996 resultados para Bello
Resumo:
“ Per anni ho creduto essere cresciuto in una periferia di Buenos Aires, periferia di strade avventurose e di tramonti visibili. In realtà sono cresciuto in un giardino, dietro le lance di un cancellata, e in una biblioteca di infiniti volumi inglesi. Quel Palermo del coltello e la chitarra (mi assicurano) era agli angoli delle strade, ma chi popolava le mie mattine e procurava un gradevole orrore alle mie notti erano il bucaniere cieco di Stevenson, agonizzante sotto gli zoccoli dei cavalli, e il traditore che abbandonò l’amico sulla luna, e il viaggiatore del tempo che riportò dal futuro un fiore appassito, e il genio prigioniero per secoli nell’anfora salomonica, e il profeta velato del Khorasan, che dietro le gemme e la seta nascondeva la lebbra. Cosa succedeva, nel frattempo, oltre le lance della cancellata? Quali destini vernacoli e violenti andavano compiendosi a pochi passi da me, nella sordida bettola o nello spazio turbolento? Com’era quel Palermo o come sarebbe stato bello che fosse? A tali domande vuole rispondere questo libro, più d’immaginazione che documentato.” E’ così che Jorge Luis Borges apre il libro Evaristo Carriego, saggio biografico che passò quasi inosservato all’interno degli ambienti intellettuali della capitale dei quali faceva parte lo scrittore stesso. Il libro era dedicato alla figura, estranea a quegli ambienti, del poeta “bohemien, tisico ed anarchico” Evaristo Carriego, vissuto tra otto e novecento nel quartiere Palermo, in quei tempi periferia malfamata di Buenos Aires. Buenos Aires è la città borgesiana per eccellenza: priva di caratteristiche tipologiche precise, volubile allo sguardo, specchio e metafora di tutte le grandi città del mondo. Ma soprattutto Buenos Aires è una città “inventata” da Borges, che le ha dato un’immagine letteraria che si relaziona in maniera complessa con quella reale. Segnerà nell’immaginario di Borges l’inizio e la fine della sua vita, una sorta di centralità, unico stralcio di stabilità, al quale l’inquieta mente dell’argentino possa far ritorno.
Resumo:
Bioconversion of ferulic acid to vanillin represents an attractive opportunity for replacing synthetic vanillin with a bio-based product, that can be label “natural”, according to current food regulations. Ferulic acid is an abundant phenolic compound in cereals processing by-products, such as wheat bran, where it is linked to the cell wall constituents. In this work, the possibility of producing vanillin from ferulic acid released enzymatically from wheat bran was investigated by using resting cells of Pseudomonas fluorescens strain BF13-1p4 carrying an insertional inactivation of vdh gene and ech and fcs BF13 genes on a low copy number plasmid. Process parameters were optimized both for the biomass production phase and the bioconversion phase using food-grade ferulic acid as substrate and the approach of changing one variable while fixing the others at a certain level followed by the response surface methodology (RSM). Under optimized conditions, vanillin up to 8.46 mM (1.4 g/L) was achieved, whereas highest productivity was 0.53 mmoles vanillin L-1 h-1). Cocktails of a number of commercial enzyme (amylases, xylanases, proteases, feruloyl esterases) combined with bran pre-treatment with steam explosion and instant controlled pressure drop technology were then tested for the release of ferulic acid from wheat bran. The highest ferulic acid release was limited to 15-20 % of the ferulic acid occurring in bran, depending on the treatment conditions. Ferulic acid 1 mM in enzymatic hydrolyzates could be bioconverted into vanillin with molar yield (55.1%) and selectivity (68%) comparable to those obtained with food-grade ferulic acid after purification from reducing sugars with a non polar adsorption resin. Further improvement of ferulic acid recovery from wheat bran is however required to make more attractive the production of natural vanillin from this by-product.
