941 resultados para Traduzione Letteratura Delibes
Resumo:
Le condizioni di sovrappeso ed obesit anche in et evolutiva sono aumentate negli ultimi decenni al punto che, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanit, sono diventate un problema di salute pubblica in tutti i Paesi occidentali. Questa tesi nata nellobiettivo di individuare caratteristiche odontostomatologiche in pazienti affetti da obesit; il gruppo campione(80 pazienti, et media 10,5 anni) stato suddiviso in due sottogruppi: sottogruppo A comprendente 54 pazienti affetti da obesit primaria, sottogruppo B comprendente 26 pazienti obesi portatori o di sindromi genetiche in cui lobesit risulta essere, in letteratura, parte del quadro sindromico o affetti da varie forme di disabilit. Al gruppo controllo, randomizzato, appartengono 54 pazienti normopeso con anamnesi medica negativa. Sono state principalmente indagate la prevalenza del la patologia cariosa, l et dentale, il grado di maturazione ossea e la presenza di malocclusioni. Dallo studio non emerge una correlazione tra obesit primaria e suscettibil it al la patologia cariosa. Si rileva invece che tutti i pazienti affetti da obesit presentano unanticipata et dentale, unavanzata maturazione ossea e patologie ortopedico-ortodontiche. Da qui la necessit di progettare piani di trattamento in relazione al lanomala tipologia di accrescimento,valutando la maturit scheletrica sulla base dello stadio di maturazione delle vertebre cervicali. Il trattamento del paziente af fetto da obesit va affrontato in unottica di interdisciplinariet in cui allodontoiatra e allortodontista si affiancano il pediatra anche per l individuazione delle fasce di pazienti a rischio di patologie del cavo orale e per la sensibilizzazione del paziente e dei familiari nei confronti della prevenzione odontoiatrica, e figure specialistiche quali lotorino, il fisiatra, lauxologo e lendocrinologo.
Resumo:
La valutazione progressiva e il monitoraggio di una ferita difficile impongono misurazioni periodiche per valutare in modo qualitativo e quantitativo l'esistenza e l'entita della riepitelizzazione in rapporto alle pratiche terapeutiche effettuate. L'entit della guarigione nei primi 1530 giorni di trattamento, intesa come riduzione di area percentuale, nelle lesioni ulcerative di origine venosa permette secondo alcuni autori della letteratura scientifica, di avere delle informazioni prognostiche di guarigione completa a sei mesi. Altri autori invece mostrano casistiche analoghe indicando come nelle ulcere venose non si possa predire con facilit la guarigione a sei mesi.Le metodiche di misurazione delle ferite possono essere suddivise in bidimensionali e tridimensionali: nel primo gruppo troviamo la misurazione semplice, le metodiche di tracciamento, planimetria, analisi fotografica analogica e digitale. Queste metodiche misurano i diametri, il perimetro e l'area delle ferite. Nel secondo gruppo si collocano l'uso di righello Kundin, le metodiche di riempimento con alginato o con soluzione fisiologica, le metodiche stereofotogrammetriche e l'uso di strumenti laser. Queste metodiche permettono di calcolare con varie approssimazioni anche il volume delle ferite studiate. La tesi ha preso in esame un gruppo di 17 pazienti affetti da ulcere venose croniche effettuando misurazioni con lo strumento pi accurato e preciso disponibile (minolta Vivid 900 laser + sensore) e acquisendo i dati con il software Derma. I pazienti sono stati misurati al primo accesso in ambulatorio, dopo 15 giorni e dopo sei mesi. Sono stati acquisiti i dati di area, perimetro, volume, profondit e guarigione a 6 mesi. L'analisi statistica condotta con modalit non parametriche di analisi dei ranghi non ha associato nessuno di questi valori ne' valori derivati ( delta V /delta A; Delta V/ Delta P) alla guarigione a 6 mesi. Secondo le analisi da noi effettuate, sebbene con l'incertezza derivata da un gruppo ridotto di pazienti, la guarigione delle lesioni ulcerative venose non predicibile a 6 mesi utilizzando sistemi di misurazione di dimensioni, area e volume.
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Questa tesi riguarda l'analisi delle trasmissioni ad ingranaggi e delle ruote dentate in generale, nell'ottica della minimizzazione delle perdite di energia. stato messo a punto un modello per il calcolo della energia e del calore dissipati in un riduttore, sia ad assi paralleli sia epicicloidale. Tale modello consente di stimare la temperatura di equilibrio dell'olio al variare delle condizioni di funzionamento. Il calcolo termico ancora poco diffuso nel progetto di riduttori, ma si visto essere importante soprattutto per riduttori compatti, come i riduttori epicicloidali, per i quali la massima potenza trasmissibile solitamente determinata proprio da considerazioni termiche. Il modello stato implementato in un sistema di calcolo automatizzato, che pu essere adattato a varie tipologie di riduttore. Tale sistema di calcolo consente, inoltre, di stimare l'energia dissipata in varie condizioni di lubrificazione ed stato utilizzato per valutare le differenze tra lubrificazione tradizionale in bagno d'olio e lubrificazione a carter secco o a carter umido. Il modello stato applicato al caso particolare di un riduttore ad ingranaggi a due stadi: il primo ad assi paralleli ed il secondo epicicloidale. Nell'ambito di un contratto di ricerca tra il DIEM e la Brevini S.p.A. di Reggio Emilia, sono state condotte prove sperimentali su un prototipo di tale riduttore, prove che hanno consentito di tarare il modello proposto [1]. Un ulteriore campo di indagine stato lo studio dellenergia dissipata per ingranamento tra due ruote dentate utilizzando modelli che prevedano il calcolo di un coefficiente d'attrito variabile lungo il segmento di contatto. I modelli pi comuni, al contrario, si basano su un coefficiente di attrito medio, mentre si pu constatare che esso varia sensibilmente durante lingranamento. In particolare, non trovando in letteratura come varia il rendimento nel caso di ruote corrette, ci si concentrati sul valore dell'energia dissipata negli ingranaggi al variare dello spostamento del profilo. Questo studio riportato in [2]. stata condotta una ricerca sul funzionamento di attuatori lineari vite-madrevite. Si sono studiati i meccanismi che determinano le condizioni di usura dell'accoppiamento vite-madrevite in attuatori lineari, con particolare riferimento agli aspetti termici del fenomeno. Si visto, infatti, che la temperatura di contatto tra vite e chiocciola il parametro pi critico nel funzionamento di questi attuatori. Mediante una prova sperimentale, stata trovata una legge che, data pressione, velocit e fattore di servizio, stima la temperatura di esercizio. Di tale legge sperimentale stata data un'interpretazione sulla base dei modelli teorici noti. Questo studio stato condotto nell'ambito di un contratto di ricerca tra il DIEM e la Ognibene Meccanica S.r.l. di Bologna ed pubblicato in [3].
