1000 resultados para Tejido Adiposo


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[ES] El linfedema es un edema progresivo del tejido blando subcutáneo debido a la acumulación de linfa. Es una complicación crónica, que acontece frecuentemente durante los dos primeros años tras la cirugía y requiere tratamiento fisioterapéutico y medidas preventivas para evitar recidivas. Objetivo: Comprobar la efectividad de la intervención fisioterapéutica precoz en la incidencia de linfedema.  Metodología: Se plantea un estudio longitudinal prospectivo descriptivo de 3 años de duración con un período de reclutamiento de aproximadamente 6 meses, durante el cual la muestra será dividida en dos grupos. El grupo control seguirá las pautas del actual protocolo del H.U.G.C. Dr. Negrin y en el grupo de intervención se aplicará el programa de prevención propuesto en este estudio. 

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Programa de doctorado: Sanidad y patología animal

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La regolazione dell’espressione genica è un processo molto complesso e finemente controllato da fattori multipli, tra i quali quelli epigenetici hanno richiamato l’attenzione nell’ultima decade. I meccanismi di regolazione epigenetica comprendono la metilazione del DNA a livello delle isole CpG nella regione del promotore del gene e le modifiche istoniche post-traduzionali, quali acetilazioni e metilazioni. Questa serie di elementi di regolazione concorre a determinare uno stato di impacchettamento della cromatina più o meno rilassato, che influenzerà la trascrizione di geni critici, per esempio nello sviluppo o nelle neoplasie. Gli ambiti nei quali lo studio del profilo epigenetico ha assunto maggiore rilievo sono effettivamente quello oncologico e quello del differenziamento di cellule staminali, due contesti nei quali si è svolto il mio programma di Dottorato, nel quale ho seguito in parallelo più progetti presentati nella tesi in modo indipendente. La ricerca in campo tumorale è centrata sull’indagine di nuovi marcatori e sull’individuazione di profili epigenetici specifici per un determinato tumore che possano aiutare la diagnostica precoce, la classificazione e la sorveglianza dell’evoluzione clinica della neoplasia. In questo contesto si inserisce il progetto finalizzato alla costruzione di quadri associativi di metilazione in due tumori cerebrali, il glioblastoma (GBM) e l’oligodendroglioma (ODG). La casistica di GBM e di ODG in dotazione è stata valutata dal punto di vista della metilazione dei promotori di geni (MGMT, EMP3,..) con funzioni oncosoppressive e trovati ipermetilati anche in altri tumori o localizzati in regioni citologicamente instabili, per poter correlare questi dati con la risposta terapeutica nel caso del GBM o con i dati di perdita di eterozigosità (LOH) 1p19q nel caso dell’ODG. Parallelamente all’individuazione di marcatori epigenetici in ambito oncologico, la ricerca si sta muovendo anche nell’indagine di nuove potenziali terapie farmacologiche antitumorali su base epigenetica. In questo contesto, con lo scopo di approfondire le relazioni tra i meccanismi alla base della regolazione epigenetica, ci si è riproposti di valutare la correlazione tra il meccanismo di metilazione/demetilazione del DNA e quello di acetilazione/deacetilazione istonica e la loro vicendevole influenza nel determinare silenziamento genico piuttosto che riattivazione dell’espressione di geni ipermetilati. Sono stati usati farmaci epigenetici demetilanti, quali Azacitidina e Decitabina, inibitori della istone deacetilasi, quali la Tricostatina A, e inibitori della via di sintesi di molecole, le poliammine, coinvolte nella regolazione dell’espressione genica con modalità ancora da precisare in modo definitivo. Sebbene i meccanismi di regolazione epigenetica vengano studiati per lo più nel cancro, a causa delle gravi conseguenze che una loro disregolazione porta in termini di silenziamento di geni oncosoppressori, essi sono implicati fisiologicamente anche nel differenziamento di cellule staminali. Gli ultimi due progetti trattati nella tesi si contestualizzano in questo ambito. In particolare viene presentata la messa a punto di una metodologia di immunoprecipitazione sequenziale della cromatina finalizzata all’individuazione di due modificazioni istoniche associate alla stessa regione di DNA. Le modifiche hanno riguardato i marcatori rappresenatativi di cromatina trascrizionalmente repressa H3K27me3 (trimetilazione della Lys27 dell’istone H3) e di cromatina trascrizionalmente attiva H3K24me2 (dimetilazione della Lys4 dell’istone H3) che definiscono i domini detti bivalenti, associati a geni che codificano per fattori di trascrizione che regolano lo sviluppo in cellule embrionali staminali, mantenendoli pronti per un veloce indirizzamento verso l’ attivazione trascrizionale. Il ruolo che la regolazione epigenetica svolge durante il differenziamento di cellule staminali non è ancora noto con precisione. È chiaro però che la memoria della linea cellulare verso la quale si differenzia una cellula staminale adulta, implica l’utilizzo di modifiche epigenetiche, quali la metilazione del DNA e correlati pattern di metilazione e acetilazione istonica. L’ultimo progetto, trattato, è stato finalizzato a verificare il coinvolgimento dell’epigenetica e in particolare della metilazione dei promotori di fattori trascrizionali precocemente attivati durante il differenziamento verso il fenotipo muscolare cardiaco di cellule staminali umane derivate da tessuto adiposo (ADSCs).

