852 resultados para Functioning And Disability
Resumo:
La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.
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Background and aim Ulcerative Colitis (UC) and Crohn’s Disease (CD), collectively labelled as inflammatory bowel disease (IBD), are idiopathic, chronic inflammatory disorder of the bowel with a remitting and relapsing course. IBD are associated to poor emotional functioning and psychological distress. We have investigated the brain involvement in patients with IBD using functional magnetic resonance imaging (fMRI). Materials and methods We developed an emotional visual task to investigate the emotional functioning in 10 UC patients and 10 healthy controls (HC). Furthermore, we have compared the brain stress response between a group of 20 CD patients and a group of 18 HC. Finally, we evaluated potential morphological differences between 18 CD patients and 18 HC in a voxel based morphometry (VBM) study. Results We found brain functional changes in UC patients characterized by decreased activity in the amygdala in response to positive emotional stimuli. Moreover, in CD patients, the brain stress response and habituation to stressful stimuli were significantly different in the medial temporal lobe (including the amygdala and hippocampus), the insula and cerebellum. Finally, in CD patients there were morphological abnormalities in the anterior mid cingulated cortex (aMCC). Conclusion IBD are associated to functional and morphological brain abnormalities. The previous intestinal inflammatory activity in IBD patients might have contributed to determine the functional and morphological changes we found. On the other hand, the dysfunctions of the brain structures we found may influence the course of the disease. Our findings might have clinical implications. The differences in the emotional processing may play a role in the development of psychological disorders in UC patients. Furthermore, in CD patients, the different habituation to stress might contribute to stress related inflammatory exacerbations. Finally, the structural changes in the aMCC might be involved in the pain symptoms associated to the bowel disorder.
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Several studies showed that sleep loss/fragmentation may have a negative impact on cognitive performance, mood and autonomic activity. Specific neurocognitive domains, such as executive function (i.e.,prefrontal cortex), seems to be particularly vulnerable to sleep loss. Pearson et al.(2006) evaluated 16 RLS patients compared to controls by cognitive tests, including those particularly sensitive to prefrontal cortical (PFC) functioning and sleep loss. RLS patients showed significant deficits on two of the three PFC tests. It has been recently reported that RLS is associated with psychiatric manifestations. A high prevalence of depressive symptoms has been found in patients with RLS(Rothdach AJ et al., 2000). RLS could cause depression through its adverse influences on sleep and energy. On the other hand, symptoms of depression such as sleep deprivation, poor nutrition or lack of exercise may predispose an individual to the development of RLS. Moreover, depressed patients may amplify mild RLS, making occasional RLS symptoms appear to meet threshold criteria. The specific treatment of depression could be also implicated, since antidepressant compounds may worsen RLS and PLMD(Picchietti D et al., 2005; Damsa C et al., 2004). Interestingly, treatments used to relieve RLS symptoms (dopamine agonists) seem to have an antidepressant effects in RLS depressed patients(Saletu M et al., 2002&2003). During normal sleep there is a well-regulated pattern of the autonomic function, modulated by changes in sleep stages. It has been reported that chronic sleep deprivation is associated with cardiovascular events. In patients with sleep fragmentation increased number of arousals and increased cyclic alternating pattern rate is associated with an increase in sympathetic activity. It has been demonstrated that PLMS occurrence is associated with a shift to increased sympathetic activity without significant changes in cardiac parasympathetic activity (Sforza E et al., 2005). An increased association of RLS with hypertension and heart disease has been documented in several studies(Ulfberg J et al., 2001; Ohayon MM et al., 2002).
