998 resultados para Main dominante et non-dominante


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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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A estrutura da comunidade fitoplanctônica da praia da Princesa (Ilha de Maiandeua) foi estudada durante um ciclo nictemeral nos meses de novembro/08, março/09, junho/09 e setembro/09, de modo a verificar os efeitos de algumas variáveis ambientais sobre esta comunidade. O microfitoplâncton da praia da Princesa esteve representado por 98 táxons, com predomínio das diatomáceas, seguidas dos dinoflagelados e cianofíceas. Nas amostras qualitativas, Coscinodiscus perforatus Ehrenberg se destacou como abundante nos meses de março (45,6%) e junho (45,1%), enquanto que a análise quantitativa revelou Dimeregramma minor (Gregory) Ralfs como dominante, principalmente, em novembro (82,0%) e setembro (83,0%). A biomassa fitoplanctônica (clorofila-a) foi significativamente mais elevada em março (U= 0,0; p<0,05). Os valores médios de densidade fitoplanctônica total foram significativamente mais elevados no período chuvoso (F= 6,2; p<0,05), principalmente em junho (1223 ± 110 x 103 céls L-1). As curvas de K-dominância revelaram um declínio gradual na diversidade ao longo do período seco. A análise de ordenação (MDS) evidenciou a formação de três grupos, enquanto que a análise de componentes principais (PCA) mostrou a salinidade e a turbidez como as principais variáveis que definiram os componentes. A praia da Princesa é um ambiente dinâmico, onde os processos de ressuspensão promovem o intercâmbio entre populações fitoplanctônicas e fitobênticas. A elevada precipitação e o maior aporte fluvial, carreando elevadas concentrações de nutrientes, favoreceram o maior desenvolvimento do fitoplâncton, principalmente, durante o período chuvoso.

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The aim of the study was to analyze the relationship between run-up spatial-temporal variables with ball velocity in the dominant and non-dominant kicks, and to compare the ball velocity between contralateral limbs. Six futsal players (aged 13 and 14 years) participated in the study. The participants performed 4 kicks with maximal velocity in the stationary ball with each limb. Participants’ movements were recorded by 4 digital cameras (120 Hz). Dvideow software was used for kinematic procedures. The variables analyzed were: length and width of the last but one step and last step before ball contact, distance of the support foot to the ball, run-up velocity and ball velocity. The relationship between spatial-temporal variables with the ball velocity was analyzed by linear regressions with ball velocity as dependent variable. Student t test for paired samples was used to compare ball velocity between dominant and non-dominant kicks. For the dominant limb, the ball velocity was predicted only by the run-up velocity in 16.7%, while for the non-dominant limb only the distance of the support foot to the ball was prognostic variable in 11.9%. The ball velocity was greater for the dominant limb. Run-up variables that predictive ball velocity were different between the dominant and non-dominant kicks.

