981 resultados para Eskander, Saad


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O presente trabalho propõe uma revisão de epidemiologia, patogênese, quadro clínico, diagnóstico e tratamento da espondilite anquilosante e sua associação com alteração ocular com a devida condução da doença e suas manifestações. Os autores utilizaram em sua pesquisa os bancos de dados PubMed (MEDLINE), LILACS e Biblioteca do Centro de Estudos de Oftalmologia. A espondilite anquilosante é uma doença inflamatória crônica que acomete preferencialmente o esqueleto axial, podendo evoluir com rigidez e limitação funcional progressiva. Seu início costuma ocorrer por volta da segunda à terceira década de vida, preferencialmente em indivíduos do gênero masculino, caucasianos e HLA-B27-positivos. Sua etiologia e patogênese não são completamente elucidadas, e seu diagnóstico costuma ser tardio. O controle clínico e o tratamento são frequentemente satisfatórios.A uveíte anterior aguda é a manifestação extra-articular mais comum, ocorrendo em cerca de 20%-30% dos pacientes com espondilite anquilosante. Aproximadamente metade dos casos de uveíte anterior aguda está associada à presença do antígeno HLA-B27, podendo ser a primeira manifestação de uma doença reumatológica não diagnosticada, geralmente com boa resposta terapêutica e bom prognóstico. Concluímos que, para melhor avaliação e tratamento dos pacientes com uveíte, é importante maior integração entre oftalmologistas e reumatologistas.

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Introduction Vaccination is an effective tool against several infectious agents including influenza. In 2010, the Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) recommended influenza A H1N1/2009 immunization for high risk groups, including juvenile idiopathic arthritis (JIA) patients and more recently the EULAR task force reinforced the importance of vaccination in immunosuppressed pediatric rheumatologic patients. We have recently shown that Influenza A H1N1/2009 vaccination generated protective antibody production with short-term safety profile among 93 JIA patients, but the possible impact of the vaccine in autoimmune response in JIA have not been studied. Therefore, we aimed to assess the production of some autoantibodies generated following influenza H1N1 vaccination in JIA patients. Objectives To assess the autoimmune response and H1N1 serology following influenza H1N1 vaccination in patients with JIA. Methods Cepa A/California/7/2009 (NYMC X-179A) anti-H1N1 was used to vaccinate JIA patients: 1 dose of immunization was given to all participants and those <9yrs of age received a second booster 3 weeks apart. Sera were analyzed before and 3 weeks following complete vaccination. Serology against H1N1 virus was performed by hemagglutination inhibition antibody assay, rheumatoid factor (RF) by latex fixation test, antinuclear antibodies (ANA) by IIF, IgM and IgG anticardiolipin (aCL) by ELISA.Results Among 98 JIA patients that were vaccinated, 58 sera were available for this study. Mean age of 58 JIA patients was 23.9 ± 9.5 yrs, 38 were females and 20 males with mean disease duration of 14.7 ± 10.1 yrs. JIA subtypes were: 33 (57%) poliarticular, 10 (17%) oligoarticular, 6 (10%) systemic and 9 (16%) other. Sixteen patients were off drugs while 42 (72%) were under different pharmacotherapy: 32 (55%) were on 1 DMARD/IS, 10 (17%) on 2 DMARDs/IS, 19 (33%) antimalarials, 29 (50%) MTX, 8(14%) sulfasalazine, 6 (10%) anti-TNFs, 4 (7%) abatacept; no patient was using prednisone >0.5 mg/kg/d. Seroprotection rates against H1N1 influenza increased from 23 to 83% and seroconversion rates were achieved in 78% JIA. Prior to vaccination, 31(53.4%) JIA patients were ANA+, 6(10.3%) RF+, and 4 (7%) IgM + IgG aCL+. After complete H1N1 vaccination, positivity for ANA remained the same whereas 1 patient became negative for IgG aCL, and another for RF, IgM and IgG aCL. One (1.7%) patient turned low titer IgG aCL+. Conclusion Vaccination of JIA patients against pandemic influenza A (H1N1) generated successful protective antibody production without the induction of autoantibody production, except for 1 patient that became positive for low titer IgG aCL, supporting its safety.

