903 resultados para Head Full Of Love


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Il lavoro di tesi nasce con l'intento di realizzare un'analisi unitaria della tematica dei ragazzi selvaggi al fine di evidenziare il valore e le ripercussioni di quanto oggigiorno può emergere dal portare avanti lo studio dei ragazzi selvaggi da una prospettiva pedagogico-educativa. L’espressione ragazzo selvaggio viene tradizionalmente usata per riferirsi a quei bambini/e cresciuti per un lungo periodo in compagnia di animali o in luoghi isolati. Nel corso del tempo altre accezioni sono comparse e l’utilizzo di tale espressione ha assunto significati diversi in base ai contesti di riferimento e alle eventuali connessioni con la tematica del selvaggio in generale. Questa tematica si colloca al crocevia tra più aree di ricerca; gli incroci sono come territori di confine, luoghi in cui è facile smarrirsi, ma sono anche luoghi di incontro, di confronto, di scambio, luoghi che conducono a nuova conoscenza. Affrontare, come in questo caso, un argomento di ricerca ricco di aspetti analizzabili da più punti di vista, implica la necessità di riferirsi a più prospettive d'indagine e di rapportarsi con differenti ambiti di studio. Ciò non deve però tradursi in un’inclusione indistinta e giustapponente delle diverse letture del fenomeno e degli elementi connessi alla ricerca. Il presente lavoro cerca pertanto di adottare un orientamento olistico alla tematica dei ragazzi selvaggi avvalendosi di uno sguardo di matrice pedagogico-educativa. L’obiettivo generale della ricerca si articola in tre sotto-obiettivi, identificabili nello specifico come: - realizzare un’analisi del fenomeno dei ragazzi selvaggi che metta in luce gli apporti della tematica all’evoluzione della storia della pedagogia; - far emergere ed evidenziare le connessioni della tematica a problematiche educative attualmente rilevanti ed oggetto del dibattito pedagogico contemporaneo; - analizzare i punti di contatto tra le ricerche sui feral children e le evidenze emerse dagli studi in campo neuroscientifico.

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La ricerca prende in esame le produzioni narrative, in particolare quelle dedicate agli adolescenti e ai giovani adulti, nei cui linguaggi e nelle cui trame si insinuano modelli di vita, comportamenti, valori, stereotipie, ecc. Attraverso le fiction dell'ultimo decennio, sono offerte interpretazioni alle costanti e alle variabili che percorrono i diversi prodotti culturali e che sono metafore di caratteristiche e di dinamiche della società post-moderna. Nella ricerca si studiano le trame e i personaggi delle narrazioni e, in parallelo, si individuano le correlazioni con studi pedagogici interessati alle ultime generazioni giovanili. La comparazione ha portato ad un sistema di decifrazione per individuare il giovane dell'era post-moderna tra gli elementi di finzione. Si sono prese in esame le più importanti icone dell'immaginario che, pur attraverso innumerevoli riscritture, continuano ad imporsi come metafore per identificazione, abnegazione, catarsi. Rispetto al passato, molte icone presenti nelle ultime produzioni di fiction subiscono alterazioni leggibili come spie (i.e. Ginzburg). È in queste trasformazioni, spinte fino alla metamorfosi dell'icona, che è possibile rintracciare alcune caratteristiche proprie del mondo giovanile in rapporto con la società contemporanea. L'immaginario può dunque essere lo specchio in cui l'uomo e la società possono riconoscersi, e studiarlo apre possibilità per sviluppare prospettive di interpretazione verso nuovi orizzonti.

