948 resultados para poli(glicol propilênico)


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Nel volume vengono proposte delle strategie di riqualificazione dell’edificio in via W. Goethe con numero civico 2-10 a Corticella zona Navile. L’edificio fa parte del quartiere PEEP realizzato a partire dagli anni ‘70 circa. L’intera area ricopre una superficie pari a 220.000 m2 di cui edificata 38.000 m2. Della superficie edificata ben 30.400 m2 è stata destinata al residenziale. A seguito delle evoluzioni economiche e sociali e alle restrizioni sempre più severe della normativa, il quartiere ha mostrato delle carenze e delle criticità: – Scarse prestazioni energetiche degli edifici con elevati costi di esercizio; – Inadeguata risposta alle azioni sismiche; – Tagli di alloggi non in grado di soddisfare l’odierna domanda; – Mancanza di efficaci spazi pubblici e di relazione; – Inefficace connessione urbana ai maggiori poli attrattivi e di circolazione. Come primo obbiettivo è stato affrontato il problema della mancanza di connessioni ciclopedonali adeguate al territorio di Corticella. Vi sono infatti alcune aree di nodale importanza che sono sprovviste di questi collegamenti rendendo difficoltoso il link tra i punti attrattivi fondamentali di Corticella e il nostro quartiere. Il progetto intende migliorare questo tipo di servizio in linea con il progetto “bike sharing & ride” promosso dalla Regione Emilia Romagna al fine di incentivare e promuovere la mobilità. Seguono poi gli interventi volti a risolvere le problematiche riscontrate nell’edificio. Interventi atti a riportare l’edificio in una condizione tale da renderlo adeguato alle necessità attuali e in grado di svolgere la sua funzione per gli anni a venire. Si tratta di strategie tecniche e parallelamente di strategie energetiche, con l’obbiettivo di definire spazi confortevoli all’interno degli alloggi. A tale fine sono state realizzate anche valutazioni sull’illuminazione naturale degli ambienti interni per valutare l’efficacia o meno del sistema utilizzato.

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Lo scopo di questo studio sperimentale è stato quello di determinare l’effetto dell’aggiunta di piccole quantità (1wt%) di grafene e ossido di grafene al poli(1-trimetilsilil-1-propino) (PTMSP). Il PTMSP è uno dei polimeri più promettenti per la separazione di gas tramite membrane polimeriche grazie al suo elevato volume libero (26%). Sono state studiate sia membrane spesse (60-180 micron) preparate per solvent casting che sottili (2-10 micron) preparate per spin coating supportate su un film poroso di polipropilene commerciale. L’ossido di grafene aumenta la permeabilità del PTMSP, mentre il grafene ha mostrato un comportamento variabile in funzione del protocollo di preparazione che è risultato dipendere fortemente dalla velocità di evaporazione del solvente. Le membrane così ottenute sono state testate al permeometro. È stata osservata una dipendenza della permeabilità in funzione dello spessore del film e del grado di invecchiamento. In particolare, la presenza di nanofiller riduce il grado di invecchiamento dei film di PTMSP. Nel caso specifico della coppia di gas permeanti He/CO2, i campioni hanno mostrato un comportamento intercambiabile di selettività all’He o alla CO2, modulabile in funzione della temperatura tra 30-60°C e del filler utilizzato.

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Uno tra i principali problemi dei compositi è il fenomeno della delaminazione. In questo lavoro di tesi sono state prodotte membrane nanofibrose ottenute mediante elettrofilatura di poliarammidi, da impiegare come rinforzo per contrastare tale fenomeno. Sono state quindi preparate soluzioni di Nomex con differenti combinazioni di concentrazione e solvente da sottoporre ad elettrofilatura, e sono stati ricercati i parametri di processo ottimali. La qualità delle nanofibre è stata valutata attraverso analisi SEM e successivamente sono state determinate le proprietà termo-meccaniche delle membrane migliori. Le stesse sono state impiegate per la produzione di compositi in fibra di carbonio a matrice epossidica e l’effetto sulla delaminazione è stato valutato tramite test preliminari ILSS e DCB. Inoltre, è stato valutato al cono-calorimetro il comportamento alla fiamma del composito nano-rinforzato. Sono state anche tentate prove preliminari di elettrofilatura di soluzioni di Kevlar.

