953 resultados para Spanish women writers


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L’argomento affrontato nel presente lavoro di tesi dal titolo “Come tradurre il metadiscorso letterario. Esempi di scrittura femminile nell’Ottocento austriaco” è la versione interlinguistica di testi saggistici afferenti all’ambito del metadiscorso letterario. Nello specifico, non vengono analizzati testi di critica e/o metodologia ma scritti funzionali, di forte carattere pragmatico, che pur tuttavia rientrano tra le testimonianze di alta caratura letteraria, perché dovuti ad autrici che hanno fatto dell’espressione estetica la propria finalità primaria. I materiali scelti per l’analisi linguistico-testuale, compresi in un arco temporale tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, sono realizzati da donne che hanno operato in ambito teatrale facendo dell’attività di scrittura lo strumento della propria emancipazione intellettuale ed economica. La necessità di trovare una via alla pubblicazione le ha indotte a strategie di scrittura connotate da particolari stilemi e artifici retorici atti a favorire l’accettazione e la diffusione delle proposte editoriali di cui questi “paratesti” costituivano il momento giustificante. Il “lavoro di penna” è un’esperienza che viene ad assumere molteplici contorni, non privi di ricadute al momento della scelta delle strategie traduttive. Dal punto di vista formale, le testimonianze si collocano in una zona di modalità espressiva contigua alla testimonianza autobiografica. Il periodo storico e l’area di provenienza delle autrici hanno reso necessario un approccio capace di incrociare il piano diacronico con la dimensione diatopica, rendendo conto delle componenti diamesiche di una scrittura che nasce dal teatro per il teatro e ad esso e ai suoi frequentatori deve rapportarsi. Il modello traduttologico applicato ricava le sue linee fondamentali dalle riflessioni della linguistica testuale e dall’approccio integrato/multidisciplinare della “prototipologia dinamica”.

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Il presente studio affronta la complessa relazione esistente tra i concetti di donna, identità e nazione nell’ambito del rinnovato progetto politico scozzese avviato dalla devolution. La letteratura femminile e la cultura scozzese contemporanea vengono dunque esaminate in un’ottica postcoloniale, coordinando una prospettiva storico-sociale a un’analisi discorsiva della nazione, comportando inoltre continui riferimenti alle più recenti teorie femministe e di genere. La produzione letteraria di Jackie Kay, A. L. Kennedy e Ali Smith infatti sembra rendere possibile un’apertura della nozione di Scottishness, consentendo un approfondimento dei temi della differenza sessuale e culturale, immaginando propriamente la Scozia in senso post-nazionale.

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In ogni capitolo, l’atto del ricordare viene indagato nelle diverse valenze che lo mettono in rapporto diretto con la nostalgia e l’oblio. L’analisi dei testi letterari copre un arco di tempo di quasi un secolo, partendo dalle innovazioni tecnico-stilistiche realizzate da Katherine Mansfield fino all’eccezionale ricchezza e al meritato successo di pubblico e critica della scrittrice canadese Alice Munro. La bibliografia dei testi primari e secondari è strutturata con criteri tematici e cronologici.

