999 resultados para Matèria, Teoria cinètica de la


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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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This dissertation deals with the problems and the opportunities of a semiotic approach to perception. Is perception, seen as the ability to detect and articulate an coherent picture of the surrounding environment, describable in semiotic terms? Is it possibile, for a discipline wary of any attempt to reduce semiotic meaning to a psychological and naturalized issue, to come to terms with the cognitive, automatic and genetically hard-wired specifics of our perceptive systems? In order to deal with perceptive signs, is it necessary to modify basic assumptions in semiotics, or can we simply extend the range of our conceptual instruments and definitions? And what if perception is a wholly different semiotic machinery, to be considered as sui generis, but nonetheless interesting for a general theory of semiotics? By exposing the major ideas put forward by the main thinkers in the semiotic field, Mattia de Bernardis gives a comprehensive picture of the theoretical situation, adding to the classical dichotomy between structuralist and interpretative semiotics another distinction, that between homogeneist and etherogeneist theories of perception. Homogeneist semioticians see perception as one of many semiotic means of sign production, totally similar to the other ones, while heterogeneist semioticians consider perceptive meaning as essentially different from normal semiotic meaning, so much so that it requires new methods and ideas to be analyzed. The main example of etherogeneist approach to perception in semiotic literature, Umberto Eco’s “primary semiosis” is then presented, critically examined and eventually rejected and the homogeneist stance is affirmed as the most promising path towards a semiotic theory of perception.

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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.

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La testimonianza è riconosciuta in epistemologia come una fonte fondamentale di conoscenza. Meno consenso c’è riguardo lo status epistemico delle credenze formate e intrattenute su base testimoniale: la questione è se la testimonianza fornisca di per sé le ragioni per affidarvisi, o se tali ragioni siano riducibili alla giustificazione fornita da percezione, memoria e ragionamento. Il dibattito circa lo status epistemico delle credenze acquisite tramite testimonianza ha dato origine a due linee di pensiero contrapposte: il riduzionismo e l’anti-riduzionismo. Secondo gli antiriduzionisti, che si rifanno al pensiero di Thomas Reid, la testimonianza è una fonte basica di giustificazione, alla pari di percezione, memoria e ragionamento. Ciò significa che il soggetto che riceve testimonianza è giustificato a crederne il contenuto in assenza di defeaters rilevanti. I riduzionisti, che fanno capo al lavoro di David Hume, sostengono al contrario che, oltre all’assenza di defeaters rilevanti, per poter credere giustificatamente il contenuto di una testimonianza il soggetto deve essere in possesso di ragioni positive non-testimoniali. Queste ragioni sono normalmente rintracciate in un’induzione che parte dalla memoria dell’osservazione di una generale conformità tra i fatti e le testimonianze, e conclude che un certo tipo di testimone, di circostanza, di contesto, o di contenuto veicolato sono fonti attendibili di informazioni. La critica principale che viene mossa contro l’antiriduzionismo è che sembra approvare la credulità e l’irresponsabilità epistemica . Mostrerò al contrario che la conoscenza testimoniale non sia riducibile ad alcun tipo di inferenza e che la giustificazione che fornisce è in linea con un resoconto del processo che costituisce testimonianza in termini di norme e di committment. Sosterrò una tesi antiriduzionista basata su un resoconto affidabilista della giustificazione che si spiega nei termini dell’esercizio di abilità epistemiche acquisite entro un ambiente epistemico dove le stesse sono profondamente radicate. Un resoconto dell’asserzione nei termini delle norme da cui è regolata mostrerà che la credenza testimoniale è giustificata in virtù della conoscenza che è presupposta dall’asserzione, che della testimonianza è la forma paradigmatica.

