79 resultados para TERAPEUTICA
Resumo:
In Medicina Veterinaria l'avvelenamento da rodenticidi anticoagulanti è conosciuto e studiato ormai da anni, essendo una delle intossicazioni più comunemente riscontrate nelle specie non target. In letteratura si rinvengono numerose pubblicazioni ma alcuni aspetti sono rimasti ancora inesplorati.Questo studio si propone di valutare il processo infiammatorio, mediante le proteine di fase acuta (APPs), in corso di fenomeni emorragici, prendendo come modello reale un gruppo di soggetti accidentalmente avvelenati da rodenticidi anticoagulanti. I 102 soggetti avvelenati presentano un valore più elevato di proteina C reattiva (CRP)con una mediana di 4.77 mg/dl statisticamente significativo rispetto alla mediana delle due popolazioni di controllo di pari entità numerica create con cross match di sesso, razza ed età; rispettivamente 0.02 mg/dl dei soggetti sani e 0.37 mg/dl dei soggetti malati di altre patologie. Inoltre all'interno del gruppo dei soggetti avvelenati un valore di CRP elevato all'ammissione può predisporre al decesso. La proteina C reattiva assume quindi un ruolo diagnostico e prognostico in questo avvelenamento. Un'altra finalità, di non inferiore importanza, è quella di definire una linea guida terapeutica con l'ausilio di biomarker coagulativi e di valutare la sicurezza della vitamina K per via endovenosa: in 73 cani, non in terapia con vitamina k, intossicati da rodenticidi anticoagulanti, i tempi della coagulazione (PT ed aPTT) ritornano nel range di normalità dopo 4 ore dalla prima somministrazione di 5 mg/kg di vitamina k per via endovenosa e nessun soggetto durante e dopo il trattamento ha manifestato reazioni anafilattiche, nessuno dei pazienti ha necessitato trasfusione ematica e tutti sono sopravvissuti. Infine si è valutata l'epidemiologia dell'ingestione dei prodotti rodenticidi nella specie oggetto di studio e la determinazione dei principi attivi mediante cromatografia liquida abbinata a spettrofotometria di massa (UPLC-MS/MS).
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Pochi studi hanno indagato il profilo dei sintomi non-motori nella malattia di Parkinson associata al gene glucocerebrosidasi (GBA). Questo studio è mirato alla caratterizzazione dei sintomi non-motori, con particolare attenzione alla valutazione delle funzioni neurovegetativa, cognitiva e comportamentale, nel parkinsonismo associato a mutazione del gene GBA con la finalità di verificare se tali sintomi non-motori siano parte dello spettro clinico di questi pazienti. E’ stato condotto su una coorte di pazienti affetti da malattia di Parkinson che erano stati tutti sottoposti ad una analisi genetica per la ricerca di mutazioni in uno dei geni finora associati alla malattia di Parkinson. All’interno di questa coorte omogenea sono stati identificati due gruppi diversi in relazione al genotipo (pazienti portatori della mutazione GBA e pazienti non portatori di nessuna mutazione) e le caratteristiche non-motorie sono state confrontate nei due gruppi. Sono state pertanto indagati il sistema nervoso autonomo, mediante studio dei riflessi cardiovascolari e analisi dei sintomi disautonomici, e le funzioni cognitivo-comportamentali in pazienti affetti da malattia di Parkinson associata a mutazione del gene GBA. I risultati sono stati messi a confronto con il gruppo di controllo. Lo studio ha mostrato che i pazienti affetti da malattia di Parkinson associata a mutazione del gene GBA presentavano maggiore frequenza di disfunzioni ortosimpatiche, depressione, ansia, apatia, impulsività, oltre che di disturbi del controllo degli impulsi rispetto ai pazienti non portatori. In conclusione, i pazienti GBA positivi possono esprimere una sintomatologia non-motoria multidominio con sintomi autonomici, cognitivi e comportamentali in primo piano. Pertanto l’impostazione terapeutica in questi pazienti dovrebbe includere una accurata valutazione dei sintomi non-motori e un loro monitoraggio nel follow up clinico, allo scopo di ottimizzare i risultati e ridurre i rischi di complicazioni.
