941 resultados para Traduzione Letteratura Delibes


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Alla luce della vasta letteratura storico-artistica sorta, negli ultimi anni, sul paesaggio dipinto, sulla sua storia e sui suoi protagonisti, sulla filiera delle influenze e sulle varie declinazioni stilistiche che lo caratterizzano, uno studio sulle Origini del genere allalba della modernit pu sembrare destinato, non tanto ad aggiungere nuove informazioni, quanto a sistematizzare quelle sinora emerse. Eppure, il problema del paesaggio come oggetto semiotico deve ancora essere chiarito. Gli storici dellarte si sono sostanzialmente limitati a rimuovere la questione, dietro lidea che i quadri della natura siano rappresentazioni votate alla massima trasparenza, dove ha luogo una transizione diretta dai motivi al contenuto (Panofsky 1939, p. 9). Questo studio recupera e fa riemergere la domanda sul senso della pittura di paesaggio. Il suo scopo proporre unanalisi del paesaggio in quanto produzione discorsiva moderna. Tra XVI e XVII secolo, quando il genere nasce, questa produzione si manifesta in quattro diverse forme semiotiche: lornamento o paraergon (cap. II), la macchia cromatica (cap. III), lassiologia orizzontale del dispositivo topologico (cap. IV) e il regime di visibilit del vedere attraverso (cap. V). La prima di queste forme appartiene alla continuit storica, e la sua analisi offre loccasione di dimostrare che, anche in qualit di paraergon, il paesaggio non mai labbellimento estetico di un contenuto invariante, ma interviene attivamente, e in vario modo, nella costruzione del senso dellopera. Le altre forme marcano invece una forte discontinuit storica. In esse, il genere moderno si rivela un operatore di grandi trasformazioni, i cui significati emergono nellopposizione con il paradigma artistico classico. Contro il predominio del disegno e della figurativit, proprio della tradizionale concezione strumentale dellarte (Gombrich 1971), il paesaggio si attualizza come macchia cromatica, facendosi portavoce di un discorso moderno sul valore plastico della pittura. Contro la tirannia del formato quadrangolare (Burckhardt 1898), strumento della tradizionale concezione liturgica e celebrativa dellarte, il paesaggio si distende su formati oblunghi orizzontali, articolando un discorso laico della pittura. Infine, attraverso la messa in cornice della visione, propria del regime di visibilit del vedere attraverso (Stoichita 1993), il paesaggio trasforma la contemplazione del mondo in contemplazione dellimmagine del mondo. Il dispositivo cognitivo che soggiace a questo tipo di messa in discorso fa del paesaggio il preludio (simbolico) alla nascita del sapere cartografico moderno, che far della riduzione del mondo a sua immagine il fondamento del metodo di conoscenza scientifica della Terra.

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La ricerca collocata nellambito del progetto europeo GREEN AIR (7FP Transport) che finalizzato alla produzione di idrogeno a bordo di aerei mediante deidrogenazione catalitica di cherosene avio. La deidrogenazione di molecole organiche volta alla produzione di idrogeno una reazione poco studiata; in letteratura sono presenti solo esempi di deidrogenazione di molecole singole, tipicamente a basso peso molecolare, per la produzione di olefine. Gi per questi substrati la conduzione della reazione risulta molto complessa, quindi limpiego di frazioni di combustibili reali rende ancora pi problematica le gestione del processo. Lindividuazione dei parametri operativi e della corretta formulazione del catalizzatore possono essere definiti accuratamente solo dopo un approfondito studio dei meccanismi di reazione e di disattivazione. Pertanto questo lavoro ha come obiettivo lo studio di questi meccanismi partendo da molecole modello per giungere poi a definire la reattivit di miscele complesse. Le problematiche principali che si presentano nella conduzione di questa reazione sono la disattivazione da coke e da zolfo. Quindi evidente che la comprensione dei meccanismi di reazione, di formazione dei depositi carboniosi e dellavvelenamento da zolfo uno stadio fondamentale per delineare quali siano i requisiti necessari alla realizzazione del processo. Il fine ultimo della ricerca quello di utilizzare le informazioni acquisite dallo studio dei meccanismi coinvolti per arrivare a formulare un catalizzatore capace di soddisfare i requisiti del progetto, sia in termini di produttivit di idrogeno sia in termini di tempo di vita, unitamente alla definizione di accorgimenti utili al miglioramento della conduzione della reazione.