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Il lavoro è una riflessione sugli sviluppi della nozione di definizione nel recente dibattito sull'analiticità. La rinascita di questa discussione, dopo le critiche di Quine e un conseguente primo abbandono della concezione convenzionalista carnapiana ha come conseguenza una nuova concezione epistemica dell'analiticità. Nella maggior parte dei casi le nuove teorie epistemiche, tra le quali quelle di Bob Hale e Crispin Wright (Implicit Definition and the A priori, 2001) e Paul Boghossian (Analyticity, 1997; Epistemic analyticity, a defence, 2002, Blind reasoning, 2003, Is Meaning Normative ?, 2005) presentano il comune carattere di intendere la conoscenza a priori nella forma di una definizione implicita (Paul Horwich, Stipulation, Meaning, and Apriority, 2001). Ma una seconda linea di obiezioni facenti capo dapprima a Horwich, e in seguito agli stessi Hale e Wright, mettono in evidenza rispettivamente due difficoltà per la definizione corrispondenti alle questioni dell'arroganza epistemica e dell'accettazione (o della stipulazione) di una definizione implicita. Da questo presupposto nascono diversi tentativi di risposta. Da un lato, una concezione della definizione, nella teoria di Hale e Wright, secondo la quale essa appare come un principio di astrazione, dall'altro una nozione della definizione come definizione implicita, che si richiama alla concezione di P. Boghossian. In quest'ultima, la definizione implicita è data nella forma di un condizionale linguistico (EA, 2002; BR, 2003), ottenuto mediante una fattorizzazione della teoria costruita sul modello carnapiano per i termini teorici delle teorie empiriche. Un'analisi attenta del lavoro di Rudolf Carnap (Philosophical foundations of Physics, 1966), mostra che la strategia di scomposizione rappresenta una strada possibile per una nozione di analiticità adeguata ai termini teorici. La strategia carnapiana si colloca, infatti, nell'ambito di un tentativo di elaborazione di una nozione di analiticità che tiene conto degli aspetti induttivi delle teorie empiriche

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In Unione Sovietica il partito mette in atto un sistema di istituzioni per controllare il mondo culturale e la produzione scritta: il Glavlit, il massimo istituto censorio, l’Unione degli scrittori, un’editoria centralizzata e statalizzata e un unico metodo creativo possibile, il realismo socialista. Il settore della traduzione letteraria e della ricezione della letteratura straniera vengono ugualmente posti sotto controllo. All’interno dell’Unione degli scrittori operano la Sezione dei Traduttori, a cui spetta la formazione dei nuovi traduttori sovietici, e la Commissione Straniera, che stabilisce quali autori e quali libri occidentali debbano essere tradotti. Il Reparto straniero del Glavlit controlla il materiale a stampa proveniente dall’estero, la sua distribuzione e le modalità di consultazione e si occupa di effettuare una censura sia sul testo in lingua straniera che su quello tradotto in lingua russa. Parallelamente, il codice estetico e normativo del realismo socialista comincia a influenzare lo sviluppo della teoria della traduzione. La traduttologia si allinea alla critica letteraria ufficiale e promuove un approccio libero al testo che permetta l’introduzione di modifiche testuali arbitrarie da parte del traduttore o del redattore.

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La presente tesi si concentra sulla traduzione musicale, focalizzandosi in particolare sulla traduzione di canzoni popular. L’obiettivo è creare dei testi di arrivo cantabili in lingua inglese a partire da originali del gruppo musicale italiano Ministri, così da rendere esportabile il loro prodotto oltre i confini del mercato discografico nazionale. La struttura della tesi è composta da quattro capitoli e due appendici. Nel primo capitolo si individua la cornice all’interno del quale si muove il caso di studio selezionato e si inserisce l’attività di traduzione. Si analizzano nello specifico alcune caratteristiche essenziali della popular music, i suoi testi, gli attori e gli intermediari coinvolti. Nel secondo capitolo si analizza il caso di studio, passando in rassegna rapidamente la biografia, l’estetica e la modalità di comunicazione del gruppo, per poi approfondirne in maniera particolare una parte della produzione, con speciale enfasi sui testi verbali che vanno a costituire il materiale oggetto di traduzione. Nel terzo capitolo si individua nella teoria dello scopo la base teorica per la metodologia specifica della traduzione di canzoni. Quest’ultima rientra nella traduzione musicale, appartenente alle categorie di traduzione vincolata e multimediale. Nel quarto capitolo viene esposto l’obiettivo della traduzione e la metodologia specifica utilizzata per portarlo a termine, passando poi a un esteso commento delle problematiche traduttive individuate e delle strategie utilizzate per risolverle, apportando alcuni esempi per ogni caso. Infine, nella prima appendice vengono riportati integralmente i testi originali con le relative proposte di traduzione, mentre la seconda contiene un piccolo contributo di Federico Dragogna, chitarrista e principale autore dei Ministri, sotto forma di breve intervista.

