817 resultados para Antique friendship


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In archaeometry, the advantages of a combined use of Raman spectroscopy and X-ray fluorescence spectroscopy are extensively discussed for applications such as the analysis of paintings, manuscripts, pottery, etc. Here, we demonstrate for the first time the advantage of using both techniques for analysing glyptics. These engraved gemstones or glass materials were originally used as stamps, to identify the owner, for instance on letters, but also on wine vessels. For this research, a set of 64 glyptics (42 Roman glass specimens and 22 modern ones), belonging to the collection of the museum ‘Quinta das Cruzes’ in Funchal (Madeira, Portugal), was analysed with portable Raman spectroscopy and handheld X-ray fluorescence (hXRF). These techniques were also used to confirm the gemological identification of these precious objects and can give extra information about the glass composition. Raman spectroscopy identifies the molecular composition as well as on the crystalline phases present. On the other hand, hXRF results show that the antique Roman glass samples are characterised with low Pb and Sn levels and that the modern specimens can be discriminated in two groups: lead-based and non-lead-based ones.

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A partire dalla caduta di Costantinopoli (1453) il problema dell’espansionismo ottomano acquisì progressiva importanza negli equilibri politici europei, scandendo con momenti di tregua e ostilità i rapporti tra Ponente e Levante per i successivi due secoli. Le conseguenze di tali tensioni politiche si riversarono sulla ritrattistica dei principi europei, il cui nuovo ruolo di eroi antiturchi trovò espressione, coerentemente con la diffusa lettura del problema ottomano in un’ottica di comparatio temporum, nell’istituzione di parallelismi con figure d’eroi antecedenti, della storia o del mito. Tali immagini allegoriche principesche hanno costituito il soggetto del presente studio e sono state indagate attraverso tre focus su altrettanti contesti cronologici, compresi tra la presa turca della capitale dell’Impero bizantino e la riconquista cristiana di Tunisi (1535). La considerazione di questo arco temporale, meno indagato rispetto a cronologie successive, ha consentito di individuare e rendere ragione di alcune specificità iconografiche delle immagini allegoriche dei principi antiturchi: tra queste in primis è emerso un movimento oscillatorio tra il riuso di iconografie sacrali-cavalleresche, di matrice crociata, e l’impiego di un repertorio di modelli eroici antichi, elaborato ad hoc nel detto frangente storico-culturale, le cui origini sono state rintracciate negli scritti encomiastici ed esortativi degli umanisti italiani attivi nel secondo Quattrocento. I casi di studio presi in esame hanno inoltre conferito alla ricerca un carattere d’interesse anche in rapporto agli studi sulla ritrattistica d’identificazione, annoverando una serie di diverse forme di espressione visiva della comparazione eroica, delle quali il ritratto in veste eroica costituisce la manifestazione più compiuta. Sia sul frangente iconografico sia su quello tipologico, i risultati ottenuti della ricerca sono infine stati verificati, in sede di conclusioni, su un succinto corpus di opere esteso al tardo Cinquecento e al Seicento.

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Este proyecto pretende profundizar en algunos aspectos del funcionamiento institucional y político del Colegio de España, como ente integrado en las redes políticas y sociales de la ciudad italiana, a través del análisis de sus relaciones con la familia Malvezzi a inicios de la Edad Moderna, un período caracterizado por la creación y reforzamiento gradual de una red social conectada con el mundo hispano. Además, se pretende señalar los canales de colaboración y acuerdo recíproco que el Colegio de San Clemente puso en marcha con distintos miembros de la aristocracia boloñesa. Este estudio concibe el Colegio de España como una institución que va más allá de los límites estrictamente universitarios y que desarrolla un rol político y económico de primer nivel en el contexto local. Por otra parte, se interpretan las dinámicas del poder urbano en clave de red, dentro de la cual se entrecruzaban diversos intereses privados, familiares, clientelares y personales que tuvieron su repercusión en la esfera pública. En resumen, se trata de ofrecer una visión amplia y rica del cuadro de relaciones de poder de la ciudad de Bolonia. El objetivo final es conocer las razones, lógicas y fases que han plasmado, reforzado y caracterizado los vínculos personales e institucionales entre la familia Malvezzi y el Colegio de España.

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Dans l’Antiquité, la recherche sur la technique permet les premières réalisations de dispositifs ingénieux, tels que des appareils qui accomplissent une série d’actions par le biais de stimulus externes et de mécanismes cachés. Les organismes politiques et religieux saisissent rapidement la puissance communicative de ces machines, en devenant les promoteurs et patrons privilégiés de leur production. L’Empire sassanide (224-650) ne constitue pas une exception. En effet, les souverains perses consacrent, au moins à l’époque tardive, une grande attention à la conception et au déploiement de dispositifs savants. De même, un siècle plus tard, dans le milieu du califat islamique, les Abbassides (750-1258) semblent s’entourer de tels dispositifs. La continuité entre les deux empires dans plusieurs domaines, de la théorie politique à l’administration, est bien connue. Cependant, la question de la réutilisation du patrimoine technique et scientifique ancien, et notamment sassanide, par la cour abbasside, demeure encore largement inexplorée. L’étude d’un corpus de sources, aussi vaste qu’hétérogène, rassemblant des ouvrages historiographiques, géographiques, poétiques et d’adab, ainsi que des traités scientifiques et techniques en plusieurs langues, permet d’analyser différents aspects de la production et de l’usage politique des machines. Au sein de la cour sassanide, comme de la cour abbasside, la machine s’avère constituer un véhicule préférentiel de représentation et de diffusion de l’idéologie politique. À travers sa mise en scène publique, elle contribue de manière substantielle à la définition de l’espace du pouvoir, en participant à la création d’une image de la cour comme un microcosme au cœur duquel le Roi des rois, et plus tard le calife, occupaient le rôle cardinal de maître incontesté du monde. La continuité entre les empires sassanide et abbasside dans le domaine technique ne se limite donc pas à une récupération de savoirs, mais s’opère aussi sous la forme d’une véritable réactivation d’un patrimoine symbolique