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In questo lavoro verra presentata la realizzazione e la caratterizzazione di transistor organici basati su un polimero conduttore, il poli(3,4-etilenediossitiofene) polistirene sulfonato, o PEDOT:PSS. Tali transistor rientrano nella categoria degli OECT o transistor elettrochimici organici e hanno la capacita di poter rilevare ed analizzare sostanze chimiche di diverso genere presenti in soluzione. I dispositivi implementati in questa tesi sono stati ottenuti tramite la deposizione del materiale organico conduttivo su substrato tessile al fine di creare un device completamente integrabile in un capo di abbigliamento o in un qualsiasi utilizzo in campo tessile. In particolare questi transistor sono stati studiati per la rilevazione di sostanze quali acido ascorbico, dopamina e adrenalina. Gli ultimi due analiti sono di importanza particolare poiche facenti parte della famiglia dei neurotrasmettitori. Inoltre in questa tesi sono stati creati fili di cotone conduttivi, sempre tramite l'utilizzo di PEDOT:PSS. Tali fili infatti sono risultati ottimi candidati per il trasporto di un segnale elettrico e per questo sono stati implementati nella costruzione di un OECT. La realizzazione dei fili conduttivi potra permettere un ulteriore avanzamento nella completa integrabilita dell'elettronica con il settore tessile. Una peculiarita aggiuntiva di questo lavoro e stata quella di utilizzare il sudore artificiale come elettrolita, oltre al normale PBS che costituisce ormai uno standard in questo tipo di ricerche. L'utilizzo del sudore artificiale rientra nell'ottica futura di un utilizzo di questi sensori come rilevatori di sostanze chimiche emesse dal corpo umano sfruttabili diversi ambiti, ovvero dall'attivita sportiva alla prevenzione, in ambito medico, di diverse malattie.

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I transistor elettrochimici a base organica (OECT) hanno attratto sempre maggior interesse e sono oggetto di molti studi dagli anni '70 no ai nostri giorni. Questo lavoro di tesi ha come oggetto la realizzazione e la caratterizzazione di OECT a base di poli(3,4-etilen-diossi-tiofene) complessato con l'acido stirensolfonico (PSS). Questi dispositivi sono stati costruiti utilizzando solamente semiconduttori organici come materiali conduttivi ovvero senza l'uso di metalli, quindi risultano essere biocompatibili, economici e di semplice realizzazione. Questo tipo di sensori presenta un elevata sensibilità agli analiti e necessita di un'elettronica di controllo molto più semplice rispetto a metodi elettrochimici tradizionali che utilizzano un potenziostato ed un elettrodo di riferimento. Sono state studiate diverse geometrie e spessori di polimero depositato per ottimizzare le condizioni di lavoro per avere alta sensibilità e guadagno in corrente attraverso l'uso di misure di corrente di drain in funzione del tempo con aggiunte successive di analita. Questi dispositivi sono stati utilizzati come sensori di analiti quali la dopamina, l'acido ascorbico e l'acido urico. Attraverso scansioni in transcaratteristica, si è studiata la risposta dei transistor relativa agli analiti ed attraverso lo studio della transconduttanza si è ottenuta una nuova metodologia di lavoro in grado di separare i contributi relativi ai vari composti. Inoltre, in questa modalità, è stato possibile ottenere una selettività dei sensori ai vari analiti, problema principale dell'utilizzo di transistor elettrochimici, ed attraverso la modulazione della velocità di scansione dello strumento, è stata ottenuta una risposta alla sola dopamina, analita di maggior interesse per applicazioni biosensoristiche. In conclusione si può affermare che questo tipo di dispositivo possiede ottime proprietà e caratteristiche per ulteriori studi e sviluppi in applicazioni reali.