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Lidrogeno un elemento di elevato interesse economico, con una produzione industriale che supera i 55 x 1010 m3/anno e notevoli prospettive di sviluppo delle sue applicazioni. Attualmente lidrogeno prodotto principalmente in impianti di larga scala (circa 1000 m3/h) da combustibili fossili attraverso processi di steam reforming ed ossidazione parziale catalitica. Per aumentare la produzione di idrogeno un ruolo fondamentale svolto dalla reazione di water gas shift (WGS) che abbatte il contenuto di CO, massimizzando la produzione di idrogeno. La reazione condotta industrialmente in due stadi, operanti ad alta temperatura (HTS, circa 350 C) e bassa temperatura (LTS, circa 250 C), utilizzando rispettivamente catalizzatori a base di ferro o rame. Tuttavia, evidente linteresse per nuove formulazioni in grado di operare in un unico stadio a temperatura intermedia (MTS), mantenendo le caratteristiche ottimali di attivit e stabilit. In questo lavoro di tesi, condotto in collaborazione con AIR LIQUIDE (F), stato affrontato uno studio della reazione di WGS finalizzato allo sviluppo di nuove formulazioni attive e stabili nellMTS. In particolare, sono stati sintetizzati precursori idrotalcitici Cu/Zn/Al (contenenti carbonati o silicati), con bassi contenuti di rame (diversamente da quanto riportato in letteratura), modulandone le propriet chimico-fisiche, lattivit catalitica e la stabilit con il tempo di reazione. Si osservato come i catalizzatori con minori contenuti di rame ed ottenuti da precursori contenenti carbonati mostrassero unelevata attivit e selettivit nellMTS, raggiungendo valori di conversione del CO analoghi a quelli allequilibrio termodinamico gi a 300 C, indipendentemente dai valori del rapporto S/DG e del tempo di contatto. Tutti i catalizzatori mostrano unelevata stabilit con il tempo di reazione, con incrementi del quantitativo del CO in uscita dopo 100h di circa lo 0,7 % v/v. I catalizzatori scaricati dopo le prove catalitiche evidenziano gli effetti dei processi di sinterizzazione (diminuzione dellarea superficiale ed incremento delle dimensioni dei cristalliti), la cui entit diminuisce al diminuire del contenuto di rame. Infine, confrontando lattivit dei migliori catalizzatori preparati in questo lavoro di tesi con quella di uno dei pi utilizzati catalizzatori commerciali per la reazione di WGS a bassa temperatura, si sono osservati valori di attivit analoghi, raggiungendo quelli di equilibrio per temperature 300C, ma con una attivit significativamente superiore nelle condizioni LTS, soprattutto considerando il valore del tempo di contatto inferiore a quelli comunemente utilizzati negli impianti industriali.

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In questa tesi viene descritto lo studio delle fasi liquido-cristalline del 4-n-ottil-4-cianobifenile eseguito tramite simulazioni al calcolatore molecular dynamics, sia per campioni bulk che per film smectici sottili. Impiegando un campo di forze "molecular mechanics" precedentemente usato con successo per studiare sistemi composti da 250 molecole della serie degli n-cianobifenili (nCB, con n pari a 4-8 atomi di carbonio nella catena alifatica), si simulato il comportamento di un sistema bulk di 750 molecole e di un film smectico di 1500 molecole. Nel primo caso, sottoponendo il campione a un graduale raffreddamento, si osservata la formazione spontanea di fasi ordinate quali quella nematica e quella smectica. Nel secondo caso, invece, si studiata l'influenza dell'interfaccia con il vuoto sull'ordine posizionale e orientazionale di film sottili di diverso spessore e temperatura. Si sono confrontate le propriet di entrambi i sistemi simulati con i dati sperimentali disponibili in letteratura, confermando la bont del modello nel riprodurre fedelmente le caratteristiche dei campioni reali.