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Background Immunosuppressed individuals present serious morbidity and mortality from influenza, therefore it is important to understand the safety and immunogenicity of influenza vaccination among them. Methods This multicenter cohort study evaluated the immunogenicity and reactogenicity of an inactivated, monovalent, non-adjuvanted pandemic (H1N1) 2009 vaccine among the elderly, HIV-infected, rheumatoid arthritis (RA), cancer, kidney transplant, and juvenile idiopathic arthritis (JIA) patients. Participants were included during routine clinical visits, and vaccinated according to conventional influenza vaccination schedules. Antibody response was measured by the hemagglutination-inhibition assay, before and 21 days after vaccination. Results 319 patients with cancer, 260 with RA, 256 HIV-infected, 149 elderly individuals, 85 kidney transplant recipients, and 83 with JIA were included. The proportions of seroprotection, seroconversion, and the geometric mean titer ratios postvaccination were, respectively: 37.6%, 31.8%, and 3.2 among kidney transplant recipients, 61.5%, 53.1%, and 7.5 among RA patients, 63.1%, 55.7%, and 5.7 among the elderly, 59.0%, 54.7%, and 5.9 among HIV-infected patients, 52.4%, 49.2%, and 5.3 among cancer patients, 85.5%, 78.3%, and 16.5 among JIA patients. The vaccine was well tolerated, with no reported severe adverse events. Conclusions The vaccine was safe among all groups, with an acceptable immunogenicity among the elderly and JIA patients, however new vaccination strategies should be explored to improve the immune response of immunocompromised adult patients. (ClinicalTrials.gov, NCT01218685)