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Questo lavoro, tramite un'analisi attenta ed accurata dello sviluppo delle pronunce della Corte di Giustizia in materia tributaria, ha lo scopo di mettere in evidenza i canoni interpretativi utilizzati dalla Corte, tenendo presente gli effetti che tali pronunce hanno prodotto nei singoli stati ed in particolare sul ruolo del giudice tributario come giudice europeo. Assistiamo infatti oggi ad una vera e propria europeizzazione della produzione giuridica in grado di aprire nuovi spiragli alla tutela del cittadino anche nei confronti dell'amministrazione finanziaria. L'interazione, per molti aspetti problematica, tra gli organi di giustizia tributaria dei singoli ordinamenti ed il giudice comunitario sono diventate vera e propria fucina di un diritto tributario europeo, nell'ambito del quale a svolgere un ruolo di estrema rilevanza è il giudice interno. Le sentenze del giudice tributario nazionale infatti rappresentano lo strumento più efficace di chiarificazione del diritto comunitario. Il presente lavoro si propone quindi di esaminare nel dettaglio il rapporto complementare e funzionalista che si estrinseca nella peculiare funzione attribuita al giudice tributario nazionale che gli fa assumere le vesti di "giudice europeo" nonché la funzione attribuita alla Corte di Giustizia che assume i caratteri sempre più marcati di "giudice tributario sovranazionale". Partendo dalla disamina delle figure dei giudici tributari di Germania, Francia ed Italia, si passerà poi ad evidenziare i ruoli che hanno avuto le Corti nazionali nell'applicazione del diritto comunitario, evidenziando come nei vari casi le sentenze si sono affiancate alla preminenza gerarchica della norma europea.

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Il tema principale affrontato dalla presente ricerca è quello dell’architettura della città; attraverso lo studio dei progetti urbani redatti dall’architetto Willem Marinus Dudok per la città di Hilversum, la tesi vuole confermare l’ipotesi che la costruzione dei “luoghi urbani” collettivi è il fulcro dell’idea di architettura che porta alla costruzione della città. La ricerca si propone di studiare il contributo dato da Dudok al progetto dello sviluppo urbano della città olandese, considerando un arco temporale che va dal 1915, anno in cui l’architetto viene designato a ricoprire la carica di direttore del locale ufficio Lavori Pubblici, al 1954, anno simbolico della sua nomina a cittadino onorario di Hilversum. Il lavoro di ricerca vuole individuare quelle caratteristiche formali e tipologiche, insite nei quartieri progettati dall’architetto olandese, in grado di definire una struttura urbana capace di sostenere un ragionamento architettonico indipendente dal luogo e dal tempo, un ragionamento impostato sulla definizione della forma urbis. Non desidera certo delineare un modello, vista la consapevolezza che ogni progetto ha un proprio luogo e un proprio tempo, cerca di tratteggiare, piuttosto, uno scenario possibile per il progetto urbano, capace di assurgere ad exemplum per la costruzione della città. I progetti analizzati riguardano edifici residenziali e spazi urbani per la collettività; questi rappresentano veri e propri nuclei aggregativi per la costruzione dei complessi di alloggi popolari, dei quali definiscono la scena fissa delle vicende umane. Lo studio di questi quartieri rappresenta, pertanto, il tentativo di decodificare un “modo” di comporre la città dal quale sia possibile estrapolare temi validi e di carattere generale che permettano di formalizzare una serie di utili insegnamenti, tramite i quali poter pensare alla realizzazione della stessa, nella convinzione che “la qualità del progetto consiste nella qualità dei caratteri del tema e nel loro riconoscimento nelle forme dell’architettura”.

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Until few years ago, 3D modelling was a topic confined into a professional environment. Nowadays technological innovations, the 3D printer among all, have attracted novice users to this application field. This sudden breakthrough was not supported by adequate software solutions. The 3D editing tools currently available do not assist the non-expert user during the various stages of generation, interaction and manipulation of 3D virtual models. This is mainly due to the current paradigm that is largely supported by two-dimensional input/output devices and strongly affected by obvious geometrical constraints. We have identified three main phases that characterize the creation and management of 3D virtual models. We investigated these directions evaluating and simplifying the classic editing techniques in order to propose more natural and intuitive tools in a pure 3D modelling environment. In particular, we focused on freehand sketch-based modelling to create 3D virtual models, interaction and navigation in a 3D modelling environment and advanced editing tools for free-form deformation and objects composition. To pursuing these goals we wondered how new gesture-based interaction technologies can be successfully employed in a 3D modelling environments, how we could improve the depth perception and the interaction in 3D environments and which operations could be developed to simplify the classical virtual models editing paradigm. Our main aims were to propose a set of solutions with which a common user can realize an idea in a 3D virtual model, drawing in the air just as he would on paper. Moreover, we tried to use gestures and mid-air movements to explore and interact in 3D virtual environment, and we studied simple and effective 3D form transformations. The work was carried out adopting the discrete representation of the models, thanks to its intuitiveness, but especially because it is full of open challenges.