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La presente tesi intende compiere un’indagine, dal punto di vista storico-educativo, sulla storia delle case di correzione. Nello specifico si è tentato di analizzare il “caso” del Discolato bolognese, operando un confronto con altre analoghe istituzioni, sorte in due città campione, come Roma e Milano, per quanto riguarda il contesto italiano, e con la situazione inglese, per quanto riguarda il contesto internazionale. Il focus della ricerca si è incentrato sul rapporto tra devianza e internamento, considerato secondo una declinazione pedagogica. A tal proposito si è cercato di far emergere le modalità educative, nonché i principi e le finalità che sottostavano agli interventi istituzionali, non solo soffermandosi su quanto i regolamenti e gli statuti prescrivevano all’interno delle strutture correzionali, ma analizzando la reclusione nella sua effettiva organizzazione quotidiana. Per quanto riguarda la situazione bolognese è stata analizzata un’ampissima documentazione, conservata presso l’Archivio storico Provinciale di Bologna, che ha permesso di svolgere un’analisi di tipo quantitativo su un totale di 1105 individui al fine di delineare le principali caratteristiche demografiche e sociali delle persone internate nel Discolato bolognese. L’interpretazione delle fonti ha permesso anche un’indagine qualitativa, nel tentativo di ricostruire le storie di vita dei singoli reclusi. Da questa ricerca emerge un’immagine complessa delle case di correzione. Nel corso dei secoli, in modo particolare nelle diverse realtà prese in esame, esse hanno assunto caratteristiche e peculiarità differenti. La loro inefficacia fu la motivazione principale che condusse alla definitiva chiusura, quando si fece via via sempre più evidente la difficoltà a tradurre in pratica ciò che regolamenti e statuti - a livello teorico - prescrivevano.
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Este trabajo de investigación, tiene por objeto el análisis de la posición de la Administración Tributaria en el marco conceptual de la relación jurídico-tributaria, y de las implicaciones que de cara al principio de imparcialidad, pueden tener los diversos posicionamientos conceptuales que de ésta se hagan, en procura de alcanzar una sana circunscripción de la naturaleza y el enfoque que se puede esperar y exigir de una Administración Tributaria moderna. Para lograrlo, se analizan los orígenes y alcances de la relación jurídico-tributaria, así como las múltiples y hasta divergentes acepciones doctrinales acerca de los actores directamente involucrados por el ordenamiento en tal relación, con especial atención a las divergentes acepciones del concepto de sujeto activo, y de la identificación de la Administración Tributaria en ese rol. Se aborda el estudio del panorama, las condiciones, el papel y los objetivos de la Administración Tributaria en la dinámica actual de la relación obligacional tributaria, de frente a la hipótesis de una concepción alternativa y más eficiente de la Administración Tributaria, como un garante del cumplimiento del Derecho Tributario, y ya no simplemente como un garante de la recaudación tributaria, lo que lleva casualmente a una revisión del modelo de “Relación Cooperativa” entre sujetos pasivos y Administración Tributaria, como un posible nuevo enfoque del paradigma de participación de ésta última en la relación, con evidencias funcionales y ejemplificativas, de institutos jurídicos tendentes a un nuevo paradigma, actualmente vigentes en España, Italia y Holanda.
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Il progetto si pone in sintonia con i nuovi scenari di ricerca – sia in ambito nazionale che internazionale - della Pedagogia Speciale per l’inclusione e la piena e attiva partecipazione all’interno della società delle persone con disabilità e delle loro famiglie (Convenzione Onu, 2006). La riflessione sul ruolo educativo del padre riguardo alla disabilità di un/una figlio/a è una questione complessa e controversa che necessita di una premessa che ponga al centro dell’attenzione pedagogica la funzione paterna in senso ampio. L’obiettivo principale del progetto è quello di indagare il ruolo educativo del padre – nelle situazioni di disabilità - con riflessioni più ampie riguardanti le funzioni parentali, i modelli di genitorialità e l’educare nella nostra società.I risultati attesi potranno gettare luce su alcune Linee Guida - riguardo alla presa in carico della famiglia e del sostegno alla genitorialità - utili ai professionisti impegnati in quest’area e agli educatori dei servizio socio-educativi e sanitari.
