1000 resultados para Snellman, J. V
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Le médecin légiste - celui qui fascine la littérature policière, les scénaristes et les médias - c'est essetiellement celui qui pratique l'autopsie médico-légale. Or les médecins légistes aiment rappeler que leur spécialité dépasse, et de loin, cet exercice. En effet, la médecine légale est la médecine de toutes les violences. Le plus souvent, et c'est heureux, les victimes restent en vie, même si elles sont parfois marquées profondément par le traumatisme qu'elles ont subi. En associant quatre vingt-dix auteurs, ce traité constitue un panorama des situations de violence dans leur gravité clinique, leur réalité sociale et leur épidémiologie. Abordant dans la seconde partie de l'ouvrage les rapports entre médecine et justice, les auteurs s'adressent à tous les praticiens du droit et de la santé pour montrer qu'un médecin légiste a bien d'autres territoires d'intervention que la salle d'autopsie.
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The Quaternary Active Faults Database of Iberia (QAFI) is an initiative lead by the Institute of Geology and Mines of Spain (IGME) for building a public repository of scientific data regarding faults having documented activity during the last 2.59 Ma (Quaternary). QAFI also addresses a need to transfer geologic knowledge to practitioners of seismic hazard and risk in Iberia by identifying and characterizing seismogenic fault-sources. QAFI is populated by the information freely provided by more than 40 Earth science researchers, storing to date a total of 262 records. In this article we describe the development and evolution of the database, as well as its internal architecture. Aditionally, a first global analysis of the data is provided with a special focus on length and slip-rate fault parameters. Finally, the database completeness and the internal consistency of the data are discussed. Even though QAFI v.2.0 is the most current resource for calculating fault-related seismic hazard in Iberia, the database is still incomplete and requires further review.
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Ex-libris : f.1 : « Sti Germani a Pratis »
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Il risultato delle indagini condotte negli anni scorsi nei depositi archeologici della Catalogna, sia urbani, sia rurali, consente di determinare le tendenze delle importazioni e dell’economia in quest’area occidentale della penisola iberica fra il V secolo e la fine del VI-inizi del VII. In questa sede viene proposta una sintesi interpretativa dei dati disponibili, specialmente in rapporto al commercio delle ceramiche africane che costituivano le principali importazioni. Allo stato delle ricerche si possono avanzare alcune riflessioni. Se è vero che l’occupazione di Cartagine da parte dei Vandali nel 439 potrebbe aver determinato alcuni cambiamenti nella commercializzazione dei materiali africani, non va escluso che, tra la metà e la seconda metà del V secolo, il rafforzamento politico del regno vandalo abbia causato alcuni importanti cambiamenti tipologici nelle ceramiche africane (sigillata D, anfore) e un nuovo impulso alla relativa commercializzazione. Tra la seconda metà del VI secolo e la prima metà del VII (e forse anche la seconda metà) è proseguito l’arrivo di ceramica africana, proveniente soprattutto dall’area tunisina e, in minore quantità, dal Mediterraneo orientale. L’importazione di sigillata africana ha subito un significativo calo in questo periodo, ma non sparisce del tutto almeno fino agli inizi del VII secolo. Nel contempo è documentato un aumento considerevole della presenza di anfore africane, tanto che non può essere accolta l’ipotesi della cessazione delle importazioni tra la metà e il pieno VI secolo. Di conseguenza la rivalità politica fra i Visigoti e i Bizantini non si è tradotta nella scomparsa del commercio fra la penisola iberica e il Nord Africa, anche se è ben documentata una notevole diminuzione dei prodotti africani nel nord della provincia bizantina di Spania. La causa (o le cause) della fine dell’arrivo delle importazioni mediterranee lungo i litorali ispanici non può essere accertata con sicurezza. D’altra parte le ragioni di questo fenomeno vanno ricercate non solo nei centri di consumo, ma anche nelle aree di produzione, sicché sembra probabile che, come viene tradizionalmente ritenuto, la fine delle esportazioni fu determinata dall’invasione islamica dell’Africa settentrionale.