932 resultados para occupations


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Se il lavoro dello storico è capire il passato come è stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non è azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalità di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nell’area della multimedialità come la realtà virtuale, permettono agli storici di comunicare l’esperienza del passato in più sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilità di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici è se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realtà 3D può suscitare, è un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo però la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasività di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma è necessario riconoscere che esiste più di una verità storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer è diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dell’informazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed è su questi due binari che è si muove l’offerta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi è proprio quello di esplorare, attraverso l’utilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si può raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa città in particolare tra fabbrica e movimento operaio, è inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in città fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella città, intesa come entità biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la città: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed è nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorità, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della città qui rappresentata non è una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realtà modellata è rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno è possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attività di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro è far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e l’informatica, nelle diverse opportunità tecnologiche che questa presenta. Le possibilità di ricostruzione offerte dal 3D vengono così messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realtà dell’epoca presa in considerazione e convogliando in un’unica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della città dell’epoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sull’argomento attraverso l’utilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessità di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della città che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perciò le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di un’interfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi è ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. È il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione dell’uso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nell’apprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realtà storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicità dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non è specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non può farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunità di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto è che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso più canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio è uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto è una ricostruzione in realtà virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi può poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dall’aspetto ludico della ricostruzione, apprendono con più facilità. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e l’oggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si è giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology è il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto è quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui è possibile costruire mondi virtuali, e che è quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) è il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E’ stata utilizzata la versione gratuita dell’editor. Il risultato finale del progetto è un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. L’utente può visitare l’edificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di “spettacolarizzazione” degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersività rendendo l’ambiente più credibile e immediatamente codificabile. L’architettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore è, quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualità, La presenza di un certo numero di bug lo rende, però, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilità di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico è di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo più ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto all’estero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, è sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre più rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sarà in futuro una attività alla portata di un pubblico sempre più vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento più immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio più tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo è stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunità per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che l’estetica abbia un effetto sull’epistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Un’analisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati può comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perchè non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perchè gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacità, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con sè, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica può essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non può fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa più importante è stata la possibilità di fare esperienze nell’uso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare “leggi universali” dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico l’informatica, con la sua capacità di gestire masse impressionanti di dati, dà agli studiosi la possibilità di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro è andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione d’eccellenza per determinate fasce d’età (adolescenti). Volendo spingere all’estremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia è la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una tribù o di una città. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie all’interattività con il mezzo. La nostra capacità come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sarà l’unico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattività consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.

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Education is generally perceived as a public good which should be provided by the state. In Egypt, free and equal access to education has been guaranteed to all citizens since President Nasser’s socialist reforms in the 1950s. However, due to high population growth rates and a lack of financial resources, the public education system has been struggling to accommodate rapidly increasing numbers of students. While enrolment rates have risen steadily, the quality of state-provided services has deteriorated. Teachers and students have to cope with high class densities, insufficient facilities, a rigid syllabus and a centralized examination system. Today, teaching is among the lowest-paying occupations in the public sector. One strategy to cope with this situation is the widespread practice of private tutoring, which usually takes place at students’ homes or in commercial tutoring centers. Based on research carried out in Cairo in 2004/05 and 2006, I use an actor-centered approach to analyze the motivations of Egyptian teachers and students for participating in private tutoring and the impact that this practice has on the relationship between teachers and students. Students of all socio-economic backgrounds resort to tutoring in order to succeed in a highly competitive and exam-oriented education system. However, the form and quality of tutoring that can be accessed depends on the financial means of the family. For teachers, tutoring provides a good opportunity not only to supplement their income, but also, in the case of renowned “star teachers”, to improve their professional status and autonomy. On the informal “market of education” that has developed in Egypt during the last decades, the educational responsibilities of the state are increasingly being taken over by private actors, i.e. the process of teaching and learning is dissociated from the direct control of the state and from school as an institution. At the same time, education is turned into a marketable commodity. Despite the government’s efforts to provide free education to all citizens, the quality of social services that can be accessed in Egypt, thus, depends mainly on the financial means of the individual or the family.