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La frequenza delle condizioni di sovrappeso ed obesit andata aumentando negli ultimi decenni al punto che, secondo lOrganizzazione Mondiale della Sanit, lobesit diventata un problema di salute pubblica di proporzioni epidemiche in tutti i Paesi occidentali. Questa tesi nasce dallobiettivo di individuare caratteristiche odontostomatologiche peculiari in pazienti affetti da obesit. Lo studio stato condotto su 160 pazienti. Il gruppo campione, composto da 93 pazienti di et compresa tra i 6 ed i 16 anni (et media 11 anni) ed affetti da obesit (percentile oltre il 95), stato suddiviso in due sottogruppi: sottogruppo A comprendente 67 pazienti con anamnesi medica negativa affetti da obesit primaria; sottogruppo B comprendente 26 pazienti obesi portatori di sindromi genetiche in cui lobesit risulta essere dalla letteratura parte del quadro sindromico. Al gruppo controllo, randomizzato, appartengono 67 pazienti normopeso con anamnesi medica negativa. Sono state indagate: - prevalenza della patologia cariosa - stato di salute parodontale - et dentale - grado di maturazione ossea - presenza di malocclusioni. Dallo studio non emerge una correlazione positiva tra obesit primaria e suscettibilit alla patologia cariosa. Si rileva invece una relazione statisticamente significativa tra obesit e infiammazione dei tessuti parodontali (CPI pari ad 1 nella quasi totalit dei pazienti del sottogruppo A) - et dentale e maturazione ossea anticipata e - patologie ortopedico-ortodontiche. Da qui la necessit di progettare efficaci programmi di prevenzione e piani di trattamento specifici, in relazione alle problematiche relative ai rischi connessi al possibile sviluppo di malattia parodontale e allanomala tipologia di accrescimento. Il trattamento del paziente affetto da obesit va affrontato in unottica di interdisciplinariet: allodontoiatra e allortodontista si dovranno affiancare il pediatra, per lindividuazione delle fasce di pazienti a rischio e per la sensibilizzazione del paziente e dei familiari nei confronti della prevenzione odontoiatrica, e figure specialistiche quali lotorino, il fisiatra, lauxologo e lendocrinologo.
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Eduardo Zamacois (Pinar del Ro, 1873- Buenos Aires, 1971) was a main actor of the spanishs literature and edition movement from the first third of the 20th century. He was the founder of magazines that had a big impact like Germinal, introductive of the sicalipsis (La Vida Galante) or so innovative that deserved an special chapter in the history of literature (El Cuento Semanal e Los Contemporneos). With this work, it is intended to recreate the most significant stages from his autobiography adventure including the new information that offers his non before published letters exchange with his last sentimental partner. As a writer, his work was very popular in his homeland, translated to the world and reissued in Ibero-America. His literature work is based in three different phases. He began with the use of gallant literature (with books like La enferma, Punto negro) and took an adventure with the pays of mystery and irony (El otro, El misterio de un hombre pequito, La opinion ajena) to finally focused in a narrative style of a realistic kind, that includes social critique (Las races). His last published novel in Spain is a portrait of Madrid during its long siege by the nationalist troops (El asedio de Madrid), a profound tribute to the peoples heroism and a declaration of love to the capital, that was his place of residence for a long time. While his exile, that took him to Cuba, New York and Buenos Aires, he worked in the radio, the dubbing industry and in finishing his most detailed bibliography, Un hombre que se va, a valuable document of that time.
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Questa tesi di dottorato di ricerca ha come oggetto la nozione di fatto urbano elaborata e presentata da Aldo Rossi nel libro Larchitettura della citt edito nel 1966. Ne Larchitettura della citt sono molteplici le definizioni e le forme con cui enunciata la nozione di fatto urbano. Nel corso della tesi si indagato come la costruzione nel tempo di questo concetto stata preceduta da diversi studi giovanili intrapresi dal 1953, poi riorganizzati e sintetizzati a partire dal 1963 in un quaderno manoscritto dal titolo Manuale di urbanistica, in diversi appunti e in due quaderni manoscritti. Il lavoro di ricerca ha ricostruito la formulazione della nozione di fatto urbano attraverso gli scritti di Rossi. In questa direzione la rilevazione della partecipazione di Rossi a dibattiti, seminari, riviste, corsi universitari o ricerche accademiche apparsa di fondamentale importanza, per comprendere la complessit di un lavoro non riconducibile a dei concetti disciplinari, ma alla formazione di una teoria trasmissibile. Il tentativo di comprendere e spiegare la nozione di fatto urbano ha condotto ad esaminare laccezione con cui Rossi compone Larchitettura della citt, che egli stesso assimila ad un trattato. Lanalisi ha identificato come la composizione del libro non direttamente riferibile ad un uso classico della stesura editoriale del trattato, la quale ha tra i riferimenti pi noti nel passato la promozione di una pratica corretta come nel caso vitruviano o unimpalcatura instauratrice di una nuova categoria come nel caso dellAlberti. La mancanza di un sistema globale e prescrittivo a differenza dei due libri fondativi e il rimando non immediato alla stesura di un trattato classico evidente ne Larchitettura della citt. Tuttavia la possibilit di condurre la ricerca su una serie di documenti inediti ha permesso di rilevare come negli scritti a partire dal 1953, sia maturata una trattazione delle questioni centrali alla nozione di fatto urbano ricca di intuizioni, che aspirano ad unautonomia, sintetizzate, seppure in modo non sistematico, nella stesura del celebre libro. Si cos cercato di mettere in luce la precisazione nel tempo della nozione di fatto urbano e della sua elaborazione nei molteplici scritti antecedenti la pubblicazione de Larchitettura della citt, precisando come Rossi, pur costruendo su basi teoriche la nozione di fatto urbano, ne indichi una visione progressiva, ossia un uso operativo sulla citt. La ricerca si proposta come obiettivo di comprendere le radici culturali della nozione di fatto urbano sia tramite unesplorazione degli interessi di Rossi nel suo percorso formativo sia rispetto alla definizione della struttura materiale del fatto urbano che Rossi individua nelle permanenze e che alimenta nella sua definizione con differenti apporti derivanti da altre discipline. Compito di questa ricerca stato rileggere criticamente il percorso formativo compiuto da Rossi, a partire dal 1953, sottolinearne gli ambiti innovativi e precisarne i limiti descrittivi che non vedranno mai la determinazione di una nozione esatta, ma piuttosto la strutturazione di una sintesi complessa e ricca di riferimenti ad altri studi. In sintesi la tesi si compone di tre parti: 1. la prima parte, dal titolo La teoria dei fatti urbani ne Larchitettura della citt, analizza il concetto di fatto urbano inserendolo allinterno del pi generale contesto teorico contenuto nel libro Larchitettura della citt. Questo avviene tramite la scomposizione del libro, la concatenazione delle sue argomentazioni e la molteplicit delle fonti esplicitamente citate da Rossi. In questo ambito si precisa la struttura del libro attraverso la rilettura dei riferimenti serviti a Rossi per comporre il suo progetto teorico. Inoltre si ripercorre la sua vita attraverso le varie edizioni, le ristampe, le introduzioni e le illustrazioni. Infine si analizza il ruolo del concetto di fatto urbano nel libro rilevando come sia posto in un rapporto paritetico con il titolo del libro, conseguendone unaccezione di fatto da osservare assimilabile alluso proposto dalla geografia urbana francese dei primi del Novecento. 