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Oggetto della ricerca sono l’esame e la valutazione dei limiti posti all’autonomia privata dal divieto di abuso della posizione dominante, come sancito, in materia di tutela della concorrenza, dall’art. 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, a sua volta modellato sull’art. 82 del Trattato CE. Preliminarmente, si è ritenuto opportuno svolgere la ricognizione degli interessi tutelati dal diritto della concorrenza, onde individuare la cerchia dei soggetti legittimati ad avvalersi dell’apparato di rimedi civilistici – invero scarno e necessitante di integrazione in via interpretativa – contemplato dall’art. 33 della legge n. 287/1990. È così emerso come l’odierno diritto della concorrenza, basato su un modello di workable competition, non possa ritenersi sorretto da ragioni corporative di tutela dei soli imprenditori concorrenti, investendo direttamente – e rivestendo di rilevanza giuridica – le situazioni soggettive di coloro che operano sul mercato, indipendentemente da qualificazioni formali. In tal senso, sono stati esaminati i caratteri fondamentali dell’istituto dell’abuso di posizione dominante, come delineatisi nella prassi applicativa non solo degli organi nazionali, ma anche di quelli comunitari. Ed invero, un aspetto importante che caratterizza la disciplina italiana dell’abuso di posizione dominante e della concorrenza in generale, distinguendola dalle normative di altri sistemi giuridici prossimi al nostro, è costituito dal vincolo di dipendenza dal diritto comunitario, sancito dall’art. 1, quarto comma, della legge n. 287/1990, idoneo a determinare peculiari riflessi anche sul piano dell’applicazione civilistica dell’istituto. La ricerca si è quindi spostata sulla figura generale del divieto di abuso del diritto, onde vagliarne i possibili rapporti con l’istituto in esame. A tal proposito, si è tentato di individuare, per quanto possibile, i tratti essenziali della figura dell’abuso del diritto relativamente all’esercizio dell’autonomia privata in ambito negoziale, con particolare riferimento all’evoluzione del pensiero della dottrina e ai più recenti orientamenti giurisprudenziali sul tema, che hanno valorizzato il ruolo della buona fede intesa in senso oggettivo. Particolarmente interessante è parsa la possibilità di estendere i confini della figura dell’abuso del diritto sì da ricomprendere anche l’esercizio di prerogative individuali diverse dai diritti soggettivi. Da tale estensione potrebbero infatti discendere interessanti ripercussioni per la tutela dei soggetti deboli nel contesto dei rapporti d’impresa, intendendosi per tali tanto i rapporti tra imprenditori in posizione paritaria o asimmetrica, quanto i rapporti tra imprenditori e consumatori. È stato inoltre preso in considerazione l’aspetto dei rimedi avverso le condotte abusive, alla luce dei moderni contributi sull’eccezione di dolo generale, sulla tutela risarcitoria e sull’invalidità negoziale, con i quali è opportuno confrontarsi qualora si intenda cercare di colmare – come sembra opportuno – i vuoti di disciplina della tutela civilistica avverso l’abuso di posizione dominante. Stante l’evidente contiguità con la figura in esame, si è poi provveduto ad esaminare, per quanto sinteticamente, il divieto di abuso di dipendenza economica, il quale si delinea come figura ibrida, a metà strada tra il diritto dei contratti e quello della concorrenza. Tale fattispecie, pur inserita in una legge volta a disciplinare il settore della subfornitura industriale (art. 9, legge 18 giugno 1998, n. 192), ha suscitato un vasto interessamento della dottrina. Si sono infatti levate diverse voci favorevoli a riconoscere la portata applicativa generale del divieto, quale principio di giustizia contrattuale valevole per tutti i rapporti tra imprenditori. Nel tentativo di verificare tale assunto, si è cercato di individuare la ratio sottesa all’art. 9 della legge n. 192/1998, anche in considerazione dei suoi rapporti con il divieto di abuso di posizione dominante. Su tale aspetto è d’altronde appositamente intervenuto il legislatore con la legge 5 marzo 2001, n. 57, riconoscendo la competenza dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato a provvedere, anche d’ufficio, sugli abusi di dipendenza economica con rilevanza concorrenziale. Si possono così prospettare due fattispecie normative di abusi di dipendenza economica, quella con effetti circoscritti al singolo rapporto interimprenditoriale, la cui disciplina è rimessa al diritto civile, e quella con effetti negativi per il mercato, soggetta anche – ma non solo – alle regole del diritto antitrust; tracciare una netta linea di demarcazione tra i reciproci ambiti non appare comunque agevole. Sono stati inoltre dedicati brevi cenni ai rimedi avverso le condotte di abuso di dipendenza economica, i quali involgono problematiche non dissimili a quelle che si delineano per il divieto di abuso di posizione dominante. Poste tali basi, la ricerca è proseguita con la ricognizione dei rimedi civilistici esperibili contro gli abusi di posizione dominante. Anzitutto, è stato preso in considerazione il rimedio del risarcimento dei danni, partendo dall’individuazione della fonte della responsabilità dell’abutente e vagliando criticamente le diverse ipotesi proposte in dottrina, anche con riferimento alle recenti elaborazioni in tema di obblighi di protezione. È stata altresì vagliata l’ammissibilità di una visione unitaria degli illeciti in questione, quali fattispecie plurioffensive e indipendenti dalla qualifica formale del soggetto leso, sia esso imprenditore concorrente, distributore o intermediario – o meglio, in generale, imprenditore complementare – oppure consumatore. L’individuazione della disciplina applicabile alle azioni risarcitorie sembra comunque dipendere in ampia misura dalla risposta al quesito preliminare sulla natura – extracontrattuale, precontrattuale ovvero contrattuale – della responsabilità conseguente alla violazione del divieto. Pur non sembrando prospettabili soluzioni di carattere universale, sono apparsi meritevoli di approfondimento i seguenti profili: quanto all’individuazione dei soggetti legittimati, il problema della traslazione del danno, o passing-on; quanto al nesso causale, il criterio da utilizzare per il relativo accertamento, l’ammissibilità di prove presuntive e l’efficacia dei provvedimenti amministrativi sanzionatori; quanto all’elemento soggettivo, la possibilità di applicare analogicamente l’art. 2600 c.c. e gli aspetti collegati alla colpa per inosservanza di norme di condotta; quanto ai danni risarcibili, i criteri di accertamento e di prova del pregiudizio; infine, quanto al termine di prescrizione, la possibilità di qualificare il danno da illecito antitrust quale danno “lungolatente”, con le relative conseguenze sull’individuazione del dies a quo di decorrenza del termine prescrizionale. In secondo luogo, è stata esaminata la questione della sorte dei contratti posti in essere in violazione del divieto di abuso di posizione dominante. In particolare, ci si è interrogati sulla possibilità di configurare – in assenza di indicazioni normative – la nullità “virtuale” di detti contratti, anche a fronte della recente conferma giunta dalla Suprema Corte circa la distinzione tra regole di comportamento e regole di validità del contratto. È stata inoltre esaminata – e valutata in senso negativo – la possibilità di qualificare la nullità in parola quale nullità “di protezione”, con una ricognizione, per quanto sintetica, dei principali aspetti attinenti alla legittimazione ad agire, alla rilevabilità d’ufficio e all’estensione dell’invalidità. Sono poi state dedicate alcune considerazioni alla nota questione della sorte dei contratti posti “a valle” di condotte abusive, per i quali non sembra agevole configurare declaratorie di nullità, mentre appare prospettabile – e, anzi, preferibile – il ricorso alla tutela risarcitoria. Da ultimo, non si è trascurata la valutazione dell’esperibilità, avverso le condotte di abuso di posizione dominante, di azioni diverse da quelle di nullità e risarcimento, le sole espressamente contemplate dall’art. 33, secondo comma, della legge n. 287/1990. Segnatamente, l’attenzione si è concentrata sulla possibilità di imporre a carico dell’impresa in posizione dominante un obbligo a contrarre a condizioni eque e non discriminatorie. L’importanza del tema è attestata non solo dalla discordanza delle pronunce giurisprudenziali, peraltro numericamente scarse, ma anche dal vasto dibattito dottrinale da tempo sviluppatosi, che investe tuttora taluni aspetti salienti del diritto delle obbligazioni e della tutela apprestata dall’ordinamento alla libertà di iniziativa economica.

