934 resultados para Retracto-La Guardia-Pleitos-S. XVII


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Questo lavoro è imperniato sullo studio di uno dei melodrammi più interessanti della fine del XVII secolo: “Il carceriere di sé medesimo” di Lodovico Adimari (1644-1708) e Alessandro Melani (1639-1703), allestito per la prima volta a Firenze nel 1681, e ripreso nel giro di una ventina d’anni a Reggio (1684), a Bologna (1697) e a Vienna (1702). L’opera vanta un’origine drammatica di spicco: risale infatti alla commedia “Guardarse a sí mismo” di Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) mediata dal “Geôlier de soi-mesme” di Thomas Corneille (1625-1709), e presenta qualità poetiche e musicali evidenti, assicurate dai nomi del poeta Lodovico Adimari e del compositore Alessandro Melani. A ciò si aggiungano una tradizione articolata in quattro allestimenti, nonché un elevato numero di testimoni superstiti: cinque edizioni del libretto (testimoniate da numerosi esemplari) e il numero fortunatissimo di tre partiture manoscritte, conservate a Parigi, Bologna e Modena. La tesi contiene l’edizione critica del “Carceriere di sé medesimo” di Adimari con tutte le varianti accumulatesi nella riedizione del libretto e nella copiatura della partitura, l’analisi del dramma, a partire dal confronto tra i testi di Calderón, Corneille e Adimari, e lo studio delle sue componenti drammatiche, formali e contenutistiche. Si aggiunge uno studio sul contesto storico-musicale degli allestimenti di Firenze, Reggio, Bologna e Vienna, nonché l’edizione dei restanti tre drammi di Adimari: la commedia “Le gare dell’amore e dell’amicizia” (1679), e il dramma per musica “L’amante di sua figlia” (1684).

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La sonnolenza durante la guida è un problema di notevole entità e rappresenta la causa di numerosi incidenti stradali. Rilevare i segnali che precedono la sonnolenza è molto importante in quanto, é possibile mettere in guardia i conducenti dei mezzi adottando misure correttive e prevenendo gli incidenti. Attualmente non esiste una metodica efficace in grado di misurare la sonnolenza in maniera affidabile, e che risulti di facile applicazione. La si potrebbe riconoscere da mutazioni di tipo comportamentale del soggetto come: presenza di sbadigli, chiusura degli occhi o movimenti di caduta della testa. I soggetti in stato di sonnolenza presentano dei deficit nelle loro capacità cognitive e psicomotorie. Lo stesso vale per i conducenti i quali, quando sono mentalmente affaticati non sono in grado di mantenere un elevato livello di attenzione. I tempi di reazione si allungano e la capacità decisionale si riduce. Ciò è associato a cambiamenti delle attività delta, theta e alfa di un tracciato EEG. Tramite lo studio dei segnali EEG è possibile ricavare informazioni utili sullo stato di veglia e sull'insorgenza del sonno. Come strumento di classificazione per elaborare e interpretare tali segnali, in questo studio di tesi sono state utilizzate le support vector machines(SVM). Le SVM rappresentano un insieme di metodi di apprendimento che permettono la classicazione di determinati pattern. Necessitano di un set di dati di training per creare un modello che viene testato su un diverso insieme di dati per valutarne le prestazioni. L'obiettivo è quello di classicare in modo corretto i dati di input. Una caratteristica delle SVM è una buona capacità di generalizzare indipendentemente dalla dimensione dello spazio di input. Questo le rende particolarmente adatte per l'analisi di dati biomedici come le registrazioni EEG multicanale caratterizzate da una certa ridondanza intrinseca dei dati. Nonostante sia abbastanza semplice distinguere lo stato di veglia dallo stato di sonno, i criteri per valutarne la transizione non sono ancora stati standardizzati. Sicuramente l'attività elettro-oculografica (EOG) riesce a dare informazioni utili riguardo l'insorgenza del sonno, in quanto essa è caratterizzata dalla presenza di movimenti oculari lenti rotatori (Slow Eye Movements, SEM) tipici della transizione dalla veglia alla sonno. L'attività SEM inizia prima dello stadio 1 del sonno, continua lungo tutta la durata dello stesso stadio 1, declinando progressivamente nei primi minuti dello stadio 2 del sonno fino a completa cessazione. In questo studio, per analizzare l'insorgere della sonnolenza nei conducenti di mezzi, sono state utilizzate registrazioni provenienti da un solo canale EEG e da due canali EOG. Utilizzare un solo canale EEG impedisce una definizione affidabile dell'ipnogramma da parte dei clinici. Quindi l'obiettivo che ci si propone, in primo luogo, è quello di realizzare un classificatore del sonno abbastanza affidabile, a partire da un solo canale EEG, al fine di verificare come si dispongono i SEM a cavallo dell'addormentamento. Quello che ci si aspetta è che effettivamente l'insorgere della sonnolenza sia caratterizzata da una massiccia presenza di SEM.