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Recent focus on early detection and intervention in psychosis has renewed interest in subtle psychopathology beyond positive and negative symptoms. Such self-experienced sub-clinical disturbances are described in detail by the basic symptom concept. This review will give an introduction into the concept of basic symptoms and describe the development of the current instruments for their assessment, the Schizophrenia Proneness Instrument, Adult (SPI-A) and Child and Youth version (SPI-CY), as well as of the two at-risk criteria: the at-risk criterion Cognitive-Perceptive Basic Symptoms (COPER) and the high-risk criterion Cognitive Disturbances (COGDIS). Further, an overview of prospective studies using both or either basic symptom criteria and transition rates related to these will be given, and the potential benefit of combining ultra-high risk criteria, particularly attenuated psychotic symptoms, and basic symptom criteria will be discussed. Finally, their prevalence in psychosis patients, i.e. the sensitivity, as well as in general population samples will be described. It is concluded that both COPER and COGDIS are able to identify subjects at a high risk of developing psychosis. Further, they appear to be sufficiently frequent prior to onset of the first psychotic episode as well as sufficiently rare in persons of general population to be considered as valuable for an early detection of psychosis.

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Context During the past 2 decades, a major transition in the clinical characterization of psychotic disorders has occurred. The construct of a clinical high-risk (HR) state for psychosis has evolved to capture the prepsychotic phase, describing people presenting with potentially prodromal symptoms. The importance of this HR state has been increasingly recognized to such an extent that a new syndrome is being considered as a diagnostic category in the DSM-5. Objective To reframe the HR state in a comprehensive state-of-the-art review on the progress that has been made while also recognizing the challenges that remain. Data Sources Available HR research of the past 20 years from PubMed, books, meetings, abstracts, and international conferences. Study Selection and Data Extraction Critical review of HR studies addressing historical development, inclusion criteria, epidemiologic research, transition criteria, outcomes, clinical and functional characteristics, neurocognition, neuroimaging, predictors of psychosis development, treatment trials, socioeconomic aspects, nosography, and future challenges in the field. Data Synthesis Relevant articles retrieved in the literature search were discussed by a large group of leading worldwide experts in the field. The core results are presented after consensus and are summarized in illustrative tables and figures. Conclusions The relatively new field of HR research in psychosis is exciting. It has the potential to shed light on the development of major psychotic disorders and to alter their course. It also provides a rationale for service provision to those in need of help who could not previously access it and the possibility of changing trajectories for those with vulnerability to psychotic illnesses.

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Bipolar affective disorder (BD) is a severe, recurrent and disabling disorder with devastating consequences for individuals, families and society. Although these hazards and costs provide a compelling rationale for development of early detection and early intervention strategies in BD, the development of at-risk criteria for first episode mania is still in an early stage of development. In this paper we review the literature with respect to the clinical, neuroantomical and neuropsychological data, which support this goal. We also describe our recently developed bipolar at-risk criteria (BAR). This criteria comprises the peak age range of the first onset of bipolar disorder, genetic risk, presenting with sub-threshold mania, cyclothymic features or depressive symptoms. An initial pilot evaluation of the BAR criteria in 22 subjects indicated conversion rates to proxies of first-episode mania of 23% within 265 days on average, and high specificity and sensitivity of the criteria. If prospective studies confirm the validity of the BAR criteria, then the criteria would have the potential to open up new avenues of research for indicated prevention in BD and might therefore offer opportunities to ameliorate the severity of, or even prevent BD.

