99 resultados para Francos


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Pós-graduação em Agronomia (Horticultura) - FCA

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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This paper1 outlines the activity as a mathematician, historian, and compromised person of the Spanish mathematician Norberto Cuesta Dutari (1907-1989) and its relationship with the social and political situation in Spain under General Franco’s regime between 1939 and 1977 and the first years of the democratic restoration. It is shown that he was able to achieve a good mathematical production, though he never was close to the establishment and therefore could not profit from a number of opportunities for personal and institutional promotion. This article is the result of an elaboration of information directly gathered from its main protagonist, a number of secondary sources, and the primary sources: his papers and books, from which a hopefully complete list can be found in Appendix I

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[ES] La «llamada de África» supuso para Sección Femenina una estrategia de expansión y, en buena medida, de empoderamiento. La misión franquista colonial de españolización influyó en la construcción local del género de «provincias españolas» como Guinea y Sahara. Esta investigación etnográfica e histórica se centra en dicha estrategia «desarrollista» y modernizadora en ambas regiones de África, desvelando entre otros, el significativo contraste entre la extraordinaria riqueza de fuentes de archivo sobre las regiones africanas y la limitada producción de estudios publicados sobre la temática, aunque el interés en la materia ha despertado recientemente, incluidas las propias autoras del texto.

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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.

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O Instrumento de Propensão a Esquizofrenia tem suas origens no conceito de sintoma básico descrito primeiramente por Gerd Huber. Sintomas básicos são distúrbios sub-clínicos sutis auto-experimentados da motivação, da tolerância ao estresse, do afeto, do pensamento, do discurso, da ação motora e da percepção, os quais são claramente distintos fenomenologicamente dos sintomas psicóticos. Eles podem estar presentes antes do primeiro episódio psicótico, entre e após episódios psicóticos, e mesmo durante os próprios episódios psicóticos. Pensava-se que eles eram a mais imediata expressão psicopatológica da alteração somática por trás do desenvolvimento da psicose – assim o termo “básico”. Sintomas básicos são fenomenologicamente diferentes dos estados mentais conhecidos pelo paciente/sujeito do que ele/ela considera seu eu “normal” e assim são claramente distinguíveis dos distúrbios sutis descritos como traços naqueles com alto risco genético. Além disso, sintomas básicos são claramente distintos fenomenologicamente dos sintomas psicóticos atenuados ou francos - empregados no critério de “risco-ultra-alto” (Ultra High Risk − UHR) para risco iminente de um primeiro episódio psicótico – já que não são necessariamente observáveis por outros, como pensamento e discurso estranhos, sintomas negativos e alteração formal do pensamento. Eles são considerados como sendo desenvolvidos no próprio sujeito, contrariamente aos distúrbios de percepção esquizotípicos e alucinações, e não afetam primariamente o conteúdo do pensamento como o fazem o pensamento mágico, as idéias de referência, a ideação paranóide e os delírios.

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This thesis is an analysis of Spain’s development from dictatorship to democracy in light of the trauma that it endured during the Spanish Civil War of 1936 – 1939 and the dictatorship of Francisco Franco, which lasted until 1975. Drawing from the work of Maurice Halbwachs and Pierre Nora, this thesis seeks to use the concepts of collective memory and lieux de mémoire to analyze what role memory has played in Spanish society from 1939 to the present day. Theanalysis begins with an overview of the Spanish Civil War and Franco’s ensuing dictatorship in order to establish an understanding of the trauma endured by Spain and its people. Of importance will be the manner in which the presentation of history became manipulated anddistorted under Franco as the dictator sought to control the country’s collective memory. With this background in mind, the thesis then turns to analyze how the memory of Spain’s past has affected the country’s development in two eras: during its transition to democracy in the 1970s and in the present day. Of central importance is the pact of silence that was established during the transition to democracy, which was a tacit agreement among the Spanish people to notdiscuss the past. This pact of silence still clouds Spain’s memory today and affects modern discourse concerning the past. Yet it is clear that Spain has not been reconciled to its past, as the provocation of history inevitably results in tension and controversy. The central contention of this thesis is that the pact of silence that surrounds Spain’s past has not eliminated the trauma of the Civil War and dictatorship, as demonstrated by the controversy stirred up by people, groups and places in the present day. This contention has repercussions for the study of history as a whole, as it indicates that the past cannot be muted in order to achievereconciliation; rather, it suggests that we must engage the past in order to be reconciled to it.

