987 resultados para Censura eclesiástica
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Nell’alveo delle indagini sulla storia del commercio librario nell’Italia del Settecento, attente a individuare i legami fra circolazione del libro, diffusione delle idee illuministe e riforme politiche nella seconda metà del secolo, la ricerca ha l’obiettivo di offrire un quadro articolato della fisionomia di un mercante del libro attivo nel periodo più intenso del riformismo estense nel ducato di Modena: Moïsè Beniamino Foà (1730-1821). Il primo capitolo della tesi riguarda le cariche ufficiali che questi ricoprì al servizio delle istituzioni culturali promosse da Francesco III d’Este, le vicende che lo implicarono nelle maglie della censura e il suo impegno civile e politico a favore dei processi di emancipazione degli ebrei in età giacobina e napoleonica. Il secondo tenta di interpretare la genesi della sua fortuna economica attraverso l’esame del testamento e dell’inventario dell’asse ereditario: nel panorama di precarietà dei mestieri del libro dal secolo dei lumi ai primi decenni della Restaurazione, pare arduo individuare un libraio comparabile a Foà per solidità e capacità di investimento. All’analisi della clientela del mercante è dedicato il terzo capitolo, che si sviluppa seguendo il filo dei rapporti diplomatici intessuti da Francesco III con le corti italiane nell’orbita dell’influenza politica e culturale asburgica. Si descrivono, quindi, i viaggi europei e la rete dei contatti commerciali che garantirono la ricchezza dell’offerta rispecchiata dai numerosi cataloghi librari pubblicati nel corso di oltre un cinquantennio. Di questi si offre una descrizione bibliografica e quantitativa con un affondo sulla diffusione del libro scientifico. Con la fisionomia del mercante viaggiatore, Foà coniugava quella dell’erudito bibliofilo: la ricerca si conclude con la presentazione della sua biblioteca e dei suoi rapporti con i filologi dell’epoca.
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Riassunto Il nostro viaggio attraverso la musica folk americana partirà dal un racconto della Grande Depressione, dello stato di indigenza nel quale versava la maggior parte della popolazione e attraverso le vicende e le canzoni del nonno della canzone di protesta: Woody Guthrie. Sottolineeremo come egli abbia influenzato successivamente tutta una serie di cantautori che si formarono con lui, attraverso i suoi scritti o i suoi pezzi. Vedremo dunque come un altro grande musicista, Pete Seeger lottò più volte contro la censura per dare risonanza a tante battaglie altrimenti inascoltate, come i movimenti per i diritti civili degli afroamericani e per la pace. Con le canzoni di Bob Dylan analizzeremo i movimenti giovanili e pacifisti contro la guerra nel Vietnam e i fermenti della beat generation. Considereremo con Bruce Springsteen i nuovi diseredati della recessione economica, la nuova ondata di nazionalismi, le censure successive agli attentati dell’ 11 Settembre 2001 e il nuovo ordine mondiale. La musica folk continuerà dunque a vivere grazie alla comunità che la rende viva e la fa circolare, ma soprattutto, grazie al passaggio di testimone tra i grandi artisti che l’hanno resa concretamente la voce dell’America.
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Abstract Il presente lavoro si propone di tracciare un breve excursus circa il potere del linguaggio partendo dalle origini della retorica, disciplina che, ancora oggi condiziona l’organizzazione del discorso. Il concetto di norma ed infrazione sarà esplorato nei paragrafi che compongono questa tesi tenendo conto dei vari processi storici che hanno in qualche modo influenzato l’evoluzione del linguaggio. Dopo aver delineato una breve presentazione sulle origini della retorica il discorso si sposta in ambito filosofico dedicando ampio spazio alla dialettica aristotelica, per poi incentrarsi su due diversi esempi di uso dell’ars oratoria applicati a scritti di epoca romana. Il secondo, invece, si focalizza su due aspetti in realtà molto simili tra di loro; la censura imposta dalla Chiesa sin dal XVI secolo come mezzo per ostacolare il grado di conoscenza a quell’epoca accessibile al popolo, e la conseguente manipolazione delle masse. Il terzo paragrafo può essere considerato di raccordo in quanto espone la ricerca millenaria, da parte dell’uomo, della perfezione, canone che nel corso dei secoli ha mutato caratteristiche. Infine, l’ultimo paragrafo presenta un’analisi approfondita delle opere di due autori che con i loro ideali innovativi hanno influenzato tutta la letteratura del XX secolo.