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(De)colonization Through Topophilia: Marjorie Kinnan Rawlings’s Life and Work in Florida attempts to reveal the author’s intimate connection to and mental growth through her place, namely the Cross Creek environs, and its subsequent effect on her writing. In 1928, Marjorie Kinnan Rawlings and her first husband Charles Rawlings came to Cross Creek, Florida. They bought the shabby farmhouse on Cross Creek Road, trying to be both, writers and farmers. However, while Charles Rawlings was unable to write in the backwoods of the Florida Interior, Rawlings found her literary voice and entered a symbiotic, reciprocal relationship with the natural world of the Cracker frontier. Her biographical preconditions – a childhood spent in the rural area of Rock Creek, outside of Washington D. C. - and a father who had instilled in her a sense of place or topophilia, enabled her to overcome severe marriage tensions and the hostile climate women writers faced during the Depression era. Nature as a helping ally and as an “undomesticated”(1) space/place is a recurrent motif throughout most of Rawlings’s Florida literature. At a time when writing the American landscape/documentary and the extraction of the self from texts was the prevalent literary genre, Marjorie Kinnan Rawlings inscribed herself into her texts. However, she knew that the American public was not yet ready for a ‘feminist revolt’, but was receptive of the longtime ‘inaudible’ voices from America’s regions, especially with regard to urban poverty and a homeward yearning during the Depression years. Fusing with the dynamic eco-consciousness of her Cracker friends and neighbors, Rawlings wrote in the literary category of regionalism enabling her to pursue three of her major aims: an individuated self, a self that assimilated with the ‘master narratives’ of her time and the recognition of the Florida Cracker and Scrub region. The first part of this dissertation briefly introduces the largely unknown and underestimated writer Marjorie Kinnan Rawlings, providing background information on her younger years, the relationship toward her family and other influential persons in her life. Furthermore, it takes a closer look at the literary category of regionalism and Rawlings’s use of ‘place’ in her writings. The second part is concerned with the ‘region’ itself, the state of Florida. It focuses on the natural peculiarities of the state’s Interior, the scrub and hammock land around her Cracker hamlet as well as the unique culture of the Florida Cracker. Part IV is concerned with the analysis of her four Florida books. The author is still widely related to the ever-popular novel The Yearling (1938). South Moon Under (1933) and Golden Apples (1935), her first two novels, have not been frequently republished and have subsequently fallen into oblivion. Cross Creek (1942), Rawlings’s last Florida book, however, has recently gained renewed popularity through its use in classes on nature writers and the non-fiction essay but it requires and is here re-evaluated as the author’s (relational) autobiography. The analysis through place is brought to completion in this work and seems to intentionally close the circle of Rawlings’s Florida writings. It exemplifies once more that detachment from place is impossible for Rawlings and that the intermingling of life and place in literature, is essential for the (re)creation of her identity. Cross Creek is therefore not only one of Rawlings’s greatest achievements; it is more importantly the key to understanding the author’s self and her fiction. Through the ‘natural’ interrelationship of place and self and by looking “mutually outward and inward,”(2) Marjorie Kinnan Rawlings finds her literary voice, a home and ‘a room of her own’ in which to write and come to consciousness. Her Florida literature is not only product but also medium and process in her assessment of her identity and self. _____________ (1) Alaimo, Stacy. Undomesticated Ground: Recasting Nature as Feminist Space (Ithaca: Cornell UP, 2000) 23. (2) Libby, Brooke. “Nature Writing as Refuge: Autobiography in the Natural World” Reading Under the Sign of Nature. New Essays in Ecocriticism. Ed. John Tallmadge and Henry Harrington. (Salt Lake City: The U of Utah P, 2000) 200.

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L’oggetto dell’analisi si situa all’intersezione di diversi ambiti disciplinari: letteratura, scienze dell’educazione, sociologia, psicologia. Nel presente lavoro, viene privilegiata un’analisi tematica della narrativa e la definizione identitaria delle “infanzie migranti” viene declinata seguendo percorsi di lettura che mettano in risalto alcune prospettive ricorrenti nei romanzi. Il corpus letterario selezionato include alcuni romanzi scritti in lingua inglese da sei scrittrici di origine indiana, in particolare Jamila Gavin, Rachna Gilmore, Anjali Banerjee, Rukhsana Khan, Ravinder Randhawa e Meera Syal. Nel primo capitolo si tracciano le premesse teoriche e metodologiche del lavoro, definendo il genere della letteratura per l’infanzia e interrogandoci sulle sue specificità in un contesto postcoloniale qual è quello indiano. Il secondo capitolo è dedicato alla definizione identitaria delle seconde generazioni, in particolar modo di quelle indo-britanniche e indo-canadesi, cui appartengono i protagonisti dei romanzi presi in esame. Nel terzo capitolo viene posta attenzione agli elementi che concorrono alla definizione identitaria dei giovani protagonisti dei romanzi, i quali si interrogano sul loro essere e sull’appartenenza interculturale. I dialoghi intergenerazionali tra i protagonisti e i nonni - o altre figure di guida - permettono alle scrittrici di raccontare la storia dell’India coloniale e della lotta per l’indipendenza dal punto di vista degli esclusi dalla storiografia ufficiale. Nel capitolo conclusivo si argomenta invece come la definizione identitaria si attui per mezzo dello spazio, tramite l’appartenenza ai luoghi, spazi caricati di significato, e per mezzo del viaggio, che può essere reale, immaginario o iniziatico. In tutti i casi, il viaggio porta alla scoperta del Sé, di un’identità ibrida e molteplice da parte dei personaggi.