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Este trabajo muestra los principales hallazgos obtenidos en una corriente investigación de maestría en la que analizamos el concepto de sublimación desde un punto de vista ético, teniendo en cuenta el planteo original del psicoanalisis en la consideración de un sujeto. Así, el concepto de sublimación es esencial para entendermos el movimiento en la clínica psicoanalítica, en su imbricación teoria y práxis. La sublimación nos señala una dimensión de lo singular que, antes de se oponer, se anuda a lo universal. Por qué son valorizados los produtos de la sublimación? En qué ámbito ubicar este aprecio por la obra de arte, por ejemplo? Éstas son unas de las preguntas que nos instigan. De hecho, la cuestión es amplia y tiene su cuna en la clínica, ya que de ahí notamos el movimiento desde una impotencia hacia una imposibilidad. Cuestión con todo un alcance en la cultura, mientras nos enseña la diferencia fundamental que hay entre la fijación involucrada en la idealización y la mobilidade que nos oferece la sublimación, la cual es siempre una deriva y implica creación. Metodológicamente, nuestro trabajo se orienta por la investigación, tal cual se da con frecuencia en psicoanálisis, buscando no apartar los elementos clínicos de la teoría. Además, buscamos analisar el concepto de sublimación, cuestionando sus fundamentos, evidenciando la inconsistencia que lo caracteriza, a fin de le conferir una nueva forma - aunque confrontando los diversos aspectos elegidos en la concepción del término, incluso con otros campos ajenos al psicoanálisis (estética, filosofia) -, mirarlo bajo otra perspectiva.. Así también se constituyo el esfuerzo de Freud, ya que la investigación, en psicoanálisis, implica el empeño del investigador (la teoría adviene de una clínica, punto de origen de nuestro estudio) y, por consecuencia, hay una remodulación en la teorización, la cual refleja el propio movimiento de la clínica. Lo inédito de cada caso de la clínica es así un correlato de lo singular que se muestra en el proceso de sublimación, por el cual la creación de un individuo logra conquistar espacio en el campo del Otro, entablando lazos sociales otros, sin que, por ello, uno se niegue a si propio, su singularidad, o ignore la dimensión de un imposible. Los horizontes a que nos conducen esta investigación nos permíten trazar los aspectos éticos de la experiênciaclínica, en psicoanalisis, y que orientan su práxis. Así, por medio del análisis y del estudio de un concepto en el campo psicoanalítico, logramos dilucidar lo que él refleja en la clínica y, por ende, en la cultura, es decir, donde el sujeto forma lazos sociales. La sublimación señala así algo esencial de la pulsión, otro concepto también fundamental, que representa la posibilidad de entablar lazos sociales otros, de manera que ante lo imposible y lo raro de la experiencia humana algo sea creado. De un punto de vista teórico, nuestra discusión se vuelca en una cuestión estrictamente ética. ¿Qué orienta, pues, nuestras relaciones con lo real, región adonde nos conduce la experiencia psicoanalitica, y, qué posiciones asumimos ante nuestro sufrimiento - una que se adapta a los ideales o otra que crea algo a partir de lo imposible, sin que lo rechaze? El concepto de sublimación señala pues dos aspectos fundamentales de la cuestión ética planteada por el psicoanálisis, en la medida en que ella se aleja de los ideales, que muchas veces se transfiguran en normas e patrones, o se acerca de un rasgo singular sin menoscabar lo general que ello implica. Y, en todas estas direcciones, hay implicaciones y consecuencias que se figuran como teóricas y, en mayor alcance, como políticas y culturales. He aquí el argumento que es el telón de fondo de nuestra investigación

