950 resultados para World War, 1939-1945--Persoanl narratives, Canadian.
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The paper compares the evolution of the brasilian and chinese agriculture emphasizing the post II World War period. It tries to show the structural changes in the agriculture in both countries and characterizing the dynamics of them. For both countries, the effort of industrialization after 1945 meant to sacrify the agriculture to a second plan. In the 1970’ Brazil and China begin to modernize their agriculture and adjust it to new challangers put by the necessity of guarantee the food security. The paper concludes that, in spite of some present problems, both countries face adequately the defiance on their agriculture.
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Lying under the contribution of a display of characteristics with multiple meanings (Catholicism, Surrealism, unite of contraries, and the dialogue with other types of art), Murilo Mendes focalizes some subjects that are made to become appealing in his works. Some of these subjects appear in his 1945’s poetry book, As metamorfoses, the object of analysis in this present work: the poet’s figure, insert in the historical view of the World War II and by the poet devastated; the muse’s figure, carrier of the sacred and the profane, whose body represents a repository of descriptions with surrealistic meanings, that is shown indistinctly as the poetry itself; and, concluding, the poetry (or the metapoetry) expressed in this context (historical and literary). Therefore, we intend to search, based in the analysis of poems, how each of this instances are configured inside the poetic universe of Murilo Mendes, with the intention of enlighten the constitution of the sewing made of them by the poet from Juiz de Fora; instances that are very precious when we deal with the poetry that gives to his writings the patent feature of modernity.
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The oral records, deprived of great rhetoric elaboration, mark the family accounts and the testimonies about remarkable and apparently minor particularities of grand conflicts, like the World War II. The oral memory fulfilled an important function of historical transmission, especially in handing on to written record the organization of testimonies, revealing personal memories in the form of letters, diaries and narratives, besides of integrating itself to several works of fiction. In the present work we present the value of former partigiani’s testimonies collected in the volume Io sono l’ultimo (I am the last one) as evocation and transmission of personal remembrances strongly linked to the conflict and as manifestations in the literary field as well. The valuing by descendants and fellow countrymen of a tradition of memory communication make the testimony of men and women that fought for the liberation of many Italian locations much more than fragmented reports when the interested reader in the memory of those that survived, integrated to the micro-history of the events, perceive its expressive logic. We explore both the meaning of witness adopted by Giorgio Agamben and the esthetical value of the traumatized voice in the perspective of Márcio Seligman-Silva.
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The great whales of the Southern Ocean were extensively exploited by modern whaling methods, with the first catches made in the Falkland Islands Dependencies region of IWC Management Area II in 1904 (Tønnesson and Johnsen, 1982; Hart, 2006). Exploitation went through several phases. Populations of humpback whales, Megaptera novaeangliae, and blue whales, Balaenoptera musculus, around South Georgia crashed around the time of World War I, and further exploitation occurred in other regions into the 1930’s. There was a hiatus in whaling during World War II, but large-scale catches resumed in Antarctic waters after 1945.
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Se il lavoro dello storico è capire il passato come è stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non è azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalità di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nell’area della multimedialità come la realtà virtuale, permettono agli storici di comunicare l’esperienza del passato in più sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilità di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici è se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realtà 3D può suscitare, è un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo però la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasività di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma è necessario riconoscere che esiste più di una verità storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer è diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dell’informazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed è su questi due binari che è si muove l’offerta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi è proprio quello di esplorare, attraverso l’utilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si può raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa città in particolare tra fabbrica e movimento operaio, è inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in città fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella città, intesa come entità biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la città: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed è nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorità, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della città qui rappresentata non è una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realtà modellata è rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno è possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attività di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro è far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e l’informatica, nelle diverse opportunità tecnologiche che questa presenta. Le possibilità di ricostruzione offerte dal 3D vengono così messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realtà dell’epoca presa in considerazione e convogliando in un’unica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della città dell’epoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sull’argomento attraverso l’utilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessità di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della città che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perciò le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di un’interfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi è ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. È il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione dell’uso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nell’apprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realtà storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicità dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non è specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non può farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunità di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto è che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso più canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio è uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto è una ricostruzione in realtà virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi può poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dall’aspetto ludico della ricostruzione, apprendono con più facilità. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e l’oggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si è giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology è il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto è quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui è possibile costruire mondi virtuali, e che è quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) è il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E’ stata utilizzata la versione gratuita dell’editor. Il risultato finale del progetto è un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. L’utente può visitare l’edificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di “spettacolarizzazione” degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersività rendendo l’ambiente più credibile e immediatamente codificabile. L’architettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore è, quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualità, La presenza di un certo numero di bug lo rende, però, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilità di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico è di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo più ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto all’estero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, è sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre più rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sarà in futuro una attività alla portata di un pubblico sempre più vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento più immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio più tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo è stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunità per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che l’estetica abbia un effetto sull’epistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Un’analisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati può comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perchè non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perchè gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacità, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con sè, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica può essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non può fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa più importante è stata la possibilità di fare esperienze nell’uso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare “leggi universali” dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico l’informatica, con la sua capacità di gestire masse impressionanti di dati, dà agli studiosi la possibilità di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro è andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione d’eccellenza per determinate fasce d’età (adolescenti). Volendo spingere all’estremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia è la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una tribù o di una città. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie all’interattività con il mezzo. La nostra capacità come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sarà l’unico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattività consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.