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La tesi è incentrata sui recenti sviluppi della narrativa testimoniale dell’America Latina. Verranno presi in considerazione gli ultimi contributi critici dedicati al rapporto tra finzione e realtà in letteratura, e sarà dato spazio alla costruzione narrativa della realtà e alla nascita del testimonio, come genere a sé, che raccoglie alcune delle principali opere latinoamericane degli ultimi quaranta anni. Nello specifico, l’indagine riguarderà la rappresentazione letteraria della violenza nella narrativa di denuncia di tre autori ispoanoamericani: la novela negra di Enrique Serna, il poliziesco testimoniale di Rodolfo Walsh e la scrittura estrema di Roberto Bolaño. Obiettivo della ricerca è capire in che modo i tre scrittori hanno raccontato le loro verità alternative, provando a salvaguardare la memoria, e quali effetti hanno ottenuto. Verranno analizzate non solo le tematiche affrontate, facendo riferimento quindi al contesto storico, politico e sociale al quale si rifanno, ma saranno illustrate anche le differenti tecniche di costruzione del romanzo, dell’intreccio e della trama, e verrà isolato il ruolo del testimone (diretto o indiretto) e delle fonti, per cogliere le differenze ma anche le similitudini stilistiche e narrative di ognuna delle opere. Più in generale, dimostreremo come e quanto i testi di questi autori costituiscano in realtà una forte critica al sistema imperante e diano voce alle categorie sociali altrimenti emarginate.

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The Spring 1998 issue of The Olive Tree features articles about library projects, collections, technological innovations, and events at Fogler Library, University of Maine.

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As is well know, the long-lasting influence in Poland of Hoffmanowa’s conservative pedagogical treatise « Keepsake of a Good Mother » (1819) was criticized by more progressive Polish women writers of the 19th century, such as Narcyza Żmichowska and Eliza Orzeszkowa. But the unexpected success of that book in other Slav countries later in the 19th century, especially in Bohemia, is less well known. Honorata z Wiśniowskich Zapová (1825-1856), a member of the Galician Polish szlachta who moved to Prague after her marriage in 1841 to the Czech writer K. V. Zap, has been recently exhumed as a Czech writer by Czech and Polish literary criticism: apart from her essays in Czech journals on her native country, much emphasis has been laid on the value of her most important work, Nezabudky, dar našim pannám (Forget-me-not: A Gift to Our Young Ladies, published in 1859), which was the first book of pedagogy dedicated to the instruction of young women in Bohemia. In her preface to this book, Zapová mentions Hoffmanowa as being one of her many sources of inspiration. Wishing to know more about what exactly Zapová owes to Hoffmanowa, in this article I compare Hoffmanowa’s book of pedagogy with Zapová’s. I am astonished to discover that Zapová’s book is in fact an almost literal translation from Polish to Czech of „Keepsake of a Good Mother” – in other words, that it is a plagiarism of Hoffmanowa’s book. The main question I ask here is : why did no one until now, either in 19th-century criticism or in our contemporary criticism, mention this literary fraud before?

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Marie von Ebner-Eschenbach (1830-1916) was born and grew up in Moravia. Despite the fact that her very first language was Czech, all her literary work was written in German ; despite of her Czech origins from her fatherside, all the references to be found in her work concerning the social and national development of the Czech society of that time express, if not animosity, at least a total lack of understanding. Everthing happens as if the author just wanted to confirm and uphold the official views of the Austrian Monarchy. In this article, I’d like to show, mainly on the example of the novel Božena (1876), that a more careful reading which would take into account not only the textual statements of the writer, but as well the composition of the plot and the various behaviors of the Czech and German protagonists, could allow to bring nuances to Ebner-Eschenbach’s position towards the Czech – namely to see that she was perfectly aware and respectful of the cultural diversity and complexity of the Czech lands and that she felt a deep compassion for the claims of the minorities asking for the transformation of the Habsburg Empire into a Federation of free nations.