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Lo studio si tratta di mettere in evidenza il cambiamento che ha subito il termine Oriente nel secolo XX in alcuni testi della letteratura italiana contemporanea. L’opera di Edward Said, L’Orientalismo è un testo di riferimento per i nostri studi. Nel quale abbiamo focalizzato l’attenzione su alcuni aspetti salienti: il concetto di orientalismo; l’interesse nei confronti dell’Oriente sul piano politico, scientifico, letterario; l’impossibilità di separare lo studioso dalle circostanze biografiche e sociali. Siamo riusciti, quindi, a stabilire che il cambiamento dell’immagine orientale dipende da tre fattori: lo scrittore (emittente), il soggetto (la fonte) ed il lettore (destinatario), dai quali si origina l’oggetto (il testo). Basandoci su questi tre elementi abbiamo cercato di inquadrare l’interesse letterario per l’Oriente vista da una triplice prospettiva: imperialismo, fascino ed erotismo. Per studiare le prime due prospettive, abbiamo scelto due opere. La prima presenta l’immagine dell’imperialismo, si tratta di Sanya, La moglie egiziana e il Romanzo dell’Oriente Moderno (1927) di Bruno Corra. La seconda prospettiva dove troviamo l’immagine dell’Oriente fascinoso è nello scritto di Annie Vivanti, La terra di Cleopatra (1925). Il punto centrale della tesi si tratta di studiare Annie Messina (1910-1996), è una scrittrice che ha uno stile peculiare ed un approccio tutto suo al tema dell’Oriente. I testi studiati sono : "Il mirto e la rosa" (1982), "Il banchetto dell'emiro" (1997) e "La principessa e il wâlî" (1996), tutti pubblicati dalla casa editrice Sellerio.L’unico pubblicato da Mondadori è "La palma di Rusafa" (1989). L’ultima parte del lavoro abbiamo esposto un profilo storico e socio-religioso della letteratura erotica araba. In cui abbiamo rintracciato le origini dell’immagine erotico dell’Oriente e il tema dell’omosessualità, mettendo a confronto il testo omosessuale di Messina con la letteratura italiana contemporanea.

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La Fusariosi della spiga (FDS) è una fitopatia diffusa a livello mondiale che colpisce le colture cerealicole, tra cui il frumento duro, ed è in grado di causare gravi danni di tipo qualitativo ed economico. Le specie fungine responsabili appartengono al genere Fusarium, tra cui F. graminearum, F. culmorum e più recentemente F. poae. La conseguenza più rilevante riguarda la contaminazione della granella da micotossine, molecole prodotte dai miceti, considerate dalla comunità scientifica ad alto rischio per la salute dell’uomo e animali. L’eziologia è molto complessa, dal momento che su una stessa spiga di frumento possono coesistere più specie fungine che contribuiscono ad influenzare i quantitativi di micotossine prodotte. Lo scopo della ricerca è incentrato sulla caratterizzazione di ceppi di F. poae, in termini di potenziale patogeno e aggressività. Tramite l’allestimento di un saggio di inoculazione in vitro “Petri-dish” è stato possibile attribuire un indice di aggressività a ciascun isolato fungino, basato su parametri quali AUHPC e AUDPC standard, insieme ad altre variabili come la riduzione della lunghezza del coleottile e del tasso di germinazione. Il saggio è stato esteso anche a F. culmorum, per valutare la riproducibilità del test su altre specie fungine. Il test in vitro offre diversi vantaggi, tra cui affidabilità e rapidità di esecuzione ed è quindi adatto allo screening di ceppi patogeni da utilizzare in successive sperimentazioni. Gli stessi ceppi di F. poae, provenienti da una prova di inoculazione artificiale in serra su piante di frumento duro, sono stati caratterizzati dal punto di vista bio-molecolare. Poichè lo studio della fusariosi della spiga richiede la determinazione quantitativa della biomassa dei patogeni nei tessuti della pianta-ospite, anche in assenza di sintomi, il protocollo di Real-Time PCR con chimica SYBR® Green I qui sviluppato, ha dimostrato essere un buon compromesso tra attendibilità, rapidità e costi complessivi della metodica.