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L’elaborato si compone di cinque capitoli. Il primo è dedicato a un excursus della Letteratura per l’infanzia nel corso degli anni, soffermandosi sulla storia, lo sviluppo e la ricezione nel pubblico infantile di alcuni temi tabù quali il dolore, la sofferenza, l’assenza, la morte e la censura a cui spesso sono stati sottoposti. Il capitolo si sofferma, in particolare, sul tema della morte, cercando di tracciarne la presenza nella Letteratura per l’infanzia. Per permettere l’analisi di un così vasto tema, si è scelto di suddividere e analizzare alcune caratteristiche e simboli della morte presenti in racconti, romanzi e album illustrati dedicati al pubblico infantile. Infine, si è scelto di porre l’accento sulla pedagogia della morte, toccando il tema del lutto e della sepoltura. Il primo capitolo acquisisce importanza alla luce dell’analisi del racconto di Gonzalo Moure, nel quale queste tematiche sono molto presenti e vengono utilizzate senza ricorrere a censura. Il secondo capitolo analizza la vita dell’autore e propone i momenti più significativi della sua carriera artistica, professionale e personale, oltre al suo impegno sociale nell’associazione Bubisher a sostegno della causa saharawi. In questo capitolo troviamo, inoltre, un elenco dettagliato delle opere e delle collaborazioni letterarie dell’autore, un accenno al suo stile di scrittura e la trascrizione dell’intervista da me fatta in Spagna a settembre 2015. Nel terzo capitolo si propone l’analisi approfondita del racconto di Moure: l’aspetto paratestuale, le caratteristiche generali del libro, la trama, i personaggi, il tempo e lo spazio del racconto, così come i temi e i valori trattati. Sono inoltre presenti anche le interviste con l’illustratrice e con l’editor. Il quarto capitolo propone la traduzione del racconto En un bosque de hoja caduca, rispettando il layout della versione originale spagnola. Infine, il quinto capitolo vede il commento alla traduzione e le principali categorie di problemi linguistici riscontrati durante il processo traduttivo quali morfosintassi, lessico, toponimi e antroponimi, onomatopee, modi di dire e aspetti grafici.
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Dal 1949 al 1989 la Germania dovette fare i conti con le conseguenze della 2^ guerra mondiale e della guerra fredda, che portarono alla spaccatura ideologica e geografica del paese. La Repubblica Democratica Tedesca, costruita su modello del socialismo dell’Urss, era guidata dal partito della SED, che esercitò il proprio predominio sociale, politico ed economico sulla popolazione e sull’opinione pubblica, servendosi di mezzi sottili di influenza e di controllo e, non da ultimo, del linguaggio. Il progetto di questa tesi si basa sull’analisi e il sottotitolaggio di un notiziario del telegiornale della Germania Est, Aktuelle Kamera, e di un documentario prodotto dalla DEFA, l’impresa tedesco-orientale addetta alla produzione di film, con l’obiettivo di approfondire lo studio della propaganda degli ultimi anni di vita della RDT, che, grazie al controllo di tutti i mezzi di comunicazione, indottrinava i cittadini a una visione socialista del mondo e giustificava le scelte del governo. Attraverso il filtro cinematografico si possono delineare le caratteristiche della società tedesca orientale, che, pur sotto l’influenza sovietica, presentava una propria identità e cultura. Nel primo capitolo di questo elaborato verrà presentato il quadro storico di riferimento, ripercorrendo le tappe salienti che portarono alla formazione delle due Germanie e l’evoluzione sociale e politica della RDT; nel secondo capitolo ci si concentrerà sul sistema della propaganda creato dal regime con particolare attenzione al ruolo delle istituzioni, dei media e degli intellettuali. Inoltre si farà accenno all’opera di censura, al delicato mondo del consenso/dissenso e al Ministero della Sicurezza di Stato. Infine, nel terzo e ultimo capitolo verranno presentati i due documenti sottotitolati (il notiziario “1. Mai 1989” e il documentario “Berlin – die Hauptstadt der DDR”) e, basandosi su esempi concreti, verranno analizzate le strategie traduttive messe in atto durante la fase di traduzione.
