991 resultados para first Catalan texts


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The goal of a research programme Evidence Algorithm is a development of an open system of automated proving that is able to accumulate mathematical knowledge and to prove theorems in a context of a self-contained mathematical text. By now, the first version of such a system called a System for Automated Deduction, SAD, is implemented in software. The system SAD possesses the following main features: mathematical texts are formalized using a specific formal language that is close to a natural language of mathematical publications; a proof search is based on special sequent-type calculi formalizing natural reasoning style, such as application of definitions and auxiliary propositions. These calculi also admit a separation of equality handling from deduction that gives an opportunity to integrate logical reasoning with symbolic calculation.

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While the use of statistical physics methods to analyze large corpora has been useful to unveil many patterns in texts, no comprehensive investigation has been performed on the interdependence between syntactic and semantic factors. In this study we propose a framework for determining whether a text (e.g., written in an unknown alphabet) is compatible with a natural language and to which language it could belong. The approach is based on three types of statistical measurements, i.e. obtained from first-order statistics of word properties in a text, from the topology of complex networks representing texts, and from intermittency concepts where text is treated as a time series. Comparative experiments were performed with the New Testament in 15 different languages and with distinct books in English and Portuguese in order to quantify the dependency of the different measurements on the language and on the story being told in the book. The metrics found to be informative in distinguishing real texts from their shuffled versions include assortativity, degree and selectivity of words. As an illustration, we analyze an undeciphered medieval manuscript known as the Voynich Manuscript. We show that it is mostly compatible with natural languages and incompatible with random texts. We also obtain candidates for keywords of the Voynich Manuscript which could be helpful in the effort of deciphering it. Because we were able to identify statistical measurements that are more dependent on the syntax than on the semantics, the framework may also serve for text analysis in language-dependent applications.

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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.

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In an increasingly interconnected world characterized by the accelerating interplay of cultural, linguistic, and national difference, the ability to negotiate that difference in an equitable and ethical manner is a crucial skill for both individuals and larger social groups. This dissertation, Writing Center Handbooks and Travel Guidebooks: Redesigning Instructional Texts for Multicultural, Multilingual, and Multinational Contexts, considers how instructional texts that ostensibly support the negotiation of difference (i.e., accepting and learning from difference) actually promote the management of difference (i.e., rejecting, assimilating, and erasing difference). As a corrective to this focus on managing difference, chapter two constructs a theoretical framework that facilitates the redesign of handbooks, guidebooks, and similar instructional texts. This framework centers on reflexive design practices and is informed by literacy theory (Gee; New London Group; Street), social learning theory (Wenger), globalization theory (Nederveen Pieterse), and composition theory (Canagarajah; Horner and Trimbur; Lu; Matsuda; Pratt). By implementing reflexive design practices in the redesign of instructional texts, this dissertation argues that instructional texts can promote the negotiation of difference and a multicultural/multilingual sensibility that accounts for twenty-first century linguistic and cultural realities. Informed by the theoretical framework of chapter two, chapters three and four conduct a rhetorical analysis of two forms of instructional text that are representative of the larger genre: writing center coach handbooks and travel guidebooks to Hong Kong. This rhetorical analysis reveals how both forms of text employ rhetorical strategies that uphold dominant monolingual and monocultural assumptions. Alternative rhetorical strategies are then proposed that can be used to redesign these two forms of instructional texts in a manner that aligns with multicultural and multilingual assumptions. These chapters draw on the work of scholars in Writing Center Studies (Boquet and Lerner; Carino; DiPardo; Grimm; North; Severino) and Technical Communication (Barton and Barton; Dilger; Johnson; Kimball; Slack), respectively. Chapter five explores how the redesign of coach handbooks and travel guidebooks proposed in this dissertation can be conceptualized as a political act. Ultimately, this dissertation argues that instructional texts are powerful heuristic tools that can enact social change if they are redesigned to foster the negotiation of difference and to promote multicultural/multilingual world views.