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Die Dissertation Gender und Genre in melodramatischen Literaturverfilmungen der Gegenwart untersucht das Medium Film anhand von Todd Haynes’ Far from Heaven (2002), Stephen Daldrys The Hours (2002) und Tom Fords A Single Man (2009) als Quelle des Wissens über gesellschaftlich-normierte Geschlechterrollen und sozialkonstruierte Genderkonzepte. Die Arbeit versteht sich als eine nachhaltige Schnittstellenforschung zwischen Gender-, Literatur-, Film- und Medienwissenschaften und zeigt die Öffnung der Germanistik für den medial geprägten Kulturwandel, welcher den deutschen bzw. den deutschsprachigen Kulturraum betrifft. Gender und Geschlecht destabilisieren die Gesellschaft und die „heterosexuelle Matrix“ durch das individuelle Suchen, Finden, Konstruieren und Anerkennen einer eigenen, individuellen Genderidentität. Dieser Prozess kann unter Zuhilfenahme des Erzählens von Geschlecht im Film verdeutlicht werden, denn die audiovisuelle Fiktion modelliert Wirklichkeitsvorstellungen und das Wirklichkeitsverständnis der Rezipienten. Wobei offen bleibt, ob die Fiktion die Realität oder die Realität die Fiktion imitiert. Denn es gibt nicht nur eine Wahrheit, sondern mehrere, vielleicht unzählige Bedeutungszuschreibungen. Die drei paradigmatischen Literaturverfilmungen wurden jeweils in Bezug zu ihren Literaturvorlagen von Virginia Woolf, Michael Cunningham und Christopher Isherwood gesetzt. Sie können als Beispiele für ein wissendes, postmodernes Pastiche des Themen-Clusters Diskriminierung/Homophobie/Homosexualität/„Rasse“ gelten. Alle drei Filme verhandeln durch gemeinsame, melodramatische Motive (Spiegel, Telefon, Krieg, Familie) die Darstellbarkeit von Emotionen, Begehren, Sehnsüchten, Einsamkeit und dem Verlust der Liebe. Durch Verbindungslinien zu den Melodramen von Douglas Sirk und mittels den Theorien von u.a. Judith Butler, Stanley Cavell, Carolin Emcke, Thomas Elsaesser, Sigmund Freud, Hermann Kappelhoff und Laura Mulvey wurde das Begriffspaar Genre und Gender her-ausgestellt und im zeitgenössischen Geschlechter-Diskurs verortet. Das im Verlauf der Arbeit erarbeitete Wissen zu Gender, Sexualität, Körper und Geschlecht wurde als ein Gender-Genre-Hybrid verstanden und im Genre des queeren bzw. homosexuellen Melodrams (gay melodrama) neu verortet. Die drei Filme sind als ein Wiederbelebungsversuch bzw. ein Erweiterungsversuch des melodramatischen Genres unter dem Genderaspekt anzusehen. Die Analyse und Dekonstruktion feststehender Begriffe im Kontext der Gender- und Gay Studies und dem Queer Cinema lösen produktive Krisen und damit emanzipierte Verfahren aus. Diese müssen immer wieder neu beschrieben werden, damit sie wahrgenommen und verstanden werden. Daher sind die drei melodramatischen Literaturverfilmungen ein fiktionales Dokumentationsmodell gesellschaftlicher Konflikte, welches anhand individueller Schicksale verdeutlicht wird.