2. la seconda parte, dal titolo La formazione della nozione di fatto urbano 1953-66, dedicata alla presentazione dellelaborazione teorica negli scritti di Rossi prima de Larchitettura della citt, ossia dal 1953 al 1966. Questa parte cerca di descrivere le radici culturali di Rossi, le sue collaborazioni e i suoi interessi ripercorrendo la progressiva definizione della concezione di citt nel tempo. Si analizzato il percorso maturato da Rossi e i documenti scritti fin dagli anni in cui era studente alla Facolt di Architettura Politecnico di Milano. Emerge un quadro complesso in cui i primi saggi, gli articoli e gli appunti testimoniano una ricerca intellettuale tesa alla costruzione di un sapere sullo sfondo del realismo degli anni Cinquanta. Rossi matura infatti un impegno culturale che lo porta dopo la laurea ad affrontare discorsi pi generali sulla citt. In particolare la sua importante collaborazione con la rivista Casabella-continuit, con il suo direttore Ernesto Nathan Rogers e tutto il gruppo redazionale segnano il periodo successivo in cui compare linteresse per la letteratura urbanistica, larte, la sociologia, la geografia, leconomia e la filosofia. Seguono poi dal 1963 gli anni di lavoro insieme al gruppo diretto da Carlo Aymonino allIstituto Universitario di Architettura di Venezia, e in particolare le ricerche sulla tipologia edilizia e la morfologia urbana, che portano Rossi a compiere una sintesi analitica per la fondazione di una teoria della citt. Dallindagine si rileva infatti come gli scritti antecedenti Larchitettura della citt sviluppano lo studio dei fatti urbani fino ad andare a costituire il nucleo teorico di diversi capitoli del libro. Si racconta cos la genesi del libro, la cui scrittura si svolta nellarco di due anni, e le aspirazioni che hanno portato quello che era stato concepito come un manuale durbanistica a divenire quello che Rossi definir labbozzo di un trattato per la formulazione di una scienza urbana. 3. la terza parte, dal titolo La struttura materiale dei fatti urbani: la teoria della permanenza, indaga monograficamente lo studio della citt come un fatto materiale, un manufatto, la cui costruzione avvenuta nel tempo e del tempo mantiene le tracce. Sul tema della teoria della permanenza stato importante impostare un confronto con il dibattito vivo negli anni della ricostruzione dopo la guerra intorno ai temi delle preesistenze ambientali nella ricostruzione negli ambienti storici. Sono emersi fin da subito importanti la relazione con Ernesto Nathan Rogers, le discussioni sulle pagine di Casabella-Continuit, la partecipazione ad alcuni dibatti e ricerche. Si inoltre Rilevato luso di diversi termini mutuati dalle tesi filosofiche di alcune personalit come Antonio Banfi e Enzo Paci, poi elaborati dal nucleo redazionale di Casabella-Continuit, di cui faceva parte anche Rossi. Sono cos emersi alcuni spostamenti di senso e la formulazione di un vocabolario di termini allinterno della complessa vicenda della cultura architettonica degli anni Cinquanta e Sessanta. 1. Si poi affrontato questo tema analizzando le forme con cui Rossi presenta la definizione della teoria della permanenza e i contributi desunti da alcuni autori per la costruzione scientifica di una teoria dellarchitettura, il cui fine quello di essere trasmissibile e di offrire strumenti di indagine concreti. Questa ricerca ha permesso di ipotizzare come il lavoro dei geografi francesi della prima met del XX secolo, e in particolare il contributo pi rilevante di Marcel Pote e di Pierre Lavedan, costituiscono le fonti principali e il campo dindagine maggiormente esplorato da Rossi per definire la teoria della permanenza e i monumenti. Le permanenze non sono dunque presentate ne Larchitettura della citt come il tutto, ma emergono da un metodo che sceglie di isolare i fatti urbani permanenti, consentendo cos di compiere unipotesi su ci che resta dopo le trasformazioni continue che operano nella citt. Le fonti su cui ho lavorato sono state quelle annunciate da Rossi ne Larchitettura della citt, e pi precisamente i testi nelle edizioni da lui consultate. Anche questo lavoro ha permesso un confronto dei testi che ha fatto emergere ne Larchitettura della citt luso di termini mutuati da linguaggi appartenenti ad altre discipline e quale sia luso di concetti estrapolati nella loro interezza. Presupposti metodologici Della formulazione della nozione di fatto urbano si sono indagate loriginalit dellespressione, le connessioni presunte o contenute negli studi di Rossi sulla citt attraverso la raccolta di fonti dirette e indirette che sono andate a formare un notevole corpus di scritti. Le fonti dirette pi rilevanti sono state trovare nelle collezioni speciali del Getty Research Institute di Los Angeles in cui sono conservati gli Aldo Rossi Papers, questo archivio comprende materiali inediti dal 1954 al 1988. La natura dei materiali si presenta sotto forma di manoscritti, dattiloscritti, quaderni, documenti ciclostilati, appunti sparsi e una notevole quantit di corrispondenza. Negli Aldo Rossi Papers si trovano anche 32 dei 47 Quaderni Azzurri, le bozze de Larchitettura della citt e dell Autobiografia Scientifica. Per quanto riguarda in particolare Larchitettura della citt negli Aldo Rossi Papers sono conservati: un quaderno con il titolo Manuale durbanistica, giugno 1963, chiara prima bozza del libro, degli Appunti per libro urbanistica estate/inverno 1963, un quaderno con la copertina rossa datato 20 settembre 1964-8 agosto 1965 e un quaderno con la copertina blu datato 30 agosto 1965-15 dicembre 1965. La possibilit di accedere a questo archivio ha permesso di incrementare la bibliografia relativa agli studi giovanili consentendo di rileggere il percorso culturale in cui Rossi si formato. E cos apparsa fondamentale la rivalutazione di alcune questioni relative al realismo socialista che hanno portato a formare un pi preciso quadro dei primi scritti di Rossi sullo sfondo di un complesso scenario intellettuale. A questi testi si affiancata la raccolta delle ricerche universitarie, degli articoli pubblicati su riviste specializzate e degli interventi a dibattiti e seminari. A proposito de Larchitettura della citt si raccolta unampia letteratura critica riferita sia al testo in specifico che ad una sua collocazione nella storia dellarchitettura, mettendo in discussione alcune osservazioni che pongono Larchitettura della citt come un libro risolutivo e definitivo. Per quanto riguarda il capitolo sulla teoria della permanenza lanalisi stata svolta a partire dai testi che Rossi stesso indicava ne Larchitettura della citt rivelando i diversi apporti della letteratura urbanistica francese, e permettendo alla ricerca di precisare le relazioni con alcuni scritti centrali e al contempo colti da Rossi come opportunit per intraprendere lelaborazione dellidea di tipo. Per questultima parte si pu precisare come Rossi formuli la sua idea di tipo in un contesto culturale dove linteresse per questo tema era fondamentale. Dunque le fonti che hanno assunto maggior