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The present doctoral thesis is structured as a collection of three essays. The first essay, “SOC(HE)-Italy: a classification for graduate occupations” presents the conceptual basis, the construction, the validation and the application to the Italian labour force of the occupational classification termed SOC(HE)-Italy. I have developed this classification under the supervision of Kate Purcell during my period as a visiting research student at the Warwick Institute for Emplyment Research. This classification links the constituent tasks and duties of a particular job to the relevant knowledge and skills imparted via Higher Education (HE). It is based onto the SOC(HE)2010, an occupational classification first proposed by Kate Purcell in 2013, but differently constructed. In the second essay “Assessing the incidence and wage effects of overeducation among Italian graduates using a new measure for educational requirements” I utilize this classification to build a valid and reliable measure for job requirements. The lack of an unbiased measure for this dimension constitutes one of the major constraints to achieve a generally accepted measurement of overeducation. Estimations of overeducation incidence and wage effects are run onto AlmaLaurea data from the survey on graduates career paths. I have written this essay and obtained these estimates benefiting of the help and guidance of Giovanni Guidetti and Giulio Pedrini. The third and last essay titled “Overeducation in the Italian labour market: clarifying the concepts and addressing the measurement error problem” addresses a number of theoretical issues concerning the concepts of educational mismatch and overeducation. Using Istat data from RCFL survey I run estimates of the ORU model for the whole Italian labour force. In my knowledge, this is the first time ever such model is estimated on such population. In addition, I adopt the new measure of overeducation based onto the SOC(HE)-Italy classification.

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Organizational and institutional scholars have advocated the need to examine how processes originating at an individual level can change organizations or even create new organizational arrangements able to affect institutional dynamics (Chreim et al., 2007; Powell & Colyvas, 2008; Smets et al., 2012). Conversely, research on identity work has mainly investigated the different ways individuals can modify the boundaries of their work in actual occupations, thus paying particular attention to ‘internal’ self-crafting (e.g. Wrzesniewski & Dutton, 2001). Drawing from literatures on possible and alternative self and on positive organizational scholarship (e.g., Obodaru, 2012; Roberts & Dutton, 2009), my argument is that individuals’ identity work can go well beyond the boundaries of internal self-crafting to the creation of new organizational arrangements. In this contribution I analyze, through multiple case studies, healthcare professionals who spontaneously participated in the creation of new organizational arrangements, namely health structures called Community Hospitals. The contribution develops this form of identity work by building a grounded model. My findings disclose the process that leads from the search for the enactment of different self-concepts to positive identities, through the creation of a new organizational arrangement. I contend that this is a particularly complex form of collective identity work because it requires, to be successful, concerted actions of several internal, external and institutional actors, and it also requires balanced tensions that – at the same time - enable individuals’ aspirations and organizational equilibrium. I name this process organizational collective crafting. Moreover I inquire the role of context in supporting the triggering power of those unrealized selves. I contribute to the comprehension of the consequences of self-comparisons, organizational identity variance, and positive identity. The study bears important insights on how identity work originating from individuals can influence organizational outcomes and larger social systems.

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In this paper, I will argue that Canadian author Margaret Atwood uses fiscal and socially conservative dystopias to show how sex work and prostitution are choices that women would never have to make in a world with true gender equality. In these radically different worlds, women have no agency beyond their sexuality and no ability to express themselves as equals within either society. And while the structures of both societies, the society of The Handmaid’s Tale and that of both Oryx and Crake and The Year of the Flood, are inherently different, they both stem from modern conservative philosophies: for example, the country of Gilead in The Handmaid’s Tale holds Christian conservative beliefs on the role of religion in the state and the culturally designated roles of women. I define social conservatism as the idea that government organizations are used to pursue an agenda promoting traditional religious values such as “public morality” and opposing “immoralities” such as abortion, prostitution, and homosexuality. I define fiscal conservatism as an agenda promoting privatization of the market, deregulation and lower taxes. In this paper I argue that because these philosophies are incompatible with gender equality, they drive women to occupations such as sex work. Women find that they have no choices and sex work provides something to “trade.” For Offred, this “trading” is more limited, because she is a sex slave. For Oryx, this trading allows her to travel to the West, yet not before her childhood is marked by prostitution and pornography. Sex work allows for Ren to reclaim some agency over her life, yet she only chooses sex work because she is presented with few other options. All of these issues stem from the philosophies that define these dystopias.

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Israel's occupation of territories it captured in 1967 has become one of the longest and most controversial occupations of the last fifty years. Eschewing the traditional political analysis of the Israeli-Palestinian conflict, this paper aims to explore whether Israel has adequately applied international law in the occupied territories, in particular, the law of belligerent occupation. The two actors under assessment are the Israeli government, particularly its military which enforces and maintains the law in the territories, and the Supreme Court of Israel, which has the power of review over military actions in the territories. The particular issues of the occupation that are critically analyzed are the general legal framework that Israel established in the territories, Israel's civilian settlement policy in territories, and Israel's construction of a barrier in the West Bank. This paper concludes that Israel has incorrectly applied the legal framework of belligerent occupation by refusing to apply the Fourth Geneva Convention; it has wrongly concluded that the establishment of civilian settlements in the territories conform with international law; yet it has rightly concluded that the construction of the barrier in the West Bank is permissible under international law, in contrast to the conclusion of the much publicized International Court of Justice's Advisory Opinion on the 'Wall.' Along with these general assessments, the author will also provide some historical and political insight into why the Israeli government and the Supreme Court may have applied the law in the way that they did.