Resumo:
Computer-assisted translation (or computer-aided translation or CAT) is a form of language translation in which a human translator uses computer software in order to facilitate the translation process. Machine translation (MT) is the automated process by which a computerized system produces a translated text or speech from one natural language to another. Both of them are leading and promising technologies in the translation industry; it therefore seems important that translation students and professional translators become familiar with this relatively new types of technology. Whether used together, not only might these two different types of systems reduce translation time, but also lead to a further improvement in the field of translation technologies. The dissertation consists of four chapters. The first one surveys the chronological development of MT and CAT tools, the emergence of pre-editing, post-editing and controlled language and the very last frontiers in this sector. The second one provide a general overview on the four main CAT tools that are used nowadays and tested hereto. The third chapter is dedicated to the experimentations that have been conducted in order to analyze and evaluate the performance of the four integrated systems that are the core subject of this dissertation. Finally, the fourth chapter deals with the issue of terminological equivalence in interlinguistic translation. The purpose of this dissertation is not to provide an objective and definitive solution to the complex issues that arise at any time in the field of translation technologies, this aim being well away from being achieved, but to supply information about the limits and potentiality that are typical of those instruments which are now essential to any professional translator.
Resumo:
I tumori, detti anche ''la malattia del secolo'', portano ogni anno alla morte di oltre 7 milioni di persone al mondo. Attualmente è una malattia molto diffusa che colpisce soprattutto persone anziane e non solo; tuttavia ancora non esiste una cura ''esatta'' che riesca a guarire la totalità delle persone: anzi si è ben lontani da questo risultato. La difficoltà nel curare queste malattie sta nel fatto che, oltre ad esservi una grande varietà di tipologie (è quindi difficile trovare una cura unica), spesse volte la malattie viene diagnosticata molto tempo dopo la comparsa per via dei sintomi che compaiono in ritardo: si intende quindi che si parla di una malattia molto subdola che spesse volte lascia poche speranze di vita. Uno strumento, utilizzato assieme alla terapie mediche, è quello della modellizzazione matematica: essa cerca di descrivere e prevedere, tramite equazioni, lo sviluppo di questo processo e, come ben si intenderà, poter conoscere in anticipo quel che accadrà al paziente è sicuramente un fattore molto rilevante per la sua cura. E' interessante vedere come una materia spesso definita come "noiosa" ed ''inutile'', la matematica, possa essere utilizzata per i più svariati, come -nel caso specifico- quello nobile della cura di un malato: questo è un aspetto di tale materia che mi ha sempre affascinato ed è anche una delle ragioni che mi ha spinto a scrivere questo elaborato. La tesi, dopo una descrizione delle basi oncologiche, si proporrà di descrivere le neoplasie da un punto di vista matematico e di trovare un algoritmo che possa prevedere l'effetto di una determinata cura. La descrizione verrà fatta secondo vari step, in modo da poter rendere la trattazione più semplice ed esaustiva per il lettore, sia egli esperto o meno dell'argomento trattato. Inizialmente si terrano distinti i modelli di dinamica tumorale da quelli di cinetica farmacologica, ma poi verrano uniti ed utilizzati assieme ad un algoritmo che permetta di determinare l'effetto della cura e i suoi effetti collaterali. Infine, nella lettura dell'elaborato il lettore deve tenere sempre a mente che si parla di modelli matematici ovvero di descrizioni che, per quanto possano essere precise, sono pur sempre delle approssimazioni della realtà: non per questo però bisogna disdegnare uno strumento così bello ed interessante -la matematica- che la natura ci ha donato.