rilievo in questultima fase emergono da un ricco panorama in cui Rossi compie diverse ricerche sia con il gruppo redazionale di Casabella-continuit, sia allinterno della scuola veneziana negli anni Sessanta, ma anche negli studi per lILSES e per lIstituto Nazionale dUrbanistica. RESEARCH ON THE NOTION OF URBAN ARTIFACT IN THE ARCHITECTURE OF THE CITY BY ALDO ROSSI. Doctoral candidate: Letizia Biondi Tutor: Valter Balducci The present doctoral dissertation deals with the notion of urban artifact that was formulated and presented by Aldo Rossi in his book The Architecture of the City, published in 1966. In The Architecture of the City, the notion of urban artifact is enunciated through a wide range of definitions and forms. In this thesis, a research was done on how the construction of this concept over time was preceded by various studies started in 1953 during the authors youth, then re-organized and synthesized since 1963 in a manuscript titled Manual of urban planning and in two more manuscripts later on. The work of research re-constructed the formulation of the notion of urban artifact through Rossis writings. In this sense, the examination of Rossis participation in debates, seminars, reviews, university courses or academic researches was of fundamental importance to understand the complexity of a work which is not to be attributed to disciplinary concepts, but to the formulation of a communicable theory. The effort to understand and to explain the notion of urban artifact led to an examination of the meaning used by Rossi to compose The Architecture of the City, which he defines as similar to a treatise. Through this analysis, it emerged that the composition of the book is not directly ascribable to the classical use of editorial writing of a treatise, whose most famous references in the past are the promotion of a correct practice as in the case of Vitruvios treatise, or the use of a structure that introduces a new category as in the Alberti case. Contrary to the two founding books, the lack of a global and prescriptive system and the not immediate reference to the writing of a classical treatise are evident in The Architecture of the City. However, the possibility of researching on some unpublished documents allowed to discover that in the writings starting from 1953 the analysis of the questions that are at the core of the notion of urban artifact is rich of intuitions, that aim to autonomy and that would be synthesized, even though not in a systematic way, in his famous book. The attempt was that of highlighting the specification over time of the notion of urban artifact and its elaboration in the various writings preceding the publication of The Architecture of the City. It was also specified that, despite building on theoretical grounds, Rossi indicates a progressive version of the notion of urban artifact, that is a performing use in the city. The present research aims to understand the cultural roots of the notion of urban artifact in two main directions: analyzing, firstly, Rossis interests along his formation path and, secondly, the definition of material structure of an urban artifact identified by Rossi in the permanences and enriched by various contributions from other disciplines. The purpose of the present research is to revise the formation path made by Rossi in a critical way, starting by 1953, underlining its innovative aspects and identifying its describing limits, which will never lead to the formulation of an exact notion, but rather to the elaboration of a complex synthesis, enriched by references to other studies. In brief, the thesis is composed of three parts: 1. The first part, titled The Theory of urban artifacts in The Architecture of the City, analyzes the concept of urban artifact in the more general theoretical context of the book The Architecture of the City. Such analysis is done by disassembling the book, and by linking together the argumentations and the multiplicity of the sources which are explicitly quoted by Rossi. In this context, the books structure is defined more precisely through the revision of the references used by Rossi to compose his theoretical project. Moreover, the authors life is traced back through the various editions, re-printings, introductions and illustrations. Finally, it is specified which role the concept of urban artifact has in the book, pointing out that it is placed in an equal relation with the books title; by so doing, the concept of urban artifact gets the new meaning of fact to be observed, similar to the use that was suggested by the French urban geography at the beginning of the 20th century. 2. The second part, titled The formation of the notion of urban artifact 1953-66, introduces the theoretical elaboration in Rossis writings before The Architecture of the City, that is from 1953 to 1966. This part tries to describe Rossis cultural roots, his collaborations and his interests, tracing back the progressive definition of his conception of city over time. The analysis focuses on the path followed by Rossi and on the documents that he wrote since the years as a student at the Department of Architecture at the Politecnico in Milan. This leads to a complex scenario of first essays, articles and notes that bear witness to the intellectual research aiming to the construction of a knowledge on the background of the Realism of the 1950s. Rossi develops, in fact, a cultural engagement that leads him after his studies to deal with more general issues about the city. In particular, his important collaboration with the architecture magazine Casabella-continuit, with the director Ernesto Nathan Rogers and with the whole redaction staff mark the following period when he starts getting interested in city planning literature, art, sociology, geography, economics and philosophy. Since 1963, Rossi has worked with the group directed by Carlo Aymonino at the Istituto Universitario di Architettura (University Institute of Architecture) in Venice, especially researching on building typologies and urban morphology. During these years, Rossi elaborates an analytical synthesis for the formulation of a theory about the city. From the present research, it is evident that the writings preceding The Architecture of the City develop the studies on urban artifacts, which will become theoretical core of different chapters of the book. In conclusion, the genesis of the book is described; written in two years, what was conceived to be an urban planning manual became a treatise draft for the formulation of an urban science, as Rossi defines it. 3. The third part is titled The material structure of urban artifacts: the theory of permanence. This research is made on the study of the city as a material fact, a manufacture, whose construction was made over time, bearing the traces of time. As far as the topic of permanence is concerned, it was also important to draw a comparison with the debate about the issues of environmental pre-existence of re-construction in historical areas, which was very lively during the years of the Reconstruction. Right from the beginning, of fundamental importance were the relationship with Ernesto Nathan Rogers, the discussions on the pages of Casabella-Continuit and the participation to some debates and researches. It is to note that various terms were taken by the philosophical thesis by some personalities such as Antonio Banfi and Enzo Paci, and then re-elaborated by the redaction staff at Casabella-Continuit, which