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Lo studio è stato condotto su pazienti affetti da carcinoma nasale trattati con radioterapia presso il Centro Oncologico Veterinario (Sasso Marconi, BO). Lo studio, prospettico, randomizzato e in doppio cieco, ha valutato l’efficacia del trattamento radioterapico in combinazione o meno con firocoxib, un inibitore selettivo dell’enzima ciclossigenasi 2 (COX-2). Sono stati inclusi pazienti con diagnosi istologica di carcinoma nasale sottoposti a stadiazione completa. I pazienti sono stati successivamente suddivisi in due gruppi in base alla tipologia di trattamento: radioterapia associata a firocoxib (Gruppo 1) o solo radioterapia (Gruppo 2). Dopo il trattamento, i pazienti sono stati monitorati a intervalli di 3 mesi sia clinicamente che mediante esami collaterali, al fine di valutare condizioni generali del paziente, un’eventuale tossicità dovuta alla somministrazione di firocoxib e la risposta oggettiva al trattamento. Per valutare la qualità di vita dei pazienti durante la terapia, è stato richiesto ai proprietari la compilazione mensile di un questionario. La mediana del tempo libero da progressione (PFI) è stata di 228 giorni (range 73-525) nel gruppo dei pazienti trattati con radioterapia e firocoxib e di 234 giorni (range 50-475) nei pazienti trattati solo con radioterapia. La sopravvivenza mediana (OS) nel Gruppo 1 è stata di 335 giorni (range 74-620) e di 244 giorni (range 85-505) nel Gruppo 2. Non si sono riscontrate differenze significative di PFI e OS tra i due gruppi. La presenza di metastasi ai linfonodi regionali condizionava negativamente PFI e sopravvivenza (P = 0.004). I pazienti trattati con firocoxib hanno mostrato un significativo beneficio in termini di qualità di vita rispetto ai pazienti trattati con sola radioterapia (P=0.008). La radioterapia può essere considerata un’efficace opzione terapeutica per i cani affetti da neoplasie nasali. Firocoxib non sembra migliorare significativamente i tempi di sopravvivenza, ma risulta utile al fine di garantire una migliore qualità di vita.
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Questa tesi riassume il lavoro di ricerca da me effettuato per studiare i meccanismi della relazione uomo - pianta su cui si basa l’orticoltura terapeutica, le sue modalità di attuazione e le risposte dei pazienti al lavoro in giardino. La ricerca si è svolta in due diversi giardini terapeutici con pazienti adulti con varie tipologie di disabilità fisica o psichica. Partendo dalla analisi delle basi teoriche su cui si fonda l’ortoterapia, l’obiettivo era di capire come creare le condizioni migliori per ottenere i massimi benefici dall’uso dell’orticoltura e del giardinaggio per il benessere delle persone. Due elementi sono apparsi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici: il primo è lo stretto legame esistente tra la forma del giardino e delle piante e la sua funzione terapeutica; il secondo sta nella necessità di creare nel paziente una connessione profonda con il giardino e il lavoro con le piante è risultato essere un fattore determinante per farlo. Utilizzando questionari e osservazioni degli utenti, sono stati raccolti ed elaborati dati relativi al benessere dei pazienti durante e dopo le attività in giardino e si è cercato di trovare un indice, individuato poi nella variazione di percezione del pollice verde, che potesse essere utilizzato per esprimere la soddisfazione del paziente. Infine si è cercato di capire come potesse variare la capacità ristorativa del giardino, in funzione della frequenza di visita e dell’attività che vi si svolgeva, attraverso la somministrazione della versione italiana della scala PRS a chi era impegnato nelle attività di orticoltura e giardinaggio, a chi passeggiava nel parco e a chi invece non lo frequentava regolarmente ma lo conosceva bene: è risultato che le tre modalità di fruizione del giardino davano ai fruitori un potenziale rigenerativo diverso e significativamente più alto per chi metteva le mani nella terra.