Resumo:
In questa tesi sono stati analizzati i dati raccolti nella sperimentazione di un percorso di fisica quantistica in una quinta liceo scientifico – indirizzo musicale, svolta nel periodo Marzo-Giugno 2015. Il percorso, progettato dai ricercatori in Didattica della Fisica del DIFA di Bologna, comprende una parte “genuinamente” quantistica sviluppata a partire dall’“Esperimento più bello della Fisica”. Il percorso è stato progettato sulla base dei criteri che definiscono l’appropriazione, costrutto che esprime un particolare tipo di apprendimento attraverso cui lo studente “fa proprio” un concetto. L’analisi è stata condotta con l’obiettivo di osservare casi di appropriazione tra gli studenti e di rifinire il costrutto di appropriazione, valutando in particolare l’efficacia del questionario sociometrico, uno strumento appositamente progettato dall’autore di questa tesi per valutare una delle dimensioni di cui si compone il costrutto di appropriazione. I principali dati analizzati per dare risposta agli obiettivi della tesi riguardano le risposte degli studenti a interviste realizzate alla fine del percorso scolastico, nonché gli esiti di altre attività appositamente progettate: svolgimento di un compito in classe, elaborazione di un tema scientifico, compilazione di questionari. I risultati mostrano come si siano ritrovati tre punti molto delicati che possono ostacolare l’appropriazione: il tempo a disposizione, le dinamiche di classe e soprattutto il rapporto che hanno avuto gli studenti con i concetti quantistici del percorso. Tali fattori hanno portato reazioni molto diverse: chi è stato stimolato e questo ha favorito l’appropriazione, chi ha compreso la fisica quantistica ma non l’ha accettata, chi l’ha compresa e accettata senza troppi problemi, chi si è rifiutato di studiarla perché “troppo grande per sé”.
Resumo:
Periacetabular osteotomy (PAO) is an effective approach for surgical treatment of hip dysplasia. The aim of PAO is to increase acetabular coverage of the femoral head and to reduce contact pressures by reorienting the acetabulum fragment after PAO. The success of PAO significantly depends on the surgeon’s experience. Previously, we have developed a computer-assisted planning and navigation system for PAO, which allows for not only quantifying the 3D hip morphology for a computer-assisted diagnosis of hip dysplasia but also a virtual PAO surgical planning and simulation. In this paper, based on this previously developed PAO planning and navigation system, we developed a 3D finite element (FE) model to investigate the optimal acetabulum reorientation after PAO. Our experimental results showed that an optimal position of the acetabulum can be achieved that maximizes contact area and at the same time minimizes peak contact pressure in pelvic and femoral cartilages. In conclusion, our computer-assisted planning and navigation system with FE modeling can be a promising tool to determine the optimal PAO planning strategy.
Resumo:
Oligodendrogliomas are primary neoplasms of the central nervous system (CNS). One of the most common and characteristic chromosomal abnormalities observed in oligodendroglioma is allelic loss of 1p (Reifenberger et al., 1994; Bello et al., 1995). Since 1p loss has been reported for both well-differentiated and anaplastic oligodendroglioma, it is believed to occur early in tumor development (Bello et al., 1995). This allelic loss also has clinical significance, for oligodendroglioma patients with 1p loss generally respond significantly better to combination chemotherapy and have longer average survival than do oligodendroglioma patients without 1p loss (Cairncross et al., 1998). To date, no genes on 1p have been implicated as essential to the development or treatment response of oligodendroglioma. In order to localize and/or identify a gene involved in oligodendroglioma development, I tested 170 oligodendrogliomas for deletions of 1p and tested 26 tumors for differential expression of genes in the region of 1p36. Evidence obtained from these methods implicated two genes, SHREW1 and the gene encoding DNA fragmentation factor beta (DFFB). The function for the SHREW1 locus is currently not well known, but preliminary data suggests that it a novel member of adherens junctions. The DFFB gene is an enhancer for apoptosis. Thus, both SHREW1 and DFFB may be candidates for an oligodendroglioma tumor suppressor. Mutational analysis of both genes did not uncover any mutations. Future studies will evaluate other mechanisms that may be responsible for inactivation of these genes in oligodendrogliomas. ^
Resumo:
... consecrat dedicatq[ue], Petrvs Iselbvrgivs
Resumo:
Este trabajo es una referencia precisa al capítulo I del Libro Cuarto del Adán Buenosayres, de Leopoldo Marechal, conocido como el episodio de “La glorieta de Ciro". Fuertemente afirmado en la Poética de Aristóteles, Marechal desarrolla tres conceptos correlativos para una teoría del arte: 1) la primer correlación une la verdad con la belleza, hay verdad y razón, es decir orden, en este sentido, el arte no se propone lo verdadero en tanto que verdadero, sino en tanto que bello; 2) la segunda correlación establece las pautas de la analogía poética, esencialmente metafórica; 3) la tercer correlación intenta una descripción de la inspiración como ascenso y descenso basada en el eidos o causa formal de las cosas. La conclusión se hace efectiva en la noción de “homologado" por medio de la cual el poeta, en tanto que imitador, es semejante a Dios en cuanto a la posibilidad de “crear nombrando". Es nuestra opinión que, sobre la base de estos tres conceptos correlativos, hay que entender las primeras imágenes del “Prólogo indispensable" que hablan de la “levedad" de un ataúd que “parecía llevar en su interior, no la vencida carne de un hombre muerto, sino la sutil de un poema concluido".