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This dissertation deals with the translations of seven books for children written by the Chicano author Pat Mora. I started to be interested in the Chicano world, a world suspended between Mexico and the United States, after reading a book by Sandra Cisneros. I decided to deepen my curiosity and for this reason, I discovered a hybrid reality full of history, culture and traditions. In this context, the language used is characterized by a continuous code switching between Spanish and English and I thought it was an interesting phenomenon from the literary and translation point of view. During my research in the Chicano culture, I ran across Pat Mora. Her books for children fascinated me because of their actual themes (the cultural diversity and the defense of identity) and their beautiful illustrations. For this reason, I chose to translate seven of her books because I believe they could be an enrichment for children literature in Italy. The work consists of five chapters. The first one deals with the identity of Chicano people, their history, their literature and their language. In the second chapter, I outline Pat Mora’s profile. I talk about her biography and I analyze her most famous works. In the third chapter, I introduce the seven books for children to be translated and I point out their plots and main themes. In the fourth chapter, I present the translation of the books. The fifth chapter is the translation comment. I deal with the linguistic analysis of the source texts and the analysis of the target texts focusing on the choices made during the translation process.

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To date, few risk factors for childhood acute lymphoblastic leukemia (ALL) have been confirmed and the scientific literature is full of controversial "evidence." We examined if family characteristics, particularly maternal and paternal age and number of older siblings, were risk factors for childhood acute lymphoblastic leukemia (ALL).

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We report the case of a 17 year old male patient who presented with a history of orthostatic headache (present in the upright position only) for several months. The diagnostic investigations (MRI of the head and of the spine, lumbar puncture) revealed no signs of an intracranial hypotension or a CSF leak. In standing position, a significant raise of the heart rate (>40 bpm) without fall of the blood pressure occurred together with a bilateral, pressure-like headache. A diagnosis of postural tachycardia syndrome was made. Treatment with increase of fluid and salt intake, elastic compression stockings and regular exercise was successful.

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Femoroacetabular impingement (FAI) is a pathomechanical concept describing the early and painful contact of morphological changes of the hip joint, both on the acetabular, and femoral head sides. These can lead clinically to symptoms of hip and groin pain, and a limited range of motion with labral, chondral and bony lesions. Pincer impingement generally involves the acetabular side of the joint where there is excessive coverage of the acetabulum, which may be focal or more diffuse. There is linear contact of the acetabulum with the head/neck junction. Cam impingement involves the femoral head side of the joint where the head is associated with bony excrescences and is aspheric. The aspheric femoral head jams into the acetabulum. Imaging appearances are reviewed below. This type is evident in young males in the second and third decades. The main features of FAI are described.