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Este trabajo muestra los principales hallazgos obtenidos en una corriente investigación de maestría en la que analizamos el concepto de sublimación desde un punto de vista ético, teniendo en cuenta el planteo original del psicoanalisis en la consideración de un sujeto. Así, el concepto de sublimación es esencial para entendermos el movimiento en la clínica psicoanalítica, en su imbricación teoria y práxis. La sublimación nos señala una dimensión de lo singular que, antes de se oponer, se anuda a lo universal. Por qué son valorizados los produtos de la sublimación? En qué ámbito ubicar este aprecio por la obra de arte, por ejemplo? Éstas son unas de las preguntas que nos instigan. De hecho, la cuestión es amplia y tiene su cuna en la clínica, ya que de ahí notamos el movimiento desde una impotencia hacia una imposibilidad. Cuestión con todo un alcance en la cultura, mientras nos enseña la diferencia fundamental que hay entre la fijación involucrada en la idealización y la mobilidade que nos oferece la sublimación, la cual es siempre una deriva y implica creación. Metodológicamente, nuestro trabajo se orienta por la investigación, tal cual se da con frecuencia en psicoanálisis, buscando no apartar los elementos clínicos de la teoría. Además, buscamos analisar el concepto de sublimación, cuestionando sus fundamentos, evidenciando la inconsistencia que lo caracteriza, a fin de le conferir una nueva forma - aunque confrontando los diversos aspectos elegidos en la concepción del término, incluso con otros campos ajenos al psicoanálisis (estética, filosofia) -, mirarlo bajo otra perspectiva.. Así también se constituyo el esfuerzo de Freud, ya que la investigación, en psicoanálisis, implica el empeño del investigador (la teoría adviene de una clínica, punto de origen de nuestro estudio) y, por consecuencia, hay una remodulación en la teorización, la cual refleja el propio movimiento de la clínica. Lo inédito de cada caso de la clínica es así un correlato de lo singular que se muestra en el proceso de sublimación, por el cual la creación de un individuo logra conquistar espacio en el campo del Otro, entablando lazos sociales otros, sin que, por ello, uno se niegue a si propio, su singularidad, o ignore la dimensión de un imposible. Los horizontes a que nos conducen esta investigación nos permíten trazar los aspectos éticos de la experiênciaclínica, en psicoanalisis, y que orientan su práxis. Así, por medio del análisis y del estudio de un concepto en el campo psicoanalítico, logramos dilucidar lo que él refleja en la clínica y, por ende, en la cultura, es decir, donde el sujeto forma lazos sociales. La sublimación señala así algo esencial de la pulsión, otro concepto también fundamental, que representa la posibilidad de entablar lazos sociales otros, de manera que ante lo imposible y lo raro de la experiencia humana algo sea creado. De un punto de vista teórico, nuestra discusión se vuelca en una cuestión estrictamente ética. ¿Qué orienta, pues, nuestras relaciones con lo real, región adonde nos conduce la experiencia psicoanalitica, y, qué posiciones asumimos ante nuestro sufrimiento - una que se adapta a los ideales o otra que crea algo a partir de lo imposible, sin que lo rechaze? El concepto de sublimación señala pues dos aspectos fundamentales de la cuestión ética planteada por el psicoanálisis, en la medida en que ella se aleja de los ideales, que muchas veces se transfiguran en normas e patrones, o se acerca de un rasgo singular sin menoscabar lo general que ello implica. Y, en todas estas direcciones, hay implicaciones y consecuencias que se figuran como teóricas y, en mayor alcance, como políticas y culturales. He aquí el argumento que es el telón de fondo de nuestra investigación

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Este trabajo muestra los principales hallazgos obtenidos en una corriente investigación de maestría en la que analizamos el concepto de sublimación desde un punto de vista ético, teniendo en cuenta el planteo original del psicoanalisis en la consideración de un sujeto. Así, el concepto de sublimación es esencial para entendermos el movimiento en la clínica psicoanalítica, en su imbricación teoria y práxis. La sublimación nos señala una dimensión de lo singular que, antes de se oponer, se anuda a lo universal. Por qué son valorizados los produtos de la sublimación? En qué ámbito ubicar este aprecio por la obra de arte, por ejemplo? Éstas son unas de las preguntas que nos instigan. De hecho, la cuestión es amplia y tiene su cuna en la clínica, ya que de ahí notamos el movimiento desde una impotencia hacia una imposibilidad. Cuestión con todo un alcance en la cultura, mientras nos enseña la diferencia fundamental que hay entre la fijación involucrada en la idealización y la mobilidade que nos oferece la sublimación, la cual es siempre una deriva y implica creación. Metodológicamente, nuestro trabajo se orienta por la investigación, tal cual se da con frecuencia en psicoanálisis, buscando no apartar los elementos clínicos de la teoría. Además, buscamos analisar el concepto de sublimación, cuestionando sus fundamentos, evidenciando la inconsistencia que lo caracteriza, a fin de le conferir una nueva forma - aunque confrontando los diversos aspectos elegidos en la concepción del término, incluso con otros campos ajenos al psicoanálisis (estética, filosofia) -, mirarlo bajo otra perspectiva.. Así también se constituyo el esfuerzo de Freud, ya que la investigación, en psicoanálisis, implica el empeño del investigador (la teoría adviene de una clínica, punto de origen de nuestro estudio) y, por consecuencia, hay una remodulación en la teorización, la cual refleja el propio movimiento de la clínica. Lo inédito de cada caso de la clínica es así un correlato de lo singular que se muestra en el proceso de sublimación, por el cual la creación de un individuo logra conquistar espacio en el campo del Otro, entablando lazos sociales otros, sin que, por ello, uno se niegue a si propio, su singularidad, o ignore la dimensión de un imposible. Los horizontes a que nos conducen esta investigación nos permíten trazar los aspectos éticos de la experiênciaclínica, en psicoanalisis, y que orientan su práxis. Así, por medio del análisis y del estudio de un concepto en el campo psicoanalítico, logramos dilucidar lo que él refleja en la clínica y, por ende, en la cultura, es decir, donde el sujeto forma lazos sociales. La sublimación señala así algo esencial de la pulsión, otro concepto también fundamental, que representa la posibilidad de entablar lazos sociales otros, de manera que ante lo imposible y lo raro de la experiencia humana algo sea creado. De un punto de vista teórico, nuestra discusión se vuelca en una cuestión estrictamente ética. ¿Qué orienta, pues, nuestras relaciones con lo real, región adonde nos conduce la experiencia psicoanalitica, y, qué posiciones asumimos ante nuestro sufrimiento - una que se adapta a los ideales o otra que crea algo a partir de lo imposible, sin que lo rechaze? El concepto de sublimación señala pues dos aspectos fundamentales de la cuestión ética planteada por el psicoanálisis, en la medida en que ella se aleja de los ideales, que muchas veces se transfiguran en normas e patrones, o se acerca de un rasgo singular sin menoscabar lo general que ello implica. Y, en todas estas direcciones, hay implicaciones y consecuencias que se figuran como teóricas y, en mayor alcance, como políticas y culturales. He aquí el argumento que es el telón de fondo de nuestra investigación

