860 resultados para Feminin myth
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This project discusses the relation between memory and graphic novels, mainly focusing on the ongoing narration of the Vietnam War. It adopts a diachronic and philological approach to reconstruct the history of the medium and its entanglement with war, be it as instrument of propaganda or as a memory project. It follows the development of the medium in Hearst and Pulitzer newspapers, analyzing how mass culture helped consolidating a persuasive ‘war mentality’. It reflects on the role that comics played in the creation of the myth of the ‘good war’. It also shows how the ‘god war’ pattern became increasingly contested during the Vietnam War, following the questioning of the traditional “American values” promoted by the counterculture of the time. Finally, it explores how the narration (and memory) of the Vietnam War has changed after September 11, 2001, and it describes the emergence of graphic narratives written by diasporic Vietnamese graphic artists.
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Nonostante la ricchezza e la varietà delle voci che costituiscono l’orizzonte proteiforme della poesia degli ultimi centocinquanta anni, pare ancora non del tutto tramontato uno dei miti più duraturi della modernità letteraria: che tutta la poesia sia da considerare poesia lirica e che la lirica sia, sostanzialmente, liricità, un’accezione tonale più che un genere letterario. A fondamento di tale mito convergono numerose ricostruzioni storiche dello scorso secolo. La presente ricerca nasce dalla convinzione che sia altamente fuorviante considerare la lirica in maniera statica e non dinamica, prenderla in esame come un qualcosa di fisso e già dato, quasi si trattasse di un concetto metastorico, che può o non può conservare una sua attualità, una sua inerenza con la forma dell’esperienza della contemporaneità. I nostri modi di leggere, rappresentare e costruire la realtà cambiano in continuazione, mentre la lirica rimarrebbe lì, cristallizzata nei modi e negli statuti che le sono stati associati in età romantica. La lirica ha, nelle letterature occidentali, una lunghissima storia, ma uno statuto generico ondivago e incerto. Tre risultano essere gli snodi decisivi per la sua evoluzione: il momento della sua fondazione (l’antichità greca), il momento della sua riattivazione generica (il Rinascimento), e il momento della sua ridefinizione (il Romanticismo). Nel presente lavoro si cercherà di ripercorrere questa storia attraverso una prospettiva eccentrica, ossia quella del rapporto io-tu. In questo modo emergeranno nuove costanti e nuove varianti in base alle quali considerare il testo lirico e la sua storia. L’obiettivo è quello di delineare una teoria della lirica aperta, inclusiva e anti-essenzialista
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Siegfried Kracauer (1889-1966) fu di formazione ingegnere-architetto, giornalista. Egli fu un instancabile osservatore critico della superficie della realtà, convinto quale era che solo dall’osservazione dei fenomeni superficiali si potesse davvero intuire la realtà di un’epoca. L’obiettivo della tesi è cercare di cogliere il rapporto tra forma e critica della realtà attraverso saggi, articoli di giornale, recensioni di libri e film, biografie e autobiografie. All’interno di questo lavoro si sono isolate alcune immagini e opere che permettono, a nostro parere, di cogliere il senso della decifrazione della modernità in Kracauer. La luce come figura ambigua della fantasmagoria e della metropoli, il mito e la razionalizzazione capitalistica, la figura di Ginster, personaggio letterario chiaramente autobiografico incaricato di descrivere le tensioni nel passaggio dall’esperienza della prima guerra mondale al mondo moderno dell’improvvisazione e della perdita dei confini e, infine, Jacques Offenbach e l’operetta, incursione storica di Kracauer alla ricerca di una biografia sociale della città di Parigi come archeologia della modernità sviluppando un parallelo tra l’epoca del Secondo Impero di Napoleone III e l’avvento del nazismo. A ognuno di questi momenti è dedicato un capitolo che cerca di sviluppare continuità e discontinuità del pensiero di Kracauer nei confronti delle eredità filosofiche e metodologiche di György Lukács, Georg Simmel, Karl Marx. mL’attenzione è stata rivolta alle testimonianze dei rapporti e dei confronti, talora aspri, con i suoi colleghi e amici a partire da quelli complicati con Benjamin e Adorno che restituiscono un’immagine di un pensatore originale e complesso alla ricerca e, paradossalmente sulla soglia, di una via per pensare l’irruzione della cultura di massa e del potere assoggettante delle immagini.
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La Bukowina è una regione dell’impero asburgico ricordata come “eccezionale” per la compresenza e la tolleranza fra etnie, nonché per l’accoglienza unica della lingua tedesca. Questa narrazione proviene e dai nostalgici ricordi delle ultime generazioni di abitanti del luogo, che in seguito hanno vissuto la fine del “mondo di ieri”; e da un discorso propagandistico della Corona. La presente ricerca si propone di illustrare il paesaggio culturale della Bukowina nonché le reali modalità con cui la cultura dell’imperatore si insinuò nella regione. Nel decodificare il rapporto di superiorità con cui il tedesco si affacciava agli altri popoli – investigato con l’ausilio dei postcolonial studies –, il progetto propone come materia di studio un fenomeno letterario in voga a cavallo tra XIX e XX secolo, la “letteratura etnografica”, ispirato dall’affascinante molteplicità della Bukowina, nonché da una disciplina accademica che in quegli anni attirava molti studiosi e curiosi: l’etnografia. Questo tipo di letteratura si esprime attraverso diversi generi letterari, che spesso condividono il tratto della frammentarietà. Tra queste opere, la presente analisi si sofferma su tre esempi che mostrano un progressivo allontanamento dal metodo “scientifico” della disciplina etnografica, illustrando l’ampiezza dell’insieme “letteratura etnografica”: "Die Völkergruppen der Bukowina" (1884) di Ludwig Adolf Staufe Simiginowicz; "Aus Halb-Asien" (1876-1888) di Karl Emil Franzos; "Maghrebinische Geschichten" (1953), di Gregor von Rezzori.
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The aim of the research is to understand the transformations of the myth of Endymion and Selene from the Ancient World to the Contemporary Times with regard to the intersection of dominant femininity and objectified masculinity. The final goal is to show how these two macro-concepts have been represented according to a dialectical mechanism of cultural constants and variations of which the myth stands as a privileged plane of study. This connection will be explored in detail alongside with the eroticization of the sleeping and dead male body, to which its erotic agency is to be restored, by a woman who explicitly shows an erotic desire towards him. These two marginal desires are analysed from the point of view of the dialectic antagonistic to hegemony, and their expressive effects are examined in different media: literary, artistic, cinematographic. This relationship between the two lovers is marked by a significant presence of death that in the first part of the thesis is called female proto-necrophilia, while in the last part is named female necrophilia. The relationship that is in established between the two is a clear example of how anti-normative desires have undergone numerous attempts of neutralization and have increasingly become an expression of the medicalization of the uncanny. Female necrophilia is in fact the last step of a mythical romance that undermines the normative and hegemonic construction of ordinariness, but at the same time manifests its expressive and irrepressible power throughout the literature and arts of the Global North. To examine this in depth, the research is divided into five chapters.