s place. The biggest challenge is to truly represent the international policy of the country being represented, and that is how this exercise opens windows to unknown worlds which break mental structuresand collective imaginaries, above which prejudice and negative discrimination settle. The interdisciplinaryfocus upon which the practice is built has to be added: the simulated situations demand a wider and holisticconceptual effort to obtain an overcoming proposal.Taking as a model 4th MONUUNQ (2009), it is intended to sustain the idea that role playing habilitatesnew skills, competences and cognitive perspectives for the person who, with insistence and exercise, willprogressively build a real empowerment. Sooner or later, the active subject on those practices will move thelearnt contents to his everyday life and will propel an actual Human Rights Education.‘Normative mediation’ takes place in the public space, the place from which people should fight to be recognizedby equals, ‘with and from other people’, since to obtain an active negotiation and fruitful leadershipwhich will turn into a final written document, the student will have to abide by the codes of internationaldiplomacy – oratory, protocol respect, procedure acknowledge, and defense of the constitutive values of United Nations Organization.

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The posterior parietal cortex (PPC) of primates represents a remarkable platform that has evolved over time to solve some of the computational challenges that we face in the everyday life, such as sensorimotor integration, spatial attention, and motor planning. With the aim of further investigating the multifaceted functional characteristics of medial PPC, we conducted three studies to explore the visuomotor, somatic, visual, and attention-related properties of two PPC areas: V6A, a visuomotor area part of the dorsomedial visual stream, and PE, an area strongly dominated by somatomotor input, residing mainly on the exposed surface of the superior parietal lobule. In the first study, we tested the impact of visual feedback on V6A grasp-related activity during arm movements towards objects of different shapes. Our results demonstrate that V6A is modulated by both grip type and visual information during grasping preparation and execution, with a predominance of cells influenced by grip type. In the second study, we explored the influence of depth and direction information on reach-related activity of neurons in the so far largely neglected medial part of area PE. We observed a remarkable trend in medial PPC, going from the joint coding of depth and direction signals caudally, in area V6A, to a largely segregated processing of the two signals rostrally, in area PE. In the third study, we used a combined fMRI-electrophysiology experiment to investigate the neuronal mechanisms underlying covert shift of attention processes in area V6A. Our preliminary results reveal that half of the cells showed shift-selective activity when the monkey covertly shifted its attention towards the receptive field. All together these findings highlight the role of the medial PPC in integrating information coming from different sources (vision, somatosensory and motor) and emphasize the involvement of action-related regions of the dorsomedial visual stream in higher level cognitive functions.

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Il progetto di tesi nasce dalla volontà di far luce sul rapporto tra il medium fotografico e la nozione di nuova oscenità, teorizzata e disseminata nei suoi scritti da Jean Baudrillard. Nozione che – se intesa nell’accezione proposta dal filosofo francese, ovvero l’oscenità del visibile, del troppo visibile, del più visibile del visibile – ben si adatta a dettagliare i concetti di trasparenza e di visibilità peculiari della società attuale, costantemente impegnata nel mettere a nudo se stessa attraverso i social media in nome della cosiddetta ideologia della post-privacy. Incoraggiando una continua violazione della sfera del segreto, tale ideologia favorirebbe, infatti, la progressiva diminuzione dello scarto tra ciò che può essere reso di dominio pubblico e ciò che invece, tradizionalmente, sarebbe dovuto appartenere all’ambito del privato. Un andamento generale della cultura, quello appena delineato, che si è imposto capillarmente a cavallo di millennio, accelerato dalla nascita del World Wide Web, del quale la fotografia riesce a farsi promotrice oltre che sommo interprete, contribuendo – anche in virtù di un’innovata condizione tecnologica– al compimento della visibilità e della trasparenza totale. Nel corso della trattazione, la nozione “aggiornata” di osceno sarà, dunque, assurta a strumento euristico utile a tracciare gli svolgimenti paralleli della pratica fotografica nei campi delle arti visive, della moda e dei social media, in un arco temporale che va dall’inizio degli anni Novanta a oggi. Uno strumento attraverso cui connettere autori di riferimento, rileggerne alcuni e candidarne di nuovi tra quanti, allargando il “campo del fotografabile” teorizzato da Pierre Bourdieu, profanano la soglia del privato e portano alla ribalta i risvolti banali e ordinari della quotidianità, fino a quelli intimi, tragici, inquietanti, perturbanti o addirittura nefandi, favorendo così la concretizzazione di quel “bordello senza muri” che secondo Marshall McLuhan è il mondo nell’età fotografica.