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Lo scheletro è un tessuto dinamico, capace di adattarsi alle richieste funzionali grazie a fenomeni di rimodellamento ed alla peculiare proprietà rigenerativa. Tali processi avvengono attraverso l’azione coordinata di osteoclasti ed osteoblasti. Queste popolazioni cellulari cooperano allo scopo di mantenere l’ equilibrio indispensabile per garantire l’omeostasi dello scheletro. La perdita di tale equilibrio può portare ad una diminuzione della massa ossea e, ad una maggiore suscettibilità alle fratture, come avviene nel caso dell’osteoporosi. E’ noto che, nella fisiopatologia dell’osso, un ruolo cruciale è svolto da fattori endocrini e paracrini. Dati recenti suggeriscono che il rimodellamento osseo potrebbe essere influenzato dal sistema nervoso. L’ipotesi è supportata dalla presenza, nelle vicinanze dell’osso, di fibre nervose sensoriali responsabili del rilascio di alcuni neuro peptidi, tra i quali ricordiamo la sostanza P. Inoltre in modelli animali è stato dimostrato il diretto coinvolgimento del sistema nervoso nel mantenimento dell’omeostasi ossea, infatti ratti sottoposti a denervazione hanno mostrato una perdita dell’equilibrio esistente tra osteoblasti ed osteoclasti. Per tali ragioni negli ultimi anni si è andata intensificando la ricerca in questo campo cercando di comprendere il ruolo dei neuropeptidi nel processo di differenziamento dei precursori mesenchimali in senso osteogenico. Le cellule stromali mesenchimali adulte sono indifferenziate multipotenti che risiedono in maniera predominante nel midollo osseo, ma che possono anche essere isolate da tessuto adiposo, cordone ombelicale e polpa dentale. In questi distretti le MSC sono in uno stato non proliferativo fino a quando non sono richieste per processi locali di riparo e rigenerazione tessutale. MSC, opportunamente stimolate, possono differenziare in diversi tipi di tessuto connettivo quali, tessuto osseo, cartilagineo ed adiposo. L’attività di ricerca è stata finalizzata all’ottimizzazione di un protocollo di espansione ex vivo ed alla valutazione dell’influenza della sostanza P, neuropeptide presente a livello delle terminazioni sensoriali nelle vicinanze dell’osso, nel processo di commissionamento osteogenico.

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La possibilità di indurre stati ipotermici ed ipometabolici come il torpore o l’ibernazione in animali non ibernanti può avere dei risvolti utili nella pratica medica, in quanto permetterebbe di trarre vantaggio dagli effetti benefici dell’ipotermia senza gli effetti compensatori negativi causati dalla risposta omeostatica dell’organismo. Con questo lavoro vogliamo proporre un nuovo approccio, che coinvolge il blocco farmacologico dell’attività dei neuroni nel bulbo rostroventromediale (RVMM), un nucleo troncoencefalico che si è rivelato essere uno snodo chiave nella regolazione della termogenesi attraverso il controllo dell’attività del tessuto adiposo bruno, della vasomozione cutanea e del cuore. Nel nostro esperimento, sei iniezioni consecutive del agonista GABAA muscimolo nel RVMM, inducono uno stato reversibile di profonda ipotermia (21°C al Nadir) in ratti esposti ad una temperatura ambientale di 15°C. Lo stato ipotermico/ipomentabolico prodotto dall’inibizione dei neuroni del RVMM mostra forti similitudini col torpore naturale, anche per quanto concerne le modificazioni elettroencefalografiche osservate durante e dopo la procedura. Come negli ibernati naturali, nei ratti cui viene inibito il controllo della termogenesi si osserva uno spostamento verso le regioni lente delle spettro di tutte le frequenze dello spettro EEG durante l’ipotermia, ed un forte incremento dello spettro EEG dopo il ritorno alla normotermia, in particolare della banda Delta (0,5-4Hz) durante il sonno NREM. Per concludere, questi risultati dimostrano che l’inibizione farmacologica selettiva di un nucleo troncoencefalico chiave nel controllo della termogenesi è sufficiente per indurre uno stato di psuedo-torpore nel ratto, una specie che non presenta stati di torpore spontaneo. Un approccio di questo tipo può aprire nuove prospettive per l’utilizzo in ambito medico dell’ipotermia.