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Introduzione: Il cervico-carcinoma la seconda neoplasia maligna per incidenza e mortalit nelle donne in tutto il mondo dopo il cancro al seno. Linfezione persistente da Papillomavirus Umani (HPV) causa necessaria dellinsorgenza del cervico-carcinoma e delle sue lesioni pre-cancerose. Linfezione da HPV si associa anche ad altri carcinomi del distretto ano-genitale (a livello anale, vulvare, vaginale e del pene) e a circa il 25% dei carcinomi squamosi dellorofaringe. I circa 40 genotipi di HPV che infettano la mucosa genitale vengono suddivisi in alto rischio (HR-HPV) e basso rischio (LR-HPV) oncogeno a seconda della alta e bassa associazione con la neoplasia cervicale. I 13 genotipi a pi alto rischio oncogeno sono 16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59 e 68. Di questi, otto (16, 18, 31, 33, 35, 45, 52 e 58) sono associati alla maggior parte dei carcinomi cervicali (circa 89%) e i genotipi 16 e 18 da soli sono riscontrati nel 70% circa delle neoplasie. Linsorgenza e progressione delle lesioni preneoplastiche cervicali , per, associata non solo alla presenza di HPV ad alto rischio, ma, soprattutto, alla persistenza virale (> 18 mesi), alla capacit di integrazione degli HPV ad alto rischio e alla conseguente sovraespressione delle oncoproteine E6/E7. Inoltre, lintegrazione spesso favorita da unalta carica virale soprattutto per quanto riguarda alcuni genotipi (HPV16 e 18). Linfezione da HPV non interessa solo la cervice uterina ma tutto il distretto ano-genitale e quello testa-collo. LHPV, in particolare il genotipo 16, implicato, infatti, nellinsorgenza delle lesioni preneoplastiche della vulva (VIN) classificate come VIN classiche e nei carcinomi ad esse associati. Lincidenza del carcinoma vulvare in Europa di 1.5/100.000 di cui circa il 45% dovuto a HR-HPV (80% ad HPV16). Nonostante lassociazione tra HPV16 e carcinoma vulvare sia alta, ancora poco si conosce sul ruolo della carica virale e dellintegrazione in tali lesioni. Le lesioni che possono presentarsi nella regione testa-collo possono essere sia di natura benigna che maligna. I genotipi pi frequentemente riscontrati in associazione a lesioni benigne (papillomi) sono HPV 6 e 11, quelli associati a forme tumorali (HNSCC) sono il genotipo 18 ma soprattutto il 16. Molti aspetti del coinvolgimento di HPV in queste patologie non sono ancora perfettamente conosciuti e spesso studi su tale argomento hanno mostrato risultati contraddittori, soprattutto perch vengono utilizzate metodiche con gradi diversi di sensibilit e specificit. Recenti dati di letteratura hanno tuttavia messo in evidenza che i pazienti affetti da HNSCC positivi ad HPV hanno una elevata risposta al trattamento chemioradioterapico rispetto ai pazienti HPV-negativi con un notevole impatto sul controllo locale e sulla sopravvivenza ma soprattutto sulla qualit di vita di tali pazienti, evitando di sottoporli a chirurgia sicuramente demolitiva. Scopo del lavoro: Sulla base di queste premesse, scopo di questo lavoro stato quello di valutare limportanza di marker quali la presenza/persistenza di HPV, la carica virale, la valutazione dello stato fisico del genoma virale e lespressione degli mRNA oncogeni nella gestione di pazienti con lesioni preneoplastiche e neoplastiche di diverso grado, associate a papillomavirus mucosi. Per la valutazione dei markers virologici di progressione neoplastica abbiamo sviluppato dei saggi di real time PCR qualitativi e quantitativi studiati in modo da poter fornire, contemporaneamente e a seconda delle esigenze, risposte specifiche non solo sulla presenza e persistenza dei diversi genotipi di HPV, ma anche sul rischio di insorgenza, progressione e recidiva delle lesioni mediante lo studio di markers virologici quali carica virale, integrazione ed espressione degli mRNA. Abbiamo pertanto indirizzato la nostra attenzione verso tre popolazioni specifiche di pazienti: - donne con lesioni vulvari preneoplastiche (VIN) e neoplastiche, allo scopo di comprendere i complessi meccanismi patogenetici di tali patologie non sempre associate ad infezione da HPV; - pazienti con lesioni maligne a livello della regione testa-collo allo scopo di fornire informazioni utili allelaborazione di un percorso terapeutico mirato (radiochemioterapico o chirurgico) a seconda o meno della presenza di infezione virale; - donne con lesioni cervicali di alto grado, trattate chirurgicamente per la rimozione delle lesioni e seguite nel follow-up, per stabilire limportanza di tali marker nella valutazione della persistenza virale al fine di prevenire recidive di malattia.