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Lo scopo di questo lavoro è capire come funzionasse la mediazione linguistica tra popoli di continenti diversi e lontani. L’elaborato finale si sviluppa in quattro macrocapitoli. Nel primo parlerò della comunicazione e della mediazione in senso generale e cercherò di fornirne una panoramica a tinte storiche e sociali. Nel secondo accennerò alla figura del mediatore culturale dal punto di vista storico e la analizzerò in un contesto preciso: la colonizzazione delle Americhe da parte degli europei, nei secoli XVI e XVII. Il terzo macrocapitolo introduce due personaggi chiave (Gerónimo de Aguilar e Gonzalo Guerrero) che legano la mediazione di epoca coloniale alla figura de La Malinche e pertanto questo funge da ponte tra il secondo ed il quarto. Nell'ultimo macrocapitolo proverò a raccontare la storia de La Malinche, l'interprete personale del conquistador spagnolo Hernán Cortés, durante la colonizzazione della penisola dello Yucatán, in Messico. Le conclusioni alle quali sono giunto coincidono con le risposte concrete al mio quesito su come funzionasse la mediazione linguistica nel mondo antico. In particolare ho individuato alcune vie principali attraverso le quali è nata la figura del mediatore-interprete. Nello specifico, queste vie sono: l'intreccio amoroso tra conquistatori e donne indigene; lo studio delle lingue native da parte degli ecclesiasti; il rapimento di giovani indigeni o lo scambio di giovani tra europei e nativi così che apprendessero la lingua degli altri e viceversa; lo sfruttamento di schiavi o servi che avevano appreso la lingua tramite la cosiddetta “immersione”; l'inserimento in tribù indigene di giovani avventurieri europei i quali imparavano la lingua per immersione; il caso.

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par Lazare Wogue. Préf. de Zadoc Kahn

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Fil: Torchia Estrada, Juan Carlos.

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Con el fin de conocer las últimas interpretaciones acerca de nuestro pasado regional, los videos de la serie "Mendoza, crónica de nuestra identidad", pretenden llevar adelante la tarea constante de construir y reconstruir una identidad que se mantenga abierta a los valores del pasado, pero también a la inevitable reformulación crítica de los mismos principios. La propuesta es generar un proceso de actualización y perfeccionamiento en el campo de la historia regional. En el video LOS GRUPOS SOCIALES EN TIEMPOS DE LA COLONIA, se describen las relaciones entre los nativos habitantes de la región y los españoles. Estas relaciones comienzan con el contacto de los huarpes, puelches y pehuenches con los conquistadores que provenían de Chile. La conquista instauró relaciones de dominación, mediante las cuales los vencidos fueron despojados de sus tierras y sometidos al pago de tributos o a la servidumbre como súbditos de la Corona española. La instauración también incluyó las pautas culturales del Occidente cristiano. De esa forma se conformó una sociedad jerárquica y desigual que adquirió rasgos propios en función de las particularidades del territorio y las culturas nativas. En esta interacción, las pautas de conducta y valores de los españoles se fueron transformando en contacto con la realidad americana. Este proceso se articuló mediante las normas dictadas por la Corona, la encomienda y la acción de la Iglesia y, principalmente, con el contacto personal y permanente que mantenían los individuos de ambos grupos. Los temas tratados en este video son: - Los Primeros contactos culturales entre españoles y nativos. - La Fundación de Mendoza y la corriente colonizadora del oeste. - Las instituciones económicas de la conquista española. - Las relaciones interétnicas: estabilidad y conflicto.

