990 resultados para Amplitude de Movimento Articular
Resumo:
In questo lavoro si analizza un tratto di falesia costiera nei pressi di Torino di Sangro marina, dove nel 1916 si verificò una frana di tipo rotazionale di grandi dimensioni. Non si studia il fenomeno dal punto di vista geotecnico, bensì lo si inquadra in uno studio geomorfologico generale dell’area geografica di occorrenza per comprendere se esso possa aver avuto implicazioni non soltanto geomeccaniche ordinarie, ma anche di tipo morfo-tettonico, ossia geologico-strutturale. Si propone la cartografia geomorfologica originale dell’area compresa tra la costa e l’abitato di Casalbordino, basata sul rilevamento di campagna, nonché l’analisi del profilo longitudinale del torrente Osento. Si comparano i dati così ottenuti con quelli dei più recenti studi morfotettonici eseguiti nell’area abruzzese-molisana da vari istituti di ricerca. Dal presente studio non risulta verificabile un’influenza diretta della tettonica sull’innesco dei fenomeni franosi costieri, se non per quanto relativo al basso tasso di innalzamento, comunque difficilmente quantificabile sulla base dei dati attuali. Pertanto il movimento franoso costiero in oggetto deve essere inquadrato, per ora, come un ordinario caso di scorrimento rotazionale, benchè di notevoli dimensioni, principalmente motivato da implicazioni idrologiche locali e dalla erosione marina costiera di medio termine. Non si esclude comunque che ulteriori futuri studi di dettaglio possano evidenziare implicazioni finora non considerate nello sviluppo di tali fenomeni.
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Nel presente lavoro di tesi è stato sviluppato e testato un sistema BCI EEG-based che sfrutta la modulazione dei ritmi sensorimotori tramite immaginazione motoria della mano destra e della mano sinistra. Per migliorare la separabilità dei due stati mentali, in questo lavoro di tesi si è sfruttato l'algoritmo CSP (Common Spatial Pattern), in combinazione ad un classificatore lineare SVM. I due stati mentali richiesti sono stati impiegati per controllare il movimento (rotazione) di un modello di arto superiore a 1 grado di libertà, simulato sullo schermo. Il cuore del lavoro di tesi è consistito nello sviluppo del software del sistema BCI (basato su piattaforma LabVIEW 2011), descritto nella tesi. L'intero sistema è stato poi anche testato su 4 soggetti, per 6 sessioni di addestramento.
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Negli ultimi anni il tema del risparmio energetico nei sistemi elettronici ha suscitato sempre maggiore interesse, poiché grazie allo sviluppo tecnologico è stato possibile creare dispositivi in grado di operare a bassa potenza. Sempre più applicazioni elettroniche richiedono di funzionare tramite fonti di energia limitata, come per esempio le batterie, con un’autonomia in alcuni casi anche di 15-20 anni, questo è il motivo per il quale è diventato fondamentale riuscire a progettare sistemi elettronici in grado di gestire in modo intelligente l’energia a disposizione. L’utilizzo di batterie però spesso richiede costi aggiuntivi, come per esempio il semplice cambio, che in alcune situazioni potrebbe essere difficoltoso poiché il sistema elettronico si potrebbe trovare in luoghi difficilmente raggiungibili dall’uomo; ecco perché negli ultimi anni il tema della raccolta di energia o anche chiamato Energy Harvesting, sta suscitando sempre più interesse. Con l’Energy Harvesting si possono catturare ed accumulare per poi riutilizzare, piccole quantità di energia presenti nell’ambiente. Attraverso sistemi di Energy Harvesting è quindi diventato possibile trasformare energia cinetica, differenze di temperatura, effetto piezoelettrico, energia solare ecc.. in energia elettrica che può essere utilizzata per alimentare semplici applicazioni elettroniche, nel caso di questa tesi un nodo sensore wireless. I vantaggi dei sistemi di Energy Harvesting rispetto a sistemi alimentati a batteria sono i seguenti: - Costi di manutenzione ridotti; - Fonte di energia idealmente inesauribile e con un impatto ambientale negativo nullo. La potenza fornita da sistemi di Energy Harvesting si aggira intorno a qualche centinaia di uW, perciò è chiaro che il sistema da alimentare deve essere ottimizzato il più possibile dal punto di vista energetico, per questo motivo il progettista si deve impegnare per evitare qualsiasi spreco energetico e dovrà utilizzare dispositivi che permettono una gestione intelligente dell’energia a disposizione, al fine di ottenere la migliore efficienza possibile.