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The presentation will start by unfolding the various layers of chariot imagery in early Indian sources, namely, chariots as vehicles of gods such as the sun (sūrya), i.e. as symbol of cosmic stability; chariots as symbols of royal power and social prestige e.g. of Brahmins; and, finally, chariots as metaphors for the “person”, the “mind” and the “way to liberation” (e.g., Kaṭ.-Up. III.3; Maitr.-Up. II. 6). In Buddhist and non-Buddhist sources, chariots are in certain aspects used as a metaphor for the (old) human body (e.g., Caraka-S., Vi.3.37-38; D II.100; D II.107); apart from that, there is, of course, mention of the “real” use of chariots in sports, cults, journey, and combat. The most prominent example of the Buddhist use of chariot imagery is its application as a model for the person (S I.134 f.; Milindapañha, ed. Trenckner, 26), i.e., for highlighting the “non-substantial self”. There are, however, other significant examples of the usage of chariot imagery in early Buddhist texts. Of special interest are those cases in which chariot metaphors were applied in order to explain how the ‘self’ may proceed on the way to salvation – with ‘mindfulness’ or the ‘self’ as charioteer, with ‘wisdom’ and ‘confidence’ as horses etc. (e.g. S I. 33; S V.7; Dhp 94; or the Nārada-Jātaka, No. 545, verses 181-190). One might be tempted to say that these instances reaffirm the traditional soteriology of a substantial “progressing soul”. Taking conceptual metaphor analysis as a tool, I will, in contrast, argue that there is a special Buddhist use of this metaphor. Indeed, at first sight, it seems to presuppose a non-Buddhist understanding (the “self” as charioteer; the chariot as vehicle to liberation, etc.). Yet, it will be argued that in these cases the chariot imagery is no longer fully “functional”. The Buddhist usage may, therefore, best be described as a final allegorical phase of the chariot-imagery, which results in a thorough deconstruction of the “chariot” itself.

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The neoformation of chlorite and K-white mica in fault rocks from two main faults of the central Catalan Coastal Ranges, the Vallès and the Hospital faults, has allowed us to constrain the P–T conditions during fault evolution using thermodynamic modeling. Crystallization of M1 and M2 muscovite and microcline occured as result of deuteric alteration during the exhumation of the pluton (290 °C > T > 370 °C) in the Permian. After that, three tectonic events have been distinguished. The first tectonic event, attributed to the Mesozoic rifting, is characterized by precipitation of M3 and M4 phengite together with chlorite and calcite C1 at temperatures between 190 and 310 °C. The second tectonic event attributed to the Paleogene compression has only been identified in the Hospital fault with precipitation of low-temperature calcite C2. The shortcut produced during inversion of the Vallès fault was probably the responsible for the lack of neoformed minerals within this fault. Finally, the third tectonic event, which is related to the Neogene extension, is characterized in the Vallès fault by a new generation of chlorite, associated with calcite C4 and laumontite, formed at temperatures between 125 and 190 °C in the absence of K-white mica. Differently, the Hospital fault is characterized by the precipitation of calcite C3 during the syn-rift stage at temperatures around 150 °C and by low-temperature fluids precipitating calcites C5, C6 and PC1 during the post-rift stage. During the two extensional events (Mesozoic and Neogene), faults acted as conduits for hot fluids producing anomalous high geothermal gradients (50 °C/km minimum).