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La fermentación del café es una de las operaciones críticas en el proceso de beneficiado por su impacto en la calidad organoléptica del producto final. De forma general la mayor parte de las explotaciones carecen de tecnificación alguna del fermentador, no teniendo el operario ninguna información objetiva sobre la evolución de los parámetros físico-químicos de control del proceso que le ayuden a la toma de decisión. El objetivo de este trabajo es la integración multi-distribuida de sensores de bajo coste y alta fiabilidad para supervisión de la operación de fermentación del café en origen. Concretamente se ha centrado en la caracterización térmica del proceso de fermentación, mediante la instalación multidistribuida de sensores inalámbricos de temperatura (TurboTag ®) en fermentadores de café en Colombia. El análisis: temporal de la evolución de la temperatura a lo largo del proceso de fermentación y complejo mediante diagrama de fases o de cinética de la evolución de las temperaturas, permiten en este trabajo caracterizar térmicamente fermentadores industriales y prototipos plásticos. Se ha constatado la alta heterogeneidad de las fermentaciones tanto intra-lote (amplitudes térmicas de hasta 8.5 ºC y temperaturas en algunos puntos de los fermentadores de 17 ºC) como inter-lote en fermentaciones sujetas a condiciones exógenas y endógenas muy variables

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El efecto de la cantidad de explosivos es investigado con el propósito de conocer cuál es la influencia del explosivo con respecto a la cinética de la lixiviación de un mineral oxidado y conocer cuál es la recuperación del metal que contiene. Si la cantidad de explosivo es más grande nos permite obtener un mayor grado de microfracturamiento que permite una lixiviación más eficiente. Este microfracturamiento se conoce a través de medir la superficie específica del mineral, permitiendo conocer cuál es la acción de la onda explosiva. Se extraen tres muestras de mineral oxidado de cobre y se les lixivia en pruebas de laboratorio de lixiviación columnar. Los resultados de la cinética de la lixiviación y la recuperación del metal fueron positivos, es decir, fueron superiores cuando mayor es la superficie específica o la cantidad de explosivo. ABSTRACT The effect of the quantity of explosives is investigated with the purpose to know which is the influence of the explosive with regard to the kinetic of the leaching of a mineral one oxidized, and which the recovery of the metal that contains is. The greater quantity of explosives permits to obtain a greater one microcracking that permits a lixiviation more efficient. This microcracking knows him through measuring the specific surface of the mineral, permitting to know which the action of the explosive wave is. Three samples of mineral oxidized of Cu are extracted, and tests were performed of Iixiviation columnar. The results of the kinetic of the lixiviation and of the recovery of the metal they were positive, that is to say, they enlarged when enlarged the specific surface or the quantity of explosive key.

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El presente estudio, se realizó en las instalaciones del CSD con los velocistas del Centro de Alto Rendimiento, se analizó en él una carrera de velocidad de 100m utilizando instrumentos novedosos como son el láser para la obtención de la velocidad instantánea y plantillas podológicas instrumentadas para la medición de la fuerza vertical de los apoyos. Estos instrumentos nos aportan una información imposible de conseguir hasta la fecha fuera de un contexto de laboratorio permitiendo que podamos analizar con detalle en cada fase de la carrera de velocidad tanto la cinemática como la cinética de la misma. Además, a partir de los resultados que nos aportan estos instrumentos y de su posterior análisis, nos encontramos en disposición de entregar a los entrenadores con los que colaboramos un informe detallado acerca de las características específicas de sus corredores en cada tramo de la carrera que les permitirá hacer los ajustes necesarios en su entrenamiento con los que optimizar el rendimiento de sus atletas.