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La città di Bologna, la storia, i flussi e le connessioni. Questo progetto di gruppo nasce dalla necessità di ripensare il ruolo dell’infrastruttura nella contemporaneità e nell’atteggiamento che l’architettura può assumere di fronte alle rinnovate priorità delle città italiane che, tra espansione demografica, monumenti e centri storici da preservare, nuove reti di comunicazione e scambio delle informazioni, necessitano sempre più di una pianificazione che prenda in analisi il passato, interpreti il presente e si ponga l’obiettivo primario di dialogare con il futuro. Il capoluogo Emiliano è collocato in una posizione strategica per le comunicazioni d i trasporti, tenendo uniti gli estremi dello stivale e svolgendo un ruolo di snodo a cui oggi la penisola Italiana non può in alcun modo rinunciare. Ogni giorno una quantità spropositata di pendolari e viaggiatori è indotta nella città concentrandosi in un primo momento nell’area della stazione ferroviaria e dei piazzali antistanti, per poi distribuirsi all’interno del tessuto urbano, chi utilizzando il sistema di rete tramviaria, chi a piedi o in bicicletta. L’intento principale del masterplan proposto è quindi valutare un range di informazioni supplementari ai tradizionali studi urbani. Si è notato come le aree più degradate della città (spesso limitrofe ad infrastrutture consegnate al comune senza valutarne l’integrazione e l’impatto urbano e ambientale) manchino di una circolazione costante e di attività. Si è identificato nelle migliaia di soggetti che ogni giorno giungono a Bologna usufruendo dei servizi delle Ferrovie dello Stato la linfa vitale di un’importante parte della città. Poiché progettare per un futuro prossimo è pensare a un presente in grado di accettare i propri limiti e assimilare le aberrazioni del passato, rifacendosi ad un immaginario che non può che sconfinare i paradigmi prefissati che hanno portato ad uno status irrisolto ma non irrisolvibile.
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During short-term postural changes, the factors determining the amplitude of intracranial pulse pressure (ICPPA) remain constant, except for cerebrovascular resistance (CVR). Therefore, it may be possible to draw conclusions from the ICPPA onto the cerebrovascular resistance (CVR) and thus the relative change in cerebral perfusion pressure (CPP).
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The aim of this study was to investigate the interconnection between the processes of proliferation, dedifferentiation, and intrinsic redifferentiation (chondrogenic) capacities of human articular chondrocyte (HAC), and to identify markers linking HAC dedifferentiation status with their chondrogenic potential. Cumulative population doublings (PD) of HAC expanded in monolayer culture were determined, and a threshold range of 3.57-4.19 PD was identified as indicative of HAC loss of intrinsic chondrogenic capacity in pellets incubated without added chondrogenic factors. While several specific gene and surface markers defined early HAC dedifferentiation process, no clear correlation with the loss of intrinsic chondrogenic potential could be established. CD90 expression during HAC monolayer culture revealed two subpopulations, with sorted CD90-negative cells showing lower proliferative capacity and higher chondrogenic potential compared to CD90-positive cells. Although these data further validated PD as critical for in vitro chondrogenesis, due to the early shift in expression, CD90 could not be considered for predicting chondrogenic potential of HAC expanded for several weeks. In contrast, an excellent mathematically modeled correlation was established between PD and the decline of HAC expressing the intracellular marker S100, providing a direct link between the number of cell divisions and dedifferentiation/loss of intrinsic chondrogenic capacity. Based on the dynamics of S100-positive HAC during expansion, we propose asymmetric cell division as a potential mechanism of HAC dedifferentiation, and S100 as a marker to assess chondrogenicity of HAC during expansion, of potential value for cell-based cartilage repair treatments.