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ln seinen letzten Lebensjahren gab Jacques Bongars (1554-1612) unter dem Titel Gesta Dei per Francos (Gottes Taten durch die Franken) eine zweibändige Sammlung von mittelalterlichen Texten zu den Kreuzzügen heraus, die 1611 im Verlagshaus Wechel in Hanau erschien. Er stellte in seinem Quellenwerk gegen zwanzig Texte verschiedenster Autoren zusammen, von denen viele zum ersten Mal überhaupt gedruckt wurden. Der zweite Band enthält ausschliesslich die Geschichte der Kreuzzüge des Venezianers Marino Sanudo d. Ä. (ca. 1270-ca. 1343). Diese Schrift mit dem Titel Liber secretorum fidelium crucis ist wissenschaftsgeschichtlich bedeutend aufgrund der darin enthaltenen Karten: einer Weltkarte, einer Karte von Ägypten (bzw. des östlichen Mittelmeeres und des Roten Meeres), einer Karte des Heiligen Landes sowie der Stadtpläne von Akkon und Jerusalem.

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Los estudios sobre la asignación del carbono en los ecosistemas forestales proporcionan información esencial para la comprensión de las diferencias espaciales y temporales en el ciclo del carbono de tal forma que pueden aportar información a los modelos y, así predecir las posibles respuestas de los bosques a los cambios en el clima. Dentro de este contexto, los bosques Amazónicos desempeñan un papel particularmente importante en el balance global del carbono; no obstante, existen grandes incertidumbres en cuanto a los controles abióticos en las tasas de la producción primaria neta (PPN), la asignación de los productos de la fotosíntesis a los diferentes componentes o compartimentos del ecosistema (aéreo y subterráneo) y, cómo estos componentes de la asignación del carbono responden a eventos climáticos extremos. El objetivo general de esta tesis es analizar los componentes de la asignación del carbono en bosques tropicales maduros sobre suelos contrastantes, que crecen bajo condiciones climáticas similares en dos sitios ubicados en la Amazonia noroccidental (Colombia): el Parque Natural Nacional Amacayacu y la Estación Biológica Zafire. Con este objetivo, realicé mediciones de los componentes de la asignación del carbono (biomasa, productividad primaria neta, y su fraccionamiento) a nivel ecosistémico y de la dinámica forestal (tasas anuales de mortalidad y reclutamiento), a lo largo de ocho años (20042012) en seis parcelas permanentes de 1 hectárea establecidas en cinco tipos de bosques sobre suelos diferentes (arcilloso, franco-arcilloso, franco-arcilloso-arenoso, franco-arenoso y arena-francosa). Toda esta información me permitió abordar preguntas específicas que detallo a continuación. En el Capítulo 2 evalúe la hipótesis de que a medida que aumenta la fertilidad del suelo disminuye la cantidad del carbono asignado a la producción subterránea (raíces finas con diámetro <2 mm). Y para esto, realicé mediciones de la masa y la producción de raíces finas usando dos métodos: (1) el de los cilindros de crecimiento y, (2) el de los cilindros de extracción secuencial. El monitoreo se realizó durante 2.2 años en los bosques con suelos más contrastantes: arcilla y arena-francosa. Encontré diferencias significativas en la masa de raíces finas y su producción entre los bosques y, también con respecto a la profundidad del suelo (010 y 1020 cm). El bosque sobre arena-francosa asignó más carbono a las raíces finas que el bosque sobre arcillas. La producción de raíces finas en el bosque sobre arena-francosa fue dos veces más alta (media ± error estándar = 2.98 ± 0.36 y 3.33 ± 0.69 Mg C ha1 año1, con el método 1 y 2, respectivamente), que para el bosque sobre arcillas, el suelo más fértil (1.51 ± 0.14, método 1, y desde 1.03 ± 0.31 a 1.36 ± 0.23 Mg C ha1 año1, método 2). Del mismo modo, el promedio de la masa de raíces finas fue tres veces mayor en el bosque sobre arena-francosa (5.47 ± 0.17 Mg C ha1) que en el suelo más fértil (de 1.52 ± 0.08 a 1.82 ± 0.09 Mg C ha1). La masa de las raíces finas también mostró un patrón temporal relacionado con la lluvia, mostrando que la producción de raíces finas disminuyó sustancialmente en el período seco del año 2005. Estos resultados sugieren que los recursos del suelo pueden desempeñar un papel importante en los patrones de la asignación del carbono entre los componentes aéreo y subterráneo de los bosques tropicales; y que el suelo no sólo influye en las diferencias en la masa de raíces finas y su producción, sino que también, en conjunto con la lluvia, sobre la estacionalidad de la producción. En el Capítulo 3 estimé y analicé los tres componentes de la asignación del carbono a nivel del ecosistema: la biomasa, la productividad primaria neta PPN, y su fraccionamiento, en los mismos bosques del Capítulo 2 (el bosque sobre arcillas y el bosque sobre arena-francosa). Encontré diferencias significativas en los patrones de la asignación del carbono entre los bosques; el bosque sobre arcillas presentó una mayor biomasa total y aérea, así como una PPN, que el bosque sobre arena-francosa. Sin embargo, la diferencia entre los dos bosques en términos de la productividad primaria neta total fue menor en comparación con las diferencias entre la biomasa total de los bosques, como consecuencia de las diferentes estrategias en la asignación del carbono a los componentes aéreo y subterráneo del bosque. La proporción o fracción de la PPN asignada a la nueva producción de follaje fue relativamente similar entre los dos bosques. Nuestros resultados de los incrementos de la biomasa aérea sugieren una posible compensación entre la asignación del carbono al crecimiento de las raíces finas versus el de la madera, a