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Questo progetto ha confrontato gli effetti indotti da diversi tipi di radiazioni, diversa intensità delle dosi, diverso rateo di dose su sistemi cellulari differenti. In particolare sono stati seguiti due studi differenti, finalizzati all’indagine degli effetti e dei meccanismi indotti da trattamenti radioterapici su cellule in coltura. Nel primo studio -EXCALIBUR- sono stati investigati i meccanismi di induzione e trasmissione del danno a basse dosi di radiazioni, in funzione della qualità della radiazione (raggi gamma e protoni) e della dose. Cellule di glioblastoma umano (T98G) sono state irraggiate con raggi gamma e protoni a due diverse dosi (0,25 Gy e 2 Gy); in questo studio è stata valutata e analizzata la variazione di espressione genica rilevata utilizzando la tecnologia dei microarray. Per mezzo dell’analisi statistica, con due software diversi, si è osservato come nelle cellule irraggiate si attivino i geni legati alla senescenza cellulare; questo risultato è significativo, visto che potrebbe rappresentare una prospettiva terapeutica interessante per molte neoplasie. Il secondo studio –Plasma Focus- ha lo scopo di ampliare le applicazioni nel settore medicale di una sorgente radiante che produce raggi X ad altissimo rateo di dose (plasma focus). In questo studio, l’attenzione è stata posta sulla preparazione dei campioni biologici per l’irraggiamento. Cellule di adenocarcinoma mammario (MCF7) sono state coltivate in laboratorio e posizionate all’interno di appositi portacampioni pronte per essere irraggiate con raggi X ad alto e a basso rateo di dose. Per mezzo della microscopia ottica e della citometria a flusso in fluorescenza, si è osservato come un rateo di dose elevato provochi danni cellulari superiori. L’analisi quantitativa ha mostrato che, nelle cellule trattate con il plasma focus, il 18% risulti danneggiato rispetto al 7% delle cellule di controllo; con i raggi X convenzionali risulta danneggiato l'8% di cellule, rispetto al 3% delle cellule di controllo.
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Negli ultimi decenni, L'Oncologia tradizionale ha visto avvenire cambiamenti che hanno fatto sperare in una soluzione definitiva per la cura contro il cancro. Si è infatti trovato una soluzione per poter limitare gli effetti tossici dei tradizionali trattamenti oncologici senza ridurre la loro efficacia, combinandoli con l'applicazione in loco di calore. Si tratta dell'ipertermia e dell'oncotermia, tecniche innovative basate su un aumento di temperatura nella massa neoplasica inducendo reazioni fisiologiche in grado di favore l'efficacia dei tradizionali trattamenti oncologici. All'interno della tesi verranno esaminati questi alternativi trattamenti, presi singolarmente e integrati con la chemioterapia e la radioterapia, riportando esempi clinici di effettiva remissione del tumore in seguito ad un'integrazione terapeutica.
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La TC perfusionale (TCp) è un valido strumento per l'imaging funzionale dei tumori. Tale tecnica consente di misurare in modo oggettivo la perfusione tissutale, attraverso l'analisi matematica dei dati ottenuti effettuando scansioni TC ripetute nel tempo, dopo la somministrazione di un mezzo di contrasto iodato. Il principale obiettivo degli studi perfusionali in oncologia è la valutazione precoce dell’efficacia delle terapie anti-angiogenetiche utilizzate per bloccare la vascolarizzazione che alimenta le lesioni tumorali. Infatti, sin dal primo ciclo di terapie, è possibile rilevare se la vascolarizzazione tumorale si riduce, senza dover attendere i cambiamenti dimensionali che, in genere, avvengono tardivamente. Questa Tesi si focalizza sullo studio del carcinoma polmonare e perviene alla costruzione di un catalogo, completo di mappe colorimetriche, che sintetizza i casi analizzati, i dati relativi al paziente e alle lesioni. L'obiettivo è quindi quello di fornire uno strumento di facile consultazione che consenta di valutare vari aspetti relativi alla malattia, tra cui il tasso di accrescimento, il grado di malignità, presenza di invasione vascolare, al fine di andare sempre più verso una cura personalizzata e più efficace per i pazienti che, attualmente, sono sottoposti a soluzione terapeutica standard. Questa è, senza dubbio, la nuova frontiera della ricerca per tutte i tipi di neoplasie negli anni futuri.