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I policlorobifenili (PCB) sono inquinanti tossici e fortemente recalcitranti che contaminano suoli e sedimenti di acqua dolce e marini. Le tecnologie attualmente impiegate per la loro rimozione (dragaggio e trattamento chimoco-fisico o conferimento in discarica) sono molto costose, poco efficaci o ad alto impatto ambientale. Lindividuazione di strategie alternative, di natura biologica, consentirebbe lo sviluppo di un processo alternativo pi sostenibile. Nel processo di declorurazione riduttiva i congeneri di PCB a pi alto grado di clorurazione, che sono i pi tossici, recalcitranti e maggiormente tendenti al bioaccumulo, vengono utilizzati da alcuni microrganismi anaerobici come accettori finali di elettroni nella catena respiratoria e bioconvertiti in congeneri a minor grado di clorurazione, meno pericolosi, che possono essere mineralizzati da parte di batteri aerobi. La declorurazione riduttiva dei PCB stata spesso studiata in colture anaerobiche di arricchimento in terreno minerale ottenute a partire da sedimenti di acqua dolce; questi studi hanno permesso di dimostrare che batteri del phylum dei Chloroflexi e appartenenti al genere Dehalococcoides o filogeneticamente facenti parte del gruppo dei Dehalococcoides-like sono i decloruranti. Sono tuttavia scarse le informazioni riguardanti l'occorrenza della declorurazione dei PCB in ambienti marini, nei quali l'alta salinit e concentrazione di solfati influenzano diversamente l'evoluzione delle popolazioni microbiche. In sedimenti contaminati della laguna di Venezia stata osservata declorurazione sia dei PCB preesistenti che di congeneri esogeni; questi studi hanno permesso l'ottenimento di colture di arricchimento fortemente attive nei confronti di 5 congeneri di PCB coplanari. In questa tesi, a partire dalle colture capaci di declorurare i PCB coplanari, sono stati allestiti nuovi passaggi di arricchimento su Aroclor1254, una miscela di PCB pi complessa e che meglio rappresenta la contaminazione ambientale. Le colture sono state allestite come microcosmi anaerobici in fase slurry, preparati risospendendo il sedimento nell'acqua superficiale, ricreando in tal modo in laboratorio le stesse condizioni biogeochimiche presenti in situ; gli slurry sterili sono stati inoculati per avviare le colture. Per favorire la crescita dei microrganismi decloruranti e stimolare cos la decloruraazione dei PCB sono stati aggiunti inibitori selettivi di metanogeni (Bromoetansulfonato o BES) e solfato-riduttori (molibdato), sono state fornite fonti di carbonio ed energia (eD), quali acidi grassi a corta catena e idrogeno, utilizzate di batteri decloruranti noti, e per semplificare la comunit microbica sono stati aggiunti antibiotici cui batteri decloruranti del genere Dehalococcoides sono resistenti. Con questo approccio sono stati allestiti passaggi di arricchimento successivi e le popolazioni microbiche delle colture sono state caratterizzate con analisi molecolari di fingerprinting (DGGE). Fin dal primo passaggio di arricchimento nei microcosmi non ammendati ha avuto luogo un'estesa declorurazione dell'Aroclor1254; nei successivi passaggi si notato un incremento della velocit del processo e la scomparsa della fase di latenza, mentre la stessa stereoselettivit stata mantenuta a riprova dellarricchimento degli stessi microrganismi decloruranti. Le velocit di declorurazione ottenute sono molto alte se confrontate con quelle osservate in colture anaerobiche addizionate della stessa miscela descritte in letteratura. L'aggiunta di BES o molibdato ha bloccato la declorurazione dei PCB ma in presenza di BES stata riscontrata attivit dealogenante nei confronti di questa molecola. La supplementazione di fonti di energia e di carbonio ha stimolato la metanogenesi e i processi fermentativi ma non ha avuto effetti sulla declorurazione. Ampicillina e vancomicina hanno incrementato la velocit di declorurazione quando aggiunte singolarmente, insieme o in combinazione con eD. E' stato per anche dimostrato che la declorurazione dei PCB indipendente sia dalla metanogenesi che dalla solfato-riduzione. Queste attivit respiratorie hanno avuto velocit ed estensioni diverse in presenza della medesima attivit declorurante; in particolare la metanogenesi stata rilevata solo in dipendenza dallaggiunta di eD alle colture e la solfato-riduzione stata inibita dallampicillina in microcosmi nei quali unestesa declorurazione dei PCB stata osservata. La caratterizzazione delle popolazioni microbiche, condotte mediante analisi molecolari di fingerprinting (DGGE) hanno permesso di descrivere le popolazioni batteriche delle diverse colture come complesse comunit microbiche e di rilevare in tutte le colture decloruranti la presenza di una banda che lanalisi filogenetica ha ascritto al batterio m-1, un noto batterio declorurante in grado di dealogenare un congenere di PCB in colture di arricchimento ottenute da sedimenti marini appartenente al gruppo dei Dehalococcoides-like. Per verificare se la crescita di questo microrganismo sia legata alla presenza dei PCB, l'ultimo passaggio di arricchimento ha previsto lallestimento di microcosmi addizionati di Aroclor1254 e altri analoghi privi di PCB. Il batterio m-1 stato rilevato in tutti i microcosmi addizionati di PCB ma non mai stato rilevato in quelli in cui i PCB non erano presenti; la presenza