diferencia de la compensación comúnmente asumida entre la parte aérea y la subterránea en general. A pesar de estas diferencias entre los bosques en términos de los componentes de la asignación del carbono, el índice de área foliar fue relativamente similar entre ellos, lo que sugiere que el índice de área foliar es más un indicador de la PPN total que de la asignación de carbono entre componentes. En el Capítulo 4 evalué la variación espacial y temporal de los componentes de la asignación del carbono y la dinámica forestal de cinco tipos e bosques amazónicos y sus respuestas a fluctuaciones en la precipitación, lo cual es completamente relevante en el ciclo global del carbono y los procesos biogeoquímicos en general. Estas variaciones son así mismo importantes para evaluar los efectos de la sequía o eventos extremos sobre la dinámica natural de los bosques amazónicos. Evalué la variación interanual y la estacionalidad de los componentes de la asignación del carbono y la dinámica forestal durante el periodo 2004−2012, en cinco bosques maduros sobre diferentes suelos (arcilloso, franco-arcilloso, franco-arcilloso-arenoso, franco-arenoso y arena-francosa), todos bajo el mismo régimen local de precipitación en la Amazonia noroccidental (Colombia). Quería examinar sí estos bosques responden de forma similar a las fluctuaciones en la precipitación, tal y como pronostican muchos modelos. Consideré las siguientes preguntas: (i) ¿Existe una correlación entre los componentes de la asignación del carbono y la dinámica forestal con la precipitación? (ii) ¿Existe correlación entre los bosques? (iii) ¿Es el índice de área foliar (LAI) un indicador de las variaciones en la producción aérea o es un reflejo de los cambios en los patrones de la asignación del carbono entre bosques?. En general, la correlación entre los componentes aéreo y subterráneo de la asignación del carbono con la precipitación sugiere que los suelos juegan un papel importante en las diferencias espaciales y temporales de las respuestas de estos bosques a las variaciones en la precipitación. Por un lado, la mayoría de los bosques mostraron que los componentes aéreos de la asignación del carbono son susceptibles a las fluctuaciones en la precipitación; sin embargo, el bosque sobre arena-francosa solamente presentó correlación con la lluvia con el componente subterráneo (raíces finas). Por otra parte, a pesar de que el noroeste Amazónico es considerado sin una estación seca propiamente (definida como <100 mm meses −1), la hojarasca y la masa de raíces finas mostraron una alta variabilidad y estacionalidad, especialmente marcada durante la sequía del 2005. Además, los bosques del grupo de suelos francos mostraron que la hojarasca responde a retrasos en la precipitación, al igual que la masa de raíces finas del bosque sobre arena-francosa. En cuanto a la dinámica forestal, sólo la tasa de mortalidad del bosque sobre arena-francosa estuvo correlacionada con la precipitación (ρ = 0.77, P <0.1). La variabilidad interanual en los incrementos en el tallo y la biomasa de los individuos resalta la importancia de la mortalidad en la variación de los incrementos en la biomasa aérea. Sin embargo, las tasas de mortalidad y las proporciones de individuos muertos por categoría de muerte (en pie, caído de raíz, partido y desaparecido), no mostraron tendencias claras relacionadas con la sequía. Curiosamente, la hojarasca, el incremento en la biomasa aérea y las tasas de reclutamiento mostraron una alta correlación entre los bosques, en particular dentro del grupo de los bosques con suelos francos. Sin embargo, el índice de área foliar estimado para los bosques con suelos más contrastantes (arcilla y arena-francosa), no presentó correlación significativa con la lluvia; no obstante, estuvo muy correlacionado entre bosques; índice de área foliar no reflejó las diferencias en la asignación de los componentes del carbono, y su respuesta a la precipitación en estos bosques. Por último, los bosques estudiados muestran que el noroeste amazónico es susceptible a fenómenos climáticos, contrario a lo propuesto anteriormente debido a la ausencia de una estación seca propiamente dicha. ABSTRACT Studies of carbon allocation in forests provide essential information for understanding spatial and temporal differences in carbon cycling that can inform models and predict possible responses to changes in climate. Amazon forests play a particularly significant role in the global carbon balance, but there are still large uncertainties regarding abiotic controls on the rates of net primary production (NPP) and the allocation of photosynthetic products to different ecosystem components; and how the carbon allocation components of Amazon forests respond to extreme climate events. The overall objective of this thesis is to examine the carbon allocation components in old-growth tropical forests on contrasting soils, and under similar climatic conditions in two sites at the Amacayacu National Natural Park and the Zafire Biological Station, located in the north-western Amazon (Colombia). Measurements of above- and below-ground carbon allocation components (biomass, net primary production, and its partitioning) at the ecosystem level, and dynamics of tree mortality and recruitment were done along eight years (20042012) in six 1-ha plots established in five Amazon forest types on different soils (clay, clay-loam, sandy-clay-loam, sandy-loam and loamy-sand) to address specific questions detailed in the next paragraphs. In Chapter 2, I evaluated the hypothesis that as soil fertility increases the amount of carbon allocated to below-ground production (fine-roots) should decrease. To address this hypothesis the standing crop mass and production of fine-roots (<2 mm) were estimated by two methods: (1) ingrowth cores and, (2) sequential soil coring, during 2.2 years in the most contrasting forests: the clay-soil forest and the loamy-sand forest. We found that the standing crop fine-root mass and its production were significantly different between forests and also between soil depths (0–10 and 10–20 cm). The loamysand forest allocated more carbon to fine-roots than the clay-soil forest, with fine-root production in the loamy-sand forest twice (mean ± standard error = 2.98 ± 0.36 and 3.33 ± 0.69 Mg C ha −1 yr −1, method 1 and 2, respectively) as much as for the more fertile claysoil forest (1.51 ± 0.14, method 1, and from 1.03 ± 0.31 to 1.36 ± 0.23 Mg C ha −1 yr −1, method 2). Similarly, the average of standing crop fine-root mass was three times higher in the loamy-sand forest (5.47 ± 0.17 Mg C ha1) than in the more fertile soil (from 1.52 ± 0.08 a 1.82 ± 0.09 Mg C ha1). The standing crop fine-root mass also showed a temporal pattern related to rainfall, with the production of fine-roots decreasing substantially in the dry period of the year 2005. These results suggest that soil resources may play an important role in patterns of carbon allocation of below-ground components, not only driven the differences in the biomass and its production, but also in the time when it is produced. In Chapter 3, I assessed the three components of stand-level carbon allocation (biomass, NPP, and its partitioning) for the same forests evaluated in Chapter 2 (clay-soil forest and loamy-sand forest). We found differences in carbon allocation patterns between these two forests, showing that the forest on clay-soil had a higher aboveground and total biomass as well as a higher above-ground NPP than the loamy-sand forest. However, differences between the two types of forests in terms of stand-level NPP were smaller, as a consequence of different strategies in the carbon allocation of above- and below-ground components. The proportional allocation of NPP to new foliage production was relatively similar between the two forests. Our results of aboveground biomass increments and fine-root production suggest a possible trade-off between carbon allocation to fine-roots versus wood growth (as it has been reported by other authors), as opposed to the most commonly assumed trade-off between total above- and below-ground production. Despite these differences among forests in terms of carbon allocation components, the leaf area index showed differences between forests like total NPP, suggesting that the leaf area index is more indicative of total NPP than carbon allocation. In Chapter 4, I evaluated the spatial and temporal variation of carbon allocation components and forest dynamics of Amazon forests as well as their responses to climatic fluctuations. I evaluated the intra- and inter-annual variation of carbon allocation components and forest dynamics during the period 2004−2012 in five forests on different soils (clay, clay-loam, sandy-clay-loam, sandy-loam and loamy-sand), but growing under the same local precipitation regime in north-western Amazonia (Colombia). We were interested in examining if these forests respond similarly to rainfall fluctuations as many models predict, considering the following questions: (i) Is there a correlation in carbon allocation components and forest dynamics with precipitation? (ii) Is there a correlation among forests? (iii) Are temporal responses in leaf area index (LAI) indicative of variations of above-ground production or a reflection of changes in carbon allocation patterns among forests?. Overall, the correlation of above- and below-ground carbon allocation components with rainfall suggests that soils play an important role in the spatial and temporal differences of responses of these forests to rainfall fluctuations. On the one hand, most forests showed that the above-ground components are susceptible to rainfall fluctuations; however, there was a forest on loamy-sand that only showed a correlation with the below-ground component (fine-roots). On the other hand, despite the fact that north-western Amazonia is considered without a conspicuous dry season (defined as <100 mm month−1), litterfall and fine-root mass showed high seasonality and variability, particularly marked during the drought of 2005. Additionally, forests of the loam-soil group showed that litterfall respond to time-lags in rainfall as well as and the fine-root mass of the loamy-sand forest. With regard to forest dynamics, only the mortality rate of the loamy-sand forest was significantly correlated with rainfall (77%). The observed inter-annual variability of stem and biomass increments of individuals highlighted the importance of the mortality in the above-ground biomass increment. However, mortality rates and death type proportion did not show clear trends related to droughts. Interestingly, litterfall, above-ground biomass increment and recruitment rates of forests showed high correlation among forests, particularly within the loam-soil forests group. Nonetheless, LAI measured in the most contrasting forests (clay-soil and loamysand) was poorly correlated with rainfall but highly correlated between forests; LAI did not reflect the differences in the carbon allocation components, and their response to rainfall on these forests. Finally, the forests studied highlight that north-western Amazon forests are also susceptible to climate fluctuations, contrary to what has been proposed previously due to their lack of a pronounced dry season.