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Widespread central hypersensitivity is present in chronic pain and contributes to pain and disability. According to animal studies, expansion of receptive fields of spinal cord neurons is involved in central hypersensitivity. We recently developed a method to quantify nociceptive receptive fields in humans using spinal withdrawal reflexes. Here we hypothesized that patients with chronic pelvic pain display enlarged reflex receptive fields. Secondary endpoints were subjective pain thresholds and nociceptive withdrawal reflex thresholds after single and repeated (temporal summation) electrical stimulation. 20 patients and 25 pain-free subjects were tested. Electrical stimuli were applied to 10 sites on the foot sole for evoking reflexes in the tibialis anterior muscle. The reflex receptive field was defined as the area of the foot (fraction of the foot sole) from which a muscle contraction was evoked. For the secondary endpoints, the stimuli were applied to the cutaneous innervation area of the sural nerve. Medians (25-75 percentiles) of fraction of the foot sole in patients and controls were 0.48 (0.38-0.54) and 0.33 (0.27-0.39), respectively (P=0.008). Pain and reflex thresholds after sural nerve stimulation were significantly lower in patients than in controls (P<0.001 for all measurements). This study provides for the first time evidence for widespread expansion of reflex receptive fields in chronic pain patients. It thereby identifies a mechanism involved in central hypersensitivity in human chronic pain. Reverting the expansion of nociceptive receptive fields and exploring the prognostic meaning of this phenomenon may become future targets of clinical research.
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Low back pain (LBP) is the most prevalent health problem in Switzerland and a leading cause of reduced work performance and disability. This study estimated the total cost of LBP in Switzerland in 2005 from a societal perspective using a bottom-up prevalence-based cost-of-illness approach. The study considers more cost categories than are typically investigated and includes the costs associated with a multitude of LBP sufferers who are not under medical care. The findings are based on a questionnaire completed by a sample of 2,507 German-speaking respondents, of whom 1,253 suffered from LBP in the last 4 weeks; 346 of them were receiving medical treatment for their LBP. Direct costs of LBP were estimated at
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Mild traumatic brain injury (MTBI) is common; up to 37% of adult men have a history of MTBI. Complaints after MTBI are persistent headaches, memory impairment, depressive mood disorders, and disability. The reported short- and long-term outcomes of patients with MTBI have been inconsistent. We have now investigated long-term clinical and neurocognitive outcomes in patients with MTBI (at admission, and after 1 and 10 years).
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Hypersensitivity of the central nervous system is widely present in pain patients and recognized as one of the determinants of chronic pain and disability. Electronic pressure algometry is often used to explore aspects of central hypersensitivity. We hypothesized that a simple pain provocation test with a clothes peg provides information on pain sensitivity that compares meaningfully to that obtained by a well-established electronic pressure algometer. "Clinically meaningful" was defined as a medium (r = 0.3-0.5) or high (r > 0.5) correlation coefficient according to Cohen's conventions.
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Cognitive functioning is based on binding processes, by which different features and elements of neurocognition are integrated and coordinated. Binding is an essential ingredient of, for instance, Gestalt perception. We have implemented a paradigm of causality perception based on the work of Albert Michotte, in which 2 identical discs move from opposite sides of a monitor, steadily toward, and then past one another. Their coincidence generates an ambiguous percept of either "streaming" or "bouncing," which the subjects (34 schizophrenia spectrum patients and 34 controls with mean age 27.9 y) were instructed to report. The latter perception is a marker of the binding processes underlying perceived causality (type I binding). In addition to this visual task, acoustic stimuli were presented at different times during the task (150 ms before and after visual coincidence), which can modulate perceived causality. This modulation by intersensory and temporally delayed stimuli is viewed as a different type of binding (type II). We show here, using a mixed-effects hierarchical analysis, that type II binding distinguishes schizophrenia spectrum patients from healthy controls, whereas type I binding does not. Type I binding may even be excessive in some patients, especially those with positive symptoms; Type II binding, however, was generally attenuated in patients. The present findings point to ways in which the disconnection (or Gestalt) hypothesis of schizophrenia can be refined, suggesting more specific markers of neurocognitive functioning and potential targets of treatment.