di nessun altro batterio n alcun archebatterio subordinata allaggiunta dei PCB. E in questo modo stato dimostrato che la presenza di m-1 dipendente dai PCB e si ritiene quindi che m-1 sia il declorurante in grado di crescere utilizzando i PCB come accettori di elettroni nella catena respiratoria anche in condizioni biogeochimiche tipiche degli habitat marini. In tutte le colture dell'ultimo passaggio di arricchimento stata anche condotta una reazione di PCR mirata alla rilevazione di geni per dealogenasi riduttive, lenzima chiave coinvolto nei processi di dealogenazione. E stato ottenuto un amplicone di lughezza analoga a quelle di tutte le dealogenasi note in tutte le colture decloruranti ma un tale amplificato non mai stato ottenuto da colture non addizionate di PCB. La dealogenasi ha lo stesso comportamento di m-1, essendo stata trovata come questo sempre e solo in presenza di PCB e di declorurazione riduttiva. La sequenza di questa dealogenasi diversa da tutte quelle note sia in termini di sequenza nucleotidica che aminoacidica, pur presentando due ORF con le stesse caratteristiche e domini presenti nelle dealogenasi note. Poich la presenza della dealogenasi rilevata nelle colture dipende esclusivamente dallaggiunta di PCB e dallosservazione della declorurazione riduttiva e considerato che gran parte delle differenze genetiche concentrata nella parte di sequenza che si pensa determini la specificit di substrato, si ritiene che la dealogenasi identificata sia specifica per i PCB. La ricerca stata condotta in microcosmi che hanno ricreato fedelmente le condizioni biogeochimiche presenti in situ e ha quindi permesso di rendere conto del reale potenziale declorurante della microflora indigena dei sedimenti della laguna di Venezia. Le analisi molecolari condotte hanno permesso di identificare per la prima volta un batterio responsabile della declorurazione dei PCB in sedimenti marini (il batterio m-1) e una nuova dealogenasi specifica per PCB. L'identificazione del microrganismo declorurante permette di aprire la strada allo sviluppo di tecnologie di bioremediation mirata e il gene della dealogenasi potr essere utilizzato come marker molecolare per determinare il reale potenziale di declorurazione di miscele complesse di PCB in sedimenti marini.

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Il presente studio ha come obiettivi lanalisi, la modellazione numerica e la caratterizzazione del rischio idrogeologico di due siti dellAppennino bolognese interessati negli ultimi due anni da colate detritiche, Serraglio (Comune di Castiglione dei Pepoli) e Chiapporato (Comune di Camugnano). Lo studio stato condotto in collaborazione con il Servizio Tecnico di Bacino Reno della Regione Emilia-Romagna, che ha reso disponibile la documentazione relativa ai due eventi analizzati. I predetti eventi possono esser definiti anomali in relazione sia alla loro collocazione essendo il fenomeno delle colate detritiche diffuso principalmente in aree montuose caratterizzate da unaltitudine media rilevante, come larco alpino sia al fatto che non sono n catalogati n ricordati a memoria duomo eventi, in tali localit, precedenti a quelli in esame. Il rischio idrogeologico, indotto dalla possibilit non remota di nuovi eventi, dato non dal volume o dallarea interessata dai fenomeni, ma piuttosto dallestrema velocit caratterizzante le colate detritiche, appunto definite come manifestazioni parossistiche lungo la rete idrografica secondaria con trasporto in massa di sedimenti. Lanalisi effettuata ha anche fornito loccasione per effettuare un confronto tra due realt, quella di Serraglio e quella di Chiapporato, accomunate dalla stessa tipologia di evento, ma differenti in relazione alluso del suolo, alle caratteristiche geomorfologiche e alle modalit di propagazione nel corso dellevento. Labitato di Serraglio, sito nella frazione di Baragazza, stato colpito da una colata detritica il 20 gennaio 2009. Da un punto di vista geologico e geomorfologico la localit sovrastata da un versante boscato notevolmente acclive, caratterizzato dallaffioramento della cosiddetta Formazione di Cervarola: tali rocce, appartenenti alla categoria delle arenarie e solitamente presenti in strati compatti, in seguito alla naturale degradazione dovuta agli agenti atmosferici hanno dato luogo ad un detrito composto da blocchi e ciottoli di varia dimensione immersi in una matrice sabbiosa. Il distacco avvenuto proprio in questo materiale detritico, reso instabile dal notevole apporto pluviometrico verificatosi nei giorni precedenti. La colata, sviluppatasi in seguito alla fluidificazione del materiale coinvolto in uno scivolamento di detrito di ridotta volumetria, si incanalata in uno dei rii effimeri che drenano il versante con traiettorie tra loro pseudo parallele. Il debris flow, accelerato da un dislivello complessivo di 125 m, ha poi raggiunto due abitazioni, fortunatamente non abitate al momento dellevento, depositando uno spessore detritico di oltre 1,5 m nella zona di transito prima di proseguire verso valle nella sua frazione pi fine, incanalandosi di fatto lungo lo stradello asfaltato di accesso alle abitazioni e interessando la strada provinciale che collega Castiglione dei Pepoli alluscita autostradale di Roncobilaccio. Da un punto di vista meteo-climatico il mese di gennaio 2009 stato caratterizzato da precipitazioni fortemente