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In a retrospective cohort study undertaken in 12 European countries, 249 female narcoleptic patients with cataplexy (n = 216) and without cataplexy (n = 33) completed a self-administrated questionnaire regarding pregnancy and childbirth. The cohort was divided further into patients whose symptoms of narcolepsy started before or during pregnancy (308 pregnancies) and those in whom the first symptoms of narcolepsy appeared after delivery (106 pregnancies). Patients with narcolepsy during pregnancy were older during their first pregnancy (P < 0.001) and had a higher body mass index (BMI) prior to pregnancy (P < 0.01). Weight gain during pregnancy was higher in narcoleptic patients with cataplexy (P < 0.01). More patients with narcolepsy-cataplexy during pregnancy had impaired glucose metabolism and anaemia. Three patients experienced cataplexy during delivery. The rate of caesarean sections was higher in the narcolepsy-cataplexy group compared to the narcolepsy group (P < 0.05). The mean birth weight and gestational age of neonates were within the normal range and did not differ across groups. Neonatal care was affected adversely by symptoms of narcolepsy in 60.1% of those with narcolepsy during pregnancy. This study reports more obstetric complications in patients with narcolepsy-cataplexy during pregnancy; however, these were not severe. This group also had a higher BMI and higher incidence of impaired glucose metabolism during pregnancy. Caesarian section was conducted more frequently in narcolepsy-cataplexy patients, despite cataplexy being a rare event during delivery. Furthermore, symptoms of narcolepsy may render care of the infant more difficult.

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The aim of this study was to describe the clinical and PSG characteristics of narcolepsy with cataplexy and their genetic predisposition by using the retrospective patient database of the European Narcolepsy Network (EU-NN). We have analysed retrospective data of 1099 patients with narcolepsy diagnosed according to International Classification of Sleep Disorders-2. Demographic and clinical characteristics, polysomnography and multiple sleep latency test data, hypocretin-1 levels, and genome-wide genotypes were available. We found a significantly lower age at sleepiness onset (men versus women: 23.74 ± 12.43 versus 21.49 ± 11.83, P = 0.003) and longer diagnostic delay in women (men versus women: 13.82 ± 13.79 versus 15.62 ± 14.94, P = 0.044). The mean diagnostic delay was 14.63 ± 14.31 years, and longer delay was associated with higher body mass index. The best predictors of short diagnostic delay were young age at diagnosis, cataplexy as the first symptom and higher frequency of cataplexy attacks. The mean multiple sleep latency negatively correlated with Epworth Sleepiness Scale (ESS) and with the number of sleep-onset rapid eye movement periods (SOREMPs), but none of the polysomnographic variables was associated with subjective or objective measures of sleepiness. Variant rs2859998 in UBXN2B gene showed a strong association (P = 1.28E-07) with the age at onset of excessive daytime sleepiness, and rs12425451 near the transcription factor TEAD4 (P = 1.97E-07) with the age at onset of cataplexy. Altogether, our results indicate that the diagnostic delay remains extremely long, age and gender substantially affect symptoms, and that a genetic predisposition affects the age at onset of symptoms.

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Background Although individuals vulnerable to psychosis show brain volumetric abnormalities, structural alterations underlying different probabilities for later transition are unknown. The present study addresses this issue by means of voxel-based morphometry (VBM). Method We investigated grey matter volume (GMV) abnormalities by comparing four neuroleptic-free groups: individuals with first episode of psychosis (FEP) and with at-risk mental state (ARMS), with either long-term (ARMS-LT) or short-term ARMS (ARMS-ST), compared to the healthy control (HC) group. Using three-dimensional (3D) magnetic resonance imaging (MRI), we examined 16 FEP, 31 ARMS, clinically followed up for on average 3 months (ARMS-ST, n=18) and 4.5 years (ARMS-LT, n=13), and 19 HC. Results The ARMS-ST group showed less GMV in the right and left insula compared to the ARMS-LT (Cohen's d 1.67) and FEP groups (Cohen's d 1.81) respectively. These GMV differences were correlated positively with global functioning in the whole ARMS group. Insular alterations were associated with negative symptomatology in the whole ARMS group, and also with hallucinations in the ARMS-ST and ARMS-LT subgroups. We found a significant effect of previous antipsychotic medication use on GMV abnormalities in the FEP group. Conclusions GMV abnormalities in subjects at high clinical risk for psychosis are associated with negative and positive psychotic symptoms, and global functioning. Alterations in the right insula are associated with a higher risk for transition to psychosis, and thus may be related to different transition probabilities.