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In writing “Not in the Legends”, one of the images and concepts which constantly returned was that of pilgrimage. I began to write these poems while studying abroad in London, after having passed the previous semester in France and travelling around Europe. There was something in the repetition of sightseeing— walking six miles in Luxembourg to see the grave of General Patton, taking photographs of the apartment where Sylvia Plath ended her life, bowing before the bones of saints, searching through Père Lachaise for the grave of Théodore Gericault— which struck me as numinous and morbid. At the same time, I came to love living abroad and I grew discontent with both remaining and returning. I wanted the opportunity to live everywhere all the time and not have to choose between home and away. Returning from abroad, I turned my attention to the landscape of my native country. I found in the New England pilgrims a narrative of people who had left their home in search of growth and freedom. In these journeys I began to appreciate the significance of place and tried to understand what it meant to move from one place to another, how one chose a home, and why people searched for meaning in specific locations. The processes of moving from student to worker and from childhood to adulthood have weighed on me. I began to see these transitions towards maturity as travels to a different land. Memory and nostalgia are their own types of pilgrimage in their attempts to return to lost places, as is the reading of literature. These pilgrimages, real and metaphorical, form the thematic core of the collection. I read the work of many poets who came before me, returning to the places where the Canon was forged. Those poets have a large presence in the work I produced. I wondered how I, as a young poet, could earn my own place in the tradition and sought models in much the same way a painter studies the brushstrokes of a master. In the process, I have tried to uncover what it means to be a poet. Is it something like being a saint? Is it something like being a colonist? Or is to be the one who goes in search of saints and colonists? In trying to measure my own life and work based on the precedent, I have questioned what role era and generation have on the formation of identity. I focused my reading heavily on the early years of English poetry, trying to find the essence of the time when the language first achieved the transcendence of verse. In following the development of English poetry through Coleridge, John Berryman, and Allison Titus, I have explored the progression of those basic virtues in changing contexts. Those bearings, applied to my modern context, helped to shape the poetry I produced. Many of the poems in “Not in the Legends” are based on my own personal experience. In my recollections I have tried to interrogate nostalgia rather than falling into mere reminiscence. Rather than allowing myself poems of love and longing, I have tried to find the meaning of those emotions. A dominant conflict exists between adventure and comfort which mirrors the central engagement with the nature of being “here” or “there”. It is found in scenes of domesticity and wilderness as I attempt to understand my own simultaneous desire for both. For example, in “Canned Mangoes…” the intrusion of nature, even in a context as innocuous as a poem by Sir Walter Raleigh, unravels ordinary comforts of the domestic sphere. The character of “The Boy” from Samuel Beckett’s Waiting for Godot proved such an interesting subject for me because he is one who can transcend the normal boundaries of time and place. The title suggests connections to both place and time. “Legends” features the dual meaning of both myths and the keys to maps. To propose something “Not in the Legends” is to find something which has no precedent in our histories and our geographies, something beyond our field of knowledge and wholly new. One possible interpretation I devised was that each new generation lives a novel existence, the future being the true locus of that which is beyond our understanding. The title comes from Keats’ “Hyperion, a Fragment”, and details the aftermath of the Titanomachy. The Titans, having fallen to the Olympians, are a representation of the passing of one generation for the next. Their dejection is expressed by Saturn, who laments: Not in my own sad breast, Which is its own great judge and searcher out, Can I find reason why ye should be thus: Not in the legends of the first of days… (129-132) The emotions of the conquered Titans are unique and without antecedent. They are experiencing feelings which surpass all others in history. In this, they are the equivalent of the poet who feels that his or her own sufferings are special. In contrast are Whitman’s lines from “Song of Myself” which serve as an epigraph to this collection. He contends for a sense of continuity across time, a realization that youth, age, pleasure, and suffering have always existed and will always exist. Whitman finds consolation in this unity, accepting that kinship with past generations is more important that his own individuality. These opposing views offer two methods of presenting the self in history. The instinct of poetry suggests election. The poet writes because he feels his experiences are special, or because he believes he can serve as a synecdoche for everyone. I have fought this instinct by trying to contextualize myself in history. These poems serve as an attempt at prosopography with my own narrative a piece of the whole. Because the earth abides forever, our new stories get printed over the locations of the old and every place becomes a palimpsest of lives and acts. In this collection I have tried to untangle some of those layers, especially my own, to better understand the sprawling legend of history.

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Teeth are brittle and highly susceptible to cracking. We propose that observations of such cracking can be used as a diagnostic tool for predicting bite force and inferring tooth function in living and fossil mammals. Laboratory tests on model tooth structures and extracted human teeth in simulated biting identify the principal fracture modes in enamel. Examination of museum specimens reveals the presence of similar fractures in a wide range of vertebrates, suggesting that cracks extended during ingestion or mastication. The use of ‘fracture mechanics’ from materials engineering provides elegant relations for quantifying critical bite forces in terms of characteristic tooth size and enamel thickness. The role of enamel microstructure in determining how cracks initiate and propagate within the enamel (and beyond) is discussed. The picture emerges of teeth as damage-tolerant structures, full of internal weaknesses and defects and yet able to contain the expansion of seemingly precarious cracks and fissures within the enamel shell. How the findings impact on dietary pressures forms an undercurrent of the study.