Rossi took part in as well. Through this analysis, it emerged that there were some shifts in meaning and the formulation of a vocabulary of terms within the complex area of the architectonic culture in the 1950s and 1960s. Then, I examined the shapes in which Rossi introduces the definition of the theory of permanence and the references by some authors for the scientific construction of an architecture theory whose aim is being communicable and offering concrete research tools. Such analysis allowed making a hypothesis about the significance for Rossi of the French geographers of the first half of the 20th century: in particular, the work by Marcel Pote and by Pierre Lavedan is the main source and the research area which Rossi mostly explored to define the theory of permanence and monuments. Therefore, in The Architecture of the City, permanencies are not presented as the whole, but they emerge from a method which isolates permanent urban artifacts, in this way allowing making a hypothesis on what remains after the continuous transformations made in the city. The sources examined were quoted by Rossi in The Architecture of the City; in particular I analyzed them in the same edition which Rossi referred to. Through such an analysis, it was possible to make a comparison of the texts with one another, which let emerge the use of terms taken by languages belonging to other disciplines in The Architecture of the City and which the use of wholly extrapolated concepts is. Methodological premises As far as the formulation of the notion of urban artifact is concerned, the analysis focuses on the originality of the expression, the connections that are assumed or contained in Rossis writings about the city, by collecting direct and indirect sources which formed a significant corpus of writings. The most relevant direct sources were found in the special collections of the Getty Research Institute in Los Angeles, where the Aldo Rossi Papers are conserved. This archive contains unpublished material from 1954 to 1988, such as manuscripts, typescripts, notebooks, cyclostyled documents, scraps and notes, and several letters. In the Aldo Rossi Papers there are also 32 out of the 47 Light Blue Notebooks (Quaderni Azzurri), the rough drafts of The Architecture of the City and of the A Scientific Autobiography. As regards The Architecture of the City in particular, the Aldo Rossi Papers preserve: a notebook by the title of Urban planning manual, June, 1963, which is an explicit first draft of the book; Notes for urban planning book summer/winter 1963; a notebook with a red cover dated September 20th, 1964 August 8th, 1965; and a notebook with a blue cover dated August 30th, 1965 December 15th, 1965. The possibility of accessing this archive allowed to increase the bibliography related to the youth studies, enabling a revision of the cultural path followed by Rossis education. To that end, it was fundamental to re-evaluate some issues linked to the socialist realism which led to a more precise picture of the first writings by Rossi against the background of the intellectual scenario where he formed. In addition to these texts, the collection of university researches, the articles published on specialized reviews and the speeches at debates and seminars were also examined. About The Architecture of the City, a wide-ranging critical literature was collected, related both to the text specifics and to its collocation in the story of architecture, questioning some observations which define The Architecture of the City as a conclusive and definite book. As far as the chapter on the permanence theory is concerned, the analysis started by the texts that Rossi indicated in The Architecture of the City, revealing the different contributions from the French literature on urban planning. This allowed to the present research a more specific definition of the connections to some central writings which, at the same time, were seen by Rossi as an opportunity to start up the elaboration of the idea of type. For this last part, it can be specified that Rossi formulates his idea of type in a cultural context where the interest in this topic was fundamental. Therefore, the sources which played a central role in this final phase emerge from an extensive panorama in which Rossi researched not only with the redaction staff at Casablanca-continuit and within the School of Venice in the 1960s, but also in his studies for the ILSES (Institute of the Region Lombardia for Economics and Social Studies) and for the National Institute of Urban Planning.
Resumo:
Affrontare lanalisi critica delle traduzioni italiane di Un amour de Swann di Marcel Proust implica necessariamente un attento esame dello stile esemplare di un autore, che ha modificato, in larga misura, la concezione del romanzo e della scrittura stessa; in secondo luogo significa considerare laltrettanto complesso lavorio intellettuale rappresentato dalla traduzione, in qualit di atto critico fondamentale. Prenderemo in esame nel capitolo primo la genesi del TP, le sue specificit narratologiche e la ricezione critica francese e italiana, per comprendere appieno loriginalit di Proust rispetto al panorama letterario dellepoca. Nella seconda parte del primo capitolo delineeremo un excursus lungo la storia di tutte le traduzioni italiane del romanzo, accordando particolare attenzione alla figura di ogni traduttore: Natalia Ginzburg (1946), Bruno Schacherl (1946), Armando Landini (1946), Oreste Del Buono (1965), Giovanni Raboni (1978), Maria Teresa Nessi Somaini (1981), Gianna Tornabuoni (1988), Eurialo De Michelis (1990) e il traduttore, rimasto anonimo, della casa editrice La Spiga Languages (1995). Nel secondo capitolo analizzeremo la peculiarit stilistica pi nota dellautore, la sintassi. I lunghi periodi complicati da un intreccio di subordinate e sciolti solo con il ricorso a vari nessi sintattici contribuiscono a rendere la sintassi proustiana una delle sfide maggiori in sede traduttiva. Nel capitolo successivo accorderemo attenzione alleteroglossia enunciativa, espressa nei diversi idioletti del romanzo. In sede contrastiva affronteremo la questione della trasposizione dei niveaux de langue, per poter valutare le scelte intraprese dai traduttori in un ambito altamente complesso, a causa della diversit diafasica intrinseca dei due codici. Allinterno del medesimo capitolo apriremo una parentesi sulla specificit di una traduzione, quella di Giacomo Debenedetti, effettuata seguendo una personale esegesi dello stile musicale e armonico di Proust. Riserveremo al capitolo quarto lo studio del linguaggio figurato, soffermandoci sullanalisi delle espressioni idiomatiche, che vengono impiegate frequentemente da alcuni personaggi. Rivolgeremo uno sguardo dinsieme alle strategie messe in atto dai traduttori, per cercare un equivalente idiomatico o per ricreare il medesimo impatto nel lettore, qualora vi siano casi di anisomorfismo. Analizzeremo nel quinto capitolo la terminologia della moda, confrontando il lessico impiegato nel TP con le soluzioni adottate nei TA, e aprendo, inevitabilmente, una parentesi sulla terminologia storica del settore. A compimento del lavoro presenteremo la nostra proposta traduttiva di un capitolo tratto dal saggio Proust et le style di Jean Milly, per mettere in luce, tramite la sua parola autorevole, la genialit e la complessit della scrittura proustiana e, conseguentemente, il compito ardimentoso e ammirevole che stato richiesto ai traduttori italiani.