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Il tema affrontato nella presente ricerca sono le trasformazioni intercorse nella vita quotidiana tra il III e il I secolo a.C. in due colonie latine, Ariminum e Bononia, attraverso le evidenze archeologiche. Vengono indagate su scala locale le conseguenze di un fenomeno di grande portata, la colonizzazione romano-latina, mettendo a fuoco le forme dell’abitare, le tradizioni artigianali e le pratiche alimentari. La principale base documentaria sono le testimonianze archeologiche di edilizia domestica e le ceramiche, rinvenute nelle aree di abitato di Rimini e Bologna e nei territori limitrofi. Per cogliere a pieno le trasformazioni intercorse, vengono passate in rassegna le principali caratteristiche del popolamento, dell'architettura domestica e delle ceramiche precedenti la colonizzazione romano-latina. Le due colonie, le abitazioni e le ceramiche sono considerate, inoltre, nel contesto territoriale più ampio, volgendo lo sguardo anche all'area medio-adriatica e alla Cispadana. Allo stesso tempo, sono continui i riferimenti all'Italia medio-tirrenica, poiché permettono di comprendere molte delle evidenze archeologiche e dei processi storici in esame. Il primo capitolo tratta della colonizzazione romano-latina, calata nelle realtà di Rimini e Bologna. La domanda a cui si vuole rispondere è: chi erano gli abitanti delle due colonie? A questo proposito, si affronta anche la questione degli insediamenti precoloniali. Nel secondo capitolo si analizzano le abitazioni urbane. Quali furono le principali innovazioni nell'architettura domestica introdotte dalla colonizzazione? Come cambiarono le forme dell’abitare ad Ariminum e Bononia in età repubblicana? Il terzo capitolo si concentra sulla ceramica per la preparazione e il consumo del cibo nei contesti di abitato. Come cambiarono nelle due città le pratiche alimentari e le tradizioni artigianali utilizzate nella produzione di ceramiche? L'ultimo capitolo discute alcuni quadri teorici applicati ai fenomeni descritti nei capitoli precedenti (romanizzazione, acculturazione, identità, globalizzazione). L'ultimo paragrafo entra nel merito delle trasformazioni avvenute nella vita quotidiana di Ariminum e Bononia.

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INTRODUZIONE - La presente ricerca è incentrata sul monitoraggio dell’efficacia dei progetti di Educazione Avventura con adolescenti difficili, in particolare del progetto “Lunghi cammini educativi”. A partire da un’analisi della letteratura sull’educazione esperienziale nature-based e in particolare sull’Adventure Education con adolescenti difficili, è stata progettata una rilevazione empirica attraverso cui sperimentare un metodo di monitoraggio finalizzato a cogliere la dimensione processuale (che nella ricerca nell’ambito resta spesso inesplorata, poiché sono maggiormente diffusi i metodi di monitoraggio cosiddetti “black-box”), utilizzando un sistema integrato di diverse tecniche di rilevazione. Le due principali domande che hanno guidato la ricerca sono state: 1.Quali processi educativi significativi si innescano e possono essere osservati durante l’esperienza? 2.Il metodo dell’intervista camminata, integrato ad altri metodi, è utile per individuare e monitorare questi processi? METODO - Collocandosi all’interno di un framework metodologico qualitativo (influenzato da riflessioni post-qualitative, paradigma delle mobilità e sguardo fenomenologico), la ricerca prende la forma di uno studio di caso singolo con due unità di analisi, e prevede la triangolazione di diversi metodi di raccolta dei dati: analisi documentale; osservazione partecipante nei cammini e nelle riunioni di équipe; interviste (prima, durante, dopo il cammino) con differenti tecniche: camminata, “image-elicited”, tradizionale, online. RISULTATI - L’analisi tematica abduttiva delle interviste e delle osservazioni conferma quanto già evidenziato dalla letteratura circa la centralità della dilatazione del campo d’esperienza e del lavoro su alcune life skills (in particolare, competenze personali e growth mindset). Emergono anche alcuni key findings inattesi: il notevole “peso” dello stile educativo dell’accompagnatore; la “scoperta” del ruolo della quotidianità all’interno dell’esperienza straordinaria; la necessità di consapevolezza riguardo al potenziale educativo dell’ambiente (naturale e/o antropizzato), per una maggiore intenzionalità nelle scelte strategiche di cammino. L’intervista camminata, nonostante alcuni limiti, si conferma come metodo effettivamente utile a cogliere la dimensione processuale, e coerente con il contesto indagato.