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I calibratori di attività sono strumenti molto importanti per la pratica, diagnostica e terapeutica, in medicina nucleare, perché permettono di associare ad un radiofarmaco una misura accurata dell’attività dell’isotopo in esso contenuto; questo è fondamentale in quanto l’attività della sorgente esprime la quantità di farmaco somministrata al paziente. In questo lavoro è stato sviluppato il modello Monte Carlo di un calibratore di attività ampiamente diffuso nei laboratori di radiofarmacia (Capintec CRC-15), utilizzando il codice Monte Carlo FLUKA. Per realizzare il modello si è posta estrema attenzione nel riprodurre al meglio tutti i dettagli delle componenti geometriche della camera e dei campioni delle sorgenti radioattive utilizzati. A tale scopo, la camera di ionizzazione di un calibratore è stata studiata mediante imaging TAC. Un’analisi preliminare è stata eseguita valutando il confronto tra l’andamento sperimentale dell’efficienza della camera in funzione dell’energia dei fotoni incidenti e quello ottenuto in simulazione. In seguito si è proceduto con la validazione: si sono studiati a questo proposito la risposta del calibratore in funzione dell’altezza della sorgente e i confronti tra i fattori relativi (rispetto ad una sorgente certificata di 137Cs) e le misure di confronto sono state eseguite con diverse sorgenti certificate di 133Ba, 68Ge-68Ga, 177Lu ed uno standard tarato internamente di 99mTc. In tale modo, si è ricoperto l'intero campo di interesse dei principali radionuclidi impiegati nelle applicazioni diagnostiche e terapeutiche di Medicina Nucleare. Il modello sviluppato rappresenta un importante risultato per l’eventuale determinazione di nuovi fattori di calibrazione o per un futuro studio relativo all’ottimizzazione della risposta del calibratore.
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La sinergia tra diverse aree scientifiche svolge oggi un ruolo preminente nella risoluzione di problematiche molto complesse: in ambito medico, un massiccio intervento delle scienze fisico-matematiche ha portato, grazie alla ricerca sulle proprietà subatomiche (NMR), sulla funzione elettromeccanica tissutale (pace-makers) e sulla biocompatibilità di materiali innovativi, ad un completo rinnovamento e miglioramento delle terapie tradizionali, delineando nuove strategie terapeutiche. In questo quadro di attiva collaborazione si colloca la ricerca in ambito biomeccanico cardiovascolare che, approfondendo la funzionalità del cuore e dei vasi in condizioni normali e patologiche, propone soluzioni terapeutiche alternative all'approccio farmacologico, impensabili fino a pochi anni fa. Uno di questi ambiti è l'insufficienza cardiaca: al ventricolo incapace di produrre l'energia necessaria alla perfusione ematica viene associato un sistema di pulsazione meccanica che riduce il carico durante l'eiezione ed aumenta la perfusione coronarica in diastole. Tuttavia, benché l'efficacia della contropulsazione intra-aortica sia riconosciuta da decenni, alcune problematiche rimangono irrisolte: l'inapplicabilità su pazienti aritmici, l'eccessiva sollecitazione meccanica in pazienti vasculopatici, la complessità e l'alto costo dell'apparecchiatura. Questo lavoro affronta la validazione e la caratterizzazione di una soluzione terapeutica alternativa, di tipo completamente passivo, il cui effetto non è basato sulla somministrazione di energia meccanica dall'esterno, attraverso la pulsazione, ma sull'adattamento di impedenza biomeccanica tra la sorgente elastica pulsatile (il ventricolo) ed il carico (l'aorta). Per verificare l'ipotesi funzionale è stato realizzato un sistema contrattile che simulasse diversi livelli di insufficienza ventricolare ed un sistema vascolare con resistenza idraulica ed elastanza variabili. Sono stati rilevati i parametri fisiologici (pressioni, flusso, potenza ed efficienza) nelle diverse condizioni di accoppiamento biomeccanico e si sono ripetuti i rilievi inserendo il dispositivo di contropulsazione passiva. La validazione sperimentale ha prodotto risultati coerenti con quanto atteso ed è stata indispensabile per l'ottenimento, da parte del Comitato Etico, dell'autorizzazione per la sperimentazione clinica del sistema in oggetto.