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This article analyzes the Jakobsonian classification of aphasias. It aims to show on the one hand the non-linguistic character of this classification and on the other hand its asymmetry, in spite of the fact that its author had conceived his structural construction as symmetrical. The non-linguistic character of Jakobson’s formulation is due to the absence of any definition of language, this absence being the main characteristic of Jakobsonian linguistics: concerning the aphasia problem, the Jakobsonian formulation is linguistic solely by virtue of its object, aphasia, which is already considered as a linguistic concern because it belongs to the field of « language », but which is not defined as such (as linguistic). As for asymmetry, it demonstrates first the circularity of the Jakobsonian representation of language (the duality between structure and functioning), and secondly the non-linguistic character – in the Saussurean sense of the term – of the aphasia problem. Thus it appears that breaking (in the sense of Gaston Bachelard) with idiom is the prerequisite of a scientific apprehension of language, and therefore of any interdisciplinarity, this being one of Jakobson’s favorite topics but one that this linguist failed to render fruitful because he did not offer a real definition of language.

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El objetivo de este trabajo es analizar la relación entre gobierno, corporaciones empresarias de la clase dominante y los proyectos MERCOSUR y ALCA en los inicios del gobierno de Kirchner. La hipótesis principal es que los cambios en la inserción regional de Argentina desde 2003 (reconstrucción del MERCOSUR y rechazo al ALCA), tuvieron entre una de sus causas a las acciones de corporaciones como la Unión Industrial Argentina (UIA) y la Sociedad Rural Argentina (SRA). Como afirma Katz (2006) aquella reconfiguración regional, además de estar influenciada por las protestas sociales antineoliberales, también respondió a la demanda de una diferente inserción regional por parte de las clases dominantes locales. Mediante el análisis de la prensa escrita y de documentación de las corporaciones, observaremos los posicionamientos sobre el ALCA y el MERCOUSR, el tipo de intervención del gobierno que reclaman y por qué apoyan o rechazan las negociaciones entre 2003 y 2004, en la reunión de la Ronda Doha de Cancún de la Organización mundial de Comercio (OMC) y en las Minicumbres del ALCA de Miami y Puebla, donde quedaron trabadas las negociaciones del ALCA y se produjo la reorientación del MERCOSUR