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Schoolbooks convey not only school-relevant knowledge; they also influence the development of stereotypes about different social groups. Particularly during the 1970s and 1980s, many studies analysed schoolbooks and criticised the overall predominance of male persons and of traditional role allocations. Since that time, women’s and men’s occupations and social functions have changed considerably. The present research investigated gender portrayals in schoolbooks for German and mathematics that were recently published in Germany. We examined the proportions of female and male persons in pictures and texts and categorized their activities, occupational and parental roles. Going beyond previous studies, we added two criteria: the use of gender-fair language and the spatial arrangements of persons in pictures. Our results show that schoolbooks for German contained almost balanced depictions of girls and boys, whereas women were less frequently shown than men. In mathematics books, males outnumbered females in general. Across both types of books, female and male persons were engaged in many different activities, not only gendertyped ones; however, male persons were more often described via their profession than females. Use of gender-fair language has found its way into schoolbooks but is not used consistently. Books for German were more gender fair in terms of linguistic forms than books for mathematics. For spatial arrangements, we found no indication for gender biases. The results are discussed with a focus on how schoolbooks can be optimized to contribute to gender equality.

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One saw previously that indications of diversity IT and the one of Shannon permits to characterize globally by only one number one fundamental aspects of the text structure. However a more precise knowledge of this structure requires specific abundance distributions and the use, to represent this one, of a suitable mathematical model. Among the numerous models that would be either susceptible to be proposed, the only one that present a real convenient interest are simplest. One will limit itself to study applied three of it to the language L(MT): the log-linear, the log-normal and Mac Arthur's models very used for the calculation of the diversity of the species of ecosystems, and used, we believe that for the first time, in the calculation of the diversity of a text written in a certain language, in our case L(MT). One will show advantages and inconveniences of each of these model types, methods permitting to adjust them to text data and in short tests that permit to decide if this adjustment is acceptable.

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Various Shiite devotional texts to be recited in religious assemblies (majālis) commemorating the events leading to the martyrdom of the Shii Imam Ḥusain b. ʻAlī (d. 680). Each majlis (there is twenty) begins with a synoptic heading. The beginning of 17th majlis suggests that some of these texts are based on Mahdī b. Abī Zarr al-Kāshānī an-Niraqī's "Muḥarriq al-qulub (a Shiite history of the martyrs of the Prophet's family).

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I. Account of former editions of Bishop Hopkins's works. Account of the present edition. Life of Bishop Hopkins. Critical remarks on the author's writings. The Vanity of the world. A practical exposition on the Lord's prayer. A catechistical exposition on the Lord's prayer. Exposition on the Ten commandments.--II. Discourses on the law. Discourses concerning sin. The doctrine of the two covenants. The doctrine of the two sacraments. The nature and necessity of regeneration.--III. The all-sufficiency of Christ to save sinners. The excellency of heavenly treasures. Practical Christianity, in working out our own salvation. The assurance of heaven and salvation, a powerful motive to serve God with fear. On glorifying God in His attributes. The almost-Christian discovered. On the nature, corruption, and renewing of the conscience. The great duty of mortification.--IV. Death disarmed of its sting; from several considerations. Miscellaneous sermons. Index of texts illustrated.

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"An autotype of the Constantinople manuscript"; pt. I, vol. 1, p. [421]-474.

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Thesis (Ph.D.)--University of Washington, 2016-06

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Simplification of texts has traditionally been carried out by replacing words and structures with appropriate semantic equivalents in the learner's interlanguage, omitting whichever items prove intractable, and thereby bringing the language of the original within the scope of the learner's transitional linguistic competence. This kind of simplification focuses mainly on the formal features of language. The simplifier can, on the other hand, concentrate on making explicit the propositional content and its presentation in the original in order to bring what is communicated in the original within the scope of the learner's transitional communicative competence. In this case, simplification focuses on the communicative function of the language. Up to now, however, approaches to the problem of simplification have been mainly concerned with the first kind, using the simplifier’s intuition as to what constitutes difficulty for the learner. There appear to be few objective principles underlying this process. The main aim of this study is to investigate the effect of simplification on the communicative aspects of narrative texts, which includes the manner in which narrative units at higher levels of organisation are structured and presented and also the temporal and logical relationships between lower level structures such as sentences/clauses, with the intention of establishing an objective approach to the problem of simplification based on a set of principled procedures which could be used as a guideline in the simplification of material for foreign students at an advanced level.