Resumo:
"La Universidad Nacional de Cuyo y su histórica misión social" es una serie de tres microprogramas, parte del trabajo realizado por el equipo del CICUNC para la conmemoración de los 200 años de la revolución que inauguró el camino hacia la independencia. En cada uno de los bloques, se narra brevemente la historia de la UNCuyo, desde su fundación en 1939, como una institución que nace con una clara misión social. El compromiso y la responsabilidad con que se trabaja se ve reflejado en proyectos tales como el de Integración y Cooperación Latinoamericana y el proyecto de asistencia a la Comunidad Huarpe y escuelas albergues. En el presente documental contamos con la participación del Ing. Somoza, Pablo Aguero, Juan Carlos Bello, Noelia Mansilla y Carla Rosales.
Resumo:
La percepción de lo bello, algo que alcanza al hombre como totalidad, se inicia en los sentidos, entre los cuales Tomás de Aquino ha privilegiado a la vista y al oído. Este hecho pone a la luz dos aspectos que el presente trabajo quiere destacar: por una parte, el respeto que el Aquinate ha mostrado a una tradición que, originada en Platón y comunicada por Agustín al medioevo, hace de la vista y el oído los únicos sentido capaces de percibir la belleza. Por otra parte, destaca que los análisis elaborados por Tomás sobre el tema constituyen un aporte a la especulación tradicional. Así, esta ponencia se ocupará de la vinculación entre lo bello, la vista y el oído, tanto en sus fuentes cuanto en las contribuciones efectuadas por el Aquinate.
Resumo:
La presente investigación busca determinar cuáles son los factores que aumentan las probabilidades de los hogares unipersonales y monoparentales de jefatura femenina, de transitar por situaciones que los hacen susceptibles de presentar algún grado de vulnerabilidad. Los ajustes macroeconómicos y los cambios en el patrón de desarrollo en Argentina produjeron una reestructuración productiva, tecnológica, económica, social e institucional de tal envergadura que han colocado en condiciones de indefensión e inseguridad a una parte de la población. En las condiciones descriptas la vulnerabilidad se constituyó en un rasgo distintivo de la realidad social a partir de la década del noventa. La consolidación del modelo de desarrollo en la región, con sus nuevas instituciones y su efecto en el empleo, en el capital físico de los pequeños empresarios, en la educación, la salud y las organizaciones sociales produjo un fuerte impacto en la vida de las familias. Por tanto, el concepto de vulnerabilidad parece ser el más apropiado para comprender el impacto transformador provocado por el nuevo modelo de desarrollo en el plano social, y para captar esa mayor exposición a riesgos en que se encuentra una gran masa de la población en el actual período histórico.
Resumo:
La belleza, como tema eterno de reflexión filosófica ha tenido entre los pensadores del siglo XIII un lugar particular. Ellos, desde una matriz intelectual neoplatónica, han intentado tender puentes, en algunos casos, con el aristotelismo recientemente descubierto. Este hecho parece ofrecer la posibilidad de pensar el pulchrum no sólo desde su unidad con el bonum, sino también desde su especificidad. Es aquí donde Alberto Magno ha tenido un lugar importante. Es por ello que el presente trabajo quiere ocuparse del Magno en el singular tratamiento que hace de lo bello en dos de sus obras: la Summa de Bono y el In de Divinis Nominibus. Un sucinto recorrido por estos textos permitirá advertir el esfuerzo de Alberto para perfilar un concepto de belleza que, respetando la tradición neoplatónica de su unidad con el bien, parecería encontrar su lugar propio al introducir algunos elementos pertenecientes a la filosofía del Estagirita.
Resumo:
Fil: Juri, María Agustina.