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PURPOSE: The aim of this study was to determine occupational facial fractures in central Switzerland. Concomitant injuries were also studied. MATERIALS AND METHODS: The Department of Cranio-Maxillofacial Surgery at the University Hospital in Berne provides a 24-hour maxillofacial trauma service for its population (1.6 million). The present study was comprised of 42 patients (8.4% of treated maxillofacial injuries) with occupational maxillofacial fractures registered at this unit between 2000 and 2002. Information on the topic of occupation, the cause of the accidents, and the topographic location of the fractures was analyzed. RESULTS: The mean age of the patients was 44.4 years, with a male to female ratio of 41:1. Sixty-nine percent of the injuries occurred in farm and forestry workers and in construction laborers during the summertime (33%). Workers in these occupations carried a 127-fold (farm and forestry workers) and a 44-fold (construction laborers) higher risk of incurring maxillofacial fractures than did service and office workers. Injuries were most frequently (43%) caused by a thrown, projected, or falling object. Eighty-two percent of the fractures occurred in the midface region and at the skull base. Fifty-nine percent of the patients had concomitant injuries. In 69%, surgery was necessary, the mean duration of their hospital stay being 4.8 days. CONCLUSION: The probability of sustaining work-related maxillofacial traumata is correlated to the nature of the occupation. Farm and forestry workers are at the highest risk, most frequently injured by being struck by an object or an animal. The introduction of personalized safety measures should become obligatory in high-risk occupations.

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We used differential GPS measurements from a 13 station GPS network spanning the Santa Ana Volcano and Coatepeque Caldera to characterize the inter-eruptive activity and tectonic movements near these two active and potentially hazardous features. Caldera-forming events occurred from 70-40 ka and at Santa Ana/Izalco volcanoes eruptive activity occurred as recently as 2005. Twelve differential stations were surveyed for 1 to 2 hours on a monthly basis from February through September 2009 and tied to a centrally located continuous GPS station, which serves as the reference site for this volcanic network. Repeatabilities of the averages from 20-minute sessions taken over 20 hours or longer range from 2-11 mm in the horizontal (north and east) components of the inter-station baselines, suggesting a lower detection limit for the horizontal components of any short-term tectonic or volcanic deformation. Repeatabilities of the vertical baseline component range from 12-34 mm. Analysis of the precipitable water vapor in the troposphere suggests that tropospheric decorrelation as a function of baseline lengths and variable site elevations are the most likely sources of vertical error. Differential motions of the 12 sites relative to the continuous reference site reveal inflation from February through July at several sites surrounding the caldera with vertical displacements that range from 61 mm to 139 mm followed by a lower magnitude deflation event on 1.8-7.4 km-long baselines. Uplift rates for the inflationary period reach 300 mm/yr with 1σ uncertainties of +/- 26 – 119 mm. Only one other station outside the caldera exhibits a similar deformation trend, suggesting a localized source. The results suggest that the use of differential GPS measurements from short duration occupations over short baselines can be a useful monitoring tool at sub-tropical volcanoes and calderas.

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In August 1977 excavation was conducted at the Big Creek Lake site -24RA34- at the outlet of the 91g Creek Lakes, Selway-Bitterroot Wilderness Area, Ravalli County, Montana. The site contained shallow, disturbed deposits and lacks any statisgraphic separation. One of these occupations was identified by a projectile point type not previously reported from the area. This was termed Big Creek Corner Notched and its temporal affiliation is not precisely known. Comparative material from Colorado and Alberta suggest either Early Archaic or Late Archaic affiliation. The occupations exemplified by Big Creek Corner Notched points and by Pelican Lake-Elko points (Late Archaic 1000 B.B – A.D. 200) were the most prevalent at the site. Less intensive occupations are by ·Middle Plains Archaic McKean points and Late Prehistoric small side notche arrow points. Microscopic analysis of tool working edges shows several of the projectile point forms were used as multi-functional implements. especially as butchering tools. Many of the types of chipped stone recovered from the site are from known sources in western Montana; indicating group movements within the eastern portion of the Intermountain region. Based on the numerous projectile points and cutting tools, the site is interpreted as a seasonally occupied base camp for hunters.