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Teniendo en cuenta el titulo de la mesa autoconvocada 'los padecimientos actuales y sus terapéuticas' este trabajo intentara presentar algunas nociones básicas que forman parte del modelo sistémico psicoterapéutico familiar propuesto en la actualidad por Salvador Minuchin. Este autor y psicoterapeuta sistemico, es atendiendo a familias con problematicas de violencia, que intentará abordarlas, no justamente para dar las mismas respuestas que desde algunos organismos estatales se precipitan, como ser la segregacion, la separacion de sus miembros, o bien clasificarlas, para luego establecer sobre ellas dispositivos de vigilancia y castigo. Intentando analizarlas para comprender su logica de funcionamiento, Minuchin se hara la siguiente pregunta: ¿ante el encuentro con una familia que desde hace mucho tiempo ha permanecido unida conviviendo con pautas de transacciones destructivas entre todos sus miembros, como terapeutas, cuál sería el modo de responder para intervenir en situaciones semejantes? Es sabido que la separación del matrimonio, dar al cuidado adoptivo a los hijos, procesar a alguno de sus integrantes, llevar a las mujeres a un refugio para víctimas de violencia familiar, serian todas soluciones inmediatas que segun su opinion, desmiembran, separan y segregan, mientras que no contribuyen a modificar las pautas de interacciones y de transacciones que se perpetuaron durante mucho tiempo en cada una de esas familias signadas por una lógica disfuncional.con relacion a alguna de las tecnicas utilizadas, Minuchin propone analizar a la familia, haciendo coparticipes de este proceso, en una sesión de psicoterapia familiar, a otros terapeutas que, observando desde atrás de un espejo unidireccional, ayudaran a brindar y construir posibles intervenciones, que apunten a romper con lo establecido, es decir, con ciertas pautas de comunicación y de transacciones, para lograr ampliar el horizonte familiar a cerca del conocimiento de cada uno de sus miembros. Intervenir desde dentro del sistema, y formar nuevas alianzas con algunos de sus miembros, para que la lógica de funcionamiento habitual se resquebraje, puede decirse que seria uno de los objetivos principales de este tipo de terapeutica. Algunas intervenciones tales como, bloquear por momentos la comunicación entre algunos de los miembros de la familia para ver qué nuevas alianzas pueden formarse, brindar en vivo y en directo un modelo de identificación comunicacional, proponer respuestas alternativas, disputar el lugar de observador de una determinada escena familiar, asignar una tarea, prescribir la repetición forzada de un síntoma, hacer foco sobre una especifica cuestión, o indicaciones precisas sobre un tema determinado que se tendrá que resolver, constituyen en parte las herramientas con que cuenta el terapeuta familiar para tratar de cumplir con su objetivo: apostar al potencial de curación y de cambio que tiene toda familia, y acrecentar el alcance de sus potencialidades
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Teniendo en cuenta el titulo de la mesa autoconvocada 'los padecimientos actuales y sus terapéuticas' este trabajo intentara presentar algunas nociones básicas que forman parte del modelo sistémico psicoterapéutico familiar propuesto en la actualidad por Salvador Minuchin. Este autor y psicoterapeuta sistemico, es atendiendo a familias con problematicas de violencia, que intentará abordarlas, no justamente para dar las mismas respuestas que desde algunos organismos estatales se precipitan, como ser la segregacion, la separacion de sus miembros, o bien clasificarlas, para luego establecer sobre ellas dispositivos de vigilancia y castigo. Intentando analizarlas para comprender su logica de funcionamiento, Minuchin se hara la siguiente pregunta: ¿ante el encuentro con una familia que desde hace mucho tiempo ha permanecido unida