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Quello del falso è un problema con cui si sono dovuti confrontare gli specialisti di ogni epoca storica, ma che ha subito un’accelerazione e un’esasperazione con la storia del tempo presente, anche per via della simultanea presenza dei protagonisti che hanno reso più complessa una scena storica e memoriale segnata profondamente dal rapporto tra storici e testimoni e dall’articolazione della memoria pubblica e di quella privata. L’evento che più acutamente ha risentito del problema del falso in età contemporanea è certamente il genocidio degli ebrei compiuto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale perché è proprio al cuore dell’impresa genocidiaria che è avvenuta la grande falsificazione che ha alimentato qualsiasi successivo discorso revisionista. L’emersione del testimone sulla scena pubblica ha posto pertanto in modo acuto il problema dello statuto della testimonianza rendendo l’analisi del funzionamento della memoria indispensabile per comprendere quanto un testimone sia molto più utile per la descrizione, non tanto del fatto in sé, ma del modo in cui l’evento è stato socialmente codificato, registrato e trasmesso. Il legame tra i casi esaminati, pur nella loro estrema eterogeneità, spaziando da false autobiografie, come quella di Binjamin Wilkomirski, a testi controversi, come quello di Jean-François Steiner, o da racconti contestati, come quelli di Deli Strummer e Herman Rosenblat, a narrazioni che nel tempo hanno subito importanti variazioni, come nel caso Aubrac e nelle vicende del libro di Alcide Cervi, sarà stabilito grazie alla centralità giocata, in ognuno di essi, dalla forma testimoniale e dall’altrettanto fondamentale argomentazione in termini di affaire. Il problema del falso è stato perciò indagato all’interno delle ragioni storiche e culturali che hanno determinato la formazione discorsiva che ha per soggetto il testimone e la testimonianza come più autentico punto di vista sugli eventi del passato con le relative conseguenze sul piano storico e pubblico.
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A careful study of Siam's public monuments is the key to understanding the development of the Siamese nation in its formative period, from 1908 to 1945. As Siam's elites attempted to modernize the state in order to compete with the more developed powers of the West, they recognized that nationalism could potentially be used as a force to increase popular unity, consolidate modernization programs, legitimize their own authority, and protect the country from foreign conquest. The problem they faced, however, was how best to communicate nationalism to the people. Different factions throughout this era had their own idea of what it meant to be Siamese, and all of them wanted to control the national image. But literacy in Siam was extremely low, and art too expensive for most individuals to possess. Public political monuments, the focus of this thesis, therefore became the primary means of manifesting and propagating the underlying tenets of the new Siamese nation. Public monuments express the changing imaginings of the Siamese nation in this period of enormous transformations and turbulence, through the motives behind their commissioning, the political messages they convey, and popular reactions to the monuments. Three primary strains of Siamese nationalism emerged during this period: royalist nationalism, republican nationalism, and military nationalism. These three imaginings of the nation continually developed and interacted with each other, but each was particularly dominant at a given time in Siamese history. Monuments of the royalist period (1908-1925) embody the desire of Siam's kings to not only promote national pride amongst the Siamese people, but also advocate an image of nation and king as one. Monuments of the republican period (1925-1939) express the changing and sometimes contradictory events of their times, as they demonstrate new national values based on the sovereignty of the people, the value of the constitution, and the growing power of the military. And monuments of the military period (1939-1945) espouse an assertive and militaristic national image of warfare, patriotism, authority, and vigor. This thesis explores the nationalistic themes expressed in these monuments, and how these themes played out in the course of Siam's wider history.