Resumo:
Abstract. This thesis presents a discussion on a few specific topics regarding the low velocity impact behaviour of laminated composites. These topics were chosen because of their significance as well as the relatively limited attention received so far by the scientific community. The first issue considered is the comparison between the effects induced by a low velocity impact and by a quasi-static indentation experimental test. An analysis of both test conditions is presented, based on the results of experiments carried out on carbon fibre laminates and on numerical computations by a finite element model. It is shown that both quasi-static and dynamic tests led to qualitatively similar failure patterns; three characteristic contact force thresholds, corresponding to the main steps of damage progression, were identified and found to be equal for impact and indentation. On the other hand, an equal energy absorption resulted in a larger delaminated area in quasi-static than in dynamic tests, while the maximum displacement of the impactor (or indentor) was higher in the case of impact, suggesting a probably more severe fibre damage than in indentation. Secondly, the effect of different specimen dimensions and boundary conditions on its impact response was examined. Experimental testing showed that the relationships of delaminated area with two significant impact parameters, the absorbed energy and the maximum contact force, did not depend on the in-plane dimensions and on the support condition of the coupons. The possibility of predicting, by means of a simplified numerical computation, the occurrence of delaminations during a specific impact event is also discussed. A study about the compressive behaviour of impact damaged laminates is also presented. Unlike most of the contributions available about this subject, the results of compression after impact tests on thin laminates are described in which the global specimen buckling was not prevented. Two different quasi-isotropic stacking sequences, as well as two specimen geometries, were considered. It is shown that in the case of rectangular coupons the lay-up can significantly affect the damage induced by impact. Different buckling shapes were observed in laminates with different stacking sequences, in agreement with the results of numerical analysis. In addition, the experiments showed that impact damage can alter the buckling mode of the laminates in certain situations, whereas it did not affect the compressive strength in every case, depending on the buckling shape. Some considerations about the significance of the test method employed are also proposed. Finally, a comprehensive study is presented regarding the influence of pre-existing in-plane loads on the impact response of laminates. Impact events in several conditions, including both tensile and compressive preloads, both uniaxial and biaxial, were analysed by means of numerical finite element simulations; the case of laminates impacted in postbuckling conditions was also considered. The study focused on how the effect of preload varies with the span-to-thickness ratio of the specimen, which was found to be a key parameter. It is shown that a tensile preload has the strongest effect on the peak stresses at low span-to-thickness ratios, leading to a reduction of the minimum impact energy required to initiate damage, whereas this effect tends to disappear as the span-to-thickness ratio increases. On the other hand, a compression preload exhibits the most detrimental effects at medium span-to-thickness ratios, at which the laminate compressive strength and the critical instability load are close to each other, while the influence of preload can be negligible for thin plates or even beneficial for very thick plates. The possibility to obtain a better explanation of the experimental results described in the literature, in view of the present findings, is highlighted. Throughout the thesis the capabilities and limitations of the finite element model, which was implemented in an in-house program, are discussed. The program did not include any damage model of the material. It is shown that, although this kind of analysis can yield accurate results as long as damage has little effect on the overall mechanical properties of a laminate, it can be helpful in explaining some phenomena and also in distinguishing between what can be modelled without taking into account the material degradation and what requires an appropriate simulation of damage. Sommario. Questa tesi presenta una discussione su alcune tematiche specifiche riguardanti il comportamento dei compositi laminati soggetti ad impatto a bassa velocit. Tali tematiche sono state scelte per la loro importanza, oltre che per lattenzione relativamente limitata ricevuta finora dalla comunit scientifica. La prima delle problematiche considerate il confronto fra gli effetti prodotti da una prova sperimentale di impatto a bassa velocit e da una prova di indentazione quasi statica. Viene presentata unanalisi di entrambe le condizioni di prova, basata sui risultati di esperimenti condotti su laminati in fibra di carbonio e su calcoli numerici svolti con un modello ad elementi finiti. mostrato che sia le prove quasi statiche sia quelle dinamiche portano a un danneggiamento con caratteristiche qualitativamente simili; tre valori di soglia caratteristici della forza di contatto, corrispondenti alle fasi principali di progressione del danno, sono stati individuati e stimati uguali per impatto e indentazione. Daltro canto lo stesso assorbimento di energia ha portato ad unarea delaminata maggiore nelle prove statiche rispetto a quelle dinamiche, mentre il massimo spostamento dellimpattatore (o indentatore) risultato maggiore nel caso dellimpatto, indicando la probabilit di un danneggiamento delle fibre pi severo rispetto al caso dellindentazione. In secondo luogo stato esaminato leffetto di diverse dimensioni del provino e diverse condizioni al contorno sulla sua risposta allimpatto. Le prove sperimentali hanno mostrato che le relazioni fra larea delaminata e due parametri di impatto significativi, lenergia assorbita e la massima forza di contatto, non dipendono dalle dimensioni nel piano dei provini e dalle loro condizioni di supporto. Viene anche discussa la possibilit di prevedere, per mezzo di un calcolo numerico semplificato, il verificarsi di delaminazioni durante un determinato caso di impatto. presentato anche uno studio sul comportamento a compressione di laminati danneggiati da impatto. Diversamente della maggior parte della letteratura disponibile su questo argomento, vengono qui descritti i risultati di prove di compressione dopo impatto su laminati sottili durante le quali linstabilit elastica globale dei provini non stata impedita. Sono state considerate due differenti sequenze di laminazione quasi isotrope, oltre a due geometrie per i provini. Viene mostrato come nel caso di provini rettangolari la sequenza di laminazione possa influenzare sensibilmente il danno prodotto dallimpatto. Due diversi tipi di deformate in condizioni di instabilit sono stati osservati per laminati con diversa laminazione, in accordo con i risultati dellanalisi numerica. Gli esperimenti hanno mostrato inoltre che in certe situazioni il danno da impatto pu alterare la deformata che il laminato assume in seguito ad instabilit; daltra parte tale danno non ha sempre influenzato la resistenza a compressione, a seconda della deformata. Vengono proposte anche alcune considerazioni sulla significativit del metodo di prova utilizzato. Infine viene presentato uno studio esaustivo riguardo allinfluenza di carichi membranali preesistenti sulla risposta allimpatto dei laminati. Sono stati analizzati con simulazioni numeriche ad elementi finiti casi di impatto in diverse condizioni di precarico, sia di trazione sia di compressione, sia monoassiali sia biassiali; stato preso in considerazione anche il caso di laminati impattati in condizioni di postbuckling. Lo studio si concentrato in particolare sulla dipendenza degli effetti del precarico dal rapporto larghezza-spessore del provino, che si rivelato un parametro fondamentale. Viene illustrato che un precarico di trazione ha leffetto pi marcato sulle massime tensioni per bassi rapporti larghezza-spessore, portando ad una riduzione della minima energia di impatto necessaria per innescare il danneggiamento, mentre questo effetto tende a scomparire allaumentare di tale rapporto. Il precarico di compressione evidenzia invece gli effetti pi deleteri a rapporti larghezza-spessore intermedi, ai quali la resistenza a compressione del laminato e il suo carico critico di instabilit sono paragonabili, mentre linfluenza del precarico pu essere trascurabile per piastre sottili o addirittura benefica per piastre molto spesse. Viene evidenziata la possibilit di trovare una spiegazione pi soddisfacente dei risultati sperimentali riportati in letteratura, alla luce del presente contributo. Nel corso della tesi vengono anche discussi le potenzialit ed i limiti del modello ad elementi finiti utilizzato, che stato implementato in un programma scritto in proprio. Il programma non comprende alcuna modellazione del danneggiamento del materiale. Viene per spiegato come, nonostante questo tipo di analisi possa portare a risultati accurati soltanto finch il danno ha scarsi effetti sulle propriet meccaniche dinsieme del laminato, esso possa essere utile per spiegare alcuni fenomeni, oltre che per distinguere fra ci che si pu riprodurre senza tenere conto del degrado del materiale e ci che invece richiede una simulazione adeguata del danneggiamento.