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A partir de la investigación crítica sobre la vida y las obras de estas dos representativas escritoras argentinas, surgen también dos novelas de María Rosa Lojo: “Una mujer de fin de siglo" (1999, 3ª ed. 2007) y “Las libres del Sur" (2004), sobre Eduarda Mansilla y Victoria Ocampo, respectivamente. Se expone aquí sobre: 1) representaciones de Ocampo y Mansilla en el imaginario social; 2) sus afinidades y diferencias, como personajes humanos y como literatas, en la toma de posición frente al género y frente a la situación geopolítica y cultural del país periférico en el que nacieron; 3) por qué estas obras son novelas y se despegan de un género historiográfico fronterizo: la biografía; 4) por qué estas novelas se desvían también de ciertas expectativas creadas acerca de la reciente novela histórica, la proyección simbólica de estos dos personajes y la creación femenina como una cuestión social problemática, aún hoy; 5) la construcción novelesca: la búsqueda de documentos y su uso, los huecos del material biográfico, la representación de la voz y la escritura — entre la estilización paródica, el collage y la innovación poética–, personajes de ficción y “parejas protagónicas", tensiones entre “escritoras" y “secretarias" y 6) conclusiones: hacia una metaliteratura y una (re)construcción teórica del género literario y el género sexual, una diferencia que no está en conflicto con la universalidad.

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Este artículo realiza un acercamiento a Orlando, de Virginia Woolf, y a Agua viva, de Clarice Lispector, como obras que logran escribir la multiplicidad, la fluidez y la contingencia del ser. Jugando con las convenciones de la biografía y la autobiografía respectivamente, estas obras encuentran los medios para presentar un sujeto multidimensional y para mostrar, en particular, cómo la dimensión relacional, forjada por un orden simbólico patriarcal, ha hecho de la mujer el “otro" del hombre; un “otro" que debe ser dominado. Se exploran en este artículo los conceptos de “economía masculina" y “economía femenina" teorizados por Hélène Cixous y se propone al lenguaje poético como un medio capaz de eludir los dictados del falocentrismo. Lo poético, que no puede ser nunca agotado por uno o varios sistemas de significación, brinda la posibilidad de ir más allá de las categorizaciones y de explorar la multiplicidad. Tanto Orlando como Agua viva muestran las estrategias y las esperanzas de personajes y escritoras que ven en el lenguaje poético, en la “escritura femenina" como la entiende Cixous, el potencial de desarticular la “economía masculina" y abrir un nuevo espacio para sujetos diversos, múltiples y complejos.

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Fil: González, María Virginia. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación; Argentina.

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El presente artículo pretende traer a la discusión la situación nunca explicada dentro de los debates sobre el canon en cuanto al papel que ocupan las escritoras dentro de una selección determinada. En el ámbito rioplatense, las escritoras carecen de importancia para el canon más generalizado (expresado en los programas de estudio universitarios más corrientes), en tanto su literatura no viene a describir los grandes temas nacionales. La historia de la literatura argentina, por ejemplo, se ha jugado así exclusivamente en la preponderancia de los nombres masculinos, ¿pero podría pensarse una historia de la literatura rioplatense en la que las escritoras tuvieran una presencia equivalente a la de sus pares varones? La obras de Griselda Gambaro y Marosa di Giorgio, cuya singularidad permitiría brindarles un pasaporte de entrada por derecho propio, son tomadas como ejemplos para considerar esa pregunta.

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Fil: González, María Virginia. Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación; Argentina.

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El presente artículo pretende traer a la discusión la situación nunca explicada dentro de los debates sobre el canon en cuanto al papel que ocupan las escritoras dentro de una selección determinada. En el ámbito rioplatense, las escritoras carecen de importancia para el canon más generalizado (expresado en los programas de estudio universitarios más corrientes), en tanto su literatura no viene a describir los grandes temas nacionales. La historia de la literatura argentina, por ejemplo, se ha jugado así exclusivamente en la preponderancia de los nombres masculinos, ¿pero podría pensarse una historia de la literatura rioplatense en la que las escritoras tuvieran una presencia equivalente a la de sus pares varones? La obras de Griselda Gambaro y Marosa di Giorgio, cuya singularidad permitiría brindarles un pasaporte de entrada por derecho propio, son tomadas como ejemplos para considerar esa pregunta.