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Date le sollecitazioni meccaniche alle quali è sottoposta, la cartilagine, soprattutto quella articolare, è facilmente danneggiabile e la mancanza di vascolarizzazione la rende un tessuto incapace di auto-rigenerarsi. Il fallimento della chirurgia tradizionale ha incentivato negli ultimi venti anni lo sviluppo di nuove tecniche di ingegneria tissutale che prevedono la rigenerazione del tessuto cartilagineo in vitro, e il suo successivo impianto nella zona lesionata. Generalmente si preferisce utilizzare cellule staminali mesenchimali adulte (MSCs), e il tessuto adiposo si è rivelata la fonte di estrazione più conveniente.Inoltre le ATSCs (Adipose Tissue Stem Cells) possono essere facilmente isolate dalla componente vasculo-stromale (SVF) del tessuto adiposo prelevata in seguito a un intervento di liposuzione: quindi, a differenza delle MSCs estratte da midollo osseo (BMSCs- Bone Marrow Stem Cells), la loro estrazione dal paziente richiede un intervento meno invasivo e meno rischioso. Il tessuto cartilagineo non è raggiunto dai vasi sanguigni, e la sua formazione nella fase embrionale avviene ad una concentrazione di O2 notevolmente inferiore a quella ambientale. Questo ha indotto gli studiosi a pensare che un ambiente ipossico possa non soltanto favorire il differenziamento condrogenico di cellule staminali in coltura, ma anche facilitare il mantenimento del fenotipo condrocitico, mimando l'ambiente fisiologico avascolare della cartilagine.Lo scopo di questa tesi è stato la messa a punto di un protocollo di coltura cellulare in condizioni di ipossia per indurre differenziamento condrogenico di ATSCs. La metodica standardizzata verrà impiegata in laboratorio per sviluppare la ricerca di base nello studio della rigenerazione della cartilagine.

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La foca monaca (Monachus monachus, Hermann 1779) è il pinnipede più a rischio d’estinzione del mondo e pochi sono gli studi che hanno indagato l’impatto antropico dato dagli inquinanti chimici su questa specie. Questo studio si propone di analizzare la pressione che elementi in traccia, organoclorurati (OC) e, per la prima volta, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) hanno sulla specie, studiando una della popolazioni più numerose presenti nel Mar Mediterraneo, ossia quella greca. Sono stati utilizzati campioni di 59 esemplari deceduti provenienti da diverse colonie residenti in Grecia, di ambedue i sessi, appartenenti a diverse classi d’età e riferibili ad un arco temporali di quasi 20 anni (1994-2013). Per i contaminanti organici (PCB, DDT ed IPA), caratterizzati da un comportamento lipofilico, sono stati utilizzati esclusivamente campioni di tessuto adiposo, mentre per l’analisi di elementi in traccia (essenziali: Fe, Co, Cu, Se, Zn, Mg; tossici: Cr, Ni, As, Cd, Pb, Hg) sono state impiegate diverse matrici, quali fegato, rene, muscolo, adipe, milza, polmone, cuore e pelo. I risultati evidenziano un’importante contaminazione dai OC (125.896,69±289.934,27 ng/g p.s.), in cui DDT e PCB sono presenti rispettivamente al 48,5% e 51,5%, mentre, tra i metalli considerati tossici (As, Cd, Pb, Hg, Cr, Ni), As e Hg sono gli elementi che destano maggiori preoccupazioni per la salute di Monachus monachus, presenti rispettivamente al 36,44% e 12,83%. IPA ed altri elementi in traccia analizzati invece non raggiungono di per sé concentrazioni di rischio per la specie, ma non si escludono possibili effetti sinergici tra i vari inquinanti. L’elaborazione del fingerprint tossicologico ha evidenziato un’eterogeneità nella pressione data dai contaminanti in studio, manifestando che alcune colonie di foca monaca in Grecia sono maggiormente soggette all’azione negativa di organoclorurati, idrocarburi policiclici aromatici o elementi in traccia tossici a seconda del caso.