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It is said that the deprofessionalisation of social work and other welfare occupations reduces workers' professional discretion and autonomy, and thus their capacity to act in the best interests of their client. Without necessarily regarding the deprofessionalisation thesis as conclusive, this paper will ask how the state's control of the role and task of social workers impacts on their role-implicated obligations as professionals. If workers are reduced (as claimed) to the status of mere functionaries in systems they neither approve of nor control, does this exonerate them from bad outcomes or service failures? How should we view the dramatic increase in formal regulation now seen in the UK - as professionalisation or deprofessionalisation? The paper will argue that whatever the drift of policy, workers remain in some measure personally accountable. Service failures imply faults of practical reason that are partly attributable to the moral and intellectual character of professionals as individuals. It is therefore up to professionals, and their organisations, to attend to the improvement of professional character.

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The ÆQUAS (a German acronym for “Work Experiences and Quality of Life in Switzerland”) study followed young workers in five occupations over their first ten years in the labor market. Participants of the study reported on working conditions and well-being at five occasions. Overall, resources at work as well as well-being, health and personal resources remained stable or increased. Concurrently, task-related stressors increased as well. This result may reflect career progress (e.g., gaining more responsibilities may be accompanied by increasing time pressure) but development in task-related stressors as well as resources may also be related to specific occupations. Several trajectories had their turning point after the first or second year of being in the labor market, which may reflect a successful professional socialization. Even though a substantial number of participants did change their occupation over these ten years (with benefits for their well-being), development over the first ten years after vocational training implies a successful transition into labor market.

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In many languages, feminization has been used as a strategy to make language more gender-fair, because masculine terms, even in a generic function, exhibit a male bias. Up to date, little is known about possible side effects of this language use, for example, in personnel selection. In three studies, conducted in Polish, we analyzed how a female applicant was evaluated in a recruitment process, depending on whether she was introduced with a feminine or masculine job title. To avoid influences from existing occupations and terms, we used fictitious job titles in Studies 1 and 2: diarolożka (feminine) and diarolog (masculine). In Study 3, we referred to existing occupations that varied in gender stereotypicality. In all studies, female applicants with a feminine job title were evaluated less favorably than both a male applicant (Study 1) and a female applicant with a masculine job title (Studies 1, 2, and 3). This effect was independent of the gender stereotypicality of the occupation (Study 3). Participants' political attitudes, however, moderated the effect: Conservatives devaluated female applicants with a feminine title more than liberals (Studies 2 and 3).

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Hypertutorials optimize five features - presentation, learner control, practice, feedback, and elaborative learning resources. Previous research showed graduate students significantly and overwhelmingly preferred Web-based hypertutorials to conventional "Book-on-the-Web" statistics or research design lessons. The current report shows that the source of hypertutorials' superiority in student evaluations of instruction lies in their hypertutorial features. Randomized comparisons between the two methodologies were conducted in two successive iterations of a graduate level health informatics research design and evaluation course. The two versions contained the same text and graphics, but differed in the presence or absence of hypertutorial features: Elaborative learning resources, practice, feedback, and amount of learner control. Students gave high evaluations to both Web-based methodologies, but consistently rated the hypertutorial lessons as superior. Significant differences localized in the hypertutorial subscale that measured student responses to hypertutorial features.

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The impact of cancer on the population of Salvador-Bahia, Brazil was studied using mortality data available from the Brazilian National Bureau of Vital Statistics. Average annual site, age, and gender specific and adjusted cancer mortality rates were determined for the years 1977-83 and contrasted with United States cancer mortality rates for the year of 1977. The accuracy of the cancer mortality rates generated by this research was determined by comparing the underlying causes of death as coded on death certificates to pathology reports and to hospital diagnosis of a sample of 966 deaths occurring in Salvador during the year of 1983. To further explore the information available on the death certificate, a population based decedent case control study was used to determine the relationship between type of occupation (proxy for exposure) and mortality by cancer sites known to be occupationally related.^ The rates in Salvador for cancer of the stomach, oral cavity, and biliary passages are, on average, two fold higher than the U.S. rates.^ The death certificate was found to be accurate for 65 percent of the 485 cancer deaths studied. Thirty five histologically confirmed cancer deaths were found in a random sample of 481 deaths from other causes. This means that, approximately 700 more deaths may be lost among the remainder 10,073 death certificates stating a cause other than cancer.^ In addition, despite the known limitations of decedent case-control studies, cancers of the oral cavity OR = 2.44, CI = 1.17-5.09, stomach OR = 2.31, CI = 1.18-4.52, liver OR = 4.06, CI = 1.27-12.99, bladder OR = 6.77, CI = 1.5-30.67, and lymphoma OR = 2.55, CI = 1.04-6.25 had elevated point estimates, for different age strata indicating an association between these cancers and occupations that led to exposure to petroleum and its derivates. ^