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Estamos transitando un tiempo histórico que nos remite a profundas transformaciones emergentes que han desestabilizado las matrices heredadas de las instituciones modernas. En este escenario, pensar en las perspectivas socio-educativas en Educación Especial, supone dar cuenta de dimensiones simbólicas que aluden a una diversidad de concepciones sobre -la realidad en diferentes contextos, la función pedagógica y sus múltiples relaciones, la producción de conocimientos y su distribución socio-cultural, la razón jurídica y las relaciones de poder- que articulan y otorgan complejos sentidos a nuestros espacios de actuación profesional. Esta publicación convoca principalmente al diálogo, con la intencionalidad de intercambiar y dar a conocer construcciones compartidas entre -investigadores, formadores y profesionales de diferentes disciplinas- quienes contribuimos a mejorar la calidad de vida de personas con discapacidad. Ser lectores de las acciones humanas no significa a nuestro criterio, determinar cuál es la lectura correcta entre todas las posibles. Explorar el sustrato de las propias ideas y experiencias para compartirlas con otros, da lugar al pensamiento divergente. Producir conocimientos entre diferencias, interpela nuestros posicionamientos teóricos y prácticos, abre al debate, permite plantear contradicciones y dilemas, tópicos fundamentales para fortalecer el trabajo académico. En este marco, la idea es apostar a un espacio de difusión de las producciones científicas, en el ámbito nacional e internacional, con un espíritu dialogal y activo, con responsabilidades sociales, éticas y políticas. Como decía Paulo Freire… “por la práctica del diálogo y no de la polémica. Por la receptividad de lo nuevo, no sólo por nuevo, y por la no negación de lo viejo, sólo por viejo, sino por la aceptación de ambos, en cuanto a su validez. Por inclinarse siempre a la censura. Esta posición transitivamente crítica implica un regreso a la verdadera matriz de la democracia".
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El presente trabajo intenta reflejar la importancia del Movimiento de Derechos Humanos (MDH) en la política argentina a partir de sus prácticas y discursos y de la confrontación con el discurso oficial, encarado por gobiernos militares y democráticos según el caso. A partir de discursos y acciones, inseparables desde nuestro punto de vista a la hora de analizar los procesos sociales, intentaremos establecer la forma y evolución del debate sobre los derechos humanos y los condicionamientos que sufrieron sus participantes. Por un lado, encontraremos la necesidad de los organismos integrantes del Movimiento de buscar nuevas estrategias comunicacionales, para poder quebrar el silencio impuesto por la dictadura, a través de la censura y el terror. Por otro, veremos como esta nueva forma de expresión adoptada por el MDH obligó al gobierno militar a dar respuestas ante una cuestión sobre la cual, en un principio, no tenía planeado rendir cuentas.
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En la presente investigación se muestra lo acontecido durante la última dictadura militar en la Argentina (1976 – 1983), en los ámbitos de la educación y de la cultura, ámbitos que sufrieron la censura y la represión mediante distintos mecanismos implementados por parte de quienes tomaron el poder. También se busca analizar, estudiar y elaborar un nuevo enfoque sobre la incidencia que tuvo ésta dictadura sobre la censura a los libros, sus mecanismos, como se instrumentó, y las consecuencias que tuvo desde la mirada y testimonios de quienes trabajaban y aún trabajan en bibliotecas en la provincia de Mendoza.
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Se intenta una contribución al conocimiento de la enseñanza de la filosofía en el Colegio de San Carlos de Buenos Aires hacia fines del siglo XVIII. Para ello se examinan las propuestas de Juan Baltasar Maziel (1727-1788) para dicho Colegio en materia de Filosofía, Teología y Derecho. Esta información se complementa con la exposición de otras ideas jurídico-políticas de Maziel, en el contexto de su actividad eclesiástica.
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Desde fines de 1954, la Iglesia católica desempeñó un rol central en el golpe de Estado que puso fin al gobierno de Perón. El proceso por el cual la institución eclesiástica pasó a integrar el espectro opositor al peronismo fue abordado teniendo en cuenta fundamentalmente el caso de la Capital Federal y la ciudad de Córdoba, lugares clave para estudiar la trama de la insurrección cívico-militar. El objetivo del artículo es analizar el itinerario de las relaciones entabladas entre la Iglesia católica y el gobierno en Tucumán entre 1952 y 1955. Se sostiene que en el escenario provincial no se registró el progresivo deterioro de las relaciones entre la Iglesia y el peronismo que fueron visibles en el escenario metropolitano y en otras diócesis del país, observándose, por el contrario, un campo de colaboración que se mantuvo en forma ininterrumpida hasta 1955. De ese modo, sin negar las tensiones que surcaron el camino de las relaciones entre la Iglesia católica y el gobierno provincial, el presente artículo sostiene que en Tucumán no se observó la escalada de violencia y el enfrentamiento abierto que surgió desde 1954 como una constante en otras zonas del país. Esto nos lleva a interrogarnos sobre los factores que se conjugaron para dar cauce al clima expectante que predominó en la sociedad tucumana y por las repercusiones de los acontecimientos que se sucedieron a nivel nacional durante los tramos finales del gobierno peronista, como así también emprender un análisis comparativo de las estrategias que siguió la jerarquía eclesiástica y el movimiento laico en la Capital Federal y en la ciudad de Córdoba.