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El arquitecto Pedro Muguruza (1893-1952) fue protagonista de la cultura arquitectónica española de la primera mitad del siglo XX. El estudio de su obra ha sido una carencia dentro de la historiografía de la materia, por lo que la tesis constituye una primera investigación en conjunto de su trayectoria profesional. Muguruza realizó una obra abundante y diversa, pero además fue catedrático de la Escuela de Arquitectura de Madrid, académico de San Fernando y primer director general de arquitectura; datos que corroboran la necesidad de haber desarrollado una monografía con un enfoque global. La tesis ha ordenado, clasificado y analizado sus trabajos, tanto desde un punto de vista histórico como desde el punto de vista arquitectónico. En la investigación se ha recurrido a fuentes primarias y secundarias; y una de las aportaciones de la tesis es el riguroso soporte documental sobre el que se asienta. El trabajo tiene un desarrollo cronológico, dividido en tres capítulos identificados como las etapas generales de su carrera: 1. Años de formación y trayectorias iniciales (1909- 1923), 2. Desarrollo profesional (1923-1938), 3. Las tareas en la administración estatal y último periodo (1938-1952). Asimismo, se ha llevado a cabo el catálogo de su obra —también ordenado cronológicamente—, herramienta que posibilita recorrer de principio a fin el listado y las referencias de su arquitectura. En este apartado se han reproducido más de 1.200 imágenes de 294 proyectos. La tesis ha revisado y descubierto la obra de un arquitecto de mayor recorrido y versatilidad del conocido hasta ahora; personaje complejo de abordar, asociado al franquismo, —cuando en realidad desarrolló una gran parte de sus proyectos en la década de los años veinte y treinta—, difícil de abarcar en todas sus dimensiones, arquitectónica, artística e institucional. La investigación ha permitido indagar y exponer sus proyectos iniciales hasta los de la etapa de madurez, gracias a lo que se han determinado los géneros y los procesos de su trabajo, las constantes de su trayectoria y las referencias e influencias que recibió, tanto de corrientes nacionales como de extranjeras. También se ha revisado su pensamiento arquitectónico a través de sus escritos. El trabajo ofrece un panorama más completo del que entonces se tenía del polifacético Muguruza; arquitecto que se puede presentar como un prototipo reflejo de nuestro pasado reciente, y que al conocer su obra se conoce una parte significativa y destacada de la historia de la arquitectura española contemporánea. ABSTRACT Architect Pedro Muguruza (1893-1952) was a pivotal figure in the Spanish architectural culture of the first half of the 20th century. However, his work as a whole has been insufficiently approached by architectural historiography. This thesis is indeed the first comprehensive research of his professional career. Muguruza’s work is abundant and diverse. He was also a professor at the School of Architecture in Madrid, a luminary scholar at the Royal Academy of Fine Arts of San Fernando and the first General Director of Architecture in Spain. All these facts compel a profound monographic exploration of his far-reaching working path. Muguruza’s projects have been organized, classified and analyzed in this thesis both from historical and architectural points of view. Primary and secondary sources have been scrutinized throughout this research and one of the assets of this project is the rigorous documentation on which it is firmly grounded. The results of this research have been chronologically organized and structured into three chapters identified with the general stages of his prolific career: 1. Training years and his initial paths (1909-1923). 2. Professional development (1923-1938). 3. His role in the state administration and his last period (1938-1952). A chronological catalogue of all his architectural work has also been carried out as part of this project. This catalogue offers the possibility to track his works and all references to them under a historical perspective. More than 1,200 images of his projects have been included in this catalogue. The thesis has gone through and shown up the work of an architect whose magnitude and versatility is much more than what previously known. Muguruza represents a complicated figure to approach ideologically speaking because of his later relationship to Franco’s regime – when in fact Muguruza developed a big part of his projects in the 20’s and 30’s before the dictatorship –. He is also a difficult figure to research on because of his exhaustive working activity in different dimensions: architectural, artistic and institutional. This research allows any incoming scholars to approach Muguruza’s projects under an accurate perspective. From his initial works to his maturity period, his projects have been analyzed and classified by establishing different stages. Additionally, some constant guidelines within his long career and the influences he received both in Spain and abroad have also been identified and properly considered. His architectural line of thought has been explored through his writings too. This thesis provides a complete overview of a multifaceted Muguruza, an architect who can be introduced as an archetype of our recent cultural heritage. By exploring his work a quintessential part of the Spanish contemporary architecture is definitively revealed and acknowledged.