conviviendo con pautas de transacciones destructivas entre todos sus miembros, como terapeutas, cuál sería el modo de responder para intervenir en situaciones semejantes? Es sabido que la separación del matrimonio, dar al cuidado adoptivo a los hijos, procesar a alguno de sus integrantes, llevar a las mujeres a un refugio para víctimas de violencia familiar, serian todas soluciones inmediatas que segun su opinion, desmiembran, separan y segregan, mientras que no contribuyen a modificar las pautas de interacciones y de transacciones que se perpetuaron durante mucho tiempo en cada una de esas familias signadas por una lógica disfuncional.con relacion a alguna de las tecnicas utilizadas, Minuchin propone analizar a la familia, haciendo coparticipes de este proceso, en una sesión de psicoterapia familiar, a otros terapeutas que, observando desde atrás de un espejo unidireccional, ayudaran a brindar y construir posibles intervenciones, que apunten a romper con lo establecido, es decir, con ciertas pautas de comunicación y de transacciones, para lograr ampliar el horizonte familiar a cerca del conocimiento de cada uno de sus miembros. Intervenir desde dentro del sistema, y formar nuevas alianzas con algunos de sus miembros, para que la lógica de funcionamiento habitual se resquebraje, puede decirse que seria uno de los objetivos principales de este tipo de terapeutica. Algunas intervenciones tales como, bloquear por momentos la comunicación entre algunos de los miembros de la familia para ver qué nuevas alianzas pueden formarse, brindar en vivo y en directo un modelo de identificación comunicacional, proponer respuestas alternativas, disputar el lugar de observador de una determinada escena familiar, asignar una tarea, prescribir la repetición forzada de un síntoma, hacer foco sobre una especifica cuestión, o indicaciones precisas sobre un tema determinado que se tendrá que resolver, constituyen en parte las herramientas con que cuenta el terapeuta familiar para tratar de cumplir con su objetivo: apostar al potencial de curación y de cambio que tiene toda familia, y acrecentar el alcance de sus potencialidades
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Teniendo en cuenta el titulo de la mesa autoconvocada 'los padecimientos actuales y sus terapéuticas' este trabajo intentara presentar algunas nociones básicas que forman parte del modelo sistémico psicoterapéutico familiar propuesto en la actualidad por Salvador Minuchin. Este autor y psicoterapeuta sistemico, es atendiendo a familias con problematicas de violencia, que intentará abordarlas, no justamente para dar las mismas respuestas que desde algunos organismos estatales se precipitan, como ser la segregacion, la separacion de sus miembros, o bien clasificarlas, para luego establecer sobre ellas dispositivos de vigilancia y castigo. Intentando analizarlas para comprender su logica de funcionamiento, Minuchin se hara la siguiente pregunta: ¿ante el encuentro con una familia que desde hace mucho tiempo ha permanecido unida conviviendo con pautas de transacciones destructivas entre todos sus miembros, como terapeutas, cuál sería el modo de responder para intervenir en situaciones semejantes? Es sabido que la separación del matrimonio, dar al cuidado adoptivo a los hijos, procesar a alguno de sus integrantes, llevar a las mujeres a un refugio para víctimas de violencia familiar, serian todas soluciones inmediatas que segun su opinion, desmiembran, separan y segregan, mientras que no contribuyen a modificar las pautas de interacciones y de transacciones que se perpetuaron durante mucho tiempo en cada una de esas familias signadas por una lógica disfuncional.con relacion a alguna de las tecnicas utilizadas, Minuchin propone analizar a la familia, haciendo coparticipes de este proceso, en una sesión de psicoterapia familiar, a otros terapeutas que, observando desde atrás de un espejo unidireccional, ayudaran