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Esta investigación se plantea analizar la organización de la resistencia al desplazamiento forzoso que desarrollan los vecinos del barrio El Brete, en la costa norte de la ciudad de Posadas, ante la inminente elevación de la cota del embalse de la Represa Hidroeléctrica Binacional Yacyretá. Los terrenos en que residen quedarán en parte bajo las aguas y, en parte, serán base de la continuidad del proyecto de prolongación de la avenida costanera de la ciudad. Así, con precios inmobiliarios fuertemente incrementados, el sitio de los antiguos pobladores de El Brete, forma parte de un proyecto de “renovación urbana” del que estos vecinos son excluidos. Los efectos de desgarramiento del tejido social provocados tanto por el desplazamiento compulsivo de la población, como por la espera a ser trasladados por el programa operativo de reasentamiento de la EBY que se prolongado más de 2 décadas, genera stress multidimencional por relocalización y agrava la condición de vulnerabilidad social de los vecinos de la ribera que, no obstante, se organizan para resistir estas políticas de exclusión territorial de la que son objeto. A lo largo del trabajo de investigación se registraron los principales acontecimientos desatados por la efectivización por parte de la EBY del proceso de relocalización, en el contexto del actual Programa de Terminación de Yacyretá (PTY). Se atendieron prioritariamente los aspectos políticos, sociales, económicos e ideológicos del conflicto haciendo énfasis particularmente en las acciones de resistencia desplegadas por estos vecinos, sus percepciones de la situación, sus experiencias vividas y las formas de organización que fueron articulando.

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El estudio de las relaciones transnacionales en las regiones de frontera, específicamente en la conformada por la provincia argentina de Misiones, el borde occidental del sur de Brasil y el este del Paraguay, cuyo punto de mayor gravitación es el tejido urbano-rural de Foz do Iguaçu, Ciudad del Este y Puerto Iguazú, nos enfrentó a la necesidad de plantear cuestiones teóricas y metodológicas para poder conocer y explicar el conjunto de relaciones existentes entre la formación socioeconómica y espacial regional, las prácticas de los agentes y colectivos de la sociedad fronteriza y los procesos de integración y globalización iniciados con el Mercosur. La recuperación de las categorías “imperio”, “imperialismo”, “estado imperial” y “sistema imperial”, nos situaron en una perspectiva mas adecuada frente a la complejidad del universo investigado.

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Dada la compleja situación de vulnerabilidad del tejido social debido al actual modelo de acumulación, las características que asume el trabajo, la desaparición del Estado Protector, comienzan a plantearse, para y desde los sectores más perjudicados, la necesidad de elaborar nuevas estrategias de supervivencia. En este trabajo se intentará analizar aquellas estrategias que conviven con el sistema capitalista, pero que no corresponden completamente a su lógica, que no son generadas ni por el Estado, ni por el sector privado y que intentan elaborar alternativas de desarrollo- comunitario, local, regional- frente a la situación esbozada anteriormente.

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Favorecida por el proyecto económico y político de la globalización, es posible observar cómo, desde las últimas décadas del pasado siglo, se ha ido agudizando una tendencia a la hibridación que, si bien podríamos considerar casi innata de la condición humana, ha trascendido en nuestros días la mera enunciación retórica hasta llegar a impregnar casi todos los estratos de la cultura. En el campo de los estudios literarios este proceso de mixturación ha contribuido a generar una verdadera explosión de la llamada literatura de frontera, caracterizada no sólo por una mutación en las mentalidades de los sectores sociales y étnicos -desde los que se origina-, sino por profundos cambios en las mismas estructuras sociales, culturales y lingüísticas. Esta problemática pone en cuestión la homogeneidad y la esencialidad de la identidad cultural, pues es un fenómeno actual que nos remite, inevitablemente, a la complejidad de la identidad. Precisamente, podríamos hablar de deslizamientos que se van produciendo en los diferentes planos de las manifestaciones artísticas, tendiendo éstos a amalgamarse, a fundirse uno con otros, en un cruzamiento de líneas de fuga, de rupturas, que atraviesan ese nuevo espacio, el Tercer Espacio, donde los diferentes discursos se van hibridando unos con otros, rompiendo la imagen de unidad, la imagen unitaria y tradicional. Unidad que no existió nunca y que no puede existir de ningún modo, porque es una imagen acotada que se esfuma en el caótico tejido de lo vivo, en la conformación y evolución de la raza humana.

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El aumento de los daños provocados por la sarna del manzano [Fusicladium dendritichum (Wallr.) Fuckl.] en montes frutales de Mendoza (Argentina), motivó estudios para aclarar la biología del hongo y buscar la presencia de la forma sexual, no detectada aún en la provincia. Al momento de la brotación se muestrearon hojas del año anterior que se encontraban en el suelo de dichos montes. En el laboratorio fueron observadas bajo estereomicroscopio. Los cuerpos negros inmersos en el tejido de la hoja fueron montados en preparados microscópicos y observados para establecer su identidad. Se confirmó la presencia en la zona de la forma teleomórfica del agente causal de la sarna del manzano. Este hecho tiene importancia en la epidemiología de la enfermedad y en las estrategias de control.