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La Asociación de la Prensa de Madrid (APM) es la mayor y más influyente organización de periodistas de España agrupados en la Federación de Asociaciones de Periodistas de España (FAPE) por lo que está vinculada a las demás agrupaciones provinciales. Tiene entre sus asociados y directivos a personalidades de relieve nacional e internacional (Miguel Moya, su primer presidente, José Francos Rodríguez, Alejandro Lerroux, Vicente Blasco Ibáñez, Azorín, Concha Espina, Josefina Carabias, Manuel Chaves Nogales, Camilo José Cela… entre otros muchos). La APM nació en febrero de 1895 aunque fue en el mes de mayo de ese mismo año cuando celebró su acto verdaderamente fundacional. Nace, en principio, como agrupación asistencial y para defender los derechos de los periodistas, tanto en el terreno laboral como en el profesional. Busca los mismos fines asistenciales (farmacia, asistencia médica, economato) que otras asociaciones similares, pero muy pronto amplía sus servicios: biblioteca, actos culturales, clases de idiomas, de taquigrafía… De los 173 asociados iniciales cofundadores, ha llegado a los 7.521 con los que cuenta hoy. La APM es una institución privada sin ánimo de lucro. La biblioteca está compuesta por una rica colección iniciada el año mismo de su fundación, 1895, y que ha llegado hasta hoy con 13.208 volúmenes y una importante sección de medios de comunicación. Las primeras donaciones, todavía en el S.XIX, fueron de la reina María Cristina de Habsburgo-Lorena, Ministerio de Gracia y Justicia, Ministerio de Fomento, Congreso de los Diputados, Instituto Geográfico y Estadístico. Desde entonces ha sufrido tantos avatares de todo orden (desatenciones, cambios de sede, incendios, escasez de medios, una guerra civil…) que su conformación ha resultado una difícil tarea. En algunos periodos de su historia no pasó de ser un mero instrumento simbólico de prestigio. Sin embargo, siempre ha gozado del interés y atención de numerosos asociados que han ido donando libros de sus bibliotecas particulares...