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The venture of socialist Eastern Europe in assisting the development efforts of the post-colonial countries opened up official migratory channels to the Global South for a specific labour group engaged under international technical cooperation programmes. By taking post-colonial Algeria as a space of East-South interactions and intense inter-socialist competition, the thesis studies labour mobility from socialist Yugoslavia of a heterogeneous group labelled “technical cooperation experts” in the period from 1962 to 1990. While CMEA members dispatched to the country personnel in great numbers, after 1965, Yugoslavia failed to do so. Tracing them beyond the institutional level, the thesis aims at detecting and exposing factors which inhibited the attempts to increase the presence of Yugoslav technical experts in Algeria. It argues that instead of building an alternative, solidarity-based aid model, Yugoslav technical cooperation with the developing countries was reduced to mediation in the employment of highly-skilled labour abroad. The cooperation scheme, which differed from one of its Eastern European counterparts, manifested in the employment and legal status as well as everyday life and work experiences of Yugoslav citizens. Relying on the methodological approach of global microhistory, which strongly favours the micro-historical analysis of primary sources in studying global processes, the thesis provides a more comprehensive and nuanced understanding of Yugoslav globalization endeavours. By shifting the focus to the experiences of ordinary people who were under the strong influence of globalization forces of the Cold War era, the thesis adds a “human” dimension to the history of East-South relations.

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The focus of the research is on the derivation of the valid and reliable performance results regarding establishment and launching of the new full-scale industrial facility, considering the overall current conditions for the project realization in and out of Russia. The study demonstrates the process of the new facility concept development, with following perfor-mance calculation, comparative analyzes conduction, life-cycle simulations, performance indicators derivation and project`s sustainability evaluation. To unite and process the entire input parameters complexity, regards the interlacing between the project`s internal technical and commercial sides on the one hand, and consider all the specifics of the Russian conditions for doing business on the other hand, was developed the unique model for the project`s performance calculation, simulations and results representation. The complete research incorporates all corresponding data to substantiate the assigned facility`s design, sizing and output capacity for high quality and cost efficient ferrous pipe-line accessories manufacturing, as well as, demonstrates that this project could be suc-cessfully realized in current conditions in Russia and highlights the room for significant performance and sustainability improvements based on the indexes of the derived KPIs.

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Amanda Sprang spent nine months, from September of 1995 to May of 1996, studying at Colby College's program in St. Petersburg, Russia. Through contacts made during previous trips to Russia in middle and high school, Amanda was able to quickly rekindle her old friendships and make new ones with many young Russians from different backgrounds. The following work is a collection of twelve essays about life in the New Russia. The essays are framed by a foreword and an epilogue that help place the entire work in a historical context. Although the theme of each essay emerges from a particular incident, within every story Amanda has addressed numerous topics relating to Russian life in today’s changing society. Her first essay, “Art Klinika," takes place in an avant-garde night club in St. Petersburg, and includes a brief yet impressionable, encounter with three young Russian men. “The Birthday Party” recalls a wild evening at the home of her close friend, showing how the Russians greet special occasions. Both the third and fourth essays take place in Moscow, where Amanda returns to visit old friends. These two essays portray the lives of the new economic elite in comparison with the average citizen, as well as show how young Russians face the new challenges that greet them. "Politics Russian Style" recalls a political rally in St. Petersburg, and attempts to shed light on the wacky political world of an infant democracy. Chapters Six through Ten take place away from the western cities of St. Petersburg and Moscow, as Amanda brings us to the cold, mysterious land of Siberia in the dead of winter. She recounts her five day train ride with a retired, high-powered, Communist party official, her experiences in the provincial city of Irkutsk, and a brief trip to a Buddhist monastery and, later, an excursion to Lake Baikal. Back in St. Petersburg, Chapter Eleven gives a humorous account of a ski trip with several Russian friends. Amanda finishes her work with her final chapter, “The Dacha," which describes a weekend spent at a Russian country home with her friend's family.

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