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Yo el supremo (1974), la segunda novela de Augusto Roa Bastos. Se presenta como un tejido de elementos provenientes de diversos escritos de diferente origen: míticos, bíblicos, históricos y literarios. La riqueza de este texto múltiple ha posibilitado un importante cúmulo de estudios que subrayan, su contenido histórico, ideológico, político, intertextual y carnavalesco. Sin embargo, algunas de esas interpretaciones son literales y no penetran en el universo latente y profundo que el texto sugiere. La novela ofrece varios niveles de lectura porque además de lo lingüístico y lo histórico está lo legendario y folklórico, lo actual, lo mítico y lo simbólico. Este trabajo se plantea como una lectura desde los presupuestos de la psicología profunda, limitándose, dentro de este inmenso y prolífico campo, al análisis de los elementos arquetípicos vinculados con el tema del la búsqueda de la identidad y los mitos del héroe y del renacimiento. Las características oníricas, las distorsiones y condensaciones que comparte con el mundo de los sueños y de los mitos, la eliminación del tiempo y del espacio son elementos presentes en la novela que justifican el abordaje elegido. Así se analizan en el texto las imágenes y símbolos vinculados a los ritos de iniciación, la aventura del héroe, los estadios del proceso de individuación de Jung y el patrón del héroe de Campbell y el mito de Osiris.

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Se destacan los cambios del paisaje urbano, los que se plasman en el espacio público, los que fueron estructurantes de las ciudades: calles y plazas hoy en abandono ante el auge de los espacios públicos privados . Conceptualiza espacio y lugar para luego recorrer las características de los espacios públicos predominantes en cada período histórico de la humanidad. El siglo XX es analizado en detalle para determinar los factores que más han influido en la transformación; como las comunicaciones , que transmiten imágenes conocidas por todos, aunque logran una identidad más global que local. Se analizan los principales espacios públicos del Gran Mendoza, si han sido renovados o no, en asociación con el consumo y cultura de la imagen, su vinculación con las líneas estructurantes de la ciudad y espacios verdes más relevantes. Se tiene en cuenta el crecimiento poblacional y uso del suelo. A través de relevamiento y encuestas se detectan problemas que permiten determinar algunas áreas periféricas desvinculadas del tejido urbano de la metrópolis, motivo de diversas propuestas.

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Los mastocitos son células del tejido conectivo que participan en la génesis y modulación de las respuestas inflamatorias celulares. En trabajos previos hemos demostrado que xanthatina (xanthanólido sesquiterpeno aislado de Xanthium cavanillesii Schouw) inhibe la activación de mastocitos inducida por secretagogos experimentales. Sin embargo, se desconoce su efecto sobre la activación de mastocitos inducida por estímulos fisiopatológicos. Estos estímulos incluyen, entre otros, los neuropéptidos pro-inflamatorios sustancia P y neurotensina, responsables de una de las principales vías de inflamación neurogénica. El objetivo del presente trabajo fue estudiar el efecto de xanthatina sobre la activación de mastocitos inducida por sustancia P y neurotensina. Mastocitos peritoneales de rata se incubaron con: 1) PBS (basal); 2) sustancia P (100 Fm); 3) neurotensina (50 Fm); 4) xanthatina (8-320 Fm)+sustancia P; 5) xanthatina (8-320 Fm)+neurotensina. La viabilidad de los mastocitos se evaluó con azul tripán. En las soluciones de incubación se cuantificó serotonina liberada (marcador de activación). En las células se cuantificó serotonina remanente (no liberada) y se analizó la morfología celular por microscopía óptica y electrónica de transmisión. Tratamiento estadístico: ANOVA-1 y Tukey-Kramer. La incubación de mastocitos con xanthatina inhibió (P<0,01), en forma dosisdependiente, la liberación de serotonina inducida por sustancia P y neurotensina, sin modificar la viabilidad celular. Los mastocitos tratados con neuropéptidos mostraron características morfológicas de degranulación, mientras que la morfología de los mastocitos tratados con xanthatina+neuropéptido fue semejante a los basales. En conclusión, xanthatina inhibe la activación de mastocitos inducida por sustancia P y por neurotensina. Este sesquiterpeno podría representar una nueva alternativa en el tratamiento de las inflamaciones neurogénicas.