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This pilot study defines the feasibility of cartilage assessment in symptomatic femoroacetabular impingement patients using intra-articular delayed gadolinium-enhanced MRI of cartilage (ia-dGEMRIC). Nine patients were scanned preliminary to study the contrast infiltration process into hip joint cartilage. Twenty-seven patients with symptomatic femoroacetabular impingement were subsequently scanned with intra-articular delayed gadolinium-enhanced MRI of cartilage. These T(1) findings were correlated to morphological findings. Zonal variations were studied. This pilot study demonstrates a significant difference between the pre- and postcontrast T(1) values (P < 0.001) remaining constant for 45 min. We noted higher mean T(1) values in morphologically normal-appearing cartilage than in damaged cartilage, which was statistically significant for all zones except the anterior-superior zone. Intraobserver (0.972) and interobserver correlation coefficients (0.933) were statistically significant. This study outlines the feasibility of intra-articular delayed gadolinium-enhanced MRI of cartilage for assessment of cartilage changes in patients with femoroacetabular impingement. It can also define the topographic extent and differing severities of cartilage damage.
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The purpose of this study was to investigate whether T1-mapping of hip joint with intra-articular delayed gadolinium-enhanced magnetic resonance imaging (MRI) of cartilage (ia-dGEMRIC) is comparable to the already established intravenous (iv)-technique for assessing different grades of cartilage degeneration.
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The purpose was to investigate the in vivo effects of unloading and compression on T1-Gd relaxation times in healthy articular knee cartilage.
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Cell therapies for articular cartilage defects rely on expanded chondrocytes. Mesenchymal stem cells (MSC) represent an alternative cell source should their hypertrophic differentiation pathway be prevented. Possible cellular instruction between human articular chondrocytes (HAC) and human bone marrow MSC was investigated in micromass pellets. HAC and MSC were mixed in different percentages or incubated individually in pellets for 3 or 6 weeks with and without TGF-beta1 and dexamethasone (±T±D) as chondrogenic factors. Collagen II, collagen X and S100 protein expression were assessed using immunohistochemistry. Proteoglycan synthesis was evaluated applying the Bern score and quantified using dimethylmethylene blue dye binding assay. Alkaline phosphatase activity (ALP) was detected on cryosections and soluble ALP measured in pellet supernatants. HAC alone generated hyaline-like discs, while MSC formed spheroid pellets in ±T±D. Co-cultured pellets changed from disc to spheroid shape with decreasing number of HAC, and displayed random cell distribution. In -T-D, HAC expressed S100, produced GAG and collagen II, and formed lacunae, while MSC did not produce any cartilage-specific proteins. Based on GAG, collagen type II and S100 expression chondrogenic differentiation occurred in -T-D MSC co-cultures. However, quantitative experimental GAG and DNA values did not differ from predicted values, suggesting only HAC contribution to GAG production. MSC produced cartilage-specific matrix only in +T+D but underwent hypertrophy in all pellet cultures. In summary, influence of HAC on MSC was restricted to early signs of neochondrogenesis. However, MSC did not contribute to the proteoglycan deposition, and HAC could not prevent hypertrophy of MSC induced by chondrogenic stimuli.
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T2 mapping techniques use the relaxation constant as an indirect marker of cartilage structure, and the relaxation constant has also been shown to be a sensitive parameter for cartilage evaluation. As a possible additional robust biomarker, T2* relaxation time is a potential, clinically feasible parameter for the biochemical evaluation of articular cartilage.
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http://www.woodheadpublishing.com/en/book.aspx?bookID=1480
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To investigate changes in ocular pulse amplitude (OPA) during a short-term increase in intraocular pressure (IOP) and to assess possible influences of biometrical properties of the eye, including central corneal thickness (CCT) and axial length.