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INTRODUZIONE. Presentazione della ricerca e del metedo seguito per realizzarla. CAPITOLO PRIMO. Il contesto storico, politico e sociale di riferimento. - Storia della Siria, - La Siria politica e il conflitto israelo-palestinese - La società siriana: multiculturalismo, tradizione, islam. - Teatro e letteratura in Siria, e nel Bilad AlSham. CAPITOLO SECONDO. I testi. Traduzione integrale di due opere teatrali di Sa’d Allah Wannus. Breve presentazione. - “ Riti di segni e trasformazioni.”, (tukus al-isharat wa-l-tahawwulat), 1994. Il dramma si svolge nella Damasco del XIX secolo, dove un affare di morale e buon costume è il punto di partenza per la metamorfosi dei suoi protagonisti, mettendo a nudo le riflessioni, i desideri più intimi, le contraddizioni e le angosce di una società in crisi. Interessante l’analisi delle figure femminili di questa piece, le loro scelte, il loro ruolo nella società e soprattutto la presa di coscienza delle loro posizioni. - “ I giorni ubriachi.” , (Alayyam Almakhmura), 1997. Il ritratto di una famiglia siriana degli anni trenta. Due genitori, quattro figli, e un nipote che a distanza di anni decide di ripercorrere e raccontarci le loro storie.Una madre che vive tormentata dal suo spettro e che decide di abbandonare la propria famiglia e i propri figli per seguire un altro uomo. Un padre che tiene con violenza le redini delle proprie relazioni, e che rifiuta l’occidente in tutte le sue forme per restare aggrappato alle proprie tradizioni. Un figlio che sceglie l’ordine e la carriera militare, e che, incapace di risolvere il suo rapporto di dipendenza dalla madre, e di risolvere il conflitto tra la legge e un affetto quasi morboso, sceglie di suicidarsi. Un figlio che sceglie la via della perdizione, delle droghe, del furto e degli affari illegali, e che va incontro al successo e alla ricchezza... CAPITOLO TERZO. Biografia di Sa’d Allah Wannus, presentazione delle sue opere principali. Sa’d Allah Wannus (1941 – 1997) è sicuramente uno dei principali protagonisti nell’ambito del teatro arabo contemporaneo. Scrittore, critico, drammaturgo, riformatore, uomo impegnato politicamente, e infine essere umano nella lotta tra la vita e la morte (muore a 56 anni per tumore, dopo un lungo periodo di degenza). Mio intento è quello di analizzare l’opera di quest’autore, attraverso i suoi numerosi scritti e piece teatrali (purtroppo al giorno d’oggi ancora quasi interamente non tradotte dall’arabo), fino ad arrivare, attraverso queste, ad una lettura della società araba contemporanea, e al ruolo che il teatro assume al suo interno. Vita e opere di Sa’ad Allah Wannus. Nasce in Siria nel 1941 in un piccolo villaggio vicino alla città di Tartous, sulla costa mediterranea. Dopo aver terminato gli studi superiori, nel 1959, parte per Il Cairo (Egitto), per studiare giornalismo e letteratura. Rientra a Damasco nel 1964, lavorando al tempo stesso come funzionario al ministero della cultura e come redattore o giornalista in alcune riviste e quotidiani siriani. Nel 1966 parte per Parigi, dove studierà con Jean-Louis Barrault, e dove farà la conoscenza delle tendenze del teatro contemporaneo. Ha l’occasione di incontrare scrittori e critici importanti come Jean Genet e Bernard Dort, nonché di conoscere le teorie sul teatro di Brech e di Piscator, dai quali sarà chiaramente influenzato. In questi anni, e soprattutto in seguito agli avvenimenti del Maggio 1968, si sviluppa in modo determinante la sua coscienza politica, e sono questi gli anni in cui compone alcune tra le sue piece più importanti, come: Serata di gala per il 5 giugno (haflat samar min ajl khamsa huzayran) nel 1968, L’elefante, oh re del tempo! (al-fil, ya malik al-zaman!) 1969, Le avventure della testa del Mamelucco Jaber (Meghamarat ra’s al-mamluk Jabiir) 1970, Una serata con Abu-Khalil al- Qabbani (Sahra ma’a Abi Khalil Al-Qabbani) 1972, Il re è il re (al-malik uwa al-malik) 1977. Parallelamente porta avanti una intensa attività artistica e intellettuale. Soggiorna di nuovo in Francia e a Weimar, per portare a termine la sua formazione teatrale, fonda il Festival di teatro di Damasco, traduce e mette in scena numerosi spettacoli, scrive e pubblica numerosi articoli e una importante serie di studi sul teatro, intitolata: Manifesto per un nuovo teatro arabo (bayanat limasrah ‘arabi jadid) (1970). Scrive in numerose riviste e giornali e fonda la rivista La vita teatrale (al-hayyat al-masrahiyya), del quale sarà capo redattore. La visita del presidente egiziano Anouar Sadat a Gerusalemme nel 1977 e gli accordi di Camp David l’anno seguente, lo gettano in una profonda depressione. E’ l’inizio di un lungo periodo di silenzio e di smarrimento. Ritornerà a scrivere solamente nel 1989, con l’inizio della prima Intifada palestinese, scrive allora una piece teatrale intitolata Lo stupro (al-ightisab), dove presenta un’analisi della struttura dell’elite al potere in Israele. Questo testo apre una nuova epoca creativa, durante la quale Wannus compone alcuni testi molto importanti, nonostante la malattia e il cancro che gli viene diagnosticato nel 1992. Tra questi le pieces Miniature storiche (munamnamat tarakhiyya), nel 1993, e Rituali per una metamorfosi (tukus al-isharat wa-l-tahawwulat), nel 1994 e A proposito della memoria e della morte (‘an al-dhakira wa-l-mawt) nel 1996, una sua ultima opera in cui sono raccolti dei racconti, drammi brevi e una lunga meditazione sulla malattia e la morte. Nel 1997 l’UNESCO gli chiede di redigere il messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro, che si tiene ogni anno il 27 marzo. Nel 1997, poche settimane prima della sua scomparsa, realizza insieme ad Omar Almiralay il film documentario Il y a tant de choses a reconter, una intervista in cui Wannus parla della sua opera, e del conflitto Israelo-Palestinese. Muore a 56 anni, il 15 maggio 1997, per un’amara coincidenza proprio il giorno anniversario della creazione di Israele. Wannus drammaturgo engagè: l’importanza del conflitto israelo palestinese nella sua opera. Un’analisi dell’influenza e dell’importanza che le opere di Wannus hanno avuto nel seno della società araba, e soprattutto il suo impegno costante nell’uso del teatro come mezzo per la presa di coscienza del pubblico dei problemi della società contemporanea. Punto cardine dell’opera di Wannus, il conflitto israelo palestinese, e il tentativo costante in alcune sue opere di analizzarne le cause, le strutture, le parti, i giochi di potere. E’ il simbolo di tutta la generazione di Wannus, e delle successive. Analisi delle illusioni e dei miti che la società araba ripropone e che Wannus ha cercato più volte di mettere a nudo. La lotta contro le ipocrisie dei governi, e il tentativo di far prendere coscienza alla società araba del suo ruolo, e delle conseguenze delle sue azioni. L’individuo, la famiglia, la società ... il teatro. Distruggere le apparenze per mettere a nudo l’essere umano nella sua fragilità. CONCLUSIONI. APPENDICE: Intervista con Marie Elias BIBLIOGRAFIA.