a brindar y construir posibles intervenciones, que apunten a romper con lo establecido, es decir, con ciertas pautas de comunicación y de transacciones, para lograr ampliar el horizonte familiar a cerca del conocimiento de cada uno de sus miembros. Intervenir desde dentro del sistema, y formar nuevas alianzas con algunos de sus miembros, para que la lógica de funcionamiento habitual se resquebraje, puede decirse que seria uno de los objetivos principales de este tipo de terapeutica. Algunas intervenciones tales como, bloquear por momentos la comunicación entre algunos de los miembros de la familia para ver qué nuevas alianzas pueden formarse, brindar en vivo y en directo un modelo de identificación comunicacional, proponer respuestas alternativas, disputar el lugar de observador de una determinada escena familiar, asignar una tarea, prescribir la repetición forzada de un síntoma, hacer foco sobre una especifica cuestión, o indicaciones precisas sobre un tema determinado que se tendrá que resolver, constituyen en parte las herramientas con que cuenta el terapeuta familiar para tratar de cumplir con su objetivo: apostar al potencial de curación y de cambio que tiene toda familia, y acrecentar el alcance de sus potencialidades
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Contiene: Historia General de la Medicina: Tomo I, 1841 (482, [2] p.) ; Tomo II, 1843 (674, [2] p.). - Vade mecum histórico bibliográfico de la anatomia, fisiologia, higiene, terapeutica y materia medica, cirugia, medicina, medicina legal y obstrecticia... (1844) (173 p.). - Historia de la Medicina española: Tomo I, 1841 (476 , [3] p.); tomo II, 1845 (484, [3] p.); tomo III, 1846 (475, [3] p.); tomo IV, 1846 (610, [14] p.). - Historia particular de las operaciones quirúrjicas : tomo primero (único publicado) (1841) (482 p.)
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Includes bibliography.
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La prospettiva della teranostica è quella di effettuare contemporaneamente diagnosi e cura, individuando le singole particelle tumorali. Questo è possibile grazie a nanoparticelle magnetiche, entità multifunzionali rivestite da un polimero, accompagnate nel luogo di interesse mediante un campo magnetico esterno. Per quanto riguarda la diagnosi possono essere utilizzate come agenti nella risonanza magnetica nucleare per aumentare il contrasto dell’immagine e consentire una migliore rivelazione del tumore. Per quanto riguarda la terapia esse sono utilizzate per l’ipertermia magnetica, tecnica basata sul riscaldamento mediante l’applicazione di un debole campo magnetico alternato dotato di un’opportuna frequenza. In questo modo le cellule tumorali, essendo più sensibili al calore rispetto a quelle sane, vengono distrutte, una volta raggiunta una temperatura locale tra i 41 e i 46°C. Un’altra grande applicazione terapeutica è il rilascio controllato e mirato dei farmaci (drug target delivery). Infatti un opportuno rivestimento polimerico consente di coniugare alla particella dei medicinali chemioterapici che, una volta raggiunta la zona tumorale, possono essere rilasciati nel tempo, permettendo dunque la somministrazione di una minor dose e un’azione più mirata rispetto ai classici trattamenti. I materiali maggiormente utilizzati per la sintesi delle nanoparticelle sono gli ossidi di ferro (come la magnetite Fe3O4 e la maghemite γ − Fe2O3) e l’oro. Tuttavia, nonostante i possibili vantaggi, questi trattamenti presentano degli effetti collaterali. Trattandosi infatti di particelle ultrafini, dell’ordine dei nanometri, possono migrare all’interno del corpo umano raggiungendo organi bersaglio e comprometterne il loro funzionamento. La teranostica, però, è una disciplina molto studiata e in via di sviluppo; si spera che da qui a breve sia possibile un utilizzo concreto di questi nuovi metodi, riducendo al minimo la tossicità per il corpo umano.