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The aim of the current pilot study was to compare two strategies in the application of the cognitive differentiation program of Integrated Psychological Therapy for people with schizophrenia. Twenty-six outpatients were randomly assigned to the application of the program in group sessions (CDg), or to its application in individualized sessions (CDi). The program provides cognitive exercises to promote better performance in cognition, and both groups of participants completed the same number of exercises following the same number of sessions per week. Outcomes were assessed on neuropsychological measures of attention, executive functioning and everyday memory, and everyday functioning. Effect sizes showed the absence of effects in everyday memory and social functioning, higher improvements in the CDi group in attention, and a higher improvement in the CDg condition in executive functioning. The results suggest that the program application model could be individualized, depending on patient-specific cognitive deficits.
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Standardized recovery criteria go beyond symptom remission and put special emphasis on personal and social functioning in residence, work, and leisure. Against this background, evidence-based integrated approaches combining cognitive remediation with social skills therapy show promise for improving functional recovery of schizophrenia patients. Over the past 30 years, research groups in 12 countries have evaluated integrated psychological therapy (IPT) in 36 independent studies. IPT is a group therapy program for schizophrenia patients. It combines neurocognitive and social cognitive interventions with social skills and problem-solving approaches. The aim of the present study was to update and integrate the growing amount of research data on the effectiveness of IPT. We quantitatively reviewed the results of these 36 studies, including 1601 schizophrenia patients, by means of a meta-analytic procedure. Patients undergoing IPT showed significantly greater improvement in all outcome variables (neurocognition, social cognition, psychosocial functioning, and negative symptoms) than those in the control groups (placebo-attention conditions and standard care). IPT patients maintained their mean positive effects during an average follow-up period of 8.1 months. They showed better effects on distal outcome measures when all 5 subprograms were integrated. This analysis summarizes the broad empirical evidence indicating that IPT is an effective rehabilitation approach for schizophrenia patients and is robust across a wide range of sample characteristics as well as treatment conditions. Moreover, the cognitive and social subprograms of IPT may work in a synergistic manner, thereby enhancing the transfer of therapy effects over time and improving functional recovery.
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Brain mechanisms associated with artistic talents or skills are still not well understood. This exploratory study investigated differences in brain activity of artists and non-artists while drawing previously presented perspective line-drawings from memory and completing other drawing-related tasks. Electroencephalography (EEG) data were analyzed for power in the frequency domain by means of a Fast Fourier Transform (FFT). Low Resolution Brain Electromagnetic Tomography (LORETA) was applied to localize emerging significances. During drawing and related tasks, decreased power was seen in artists compared to non-artists mainly in upper alpha frequency ranges. Decreased alpha power is often associated with an increase in cognitive functioning and may reflect enhanced semantic memory performance and object recognition processes in artists. These assumptions are supported by the behavioral data assessed in this study and complement previous findings showing increased parietal activations in non-artists compared to artists while drawing. However, due to the exploratory nature of the analysis, additional confirmatory studies will be needed.
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Many aspects of hypertension diagnosis and treatment are similar in young and old patients. However, some differences exist. Due to the increasing vascular stiffness most elderly patients have isolated systolic hypertension and its prevalence in the population is high. Blood pressure should be measured in the sitting position and also with the patient standing to exclude orthostatic hypotension, a frequent problem in elderly patients. Pseudohypertension, a source of inadequate measurements in elderly patients, should be recognized. In comparison to other health problems there is good scientific evidence for antihypertensive treatment in elderly patients. As treatment does not only improve survival, but also reduces cardiovascular events such as non-fatal stroke or myocardial infarction, antihypertensive therapy is an important measure to prevent functional decline and disability.