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A wealth of genetic associations for cardiovascular and metabolic phenotypes in humans has been accumulating over the last decade, in particular a large number of loci derived from recent genome wide association studies (GWAS). True complex disease-associated loci often exert modest effects, so their delineation currently requires integration of diverse phenotypic data from large studies to ensure robust meta-analyses. We have designed a gene-centric 50 K single nucleotide polymorphism (SNP) array to assess potentially relevant loci across a range of cardiovascular, metabolic and inflammatory syndromes. The array utilizes a "cosmopolitan" tagging approach to capture the genetic diversity across approximately 2,000 loci in populations represented in the HapMap and SeattleSNPs projects. The array content is informed by GWAS of vascular and inflammatory disease, expression quantitative trait loci implicated in atherosclerosis, pathway based approaches and comprehensive literature searching. The custom flexibility of the array platform facilitated interrogation of loci at differing stringencies, according to a gene prioritization strategy that allows saturation of high priority loci with a greater density of markers than the existing GWAS tools, particularly in African HapMap samples. We also demonstrate that the IBC array can be used to complement GWAS, increasing coverage in high priority CVD-related loci across all major HapMap populations. DNA from over 200,000 extensively phenotyped individuals will be genotyped with this array with a significant portion of the generated data being released into the academic domain facilitating in silico replication attempts, analyses of rare variants and cross-cohort meta-analyses in diverse populations. These datasets will also facilitate more robust secondary analyses, such as explorations with alternative genetic models, epistasis and gene-environment interactions.

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AIMS/HYPOTHESIS Plasminogen activator inhibitor-1 (PAI-1) has been regarded as the main antifibrinolytic protein in diabetes, but recent work indicates that complement C3 (C3), an inflammatory protein, directly compromises fibrinolysis in type 1 diabetes. The aim of the current project was to investigate associations between C3 and fibrinolysis in a large cohort of individuals with type 2 diabetes. METHODS Plasma levels of C3, C-reactive protein (CRP), PAI-1 and fibrinogen were analysed by ELISA in 837 patients enrolled in the Edinburgh Type 2 Diabetes Study. Fibrin clot lysis was analysed using a validated turbidimetric assay. RESULTS Clot lysis time correlated with C3 and PAI-1 plasma levels (r = 0.24, p < 0.001 and r = 0.22, p < 0.001, respectively). In a multivariable regression model involving age, sex, BMI, C3, PAI-1, CRP and fibrinogen, and using log-transformed data as appropriate, C3 was associated with clot lysis time (regression coefficient 0.227 [95% CI 0.161, 0.292], p < 0.001), as was PAI-1 (regression coefficient 0.033 [95% CI 0.020, 0.064], p < 0.05) but not fibrinogen (regression coefficient 0.003 [95% CI -0.046, 0.051], p = 0.92) or CRP (regression coefficient 0.024 [95% CI -0.008, 0.056], p = 0.14). No correlation was demonstrated between plasma levels of C3 and PAI-1 (r = -0.03, p = 0.44), consistent with previous observations that the two proteins affect different pathways in the fibrinolytic system. CONCLUSIONS/INTERPRETATION Similarly to PAI-1, C3 plasma levels are independently associated with fibrin clot lysis in individuals with type 2 diabetes. Therefore, future studies should analyse C3 plasma levels as a surrogate marker of fibrinolysis potential in this population.

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PURPOSE To describe the clinical outcome of corneal cross-linking (CXL) in a young child with keratoconus. METHODS This is a case report of a young girl with keratoconus with ophthalmologic findings and 3-year follow-up. Follow-up visits included visual acuity measurement, retinoscopy, corneal tomography, and topography. RESULTS A girl with Down syndrome was diagnosed with bilateral keratoconus and relative amblyopia at the age of 4 years. The best-corrected near visual acuity was 20/100 binocularly. Corneal tomography showed the following parameters: OD K(max) 47.2 diopters (D), thinnest location 442 μm; OS K(max) 49.6 D, thinnest location 432 μm. Three months later, the keratoconus in the left eye progressed (K(max) 50.2 D, thinnest location 424 μm), and CXL was performed. One year later, CXL was necessary also in the right eye because of progression. The girl was most recently reexamined at the age of 7 years. The corrected near visual acuity was 20/80 in both eyes. The corneal curvature slightly flattened, and the corneal thickness stabilized (OD K(max) 46.8 D, thinnest location 389 μm; OS K(max) 49.4 D, thinnest location 360 μm). CONCLUSIONS Onset of keratoconus can occur in early childhood, especially in patients with Down syndrome. In this case, CXL was performed at 4 and 5 years of age without complications and stopped further keratoconus progression.