superiori alla media, accompagnate da una ridotta insolazione. La continua oscillazione dello zero termico tra 0 e 900 m ha dato luogo alla formazione di uno spessore nivale al suolo di circa 20 cm tre giorni prima dellevento e poi al suo rapido scioglimento contestualmente allaumento termico, dato dalla risalita di aria calda umida di origine africana, accompagnata da quella perturbazione che ha poi di fatto innescato il fenomeno. Nelle 48 ore precedenti levento sono stati registrati apporti nivo-pluviometrici corrispondenti ad oltre 130 mm, che hanno causato la completa saturazione del detrito superficiale, linnesco dello scivolamento di detrito e la sua successiva fluidificazione. Il distacco del materiale detritico, la sua movimentazione e la notevole erosione che ha caratterizzato lalveo del rio durante il fenomeno quantificata mediamente in 20 cm sono state favorite dalle mediocri condizioni di salute del castagneto che copre il versante interessato dallevento: la totale assenza di manutenzione e labbandono della coltivazione a pali del bosco hanno inibito la naturale funzione stabilizzante del boscato, trasformatosi da fattore inibente a fattore predisponente il fenomeno. La seconda colata detritica analizzata ha invece interessato la strada comunale che collega la frazione di Stagno allabitato di Chiapporato, splendida borgata cinquecentesca, frequentata soprattutto da turisti ed escursionisti durante la stagione estiva. Il versante sede della colata, occorsa in data 8 novembre 2010, caratterizzato da numerosi affioramenti della cosiddetta Formazione di Stagno, arenarie intervallate da strati marnoso-pelitici. Tale litotipo, soggetto alla naturale degradazione indotta dagli agenti atmosferici, origina un detrito composto da massi e ciottoli, raccoltisi, nellarea in esame, in un canalone posto ai piedi di una scarpata pseudo verticale delimitante il pianoro di Val di Sasso. Tale materiale detritico stato poi fluidificato dalle abbondanti piogge, depositando, dopo oltre 320 metri di dislivello, circa un metro di detrito sul piano stradale per poi proseguire la sua corsa verso il Torrente Limentra e il Bacino di Suviana. Levento stato innescato da precipitazioni intense e persistenti che hanno depositato al suolo oltre 69 mm di pioggia in 25 ore. Nel mese precedente il fenomeno sono stati misurati oltre 530 mm di pioggia, quantitativi superiori alla media climatologica, che hanno sicuramente accelerato anche la degradazione della scarpata e laccumulo di detriti nellarea sorgente. Le colate sopra descritte sono state poi simulate utilizzando il modello DAN-W (Dynamic ANalysis) del prof. Oldrich Hungr della University of British Columbia (Canada). Tale modello si basa su una discretizzazione della massa movimentata tramite il metodo degli elementi di contorno e sulla soluzione alle differenze finite di tipo Lagrangiano dellequazione di De Saint Venant. Lequazione del moto, integrata verticalmente, applicata a colonne strette di flusso (elementi di contorno). Lequazione di continuit invece risolta riferendosi agli elementi di massa delimitati dai predetti elementi di contorno. Il numero di incognite principali eguaglia il numero di equazioni disponibili ed il problema quindi completamente determinato. Gli altri parametri caratterizzanti la colata sono determinati tramite interpolazioni basate sullipotesi che sia la superficie del flusso sia quella della traiettoria siano ragionevolmente lisce. La soluzione esplicita ed avviene per step temporali successivi. Al fine della determinazione dei parametri lutilizzatore ha la possibilit di scegliere tra vari modelli reologici, quantificanti il termine di resistenza caratterizzante il moto. Su indicazione dellautore del modello sono stati utilizzati il modello frizionale e quello di Voellmy, che, in casi simili, forniscono risultati pi realistici (in relazione alla modellizzazione di colate di detrito). I parametri utilizzati per la calibrazione sono lo spessore di detrito depositato sul piano stradale, nel caso di Chiapporato, e a tergo della prima abitazione investita dalla colata nel caso di Serraglio, unitamente alla massima distanza raggiunta dai detriti. I risultati ottenuti utilizzando il modello reologico frizionale mostrano profili di velocit scarsamente rappresentativi, con una costante sovrastima della stessa, a fronte di una migliore capacit descrittiva degli spessori accumulatisi. Il modello di Voellmy ha invece prodotto andamenti di velocit pi realistici, confrontabili con i valori forniti dalla letteratura internazionale, riuscendo al contempo a quantificare con precisione laccumulo di detrito rilevato a seguito degli eventi. I valori dei parametri utilizzati nella modellazione sono stati ricavati dalle indicazioni dellautore del modello affiancate dai range resi disponibili dalla letteratura. Entrambe le caratterizzazioni reologiche sono poi state oggetto di unanalisi di sensitivit ai fini di quantificare il peso dei parametri utilizzati. Il modello frizionale si rivelato particolarmente sensibile allandamento del coefficiente di attrito basale e al coefficiente di pressione dei pori, con un lieve preponderanza del primo, mentre il modello reologico di Voellmy si mostrato fortemente influenzato dal coefficiente di turbolenza e dal coefficiente di attrito, pressoch paritari nelleffettivo condizionamento dei risultati. Gli output