Resumo:
La studio della distribuzione spaziale e temporale della associazioni a foraminiferi planctonici, campionati in zone con differente regime idrografico, ha permesso di comprendere che molte specie possono essere diagnostiche della presenza di diverse masse dacqua superficiali e sottosuperficiali e di diversi regimi di nutrienti nelle acque oceaniche. Parte di questo lavoro di tesi si basa sullo studio delle associazioni a foraminiferi planctonici attualmente viventi nel Settore Pacifico dellOceano Meridionale (Mare di Ross e Zona del Fronte Polare) e nel Mare Mediterraneo (Mar Tirreno Meridionale). Lobiettivo di questo studio quello di comprendere i fattori (temperatura, salinit, nutrienti etc.) che determinano la distribuzione attuale delle diverse specie al fine di valutarne il valore di indicatori (proxies) utili alla ricostruzione degli scenari paleoclimatici e paleoceanografici succedutisi in queste aree. I risultati documentano che la distribuzione delle diverse specie, il numero di individui e le variazioni nella morfologia di alcuni taxa sono correlate alle caratteristiche chimico-fisiche della colonna e alla disponibilit di nutrienti e di clorofilla. La seconda parte del lavoro di tesi ha previsto lanalisi degli isotopi stabili dellossigeno e del rapporto Mg/Ca in gusci di N. pachyderma (sin) prelevati da pescate di micro zooplancton (per tarare lequazione di paleo temperatura) da un box core e da una carota provenienti dalla zona del Fronte Polare (Oceano Pacifico meridionale), al fine di ricostruire le variazioni di temperatura negli ultimi 13 ka e durante la Mid-Pleistocene Revolution. Le temperature, dedotte tramite i valori degli isotopi stabili dellossigeno, sono coerenti con le temperature attuali documentate in questa zona e il trend di temperatura paragonabile a quelli riportati in letteratura anche per eventi climatici come lo Younger Dryas e il mid-Holocene Optimum. I valori del rapporto Mg/Ca misurato tramite due diverse tecniche di analisi (laser ablation e analisi in soluzione) sono risultati sempre molto pi alti dei valori riportati in letteratura per la stessa specie. La laser ablation sembra carente dal punto di vista del cleaning del campione e da questo studio emerge che le due tecniche non sono comparabili e che non possono essere usate indifferentemente sullo stesso campione. Per quanto riguarda lanalisi dei campioni in soluzione stato migliorato il protocollo di cleaning per il trattamento di campioni antartici, che ha permesso di ottenere valori veritieri e utili ai fini delle ricostruzioni di paleotemperatura. Tuttavia, rimane verosimile lipotesi che in ambienti particolari come questo, con salinit e temperature molto basse, lincorporazione del Mg allinterno del guscio risenta delle condizioni particolari e che non segua quindi la relazione esponenziale con la temperatura ampiamente dimostrata ad altre latitudini.
Resumo:
Lidea che il bogomilismo sia in una qualche maniera da riconnettere al manicheismo di per s molto antica. Fin da quando giunsero le prime voci su questa nuova eresia che si era diffusa in terra bulgara, i bogomili vennero etichettati come manichei. Non necessariamente per chi pi vicino ad un fenomeno, sia nello spazio sia nel tempo, vede meglio i suoi contorni, le sue implicazioni e la sua essenza. Altri campi di studio ci insegnano che la natura umana tende a inquadrare ci che non noto allinterno degli schemi del gi conosciuto: cos che spesso nomi di popoli si fissano al territorio divenendo concetti geografici anche quando i popoli cambiano; non a caso tutta la regione che si estendeva ad est della Germania veniva definita Sarmazia ed i numerosi popoli che si muovevano al seguito ed agli ordini del gran qan venivano chiamati Tartari; analogamente in semantica possiamo assistere al posizionamento di etichette consolidate e particolari su oggetti che ne condividono tratti pur essendo sotto molti aspetti del tutto estranei a quella che si potrebbe definire la matrice: il terrorista islamico che si fa esplodere viene chiamato sui giornali kamikaze e non casualmente lo tsunami porta questo nome: londa anomala che pu sconvolgere coste distanti migliaia di chilometri dallepicentro di un terremoto sottomarino ricorda la pi familiare onda di porto. Se il continuo riconnettere il bogomilismo al manicheismo delle fonti antiche rappresenta un indizio, ma non necessariamente una prova di certa connessione, la situazione si notevolmente complicata nel corso del XX secolo. Dobbiamo al principe Obolensky lintroduzione del termine neomanicheismo per indicare le eresie di carattere dualistico sviluppatesi dal X secolo in avanti sul territorio europeo con particolare riferimento al bogomilismo. Il termine dal 1948 in avanti stato ripetutamente utilizzato pi o meno a proposito in svariati lavori a volte pubblicati in sedi editoriali deccellenza apparsi in Europa occidentale e nellest europeo. Il problema principale resta definire il valore da attribuire al termine neomanicheismo: indica un forte dualismo religioso in generale, ben diffuso e studiato da tempo ad esempio nei lavori del Bianchi dedicati ai popoli siberiani e mongoli, oppure presuppone una reale catena di connessioni che ci conducono fino al manicheismo vero e proprio? A fronte di chi sostiene che il bogomilismo, cos come leresia catara, pu essere spiegato semplicemente come fenomeno interno al cristianesimo sulla base di uninterpretazione contrastante da quella ufficiale dei testi sacri vi chi ritiene che sia stato un contatto diretto con gli ambienti manichei a generare le caratteristiche proprie del bogomilismo. Da qui nasce la parte pi affascinante della ricerca che porta allindividuazione di possibili contatti attraverso gli spostamenti delle popolazioni, alla circolazione delle idee allinterno di quello che fu il commonwealth bizantino ed allindividuazione di quanto sia rimasto di tutto ci allinterno della dottrina bogomila. Il lavoro suddiviso in tre capitoli, preceduti dalla bibliografia e seguiti da un indice analitico dei nomi di persona e luogo. Il primo capitolo prende in esame le fonti sul bogomilismo, il tempo ed il luogo in cui si manifestato e la sua evoluzione. Il secondo analizza la dottrina bogomila, i suoi possibili contatti con le dottrine iraniche ed i possibili canali di trasmissione delle idee. Il terzo capitolo costituito da una serie di racconti popoloari bulgari di matrice dualistica e da testi antico slavi usati dai bogomili. La maggior parte di questi testi viene presentata per la prima volta qui in traduzione italiana.