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El artículo analiza las principales características del modelo tecnológico del agronegocio en la Argentina, discute sus principales problemas y propone una reflexión que enmarque la problemática en contextos económicos y políticos más amplios. Esta tecnología es descripta como technological fix y se presentan tres atributos principales: instantaneidad, transitoriedad y recurrencia. La supuesta eficiencia del modelo productivo ocurre a expensas de la dilapidación del capital natural y de los costos que internalizan otros actores sociales, ya sea vía acumulación por desposesión o a través de la socialización y del diferimiento temporal de sus externalidades negativas. Su fortaleza radica en que su poder trasciende largamente la esfera tecnológica. Poner en dudas al actual modelo implica no sólo cuestionar a su cabeza visible (i.e., el agronegocio), sino también objetar a las instituciones (científicas, educativas, legales y administrativas) y a las estructuras políticas que lo sostienen. Finalmente, el artículo discute algunas alternativas y propone desarrollar una agronomía política para Latinoamérica.

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El artículo analiza las principales características del modelo tecnológico del agronegocio en la Argentina, discute sus principales problemas y propone una reflexión que enmarque la problemática en contextos económicos y políticos más amplios. Esta tecnología es descripta como technological fix y se presentan tres atributos principales: instantaneidad, transitoriedad y recurrencia. La supuesta eficiencia del modelo productivo ocurre a expensas de la dilapidación del capital natural y de los costos que internalizan otros actores sociales, ya sea vía acumulación por desposesión o a través de la socialización y del diferimiento temporal de sus externalidades negativas. Su fortaleza radica en que su poder trasciende largamente la esfera tecnológica. Poner en dudas al actual modelo implica no sólo cuestionar a su cabeza visible (i.e., el agronegocio), sino también objetar a las instituciones (científicas, educativas, legales y administrativas) y a las estructuras políticas que lo sostienen. Finalmente, el artículo discute algunas alternativas y propone desarrollar una agronomía política para Latinoamérica.

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El objetivo de este trabajo es analizar la relación entre gobierno, corporaciones empresarias de la clase dominante y los proyectos MERCOSUR y ALCA en los inicios del gobierno de Kirchner. La hipótesis principal es que los cambios en la inserción regional de Argentina desde 2003 (reconstrucción del MERCOSUR y rechazo al ALCA), tuvieron entre una de sus causas a las acciones de corporaciones como la Unión Industrial Argentina (UIA) y la Sociedad Rural Argentina (SRA). Como afirma Katz (2006) aquella reconfiguración regional, además de estar influenciada por las protestas sociales antineoliberales, también respondió a la demanda de una diferente inserción regional por parte de las clases dominantes locales. Mediante el análisis de la prensa escrita y de documentación de las corporaciones, observaremos los posicionamientos sobre el ALCA y el MERCOUSR, el tipo de intervención del gobierno que reclaman y por qué apoyan o rechazan las negociaciones entre 2003 y 2004, en la reunión de la Ronda Doha de Cancún de la Organización mundial de Comercio (OMC) y en las Minicumbres del ALCA de Miami y Puebla, donde quedaron trabadas las negociaciones del ALCA y se produjo la reorientación del MERCOSUR

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El artículo analiza las principales características del modelo tecnológico del agronegocio en la Argentina, discute sus principales problemas y propone una reflexión que enmarque la problemática en contextos económicos y políticos más amplios. Esta tecnología es descripta como technological fix y se presentan tres atributos principales: instantaneidad, transitoriedad y recurrencia. La supuesta eficiencia del modelo productivo ocurre a expensas de la dilapidación del capital natural y de los costos que internalizan otros actores sociales, ya sea vía acumulación por desposesión o a través de la socialización y del diferimiento temporal de sus externalidades negativas. Su fortaleza radica en que su poder trasciende largamente la esfera tecnológica. Poner en dudas al actual modelo implica no sólo cuestionar a su cabeza visible (i.e., el agronegocio), sino también objetar a las instituciones (científicas, educativas, legales y administrativas) y a las estructuras políticas que lo sostienen. Finalmente, el artículo discute algunas alternativas y propone desarrollar una agronomía política para Latinoamérica.