ottenuti simulando levento di Serraglio sono risultati generalmente meno realistici di quelli ricavati nel caso di Chiapporato: ci probabilmente dovuto alle caratteristiche reologiche proprie del fenomeno occorso a Serraglio, classificabile come un ibrido tra un mud flow e un debris flow. Sono state infine avanzate proposte di intervento e di monitoraggio dei siti indagati, al fine di una mitigazione del rischio idrogeologico gravante sulle aree esaminate. Il caso di Serraglio presenta, a parere dello scrivente, un rischio idrogeologico pi elevato, se paragonato a quello presente a Chiapporato, dati la vicinanza ad un centro abitato e lo status quo caratterizzante il versante sede del dissesto. Nei circa 18 mesi trascorsi dopo levento stato possibile rilevare un progressivo ampliamento della nicchia di distacco dello scivolamento, poi evolutosi in colata con andamento tipicamente retrogressivo. Lo stato della vegetazione permane in condizioni problematiche, con frequenti ribaltamenti e sradicamenti (processi noti in letteratura come chablis) dei castagni presenti, con un conseguente aumento dellerosione superficiale del versante e lapporto detritico allinterno del rio. Tale detrito poi trattenuto allinterno dellalveo da una serie di briglie naturali formatesi a seguito della caduta di varie piante allinterno del canale stesso a causa del passaggio del debris flow o a fenomeni di chablis. La forte sovraescavazione occorsa in occasione della colata ha poi favorito linnesco di una serie di piccoli scivolamenti superficiali confluenti nel rio stesso, anchessi apportatori di detrito, ingrediente principale per un nuovo debris flow. inoltre da notare come la zona di runout tuttora parzialmente occupata dal detrito depositatosi a seguito dellevento: tale configurazione, causando di fatto una riduzione della potenziale area di sfogo di un nuovo debris flow, acuisce il rischio di unestensione areale verso valle degli effetti di un nuovo fenomeno, con un conseguente possibile maggior coinvolgimento dellabitato di Serraglio. stato quindi proposto di attuare unadeguata regimazione dellarea boschiva caratterizzante il versante, unitamente ad una regimazione fluviale del rio, tramite la realizzazione di briglie in legno e pietrame essendo larea non cantierabile e la rimozione degli accumuli detritici in seno allalveo stesso. La nicchia di distacco principale e le nicchie secondarie dovranno poi essere oggetto di opportuna stabilizzazione. Pi a valle stata suggerita la rimozione dellaccumulo detritico presente nellarea di runout e la realizzazione di unadeguata opera di ricezione delle acque del rio e di eventuali nuove colate: a tal fine si ipotizzato il ripristino dellantico alveo, successivamente deviato e tombato per permettere ledificazione dellabitazione poi investita dalla colata. stato inoltre proposto un monitoraggio attraverso linstallazione di un pluviometro, tarato con opportune soglie di allarme, dotato di datalogger e modem GPRS al fine di comunicare in tempo reale, ai tecnici incaricati e agli abitanti, un eventuale superamento della soglia di allarme. Il caso di Chiapporato invece caratterizzato da problematiche connesse al rischio idrogeologico meno rilevanti di quelle presenti a Serraglio. Ci dovuto allo scarso traffico caratterizzante la strada comunale e allassenza di altri edifici o infrastrutture potenzialmente coinvolgibili da un nuovo evento. La probabilit del verificarsi di una nuova colata per concreta, considerata la forte erosione caratterizzante il versante: trascorsi sei mesi dallevento, stato possibile rilevare nellarea sorgente un accumulo medio di detrito di circa mezzo metro di spessore. Le cause del dissesto, a differenza di Serraglio, non sono in alcun modo imputabili allazione antropica: si tratta infatti della naturale evoluzione del versante sovrastante il piano stradale. Si propone quindi la collocazione di cartelli stradali indicanti il pericolo di caduta massi e colate detritiche agli automobilisti e ai pedoni, unitamente allinstallazione di un cavo a strappo posto lungo lalveo torrentizio collegato ad un semaforo dislocato nei pressi del guado della strada comunale sul rio Casale. Leventuale verificarsi di un nuovo evento comporterebbe la lacerazione del cavo installato e lattivazione del semaforo e di un eventuale allarme acustico con conseguente inibizione del traffico stradale in occasione del transito del debris flow. Nel contesto geologico e geomorfologico dellAppennino tosco-emiliano i debris flow rappresentano una tipologia di dissesto da frana poco diffusa, ma comunque potenzialmente presente nelle aree dove i processi di alterazione e degradazione degli ammassi rocciosi affioranti generino accumuli di detrito e in condizioni morfologiche caratterizzate da elevate pendenze dei versanti. Questo studio ha permesso di approfondire la conoscenza di questi fenomeni, che presentano una magnitudo notevolmente inferiore rispetto al contesto alpino, ma la cui interferenza con lattivit antropica acuisce notevolmente il rischio idrogeologico nelle zone interessate. Si sottolinea, inoltre, che nellattuale contesto climatico caratterizzato da sempre pi frequenti piogge brevi ed intense ed eventi cosiddetti di rain on snow, la frequenza sia temporale che spaziale di tali fenomeni di dissesto appare destinata ad aumentare, anche in aree in precedenza non interessate.