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El trabajo revisa los rasgos generales y las marcas particulares que fueron características del campo artístico bahiense en el último tramo de la dictadura. El surgimiento de grupos, en algunos casos ligados al ámbito universitario, que intentan retomar vías de circulación de la producción artística, los vínculos que estos establecieron con las instituciones tradicionales de la ciudad y los aspectos salientes que las diferencian de las que surgen con el advenimiento de la democracia. Se apuntará en particular a la producción poética, así como sus modalidades específicas de difusión, sus condiciones de recepción y los alcances concretos que tuvo. En el marco de censura y represión cultural imperantes, se indagará cuáles fueron las condiciones materiales para la producción y difusión cultural en una ciudad del interior
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La biblioclastía fue definida como la compulsión humana por destruir libros. Desde tiempos inmemoriales el hombre ha querido imponer sus ideas a través de la destrucción de aquellas que se contraponían a las propias y los libros han sido objeto de esa "pulsión biblioclástica" durante toda la historia de la humanidad. La última dictadura militar que sufrió nuestro país dejó importantes secuelas en la sociedad. Mediante la censura e intervención en diferentes ámbitos (educación, cine, teatro, literatura, entre otros) se construyeron un discurso, un lenguaje y unas prácticas que hoy se reconocen como propias de ese tiempo histórico. Igual que pasó con la desaparición de las personas y sus cuerpos, la represión en el ámbito de la cultura fue parte de un plan sistemático, pensado, calculado y llevado a cabo por dependencias del Estado argentino destinadas a tal fin y por funcionarios (militares y civiles) que fueron parte de ese plan. Se considera de especial importancia que los bibliotecarios, como parte de aquéllos profesionales que contribuyen día a día a la preservación de la memoria, abordemos este tipo de problemáticas y reflexionemos en torno de la mismas. Este trabajo se enmarca en las investigaciones sobre el pasado reciente, teniendo como eje la Declaración Universal de los Derechos Humanos y su postura frente a la libertad de expresión. Intenta reconstruir los mecanismos censorios y cómo se plasmaron en las vivencias de diferentes actores relacionados con el ámbito del libro y del movimiento cultural y político platense, con el objetivo de contribuir a la memoria social de nuestra ciudad.
Lecturas y censuras en la Argentina : Enfoques historiográficos renovadores de la Historia del Libro
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La historia del libro tradicional abordó el origen y desarrollo de este bien cultural (ya sea en la fase manuscrita o impresa) centrándose en los distintos soportes materiales y en las cambiantes formas librarias. Asimismo analizó el contenido de los textos, atendiendo fundamentalmente a los valores literarios, científicos y/o estéticos subyacentes. En líneas generales, fue dejado de lado el "mundo" de los libros en vinculación con las comunidades de lectores/oidores y en relación con las prácticas y representaciones de la/s lectura/s. También se relegó a un segundo plano el "mundo" de los impresores, editores y libreros, sujetos a diversos tipos de controles sociales y represiones institucionales, que incluyeron mecanismos de censura y destrucciones de materiales bibliográficos. Sin embargo, es de destacar que en las últimas décadas se produjo una renovación en los estudios culturales y en la historia de la lectura y de la censura, tanto en ámbitos internacionales como nacionales. En el presente trabajo se expone y problematiza el marco teórico que sustenta la propuesta programática de la materia Historia del Libro y de las Bibliotecas, la cual considera los mencionados enfoques historiográficos renovadores. Además, se presentan los estados de la cuestión y avances de investigación realizados en el marco de dos adscripciones de cátedra, centradas en historia de la lectura y de la censura en Argentina. Se propone con ello propiciar una reflexión crítica sobre la formación investigativa en el área de bibliotecología y ponderar los aportes de otras disciplinas en la revalorización del fundamento humanístico de la profesión.
El discurso en su devenir : Variantes de escritura y de lectura en 'De la anarquía' de J. B. Alberdi
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El presente trabajo propone una aproximación a la operatoria escritural de J.B. Alberdi a partir del estudio de las variantes de escritura y de lectura relevadas en la edición genética, que he realizado, de De la anarquía y sus dos causas principales, del gobierno y sus dos elementos necesarios en la República Argentina con motivo de su reorganización por Buenos Aires (1862). Alberdi es el primer lector de su texto, un lector exigente que reescribe, censura y modifica. A través de las sucesivas modificaciones del texto, dadas por la sustitución, la supresión, el desplazamiento de sentido y la adición, se ofrece el discurso escrito en su devenir y, por ende, el pensamiento en movimiento. Por un lado, actúa un escritor-lector que, simultáneamente, escribe y lee, y a veces interrumpe el ritmo para reescribir al correr de la pluma (variantes de escritura). En otras ocasiones, el escritor hace una pausa para (re)leer y revisar lo escrito hasta ese momento y surgen las reescrituras (variantes de lectura). Las escrituras y reescrituras leídas simultáneamente son el ámbito ideal para estudiar la lucha alberdiana entre la pasión y el intelecto, entre la subjetividad y la objetividad