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Corrosion of steel bars embedded in concrete has a great influence on structural performance and durability of reinforced concrete. Chloride penetration is considered to be a primary cause of concrete deterioration in a vast majority of structures. Therefore, modelling of chloride penetration into concrete has become an area of great interest. The present work focuses on modelling of chloride transport in concrete. The differential macroscopic equations which govern the problem were derived from the equations at the microscopic scale by comparing the porous network with a single equivalent pore whose properties are the same as the average properties of the real porous network. The resulting transport model, which accounts for diffusion, migration, advection, chloride binding and chloride precipitation, consists of three coupled differential equations. The first equation models the transport of chloride ions, while the other two model the flow of the pore water and the heat transfer. In order to calibrate the model, the material parameters to determine experimentally were identified. The differential equations were solved by means of the finite element method. The classical Galerkin method was employed for the pore solution flow and the heat transfer equations, while the streamline upwind Petrov Galerkin method was adopted for the transport equation in order to avoid spatial instabilities for advection dominated problems. The finite element codes are implemented in Matlab® . To retrieve a good understanding of the influence of each variable and parameter, a detailed sensitivity analysis of the model was carried out. In order to determine the diffusive and hygroscopic properties of the studied concretes, as well as their chloride binding capacity, an experimental analysis was performed. The model was successfully compared with experimental data obtained from an offshore oil platform located in Brazil. Moreover, apart from the main objectives, numerous results were obtained throughout this work. For instance, several diffusion coefficients and the relation between them are discussed. It is shown how the electric field set up between the ionic species depends on the gradient of the species’ concentrations. Furthermore, the capillary hysteresis effects are illustrated by a proposed model, which leads to the determination of several microstructure properties, such as the pore size distribution and the tortuosity-connectivity of the porous network. El fenómeno de corrosión del acero de refuerzo embebido en el hormigón ha tenido gran influencia en estructuras de hormigón armado, tanto en su funcionalidad estructural como en aspectos de durabilidad. La penetración de cloruros en el interior del hormigón esta considerada como el factor principal en el deterioro de la gran mayoría de estructuras. Por lo tanto, la modelización numérica de dicho fenómeno ha generado gran interés. El presente trabajo de investigación se centra en la modelización del transporte de cloruros en el interior del hormigón. Las ecuaciones diferenciales que gobiernan los fenómenos a nivel macroscópico se deducen de ecuaciones planteadas a nivel microscópico. Esto se obtiene comparando la red porosa con un poro equivalente, el cual mantiene las mismas propiedades de la red porosa real. El modelo está constituido por tres ecuaciones diferenciales acopladas que consideran el transporte de cloruros, el flujo de la solución de poro y la transferencia de calor. Con estas ecuaciones se tienen en cuenta los fenómenos de difusión, migración, advección, combinación y precipitación de cloruros. El análisis llevado a cabo en este trabajo ha definido los parámetros necesarios para calibrar el modelo. De acuerdo con ellas, se seleccionaron los ensayos experimentales a realizar. Las ecuaciones diferenciales se resolvieron mediante el método de elementos finitos. El método clásico de Galerkin se empleó para solucionar las ecuaciones de flujo de la solución de poro y de la transferencia de calor, mientras que el método streamline upwind Petrov-Galerkin se utilizó para resolver la ecuación de transporte de cloruros con la finalidad de evitar inestabilidades espaciales en problemas con advección dominante. El código de elementos finitos está implementado en Matlab® . Con el objetivo de facilitar la comprensión del grado de influencia de cada variable y parámetro, se realizó un análisis de sensibilidad detallado del modelo. Se llevó a cabo una campaña experimental sobre los hormigones estudiados, con el objeto de obtener sus propiedades difusivas, químicas e higroscópicas. El modelo se contrastó con datos experimentales obtenidos en una plataforma petrolera localizada en Brasil. Las simulaciones numéricas corroboraron los datos experimentales. Además, durante el desarrollo de la investigación se obtuvieron resultados paralelos a los planteados inicialmente. Por ejemplo, el análisis de diferentes coeficientes de difusión y la relación entre ellos. Así como también se observó que el campo eléctrico establecido entre las especies iónicas disueltas en la solución de poro depende del gradiente de concentración de las mismas. Los efectos de histéresis capilar son expresados por el modelo propuesto, el cual conduce a la determinación de una serie de propiedades microscópicas, tales como la distribución del tamaño de poro, además de la tortuosidad y conectividad de la red porosa.