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El trabajo analiza, desde la perspectiva de la salud pública y la higiene, el «programa demográfico» que impulsó el régimen dictatorial que se instauró en España al finalizar la contienda civil de 1936. El «discurso» que se elaboró en torno a dicho programa, aparece recogido en publicaciones auspiciadas por la Sección de Higiene Infantil de la Dirección General de Sanidad y la Jefatura Nacional de Sanidad de Falange Española Tradicionalista y de las J.O.N.S., así como en diversos estudios llevados a cabo por algunos de los higienistas, puericultores y pediatras que alcanzaron mayor relevancia en el contexto de la medicina española de los años cuarenta.

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La investigación aporta un estudio bibliométrico de la Colección de 252 monografías, publicadas entre 1938 y 1964, que aparecieron en la colección Al Servicio de España y del Niño Español. Dicha iniciativa formaba parte del programa de lucha contra la mortalidad infantil y maternal que puso en marcha el régimen franquista, desde sus presupuestos totalitarios y sus políticas pronatalistas.

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Se presenta un análisis de las publicaciones de la colección «Al Servicio de España y del Niño Español», aparecidas entre 1938 y 1952 en relación con la salud maternal, el discurso de género, el trabajo femenino y las prácticas del cuidado de niños. La mayor preocupación del régimen franquista en este ámbito fue la política pronatalista y combatir los elevados índices de mortalidad infantil, de los que la ignorancia femenina se consideraba una de las principales causas. Las campañas de divulgación sanitaria estuvieron dirigidas a mejorar la capacitación de las mujeres en la denominada «ciencia materna», culpabilizándolas de esas muertes. La salud de la mujer preocupó porque de ella dependía la salud del niño. El discurso de género favoreció el modelo ideológico de mujer de la Sección Femenina de Falange, Auxilio Social y de la Iglesia Católica.

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En los últimos años estamos asistiendo a un estudio, cada vez más pormenorizado, de las figuras locales que han marcado la propia evolución de la dictadura a escala local –caso del alcalde Porcioles para Barcelona–. Ello ha permitido profundizar en los apoyos, evolución ideológica y rupturas dentro del propio régimen franquista. Para el caso de la ciudad de Valencia, aparte de las biografías conocidas de miembros de la oposición al régimen, nos falta un estudio en profundidad de determinados perfiles políticos que ayudaron en la instauración del franquismo y lo apoyaron prácticamente hasta el final. Uno de ellos fue Adolfo Rincón de Arellano, presidente de la Diputación, alcalde de Valencia y Consejero Nacional del Movimiento años después. Un estudio en profundidad de su vida y evolución ideológica permite comprender las características propias de la dictadura en territorio valenciano.