Resumo:
E stato affrontato in modo approfondito lo studio dei campi gravitazionali della relativit generale (RG) che producono unaccelerazione uniforme, e si confrontato tale studio con i sistemi si riferimento (SR) accelerati della relativit ristretta (RR). Nel corso di questanalisi sono stati trovati alcuni aspetti non evidenziati in precedenza nella letteratura scientifica, di cui il pi rilevante il fatto che la metrica di Rindler produce un campo che, osservato con misure di tipo radar, appare uniforme a un osservatore solidale con il campo stesso. Si inoltre trovata pi di una metrica cui corrisponde unaccelerazione che non dipende dalla coordinata di partenza. Per il campo di Rindler stata eseguita anche unanalisi approfondita, tramite unapplicazione diretta del principio di equivalenza (PE). La metodologia utilizzata e i risultati sono un contributo originale di questa tesi e sono di interesse da un punto di vista didattico. Nel corso dellanalisi delle propriet del campo di Rindler sono stati analizzati in modo operativo: il confronto del ritmo di marcia di due orologi che si trovano a una quota differente, la deflessione dei raggi luminosi e la traiettoria di un corpo in caduta libera. Infine si indagato sulla forma della metrica di una distribuzione di massa a simmetrica planare.
Resumo:
Il presente studio si occupa di indagare lo stato delle popolazioni di alici, Engraulis encrasicolus, e sardine, Sardina pilchardus, presenti nel Mar Adriatico Centrale e Settentrionale attraverso lutilizzo di metodi di dinamica di popolazione. Lattenzione per queste specie dovuta alla loro importanza commerciale; sono, infatti, specie target della flotta peschereccia italiana, in particolare nellarea adriatica. I metodi di dinamica di popolazione sono uno degli aspetti pi importanti delle scienze della pesca. Attraverso lo stock assessment si possono acquisire informazioni sullabbondanza in mare delle risorse nel tempo e nello spazio, nonch sulla mortalit dovuta allattivit di pesca, che sono di primaria importanza per ladozione di misure gestionali. I metodi di dinamica di popolazione esaminati e confrontati in questa tesi sono stati due: Virtual Population Analysis (VPA) e Integrated Catch-at-Age Analysis (ICA). Prima, per, stato necessario esaminare le modalit con cui ottenere i dati di input, quali: tassi di crescita delle specie, mortalit naturale, sforzo di pesca, dati di cattura. Infine, stato possibile ricostruire nel tempo la storia dello stock in questione e il suo stato attuale, dando indicazioni per lo sfruttamento futuro in unottica di conservazione dello stock stesso. Attraverso la determinazione della curva di crescita si sono potuti ottenere i parametri di crescita delle specie in esame, necessari per definire i tassi di mortalit naturale. Labbondanza di questi stock stata valutata con i programmi Age Length Key (ALK) e Iterative Age Length Key (IALK). Nei programmi di stock assessment utilizzati si preferito utilizzare la stima di abbondanza calcolata con il primo metodo, in quanto pi rappresentativo dello stock in esame. Un parametro di fondamentale importanza e di difficile stima la mortalit; in particolare, in questo studio ci siamo occupati di determinare la mortalit naturale. Questa stata determinata utilizzando due programmi: ProdBiom (Abella et al., 1998) e il sistema ideato da Gislason et al. (2008). Nonostante lapproccio conservativo suggerisca lutilizzo dei valori ricavati da ProdBiom, in quanto pi bassi, si preferito utilizzare i tassi di mortalit naturale ricavati dalla seconda procedura. Questa preferenza stata determinata dal fatto che il programma ProdBiom consegna indici di mortalit naturale troppo bassi, se confrontati con quelli presentati in letteratura per le specie in esame. Inoltre, bench nessuno dei due programmi sia stato costruito appositamente per le specie pelagiche, comunque preferibile la metodologia ideata da Gislason et al. (2008), in quanto ottenuta da un esame di 367 pubblicazioni, in alcune delle quali erano presenti dati per queste specie. Per quanto riguarda i dati di cattura utilizzati in questo lavoro per il calcolo della Catch Per Unit Effort (CPUE, cio le catture per unit di sforzo), si sono utilizzati quelli della marineria di Porto Garibaldi, in quanto questa vanta una lunga serie temporale di dati, dal 1975 ad oggi. Inoltre, in questa marineria si sempre pescato senza imposizione di quote e con quantitativi elevati. Determinati questi dati stato possibile applicare i programmi di valutazione degli stock ittici: VPA e ICA. LICA risulta essere pi attendibile, soprattutto per gli anni recenti, in quanto prevede un periodo nel quale la selettivit mantenuta costante, riducendo i calcoli da fare e, di conseguenza, diminuendo gli errori. In particolare, lICA effettua i suoi calcoli considerando che i dati di cattura e gli indici di tuning possono contenere degli errori. Nonostante le varie differenze dei programmi e le loro caratteristiche, entrambi concordano sullo stato degli stock in mare. Per quanto riguarda lalice, lo stock di questa specie nel Mar Adriatico Settentrionale e Centrale, altamente sfruttato in passato, oggi risulta moderatamente sfruttato in quanto il livello di sfruttamento viene ottenuto con un basso livello di sforzo di pesca. Si raccomanda, comunque, di non incrementare lo sforzo di pesca, in modo da non determinare nuove drastiche diminuzioni dello stock con pesanti conseguenze per lattivit di pesca. Le sardine, invece, presentano un trend diverso: dalla met degli anni ottanta lo stock di Sardina pilchardus ha conosciuto un continuo e progressivo declino, che solo nellultimo decennio mostra uninversione di tendenza. Questo, per, non deve incoraggiare ad aumentare lo pressione di pesca, anzi bisogna cercare di mantenere costante lo sforzo di pesca al livello attuale in modo da permettere il completo ristabilimento dello stock (le catture della flotta italiana sono, infatti, ancora relativamente basse). Questo lavoro, nonostante i vari aspetti da implementare (quali: il campionamento, le metodologie utilizzate, lintroduzione di aspetti non considerati, come ad es. gli scarti, etc.) e le difficolt incontrate nel suo svolgimento, ha fornito un contributo di approfondimento sugli spinosi aspetti della definizione del tasso di mortalit naturale, individuando una procedura pi adatta per stimare questo parametro. Inoltre, ha presentato linnovativo aspetto del confronto tra i programmi ICA e VPA, mostrando una buon accordo dei risultati ottenuti. E necessario, comunque, continuare ad approfondire questi aspetti per ottenere valutazioni sempre pi precise e affidabili, per raggiungere una corretta gestione dellattivit di pesca e ai fini della preservazione degli stock stessi.