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More than twelve years ago, during the car rides to school, my paternal grandmother, or Obasan as she is known in our family, first began telling me her stories about living in the Philippines during the Japanese Occupation. At the time, I did not know much about World War II, but her stories about being captured by the Japanese soldiersfascinated me. Years have passed, and only recently did I really begin to grasp not only the poignancy of these accounts, but also their importance in a larger context. The absence of first-hand narratives about World War II and the Japanese Occupation of the Philippines from the point of view of a Filipino woman is problematic, and I hope that my grandmother’s story can fill this hole in war literature. There are two main parts to the narrative. The first eight chapters of my thesis are about the early years of the Japanese Occupation. During this time, Obasan and her familylived a relatively peaceful life, with the exception of a few troubling encounters with the Japanese. The last seven chapters recount the Liberation of the Philippines and the days when Obasan and her family were held captive by the Japanese. The primary sources for this thesis are the interviews I have conducted with my grandmother over the course of this year and her own handwritten memoir that she composed in the last two decades. I focus specifically on the three chapters that she wrote about the war. I have also included poems written by women and historical background on the Philippines and World War II. Spinning Song is what I call a hybrid-memoir, as it retells Obasan’s stories about the war and explores the ways in which our experiences as grandmother and granddaughter intersect. More importantly, it is my way of preserving the legacy of my grandmother and paying tribute to the woman who has shaped much of who I am today.
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An important issue in both Canadian and United States immigration history has been the control of immigration, which includes possible quotas, immigration laws as well as denying entry, and finally, the deportation of immigrants. This paper is based on information that is available on the deportations of 167 people, most of them young adult males. Many assume politics was a key motivation for deportation. However, Finnish Americans were rarely deported for political activities. The paper discusses a few interesting cases of political deportations both during the interwar years, and after the Second World War. The information is mostly based on the correspondence between the authorities in Finland and the United States and Canada, available at the Foreign Ministry Archives in Helsinki, Finland. Special attention is directed to the social and political background of those people and of special interest are the specific reasons, social or health problems, which seem to be the basis of most deportation decisions.
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Index for volumes 1, 2, and 3 (Aug. 1942 - Aug. 1945) lists personal names, places, subjects; page and issue numbers.
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In 1939 the total world production of crude chromite was approximately 1,167,000 metric tons; of which the United States produced only 3,672 metric tons and imported over 317,500 metric tons. Imports came mostly from the Philippine Islands, Cuba, South Africa, and Rhodesia.
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For a long time national narratives have dominated the histories of the First World War. This was also true in the case of Switzerland, although more recent research has tried to change this. The transnational entanglements of the country during the First World War have, however, not really been focused upon so far. This contribution tries to change this to a certain extent by presenting, on an exemplary basis, some aspects of such entanglements be they economic, humanitarian or politico-diplomatic. Taking into account that global history deals with macro-history as well as micro-history the focus will be on Switzerland’s role in the economic war, on Switzerland and the Hague Conventions at the beginning of the war, on the ICRC and the Agence Internationale des Prisonniers de Guerre, on some humanitarian actors such as Catharina Sturzenegger or Archibald-Rodolphe Reiss, on the extension of state power and the changes of constitutional relations as well as on the exemplary fate of three Swiss living in belligerent countries during the war.
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In international law the internment of civilians has only been regulated in writing in the context of the 4th Geneva Convention of 1949. Nevertheless this did not mean that civilians were not protected by at least some rules of customary international law before that date and especially in World War I. Furthermore specialists of international law expected states – at least those considered to be part of the community of civilized nations – to continue to treat all men equal before the law even in wartime. As research already conducted (Bird, Panayi, Fischer) has shown, this was not the case during World War I. Based on these findings the presentation proposed here wants to look into the development of international law and into some national preparations for treating so called “enemy aliens” in the period before 1914 (Austria-Hungary, Australia, United Kingdom), in order to see to what extent principles of international law protecting civilians from the consequences of war can be detected in the pre-war preparations. As far as can be judged so far the issue of loyalty was central in this context. Looking at the war itself, the presentation proposed here will try to look at how far the principles of international law alluded to above continued to influence the policies on “enemy aliens” in the countries mentioned and to see, how the International Committee of the Red Cross tried to use them to legitimize and expand its protective policies in regard to civilians interned in belligerent as well as neutral countries throughout the war.
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Total war is a controversial term used in the past by politicians, publicists and military officers as well as by computer specialists and academics in the present. Since its conception by French politicians during the First World War in a time of severe crisis (1916/17), it has become a term used by historians and other academics to cover a wide array of elements when looking at wars of the past. A real total war was and is impossible. Elements of total war – total war aims, total methods of warfare, total mobilization and total control – can, however, be identified and can serve as a useful tool for further transnational research on war.