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Junto a las magistrales creaciones barrocas del genial dramaturgo don Pedro Calderón de la Barca, encontramos una rica producción de piezas cortas, cuya primera publicación data de 1645, en Entremeses Nuevos, momento en que el género entremés ofrecía ya un corpus considerable de obras, motivos, tipos y argumentos a los cuales, se dice, Calderón hace avanzar en algunos casos con genialidad hasta su plena madurez. El arte de Calderón, como cima de la creación dramática barroca, se hace presente también en las piezas de su teatro breve, tanto en los aspectos del estilo como en los de la concepción y elaboración de la pieza dramática. Las Carnestolendas es un excelente ejemplo de ese arte. El análisis de este entremés intenta demostrar que la riqueza y la complejidad que posee es una síntesis apretada del arte barroco calderoniano. Ello se ejemplifica con los distintos aspectos propios del entremés aunque presentes también en las comedias: la unidad dramática, la cohesión de los distintos momentos, la tensión, los temas, el teatro dentro del teatro, el desfile de personajes, la comicidad verbal. Puede apreciarse, así, que Las carnestolendas son como el "mundo abreviado" de la comedia calderoniana.

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El presente trabajo propone una apreciación crítica de La Cristiada, destacando su formalización épica en relación con el espacio cultural de los Virreinatos americanos desde donde Hojeda ha tomado los principios poéticos de su producción. De acuerdo con esto, el estudio que aquí se presenta será abordado en función de cuatro aspectos esenciales: -El cotejo entre al Manuscrito y la Princeps con el propósito de establecer los fundamentos que habrán de prevalecer en la elección de la versión a utilizar. - El análisis de la crítica sobre esta obra, como objeto y centro de la discusión, a partir de la cual se pueden advertir los inconvenientes con los que los distintos autores se han ido enfrentando en relación con la interpretación del poema. - La correcta reinserción del texto en su contexto histórico-cultural, teniendo particular atención a los principios constructivos reflejados en las preceptivas y poéticas coetáneas, con el propósito de justificar allí las razones de su especial complejidad. -Y en cuarto y último lugar, los problemas de crítica interna que surgen a causa del compromiso que el poema asume con la Teología a nivel de la confección definitiva de su diseño estructural.

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Los modelos de comprensión de la realidad que han tomado los historiadores, elaborados por San Agustín en el siglo V (de la adaptación), por Maquiavelo en el siglo XVI (del conflicto) y por Leibniz en el siglo XVII (de la multiplicidad) –vistos en perspectiva de larga duración–, son los que, combinados de distinta manera, perviven hasta la actualidad en los historiadores que toman a la historia como una ciencia que intenta comprender el pasado. El debate con los pensadores posmodernos se da en términos de si la historia es ciencia o solamente discurso. Este escrito sostiene que la práctica de hacer historia, entendida como ciencia, no es compatible con los postulados posmodernos. Los que se dicen historiadores posmodernos no son historiadores, son posmodernos.

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Fil: Fontana, Esteban.

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La vitivinicultura en Mendoza tiene una larga tradición que se remonta a los tiempos fundacionales. Los limitados conocimientos sobre el desarrollo de esta actividad en los tres primeros siglos de la ciudad han dado lugar a que esta época fuera considerada de menor relevancia vitivinícola. A partir de las investigaciones recientes, han sido realizadas las búsquedas retrospectivas que iluminan la historia del vino en Mendoza. De allí que, en los siglos XVII y XVIII, ha sido revelada la existencia de un importante desarrollo de la producción de vinos y aguardientes. Desde esta perspectiva, a partir del examen de documentos testamentarios, pues no se conservaron esos edificios, fue posible recrear cómo fueron los edificios de las bodegas mendocinas y sus instalaciones. Se logró reconocer cuáles fueron sus formas, con qué materiales fueron construidas, cómo funcionaron y se relacionaron con los otros edificios de la unidad de producción. También se pudo determinar qué relación tuvo la bodega con la ciudad y el mercado.