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La Siria interna settentrionale rappresenta unarea di grande interesse dal punto di vista degli studi storico archeologici. Da decenni, infatti, in questa zona si susseguono molteplici campagne di scavi archeologici e numerosi progetti di ricerca finalizzati alla ricostruzione ed alla caratterizzazione del paesaggio antico della Siria interna settentrionale. E proprio allinterno di tale contesto che si inquadra il presente lavoro di tesi, che vuol essere uno strumento di supporto interdisciplinare per le attivit e le ricerche sotto differenti e molteplici punti di vista: ingegneristico, archeologico, geologico ed agrario. Lobiettivo principale di questo elaborato riguarda lanalisi e linquadramento del territorio della Siria interna settentrionale, attraverso limpiego delle immagini satellitari e con il supporto dei dati presenti in letteratura, al fine di produrre una classificazione dellarea di interesse. Per permettere una migliore caratterizzazione del territorio, i risultati ottenuti sono inoltre valutati e comparati utilizzando differenti scale temporali e spaziali. Tali analisi hanno per loro natura un carattere multitemporale, con lobiettivo di valutare le principali trasformazioni del territorio, analizzando in particolar modo il processo di urbanizzazione ed il differente utilizzo del suolo verificatisi negli ultimi 20 anni. Le analisi sono inoltre condotte su scale territoriali differenti, permettendo cos di creare un database georeferenziato multiscala, che sia di supporto allo studio di questo territorio. Il lavoro ha comportato la messa a punto di procedure specifiche e lapplicazione di numerosi e diversi metodi propri del Telerilevamento ottico. A completamento delle elaborazioni di inquadramento del territorio della Siria interna settentrionale, stato anche realizzato un layer relativo alla sismicit dellarea, che come noto presenta storicamente una forte attivit sismica, con la organizzazione in ambiente GIS dei dati relativi ai principali sistemi di faglia presenti nellarea.

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La raccolta e lutilizzo in chiave comparativa di dati di performance sanitaria risponde, tra le altre esigenze, a bisogni di accountability. Si osserva infatti a livello internazionale la diffusione di politiche di pubblicizzazione della qualit dei risultati: uno studio della letteratura di settore consente di confrontare i fattori pi rilevanti delle principali esperienze di reporting gi realizzate in Paesi dai sistemi sanitari molto diversi. Nel contesto italiano lattenzione ai diritti dellutente di concerto con la riforma del sistema informativo sanitario si pongono come premesse alla potenziale diffusione di dati di performance alla cittadinanza. Una interpretazione delle fonti normative e della giurisprudenza tramite il principio di trasparenza pare sostenere la tesi di una doverosit di informazione in capo alle amministrazioni pubbliche; lanalisi dei possibili scenari di impatto delle politiche di comunicazione ne condiziona per lattuazione ad una programmazione strutturata e consapevole.

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La tesi si pone due obiettivi principali. Il primo quello di proporre una rassegna ragionata della letteratura di carattere economico sulla Responsabilit Sociale dImpresa (RSI), analizzando i maggiori elementi di possibile critica e i nodi rimasti irrisolti. Il secondo quello di introdurre alcuni contributi originali a questa letteratura. Riguardo al secondo obiettivo, lanalisi economica della RSI si pu dividere in due rami: uno che vede la RSI principamente come strategia di differenziazione, e laltro che la vede come strategia per migliorare lefficienza del processo produttivo. Fino ad ora la letteratura economica si concentrata esclusivamente sul primo. Nella mia tesi vengono sviluppati alcuni modelli teorici delle RSI come strategia per migliorare l'efficienza del processo produttivo. Uno dei principali risultati della tesi che le imprese che appaiono socialmente responsabili non sono quelle che hanno rinunciato alla massimizazione dei profitti, ma quelle che hanno come obiettivo la massimizzazione dei profitti nel lungo periodo, tenendo in considerazione come le proprie attivit possono influenzare la disponibilit e la qualit dei fattori di produzione nel futuro. Un altro risultato della tesi lo studio delle configurazioni di equilibrio in diversi mercati, con riferimento a quante imprese decideranno di intraprendere RSI e quante decideranno di non farlo.