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Queste ricerche si propongono di indagare gli apporti patrimoniali alla morte del marito in favore della moglie superstite, concentrandosi sulla normazione di età tardoantica e giustinianea. Vengono presi in considerazione i principali istituti giuridici che realizzavano, al momento della scomparsa dell’uomo, una cessione patrimoniale a favore della sua vedova: la successione intestata e testata della moglie superstite, la restituzione della dote e il suo lucro sulla donazione nuziale, nonché la c.d. quarta della vedova povera. Di essi si indagano i profili dei relativi regimi giuridici interessanti per il tema di indagine, soffermandosi sulla portata e le ragioni delle riforme che li hanno riguardati, le loro specifiche funzioni nel sistema di sostentamento patrimoniale della coniuge superstite, la loro interazione e integrazione reciproca, il loro ricorso nella prassi. Si giunge alla conclusione che il sistema di tutela della coniuge superstite ebbe poco a che vedere con la successione intestata. Profondamente differente il discorso per quanto attiene alla successione testata e la dote. Più circoscritti di quanto comunemente si pensi, invece, sono i termini in cui è possibile parlare di una funzione di appannaggio vedovile della donazione nuziale. Ecco dunque che, se le garanzie patrimoniali della moglie superstite si sostanziano nel testamento del marito, nella dote, nella donazione nuziale e – nel diritto ultimo e nei soli casi di estremo bisogno – nella quarta uxoria, è chiaro come la questione sia stata demandata, in gran parte, all’autoregolamentazione dei privati. Il legislatore ha saputo predisporre gli strumenti giuridici necessari, assestare gli squilibri dovuti a mutamenti economici e sociali, intervenire laddove ce ne fosse stato bisogno, ma senza invadere un campo così privato e intimo come quello delle relazioni patrimoniali tra coniugi. D’altro canto, il suo intervento non è richiesto «si sanctitas inter eos sit digna foedere coniugali».

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Questa tesi di dottorato “Ad summum bonum iter. Revisione testuale e commento di Seneca, Epistulae morales ad Lucilium XLVIII, CXI” (relatore Prof. F. Citti), si propone di fornire un commento scientifico al testo latino di alcune Epistulae morales ad Lucilium (48 e 111), corredato da traduzione, note esegetiche di carattere lessicale, stilistico-retorico e storico-letterario e discussione delle principali problematiche testuali (testo di riferimento l'edizione critica di Reynolds, Oxonii 1965). Scopo della ricerca è approfondire e completare lo studio delle lettere 48 e 111 del carteggio, esaminato solo episodicamente e non sistematicamente, soffermandosi sugli aspetti filosofici salienti e sui motivi conduttori più significativi, come la critica senecana alla nimia subtilitas (tema presente soprattutto nelle cosiddette epistole dialettiche, connesse alle diverse forme di sillogismi e alle modalità di contestazione degli stessi), con particolare riferimento alle ambiguità derivanti dall'uso di termini in senso proprio e metalinguistico riflessivo e non riflessivo; la ricerca si sofferma inoltre sul linguaggio colloquiale, vicino a quello della commedia e della satira, utilizzato da Seneca per ridicolizzare i sillogismi stoici; sul tema dell'amicizia; sull'uso di citazioni e/o allusioni poetiche (virgiliana e non virgiliana), decontestualizzate e risemantizzate in funzione educativa e psicagogica, piegate ad esprimere il personale messaggio etico; sull'uso del lessico specialistico, proveniente da diversi ambiti semantici (giuridico, economico, militare, medico), applicato da Seneca alla parenesi filosofica e, soprattutto, sul rapporto tra lessico filosofico latino e modelli greci. Infine, oltre ad approfondire il motivo delle egestas temporis e i riferimenti diatribici contenuti nelle epistole, sono stati individuati e approfonditi alcuni topoi presenti.

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Il presente lavoro si propone di concentrare la propria attenzione sulle terme pubbliche di età tardoantica – considerando l’insieme della letteratura scientifica disponibile e la necessità di un aggiornamento metodologico – comprese nelle provinciae dell’Hellas e di Creta, secondo i confini che possono essere tracciati sulla base del Synekdemos di Hierocles (§ 1). Il territorio di queste provinciae tardoantiche corrisponde all’incirca alle moderne regioni amministrative della Grecia Occidentale, della Grecia Centrale, dell’Attica e del Peloponneso per l’Ellade e dell’isola di Creta. In aggiunta all’indagine sulle caratteristiche architettoniche degli impianti, si è tentato di porre in rilievo le trasformazioni funzionali verificatesi in esse durante e dopo il loro utilizzo primario (§ 2). Oltre che sui singoli edifici (§ 2.1), l’indagine si è rivolta al contesto topografico di appartenenza. Le osservazioni raccolte sull’insieme del territorio descritto sono state inoltre messe a confronto con alcuni casi di studio rappresentati dalle città di Salonicco, Atene, Patrasso, Corinto e Gortina (§ 3). Si è cercato infine di sintetizzare i risultati emersi dalla ricerca, per contestualizzare il fenomeno termale tardoantico nell’ambito del suo sviluppo architettonico, dei mutamenti politici e urbanistici, dell’influenza del processo di cristianizzazione sulla società del periodo (§ 4).